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elogio e critica del pomodoro con Tullio Gregory

Tullio Gregory
(Roma, 28 gennaio 1929)
Storico del pensiero e delle idee piuttosto che filosofo teoretico, Tullio Gregory ha portato un considerevole contributo alla storia della filosofia, ampliando e svecchiando in direzione antidogmatica l'orizzonte della ricerca e del dibattito, e quindi dell'insegnamento. Ovviamente, si tratta di riconoscere che anche tracciare nuove coordinate e nuove mappe della geografia filosofica è "fare filosofia" a pieno titolo, specialmente quando porta ad arricchire le informazioni e le riflessioni di cui può disporre lo studioso contemporaneo, nonché il profano incuriosito e stimolato dalla navigazione in internet.
Formatosi sotto la guida di Ernesto Buonaiuti - suo insegnante di liceo - e Bruno Nardi, Gregory ha indirizzato le sue ricerche sul pensiero cristiano medioevale, privilegiando momenti di passaggio e di rinnovamento, evitando di indulgere alle semplificazioni delle scuole idealiste o neoscolastiche. Gli studi sul platonismo della Scuola di Chartres, già affrontati nella tesi di laurea, diedero vita al volume Anima mundi: la filosofia di Guglielmo di Conches e la Scuola di Chartres, accolto con grande attenzione dagli studiosi. Ad essi seguirono Platonismo medievale, studi e ricerche e una monografia su Eriugena intitolata Giovanni Scoto Eriugena, tre studi. Gregory seppe evidenziare l'originalità di posizioni filosofiche e teologiche maturate in un orizzonte culturale animato dal recupero delle tradizioni perdute, quali appunto il platonismo nel Medioevo. Gregory affrontava in quest'ottica un ampio studio dell'esegesi e della logica di Abelardo ma, anche testi trascurati dalla storiografia come l'Opusculum di Manegoldo di Lautenbach. Contrariamente alla impostazione neo-tomistica, Gregory ha concepito lo scavo nella storia della filosofia medioevale come 'disarticolazione' della sintesi perfetta di filosofia e teologia. In tal modo appare netto il suo rifiuto di ogni sintesi superficiale ed artefatta, nonché di ogni tentativo di obliare le differenze, specie quelle più significative e importanti. Il trasferimento nel vivo della ricerca storica di una strumentazione tipica di biblisti, filologi ed esegeti ha consentito a Gregory di rinnovare radicalmente gli studi medioevali e individuare temi e problemi trascurati. Come scrive Claudio Buccolini (1): «[...] netto è il suo rifiuto di categorie interpretative metastoriche e unificanti: alla filosofia preferisce le filosofie nella loro irriducibile molteplicità; alla ragione, le varie ragioni, ossia i modi diversi di interpretare il rapporto dell'uomo con il mondo delle sue esperienze come ciascun pensatore lo ha concepito (onde il valore della ratio mystica, dell'interpretazione allegorica, della mentalità simbolica, ecc.), così da storicizzare radicalmente anche il rapporto fra filosofia e teologia, rifiutandone un'intemporale distinzione (in polemica con la storiografia neoscolastica) ma individuando momenti diversi che vedono ora coincidere, ora disarticolarsi i modi diversi di esercitare la riflessione razionale sui dati dell'esperienza religiosa che circoscrive e condiziona tutto l'universo del pensiero cristiano.»
Gregory è stato il primo ad introdurre nei corsi universitari italiani la Révélation d'Hermés Trismégiste di André-Jean Festugière, opera munumentale in quattro volumi, pubblicata a Parigi tra il 1944 e il 1954. Sommovimenti di questo genere concorrono a mutare anche l'oggetto dello studio. Non più la filastrocca di opinioni più o meno riconducibili ad un'unica "divina" ispirazione ma, una poliedrica e caleidoscopica varietà che necessita di essere indagata sotto tutti i profili possibili, evidenziando fratture, incongruenze ed "eresie".

