| home | filosofia oggi e domani | Toyo tetsugaku (zhexue) || pagine di bioetica |

Peter Singer: Etica pratica
di Concetta Malvasi

CIO’ CHE L’ETICA NON E’
Etica pratica=la possibilità di applicare l’etica a questioni pratiche, e prima di definire cosa si intende per etica pratica è meglio definire cosa l’etica non è.
1. Non è un insieme di divieti che riguardano il sesso, il sesso non ha nulla a che vedere con questioni morali
2. Non è un sistema ideale inefficace in pratica, un giudizio etico che non serve nella pratica deve avere qualche difetto in teoria perché il compito dell’etica è quello di guidare la vita pratica
3. Non è dipendente dalla religione, la morale è qualcosa di interamente autonomo dalla religione (tradizionalmente si pensa che la religione offra ragioni per fare ciò che è giusto)
4. Non è relativa o soggettiva, Singer in questo libro si oppone alle formulazioni più diffuse di tali tesi
Cominciamo dall'idea diffusa che l’etica è relativa alla società in cui si vive, se questo è vero, ed in parte può essere considerato corretto (azioni che possono essere giuste in una determinata società si considerano sbagliate in un’altra) è comunque una analisi superficiale.
La forma più radicale di relativismo etico si diffuse nel xix secolo quando si incominciarono a conoscere le abitudini e le credenze morali di altre popolazioni della terra; si scoprì che in molte parti del mondo, ad esempio, le abitudini sessuali erano diverse da quelle del mondo occidentale. Si diffuse l’idea che i giudizi morali riflettono gli usi delle società in cui hanno nascono.
Chiunque abbia meditato su una decisione morale sa ciò che la società indica, più o meno consapevolmente, sia la decisione migliore ma non è detto che questo renda la decisione da prendere più facile. Dobbiamo arrivare ad una decisione, una deliberazione morale, meditata che sia nostra, che si possa giustificare anche se sofferta. Il punto di vista di chi ritiene l'etica “relativa alla società in cui si vive” non è da accettare.
Se una società approva la schiavitù (come quella dell’800) ed un’altra la disapprova non avremmo modo di scegliere la condotta giusta (se il principio è relativo alla società in cui si vive)e questo ovviamente è sufficiente a mettere in crisi il relativismo etico.
Soggettivismo= fa dipendere il giudizio morale dall’approvazione o dalla disapprovazione di chi lo formula piuttosto che dall’intera società a cui si appartiene.
Quindi la tesi della relatività in etica pone delle condizioni inaccettabili perché se io dico che approvo una determinata cosa ed un altro dice che la disapprova, entrambe le affermazioni possono essere considerate vere perché sono soggettive e così non ci sarebbe più campo per la discussione.
Bisogna dimostrare che il ragionamento etico è possibile affinchè sia data all’etica pratica un fondamento solido.

CIO’ CHE L’ETICA E’
Secondo l’autore l’etica è agire in modo universalistico spogliandosi degli egoismi personali e del soggettivismo, ragionare in modo universale perché il giudizio espresso possa riguardare tutti e non solo un gruppo di persone, dobbiamo andare al di là dei nostri gusti personali, favorire una posizione utilitaristica: il naturale desiderio che i miei interessi siano presi in considerazione e rispettati deve essere esteso anche ai desideri degli altri perché anche gli altri pagano le mie scelte, ne possono subire le conseguenze per cui si deve sempre scegliere in modo che le conseguenze delle proprie azioni siano massimizzate per tutti coloro che ne sono interessati.
Questo modo di intendere l’etica è dettato dalle teorie dell’utilitarismo ma non in senso classico perché considera conseguenze migliori quello che promuove gli interessi di tutti e non solo ciò che aumenta il piacere e diminuisce la sofferenza, Singer afferma che si può arrivare ad una affermazione dell’etica in campo utilitaristico (aspetto universale dell’etica per l'eguale considerazione degli interessi)

