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Friedrich August von Hajek
a cura di Renzo Grassano
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1 - Note biografiche - Collettivismo metodologico e individualismo metodologico
2 - Gli errori del socialismo, dello scientismo e del positivismo
3 - Ma cos'è la "giustizia sociale"?
4 - La proposta della "demarchia"

Presentazione

Pensatore talmente recente da essere considerato un contemporaneo, Friedrich August von Hajek fu probabilmente il più convinto sostenitore di una società di uomini liberi e responsabili e quindi un nemico dichiarato di tutti i totalitarismi ed i paternalismi. Fu tra i primi a vedere lucidamente che totalitarismo e dittatura non sono sinonimi poiché vi possono essere totalitarismi di derivazione democratica, risultato di una degenerazione della democrazia stessa. La cosiddetta maggioranza può diventare tirannica, ed allora non vi è più differenza tra il dispotismo di un uomo solo, il dispotismo di una casta od il dispotismo di una moderna maggioranza parlamentare e di un governo regolarmente eletto dal popolo.
L'aspetto più rilevante del suo pensiero è quello che caratterizza con esemplare chiarezza la contrapposizione di cosmos e taxis, ovvero un ordine sociale e politico che si genera spontaneamente e senza alcuna forzatura per la naturale inclinazione degli uomini a lavorare, produrre, scambiare, e che ancora spontaneamente ed inintenzionalmente origina sovrastrutture giuridiche e forme statuali tendenzialmente liberali, ed un tentativo razionalistico e scientistico di mettere ordine (e giustizia sociale) nel caos, la qual cosa porta necessariamente a forme di totalitarismo. Ciò è dovuto ad una presunzione della ragione, ad un abuso della stessa che i filosofi di orientamento positivistico ed i teorici della politica hanno attuato negli anni.
Von Hajek fu contro ogni forma di pianificazione economica e di autoritarismo politico. Avrebbe desiderato impiegare la legge per impedire gli eccessi legislativi e salvare quindi la libertà umana. Sostenne che anche la legge non è un costrutto razionale di qualche illuminato, ma il risultato inintenzionale di regole di buona condotta germinate spontaneamente e cresciute su basi evolutive. Le società e le civiltà libere si sono imposte e si sono sviluppate, quelle totalitarie sono miseramente crollate.
A mio avviso non può essere letto solo in chiave antisocialista od antifascista, perchè le sue critiche riguardano le democrazie in generale e le degenerazioni totalitarie di tutti i tipi, le teocrazie, le tecnocrazie, tutte le possibili "crazie" di questo mondo.
Non a caso, proponeva di cambiare il termine di definizione della situazione degli stati moderni. Non più democrazie, ma demarchie, non più potere (kratos) del popolo, ma principio (arché) del governo che esprime l'autentica volontà popolare, quella di essere sempre nella condizione di poter scegliere la propria strada, di fare di testa sua.
Pensatore estremistico, persino irritante nella sua fede in un'unica verità, la sua, ci ha dato comunque diversi spunti su cui varrebbe la pena di tornare.
Se qualcuno, dentro e fuori l'astronave Moses-Enterprise, mi darà una mano, potremmo approfondire.


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RG - 30 gennaio 2004