Attento anche alla genesi ed alle trasformazioni del pensiero moderno, Gregory si è misurato con ricerche sul Rinascimento, vedi link a lato, mentre nel 1961 Laterza pubblicava il fondamentale saggio Scetticismo ed empirismo. Studio su Pierre Gassendi. Anche in questo caso si è trattato di un lavoro capace di sottrarre il filosofo francese ad interpretazioni univoche, ispirate dal principio "dell'unità del sistema". «Se [...] ci limitiamo all'esame all'esame del suo 'sistema', riesce da un lato difficile apprezzare in un'esatta prospettiva i vari scritti [...] mentre dall'altro si rischia di isolarne la personalità dall'ambiente in cui si svolse la sua opera di polemista, di storico, di ricercatore e di sperimentatore.» Parole che suonano come un compendio della rilettura di tutta la stagione della ragion classica, che sarebbe fuorviante ricondurre al solo Descartes. La ragion moderna appare a Gregory come un composto di posizioni che include la ragione scettica di Montaigne e Charron, la ragion probabile di Gassendi, la ragion critica libertina con le sue conseguenze atee e materialistiche. Estendendo l'area di ricerca al naturalismo di Pomponazzi, scrisse il saggio Aristotelismo e libertinismo pubblicato nel fascicolo LXI del 1982 del "Giornale Critico della filosofia italiana". In diverse circostanze Gregory mise in rilievo l'importanza del Teophrastus, di autore anonimo del Seicento. Sicuramente, uno degli elementi probanti dell'esistenza di una corrente libertina e scettica nella cultura del secolo. «L'ipotesi storiografica che riconduce il 'libertino' a persona ficta - scrive ancora Buccolini a conclusione della scheda - facendone un prodotto della polemica religiosa (L. Godard de Donville, 1989), offre a Gregory lo spunto per ritornare sui temi del libertinismo con il saggio Apologeti e libertini ("Giornale Critico della filosofia italiana"), messa a punto storiografica che sottolinea ancora con forza come proprio la reazione dell'apologetica riveli la persistenza e la pervasività di temi originalmente e autonomamente libertini intorno ai quali si struttura una coscienza autonoma, relativistica, scettica e tollerante propria della modernità.»

Non corrisponde a Gregory l'immagine dello studioso appartato. Si può dire che da sempre è attivo sul fronte delle iniziative per la promozione della cultura storica e filosofica. Dal 1951 è collaboratore dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, contribuendo tra l'altro alla pubblicazione del Dizionario Enciclopedico Italiano. In seguito è divenuto direttore della sezione di Storia della filosofia e del cristianesimo del Lessico Universale Italiano, ha collaborato alla Terza Appendice, al Dizionario Biografico degli Italiani, alla Dantesca, alla Virgiliana e ha diretto la redazione della Enciclopedia della moda. Presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, del cui Consiglio scientifico è membro, è attualmente direttore dell'Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere e Arti (Treccani). Dai primi anni '60 è consulente della Casa editrice Laterza per la filosofia; in tale ruolo, fra le molte altre iniziative, dirige la collana "I filosofi", divenuta ormai una vera e propria enciclopedia filosofica di alto livello.
È fondatore e direttore, dal 1964, del Centro di Studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche per il Lessico Intellettuale Europeo. Di questo organismo, oggi Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia delle idee (ILIESI), è direttore dal 1970. Inoltre è membro del Comitato direttivo del Centro di Studi per l'Alto Medioevo e del Consiglio direttivo dell'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento di Firenze.
Condirettore, prima con Paul Dibon, attualmente con Marc Fumaroli e Marta Fattori, delle Nouvelles de la République des Lettres, è membro del Consiglio scientifico dell'Institut de la Langue Française di Parigi, directeur d'études all'École Pratique des Hautes Études della Sorbona e della Société Internationale pour l'Etude de la Philosophie Médiévale; di questa è Presidente dal 1987.
Accademico Ordinario dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze e socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei e dell'Accademia Pontaniana, è anche fellow della British Academy di Londra dal 1993 e dell'American Academy of Arts and Sciences dal 1994. È stato nominato Chevalier officier de l'ordre des arts et des lettres de France. Nel 2002 è stato nominato Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana.