L’eguaglianza e le sue implicazioni
SECONDO ARGOMENTO IN “ETICA PRATICA” DI PETER SINGER
LA BASE DELL’UGUAGLIANZA
Negli ultimi anni, con lo sviluppo tecnologico, con le nuove scoperte, in una società complessa e multiculturale, gli atteggiamenti nei confronti di alcune problematiche sono diversi rispetto solo ad un secolo fa.
Oggi l’eguaglianza,come principio, pare essere interiorizzata dalla maggior parte delle persone e le opinioni razziste, di gran parte della popolazione europea di un secolo fa, apparentemente pare non siano più accettate; però si nota che i diversi episodi di intolleranza nei confronti dei gay e di appartenenti ad altre culture ci fanno capire che non è proprio così, molto probabilmente i razzisti nascondo le proprie opinioni per essere accettati ma la loro intolleranza esce fuori nei confronti delle minoranze.
Il principio che tutti gli esseri umani sono uguali fa parte della nostra vita, MA COSA SIGNIFICA?
Se si comincia però ad indagare la base stessa del principio applicandola a casi particolari, il consenso diventa più debole.
Ci sono alcuni esempi quali quelle avanzate dal professore di psicologia dell’università di Berkeley, Jensen, che dopo uno studio affermò che..... ci possano essere possibili differenze di intelligenza tra razze su base genetica ciò potrebbe avvalorare la discriminazione razziale oppure la discriminazione alla rovescia.
Infatti alcuni teorici sostengono che per salvaguardare le minoranze (garantire le pari opportunità) bisognerebbe assegnare loro una quota di posti o sul lavoro o all’università ecc…(esempio in Italia diversi posti di lavoro sono tenuti per invalidi civili...pari opportunità inserimento al lavoro)
è opportuno stabilire cosa si vuole affermare quando si dice che tutti gli esseri umani sono uguali indipendentemente dalla razza, sesso ecc….analisi basi etiche del principio di uguaglianza.
Gli esseri umani sono molto diversi tra di loro.
Rawls in “Theory of Justice” afferma che l’uguaglianza possa essere basata sulle caratteristiche naturali degli esseri umani selezionando quella che lui chiama:
Proprietà di campo = tutti i punti all’interno di un cerchio fanno parte del cerchio, analogia per dire che la “personalità morale” è una proprietà di cui tutti gli esseri umani godono e ne godono in egual misura, non si intende con ciò parlare di “personalità moralmente buona”, usa il termine morale in contrasto con amorale,;una persona morale deve avere un senso di giustizia, anzi una persona morale è quella a cui si possono rivolgere istanze morali.

La personalità morale come base di eguaglianza tra gli uomini = approccio contrattualista alla giustizia, l'etica viene vista come un contratto, un accordo per il reciproco vantaggio (IO NON TI FACCIO DEL MALE E TU NON FARNE A ME)

OBIEZIONI:
· Non si risolve il problema di dove vada tracciata la linea del minimo perché se il requisito minimo è essere una persona morale c’è un problema di grado
· Non tutti gli esseri umani sono persone morali (i bambini, i ritardati mentali non hanno il senso della giustizia, e non sono ancora agenti morali cioè capaci di intendere e volere )
Allora si può affermare che: tutti gli esseri umani, in quanto persone morali, hanno il senso di giustizia tranne i bambini e i portatori di handicap che non hanno il senso di giustizia e quindi non sono uguali agli altri.(l'accordo deve essere tra pari, intendendo chi sono i pari?????)
Però questa affermazione non ci permette di prendere in considerazione gli interessi dei bambini e dei portatori di handicap.
Rawls dice che questi soggetti sono persone morali potenziali e ciò serve solo a fare quadrare la teoria senza vera sostanza.
Quindi l’essere una persona morale non è soddisfacente per il principio di uguaglianza.
Si può prendere in considerazione un’altra ipotesi per l’uguaglianza: si può ammettere che gli uomini sono differenti come individui ma che non ci sono differenze moralmente rilevanti tra le razze o i sessi.
Anche questo principio non è soddisfacente: che gli uomini siano differenti come individui e non come appartenenti ad una determinata razza o ad un determinato sesso è importante ma non è una buona base per difendere l’uguaglianza .
Necessita, dunque, un principio più forte che metta da parte tutte le possibili distinzioni in base al sesso, alla razza, all’intelligenza, alla malattia ecc…
Singer pensa che il principio base dell’uguaglianza sia:
· il principio dell’eguale considerazione degli interessi = si dà uguale peso nella deliberazione morale agli interessi propri e a quelli delle altre persone toccate dalle nostre azioni un interesse è un interesse di chiunque esso sia (il dolore = il principio dice che la ragione morale per alleviare un dolore risiede nel fatto che il dolore è dolore in generale e non che è indesiderabile solo per una determinata categoria di persone, tutti sono in grado di provare dolore).
Il principio dell’eguale considerazione degli interessi funziona come una bilancia che pesa gli interessi in modo imparziale, il piatto pende dove l’interesse è più forte, interessi diversi si combinano in modo da pesare di più e la bilancia non prende in considerazione di chi siano gli interessi che sta pesando.
L’uguale considerazione degli interessi è un principio minimale di uguaglianza perchè non prescrive un uguale trattamento per tutti, tiene in considerazione l’interesse. Ed è in linea con il principio dell’utilità marginale decrescente = per un individuo una determinata quantità di un bene è più utile quando egli ne possiede di meno che quando ne ha molto (se guadagno mille euro al mese ed un mese mi danno un aumento di 200 euro la mia posizione migliora di molto, se ne guadagno cinquemila e me ne danno 200 forse non me ne rendo neanche conto)
Quando entra in gioco il principio dell’utilità marginale, il principio dell’uguale considerazione degli interessi spinge verso una più equa distribuzione del reddito.

