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If you like it (siamo tutti epistemologi)
di Guido Marenco

Scientia è sicuramente la pagina più scombinata di "Moses". Pretende di coniugare scienza e filosofia, secondo l'elementare ed antichissimo principio dell'unità della conoscenza e del conoscente, ma si scontra con una realtà culturale nella quale molti filosofi e molti scienziati affermano trattarsi di due approcci alla conoscenza del tutto diversi ed alternativi. Dopo la presunta scissione operata da Galileo, e proseguita da Newton, a parte la breve e sofferta parentesi dell'illuminismo e dell'Enciclopedia, non c'è più stato verso e possibilità di una ricongiunzione pacifica. La conoscenza scientifica è progredita secondo proprie logiche e le indispensabili specializzazioni. Quella filosofica sembra essersi arenata nei suoi circoli viziosi ed inconcludenti, ma non privi di meravigliose attrattive. Ancor oggi c'è chi sostiene l'esistenza di una filosofia prima e crede venga davvero prima di ogni altra conoscenza. Con Hegel è sorta la fenomenologia, ovvero si è spalancato un immenso campo di speculazione intellettuale. Se, nonostante i travolgenti successi dell'impresa scientifica, la filosofia è rimasta saldamente al suo posto, non è solo perché le scienze non sono state in grado di dare risposte definitive, ma perché la fenomenologia post-hegeliana ha saputo ritagliarsi ulteriori spazi di ricerca. Rimane pertanto un'opportunità per chi continua a desiderare di cogliere la "prima mela" nel giardino delle ipotesi fondate sulla speculazione, e non sulla necessità più bieca. Simpatizzo per la scienza, anche se apprezzo la fenomenologia e ne riconosco il valore storico. Senza Hegel non avremmo colto, ad esempio, la dinamica "servo-padrone", che rimane un caposaldo dell'arte di arrangiarsi nella società civile e incivile. Ma solo con Hegel, e la fenomenologia, non saremmo mai arrivati alla scoperta dei bosoni e delle staminali.
L'altissima considerazione per l'impresa scientifica, tuttavia, si arresta di fronte al sospetto. Non sempre scienziati e ricercatori si sono comportati onestamente. La scienza cessa di essere "neutrale" quando la conoscenza non si distribuisce equamente a vantaggio di tutti gli appartenenti alla specie "Homo sapiens". Se non sospettassimo dell'impresa scientifica, e soprattutto da chi viene strumentalizzata in termine di potere e di controllo, saremmo stolti ed ingenui.
Ciò si lega strettamente all'altro corno del problema della scienza: quella della giustificazione razionale delle spiegazioni che offre all'occhio critico e vigile della comunità epistemologica, partendo dal fatto che ormai siamo tutti epistemologi, e non possiamo farne a meno. Quasi ogni giorno dobbiamo decidere tra questo e quello, e non ne sappiamo mai abbastanza. L'epistemologo dovrebbe essere in grado di vagliare la validità di una conoscenza in base ai criteri più saldi ed incontrovertibili, generalmente qualificati come "razionali". L'effettiva validità di questa procedura non è questione che si si possa sbrogliare in una battuta. Ci hanno provato i maggiori ingegni, con risultati a volte perfino ridicoli, e comunque non meno circolari ed inconcludenti di quelli raggiunti dai filosofi a vocazione fenomenologica. Scientia non ha alcuna pretesa di giungere ad una risposta definitiva. Attualmente, è solo in grado di suggerire le risposte più plausibili e pubblicare e linkare le spiegazioni più complete e accreditate. Restando aggiornata.

gm - un giorno d'ottobre dell'anno 2012