Un'intervista di Maria Mataluno in occasione del "Festival di Filosofia" di Modena può aiutare a farsi idee più precise.
«Professor Gregory, molte sono le visioni del mondo elaborate dal pensiero occidentale, a cominciare dal "cosmos" greco o dal "mundus" latino: cosa rimane oggi del mondo di Platone e di Seneca?»
«Per indicare il mondo i Greci usavano appunto la parola cosmos, che significa "ordine", e purtroppo di ordine ce n'è davvero poco nel mondo di oggi. Rimane invece vivo il bisogno dell'uomo di confrontarsi con tutto ciò che è al di fuori di sé, con il Non-Io. Questo bisogno è più antico della stessa cultura greca, appartiene a tutte le culture primitive ed è arrivato sino a noi».
«La visione classica dell'universo è stata modificata profondamente dall'avvento del Cristianesimo. Che tipo di mondo è quello inaugurato dalla nascita di Cristo?»
«Il Cristianesimo ha dato al mondo una dimensione escatologica, conferendogli un'origine fissata nella storia - l'incarnazione di Gesù - e una fine proiettata in un tempo lontanissimo - il Giudizio Universale - stabilito ab aeterno. Ma ha anche generato due atteggiamenti opposti nei confronti del mondo: da una parte il suo disprezzo, conseguente alla natura effimera della vita terrena rispetto a quella eterna che attende il cristiano dopo la morte, e dall'altra l'impegno per migliorarlo, dal momento che solo ai giusti sarà aperta la porta dei Cieli».
Un'ulteriore svolta si ebbe poi con la rivoluzione scientifica del Seicento e l'avvento della scienza sperimentale.
Certo. Al mondo estremamente antropocentrico proprio della mentalità medievale si sostituì un mondo policentrico, privo di un centro e una periferia, ma con tanti diversi centri quanti erano i punti di vista sulla realtà. Con l'avvento di un pensiero razionale fondato sull'esperimento, le domande sull'origine e sulla fine del Tutto non furono più appannaggio della religione, ma divennero dominio esclusivo della scienza».
«In cosa si differenzia lo sguardo con cui il filosofo osserva il mondo da quello dello scienziato?»
«Lo sguardo dello scienziato è disincantato, alla teoria preferisce il dato sperimentale, alle ipotesi la certezza dei numeri. Il filosofo, invece, tenta di ricreare quell'incantamento del mondo che la scienza moderna ha mandato in fumo, e per questo osserva la realtà con l'occhio di chi, per costruire le sue teorie, non disdegna di ricorrere anche al "mythos", al racconto che, riconfigurando la realtà attraverso l'immaginazione, la arricchisce di senso».
«La parola "mondo" oggi non può essere disgiunta dal termine "globalizzazione", tema al centro di molti degli interventi in programma a Modena.»
«La globalizzazione è una delle questioni che più assillano gli studiosi dei fenomeni sociali. Personalmente credo che possa essere una grande risorsa se sarà usata per distribuire in maniera più uniforme la cultura e il benessere nel mondo, ma potrebbe anche rivelarsi una piaga qualora venisse utilizzata malamente. Ma quello che mi preoccupa ancor più è la sperequazione della conoscenza: solo un progressivo aumento della conoscenza può far uscire il mondo dal caos in cui versa».


Note:
(1) Claudio Buccolini ha firmato la scheda su Tullio Gregory nel 14° volume della Storia della filosofia curata da Dario Antiseri e Silvano Tagliagambe - Bompiani.
Opere principali di Tullio Gregory
Anima mundi. La filosofia di Guglielmo di Conches e la scuola di Chartres - Sansoni editore 1955
Platonismo medievale - Tipografia del Senato 1958
Scetticismo ed empirismo. Studio su Pierre Gassendi - Laterza 1961
L’idea di natura nella filosofia medievale prima dell’ingresso della fisica di Aristotele. Il secolo XII, in "Atti del terzo Congresso Internazionale di Filosofia medievale (Passo della Mendola, 31 agosto-5 settembre 1964)" - Sansoni 1964,
Studi sull’atomismo del Seicento, in "Giornale critico della filosofia italiana", XVIII, 1964, pp. 38-65; XX, 1966, pp. 44-63; XXI, 1967, pp. 528-541
Aristotelismo, in "Grande Antologia Filosofica", Marzorati, Milano 1964, VI, pp. 607-837
Dio ingannatore e Genio maligno. Note in margine alle "Meditationes" di Descartes, in "Giornale critico della filosofia italiana", 1974, pp. 477-516
Theophrastus redivivus. Erudizione e ateismo nel '600 - A. Morano 1979
Il libertinismo della prima metà del Seicento, in "Ricerche su letteratura libertina e letteratura clandestina nel Seicento", La Nuova Italia, Firenze 1981, pp. 3-47
Etica e religione nella critica libertina - Bibliopolis, Napoli 1986
Mundana sapientia. Forme di conoscenza nella cultura medievale - Edizioni di Storia e letteratura, Roma 1992
Genèse de la raison classique de Charron à Descartes - PUF - Paris 2000
Lo spazio come geografia del sacro nell'Occidente altomedioevale, in “Giornale critico della filosofia italiana” vol. LXXXI, 2002
Noè ovvero della sobria ebbrezza, in Zattini M. (a cura di), "L'ebbrezza di Noè. Sedici artisti per S. Gimignano", Il Vicolo, Cesena 2003
Origini della terminologia filosofica moderna. Linee di ricerca, Lessico intellettuale europeo. Opuscola, Olschki, Firenze 2006
Speculum naturale. Percorsi del pensiero medievale - Edizioni di storia e letteratura 2007

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