L’EGUAGLIANZA E LE DIFFERENZE GENETICHE
Alcuni studiosi (purtroppo ahimèèèè) cercano di difendere il razzismo su basi scientifiche quali ad esempio il fatto che i bianchi americani ottengono punteggi più alti ai tests di intelligenza ( considerando questo fattore come un argomento a favore della differenza genetica e non socio-culturale = ipotesi ambientale) o che la predominanza maschile, rispetto al femminile, sia data da un fatto biologico per cui si prende in considerazione due differenze quella razziale e quella sessuale.
Differenze razziali e uguaglianza razziale
Fino ad oggi le discussioni sono state concentrate sulla differenza di intelligenza tra bianchi e neri americani, studiosi come Jensen riferiscono, quando parlano di “differenza media di intelligenza tra bianchi e neri” come dei risultati dei tests del QI, però il QI come viene calcolato oggi non tiene conto di quello che noi intendiamo come “intelligenza” normalmente per cui bisogna precisare in maniera analitica che tali tests non misurano l'intelligenza in senso lato ma di “differenza media di intelligenza tra bianchi e neri relativamente ai tests di QI”
Comunque, se questa ipotesi genetica fosse corretta, Singer pensa che ci siano almeno tre ragioni valide per non sostenerla
· anche se fosse corretta questa non dovrebbe comunque ridurre gli sforzi per superare gli svantaggi ambientali (socio culturali) in cui vivono la maggior parte dei neri in america o si potrebbe sostenere il contrario che una società democratica deve fare di tutto affinchè i bambini neri abbiano un ambiente migliore che possa servire a compensare la posizione di svantaggio da cui partono
· anche se mediamente i bianchi hanno 15 punti in più dei neri rispetto al QI, questo non autorizza a dire che tutti i bianchi hanno un QI più alto di tutti neri perché la cifra si riferisce alla media e non agli individui e qualunque sia il motivo questo non autorizza una discriminazione razziale
· il principio di uguaglianza non si basa su alcuna eguaglianza reale condivisa da tutti gli individui, il principio di uguaglianza si basa sull’eguale considerazione degli interessi
·
Una uguaglianza di status non dipende dall’intelligenza.

Differenze di sesso ed uguaglianza sessuale
Sempre i tests sul QI dimostrano, scomponendo i dati che ci sono alcune differenze tra uomini e donne, pare che le donne abbiano migliori capacità verbali (migliore capacità di comprensione di testi complessi e di maggiore creatività con le parole) mentre gli uomini pare abbiano migliore capacità spazio-visiva e sono più bravi in matematica.

Inoltre pare che ci sia una marcata differenza nell’aggressività.

