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La critica della ragion pura (in versione
"light") - 10
Paralogismi, antinomie, ideale della ragione
di Daniele Lo Giudice
«Il soggetto pensante - scrive Kant - costituisce l'oggetto della psicologia; l'insieme di tutti i fenomeni (il mondo) l'oggetto della cosmologia; mentre la cosa che contiene la condizione suprema della possibilità di tutto ciò che può venir pensato (l'essere di tutti gli esseri) costituisce l'oggetto della teologia. In tal modo la ragion pura ci offre l'idea per una dottrina trascendentale dell'anima (psychologia rationalis), per una scienza trascendentale del mondo (cosmologia rationalis), e infine per una conoscenza trascendentale di Dio (theologia trascendentalis). Neppure il più semplice schizzo dell'una o dell'altra di queste scienze può venirci dall'intelletto, anche nel caso in cui esso si collegasse al più alto uso logico della ragione, cioè a qualsivoglia genere di raziocinio, mirando a spingersi da uno dei propri oggetti (fenomeni) a tutti gli altri, fino agli elementi più lontani della sintesi empirica; si tratta, dunque, esclusivamente di un puro e genuino prodotto, o problema, della ragion pura. [...]
Di queste idee trascendentali non è propriamente possibile alcuna deduzione oggettiva, del genere di quella condotta per le categorie. Infatti esse non intrattengono alcun rapporto con un qualsiasi oggetto che possa esser dato in modo adeguato e questo appunto perchè non si tratta che di idee. Ma una deduzione soggettiva di esse, a partire dalla natura della nostra ragione, era cosa fattibile ed è quella che è stata fatta...» (1)
Ma qual'è la natura dell'oggetto di un'idea trascendentale?
Kant è esplicito nell'affermare che si tratta di qualcosa di cui non si ha alcun concetto, nel senso di un concetto prodotto dal'intelletto e dall'esperienza. E questo benché sia stata la ragione a produrre l'idea.
Kant ammette, tuttavia, se ne possa avere un concetto problematico.
Può sconcertare, allora, che Kant riconosca che "veniamo condotti a tali idee da parte di un ragionamento necessario". Come se fossimo in un percorso obbligato, segnato da paletti.
Ecco allora: «Dunque, ci sono ragionamenti, privi di qualsiasi premessa empirica, mediante i quali, muovendo da qualcosa che conosciamo, giungiamo a qualcos'altro, di cui non abbiamo un concetto e a cui tuttavia attribuiamo realtà oggettiva per effetto di un'inevitabile parvenza. Inferenze di questo genere, raffrontate al loro risultato, debbono quindi esser detti raziocinanti, anziché razionali; tuttavia esse possono portare anche questo nome, se si pon mente alla loro origine, che non è fittizia né casuale, ma ha radice nella natura della ragione. Si tratta di sofisticazioni dovute non già all'uomo, ma alla ragion pura stessa, di cui neppure il più accorto degli uomini è in grado di liberarsi; potrà magari, con grande sforzo, prevenire l'errore, ma non gli sarà possibile liberarsi una volta per sempre dalla parvenza che senza posa lo insidia e si prende gioco di lui. » (1)
A questo punto Kant spiega quanti e quali tipi di ragionamenti dialettici sono condotti dalla ragion pura.
Il primo è il paralogismo trascendentale. Esso muove dal concetto di "io", privo di ogni molteplice, che così perviene alla assoluta unità di questo soggetto stesso, di cui non c'è concetto di sorta.
Il secondo è quello di antinomia della ragion pura. Essa è il risultato di una concezione che oppone tesi ed antitesi allo stato puro, senza che una tesi possa mai avere ragione dell'antitesi, o viceversa, avendo argomenti empirici ed esperibili da opporre. Danno luogo alle antinomie quelle inferenze raziocinanti che "riposano sul concetto trascendentale della totalità assoluta nella serie delle condizioni di un fenomeno dato in generale..."
Il terzo è l'ideale della ragion pura, che non è altro che l'idea di Dio, definita però da Kant come il risultato di un'inferenza raziocinante che, muovendo dalla totalità delle condizioni della possibilità delle cose in generale, conclude di un essere di tutti gli esseri che, per mezzo di un concetto trascendente, conosco meno ancora...
Nel prossimo capitolo vedremo come Kant critica in particolare la psicologia razionale, cioè la scienza metafisica dell'anima. Contrariamente a quanto spesso è stato affermato, egli non si espresse contro la possibilità di una psicologia empirica di tipo fisiologico.
(continua)
note:
(1) Immanuel Kant - Critica della ragion pura
DLG - 13 aprile 2004