Studi condotti su bambini di culture differenti sono arrivati ad una conclusione: i ragazzi tendono ad attaccarsi e a fare giochi violenti più che le ragazze, inoltre i maschi sono più violenti nei confronti delle donne , si è anche suggerito che l’aggressività sia legata alla competitività la voglia irrefrenabile di arrivare in cima alla piramide
Alcuni sostengono che la differenzia sia biologica, per altri culturale.
Margaret Mead, famosa antropologa americana del 900, che ha illuminato la mia giovinezza di timida femminista con il libro “sesso e temperamento”, riesce a dimostrare (con una ricerca di anni) che il temperamento non dipende dal sesso ma riflette i condizionamenti culturali di società diverse.
Margareth Mead visse diversi anni in Nuova Guinea e studiò i costumi di tre società primitive
Arapesh=tutti si comportavano in modo materno e sensibile
Mundugumor=tutti si comportavano come ci si aspetta che si comportino gli uomini, con aggressività, in modo intenso ed attivo
Ciambuli=gli uomini avevano un contegno femminile, erano dispettosi e si facevano i riccioli , andavano al mercato a fare la spesa mentre le donne erano energiche e dirigevano la famiglia)
Singer, esaminando le differenze valuta le considerazioni di quelli che affermano che è la natura a creare le differenze e le considerazioni di quelli che affermano che è la cultura (come le femministe).
Mentre risulta difficile, allo stato attuale, dire che la differenza tra maschi e femmine rispetto alle maggiori capacità verbali o spazio-visive, sia un fatto genetico, si sofferma invece sulle implicazioni etiche delle ipotesi biologiche.
Infatti, siccome c’è una distribuzione ineguale tra i sessi di queste capacità (ad esempio se le donne sono più brave nella capacità verbale non si capisce perché le donne giornaliste o scrittrici sono sempre molto meno dei maschi) per cui si può dire che le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini di sviluppare caratteristiche specifiche, insomma i condizionamenti culturali dettati da una società patriarcale .

Per cui
· I condizionamenti sociali possono far molto per aumentare o diminuire le differenze psicologiche che si riscontrano: se alle donne fosse data la stessa possibilità degli uomini di rendersi indipendenti, molto probabilmente le loro caratteristiche sarebbero potenziate e la stessa cosa vale per tutte le altre differenze.
· Qualunque sia l’origine delle differenze psicologiche tra uomini e donne, esse esistono solo in media e non dicono nulla degli individui così come nel caso dei neri (un nero può avere un QI maggiore di un bianco) anche nel caso delle donne alcune donne sono più violente ed aggressive di alcuni uomini
· I principali interessi umani non sono toccati dalle differenze di aggressività così come non sono toccate dalle differenze di intelligenza….l’eguale considerazioni degli interessi supera questi ostacoli, se uno ha dolore lo ha che sia bianco o nero, maschio o femmina ed il nostro interesse (ed il suo) è non fargli provare dolore…
Qualunque sia la motivazione delle differenze biologiche, questa non implica un diverso trattamento, noi dobbiamo trattare le persone come “INDIVIDUI” e non come categorie

Dall’eguaglianza di opportunità all’eguaglianza di considerazione
Nella nostra società a lavori diversi corrispondono anche differenze di reddito (a volte addirittura esagerate) che vengono considerate legittime sempre che queste derivino da una situazione di partenza nella quale le persone abbiano avuto le stesse opportunità.
Ma sappiamo che non è così, l’opportunità di partenza è spesso ineguale perché ad esempio la vera uguaglianza di opportunità (nella suola) esige che la scuola stessa dia a tutti gli stessi vantaggi e chi magari frequenta una scuola pubblica (negli USA) sovraffollata, insegnanti meno qualificati, risorse inadeguate ha meno possibilità rispetto ad un altro che frequenta una scuola che non ha le stesse mancanze.
E la famiglia di appartenenza? Se un bambino cresce in una famiglia in cui entrambi i genitori sono presenti, parlano correttamente e spronano i loro figli a rendere bene nell’ambito scolastico sicuramente renderà meglio di un altro bambino che vive in mezzo ad una strada.
Però, secondo l’autore, anche se eliminiamo le difficoltà culturali e sociali, non eliminiamo la componente genetica, per cui l’eguaglianza di opportunità non è un ideale attraente perchè comunque aiuterebbe sempre i più fortunati, diminuirebbe le differenze ma non quelle genetiche.
Lo stesso discorso vale per razza e sesso: qualunque sia la verità sulle origini sociali o genetiche che danno poi una differenza sul QI, il fatto di eliminare gli ostacoli sociali non sarà poi sufficiente a garantire una giusta distribuzione del reddito perché coloro che ereditano le capacità associate ad un QI elevato continueranno a guadagnare di più di coloro che non le ereditano.
Allora anche qui ritorna la base importante: L’UGUALE CONSIDERAZIONE DEGLI INTERESSI e se i principali interessi umani non hanno a che vedere con questi fattori, l’autore pensa che ci sia qualcosa di sbagliato in una società dove si paga di più chi fa un lavoro intellettuale rispetto a chi fa un lavoro manuale.
Questo significa che si pagano di più le persone che hanno qualcosa che è stato determinato in larga misura prima della loro nascita, secondo un principio etico di giustizia, questo è sbagliato.
La giustizia e l’utilità sarebbe maggiormente rispettata in una società marxista “da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni”
Oggi come oggi questo sarebbe solo ideale perché se si applicasse ci sarebbe, quantomeno, una fuga di cervelli perché chi fa un lavoro intellettuale si aspetta di essere compensato in misura maggiore di chi non lo fa. Per cui si suppone che non è possibile, anche se eticamente desiderabile, il passaggio ad una società più egualitaria in cui non ci sia una alta differenza di reddito.
Normalmente chi studia molto per arrivare ad una certa posizione sociale che gli permette anche di avere un alto reddito, si aspetta proprio questo che dai suoi studi possa guadagnare di più rispetto a chi non ha studiato, però adoperarsi per un più vasto riconoscimento del principio di compenso anche secondo i bisogni e l’impegno piuttosto che secondo le capacità è fondamentalmente giusto.

Discriminazione alla rovescia
La diseguaglianza sessuale o razziale genera senso di superiorità e senso di disperazione tra gli appartenenti alla società subalterna, creando una società in egualitaria, cosa si può fare? Ultimamente in molti paesi viene praticata la discriminazione alla rovescia che vuol dire dare un trattamento preferenziale ai membri dei gruppo svantaggiati (es..la volontà di far passare per legge le “quote rosa” per garantire un minimo di donne in politica”, o le quote rosa nei consigli di amministrazione delle varie società ...) questo modo di argomentare può essere considerato la prospettiva più concreta per ridurre le disuguaglianze di lungo periodo ma sembra contraddire lo stesso principio di uguaglianza per cui viene vissuto in modo controverso.
Negli USA alcune Università hanno fatto ricorso alla discriminazione alla rovescia per permettere a studenti di colore di frequentare l’università pur con QI più bassi (su 100 studenti ad es…un tot era riservato a studenti di colore al di là di quello che poteva essere il risultato del loro QI) questo provocò il ricorso di alcuni studenti bianchi che se non ci fossero state le quote “nere” sarebbero stati ammessi perché avevano un QI più alto rispetto ad alcuni studenti neri ammessi in virtù della quota a loro riservata.

ARGOMENTI A SOSTEGNO DELLA “DISCRIMINAZIONE ALLA ROVESCIA”

· L’eguale considerazione degli interessi rafforza la tendenza verso l’uguaglianza in virtù dell’utilità marginale decrescente perché si dà sollievo al senso di inferiorità o sfiducia che può diffondersi quando i membri di una determinata razza stanno peggio rispetto ai membri di un’altra razza ed una disuguaglianza tra razze porta inevitabilmente a tensioni razziali
· All’interno del fine globale dell’uguaglianza una maggiore presenza di membri di minoranze all’interno di una professione è desiderabile perché, ad esempio, i medici neri o gli avvocati neri tendono a lavorare tra la propria gente e questo può aiutare a superare la scarsità di medici e di avvocati nei quartieri più poveri (in australia ad esempio diversi aborigeni che hanno avuto la possibilità di studiare o hanno poi aiutato il proprio popolo a riprendersi la loro terra ed a riappropriarsi della loro vita, tra gli aborigeni australiani è alto il livello di alcoolismo dipendente anche dal fatto che stanno perdendo la loro identità di popolo)
· Medici ed avvocati neri possono fungere da modello per altri neri ed inoltre gli studenti bianchi possono imparare più cose sui neri.

Si sottolinea ancora che la discriminazione alla rovescia, realizzata tramite il criterio delle quote riservate, non è contraria a nessun coerente principio di eguaglianza e non viola nessun diritto di chi viene escluso, se correttamente applicata è paragonabile al criterio dell’uguale considerazione degli interessi, almeno nelle sue intenzioni.


CM - pubblicato 3 maggio 2012 -