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Il baule di Newton, il cogito di Cartesio,
gli oroscopi di Galilei e i segreti di Leibniz
di Guido Marenco
Non si può far finta di niente. Dove non
arriva, e non può arrivare, l'iconografia
di facciata e la "bella" storia
degli eroi moderni, campioni della ragione
e della ricerca scientifica, capaci di sradicare
le superstizioni e le credenze ingenue dei
primitivi e degli animisti, arriva, col passo
della tartaruga, l'infaticabile certosino
che ricostruisce la verità storica in base
ai fatti, ai documenti, alle intercettazioni,
alle soffiate di informatori affidabili e
inaffidabili, alle indagini parallele di
Miss Marple. Sicché, grazie agli irregolari
e tardivi storici d'inchiesta, si viene a
conoscenza di fatti irrefutabili capaci di
far saltare le più consolidate credenze.
Galilei praticava l'astrologia, ma con risultati
a dir poco catastrofici. Predisse un anno
fortunato al granduca Ferdinando che invece
morì poco dopo aver ricevuto la promessa
di un roseo futuro. Prima di lui anche Tycho
Brahe e Kepler si erano dedicati all'interpretazione
degli oroscopi, il secondo con grande abilità.
Di Newton astrologo non si sa molto. studiò
anche l'alchimia con metodo e testardaggine,
e riempì qualche baule di appunti destinati
alla distruzione e che invece soravvissero;
seguì una religione eretica che negava la
divinità del Figlio e parimenti osò affermare
che il vecchio testamento si connetteva al
nuovo solo mediante l'Apocalisse. Vangeli?
Mah... Cristianità? Cos'è? Resta che egli
previde, connettendo astrologia ed esegesi
biblica, la fine del mondo. Troppo presto
rispetto alle previsioni dei fisici successivi,
che d'altra parte avrebbero avuto a disposizione
ben altri strumenti d'indagine e calcolo.
Anche Leibniz, probabilmente, fu attratto
dall'astrologia. Di certo si sa che ebbe
un'iniziazione alchemica e che quando fece
circolare una considerazione favorevole alla
scelta del Conte Palatino di Neuburg come nuovo re di Polonia, firmata con lo psuedonimo di Georgius Ulicovius
Lithuanus e pubblicata
a Vilnius nel 1659,
la presentò come dimostrazione
matematica.
I matematici valutati come
«pressoché
unici tra i mortali non
dicono niente senza
provarlo.» Il dottor
Lithuanus si dichiarava
sorpreso che «mentre
riconduciamo a
calcoli i moti dei corpi,
consideriamo distrattamente
i moti dell'animo con i
quali siamo intimi
e che non constano di leggi
meno certe.»
(1) A mio avviso, è evidente
che in, questo
caso, Leibniz non fosse
alla ricerca dei
fondamenti di una nuova
psicologia, o non
lo fosse ancora, bensì
fondasse la derivazione
dei caratteri psicologici
"del più adatto
a governare la Polonia",
muovendo dal
confronto di due o più
oroscopi. Non sono
in grado di rispondere
alla domanda meno
ovvia, ovvero "governare
la Polonia
nell'interesse di chi".
Forse il giovane
Leibniz, camuffato da espertissimo
e sapientissimo
dottor Lithuanus, era anche
in grado di realizzare
oroscopi di coppia del
tipo "tu e la
Polonia"?
Il mistero si potrebbe risolvere scartabellando
negli archivi, non solo di Leibniz, ma di
tutti quei personaggi che entrarono in rapporto
epistolare con lui. Una ricerca che potrebbe
impegnare una vita ed al termine della quale
verremmo a capo di ben poco. In fondo, la
certezza che i "moderni" abbiano
impiegato alchimia ed astrologia l'abbiamo
già.
Ovviamente, si può liquidare tutto questo
derubricandolo alla categoria delle fesserie
dei moderni e delle loro ancestrali paure.
Il potere dell'ombra, l'impossibilità di
liberarsi del subconscio collettivo nelle
sue più profonde stratificazioni, secondo
Jung. Emanuele Severino nei suoi scritti
va molto oltre: il potere dell'ombra è terrore del divenire. Astrologia e scienza sono tutt'uno e dettati
dalla fifa della morte. A tale convinzione
ultra-metafisica si oppone la possibilità
di riaprire i fascicoli archiviati troppo
frettolosamente dalla "furia del dileguare"
con cui Hegel bollò la rivoluzione francese
e lo spirito giacobino. L'espressione era
realmente efficace. Se la consideriamo con
superficialità, come una proposizione tra
le tante di una fenomenologia nebbiosa, non
se ne comprenderà mai la portata. La furia del dileguare è la violenza a cui si ricorre per tagliare
col passato. E' la ghigliottina usata in
modo indiscriminato, inquisizione laica travestita
da "tribunale della dea ragione".
Non è quindi qualcosa che appartiene specificamente
ad un solo momento della storia, o a pochi,
ma un processo continuo e persistente, che
in alcune fasi assume aspetti parossistici
e frenetici. Mobilita le masse, riempie le
piazze, erige barricate e produce rivoluzioni.
Molti astrologi hanno mostrato l'influenza
dei pianeti ruotanti oltre l'orbita di Saturno
sul corso delle idee, dei comportamenti sociali
e delle stesse rivoluzioni politiche, culturali
e scientifiche. Osservazioni che non erano
possibili ai tempi di Galilei e Newton. In
particolare, è stata data importanza al ciclo
di Urano ed è parso ragionevole legarlo alla
frenesia per il cambiamento, alla prima rivoluzione
industriale, a quella cibernetica ed informatica,
all'anticonformismo e la stessa furia del
dileguare.
Non voglio sostenere che siam tutti presi
dalla smania di far sparire qualcosa, non
è vero. Tuttavia, è difficile sottrarsi all'impressione
che molte filosofie siano espressione di
un estremismo parziale, se non cieco. Sicché
è facile trovare in ogni filosofia una furia intenzionata a demolire qualche idea.
E' stato chiamato "scientismo"
il tentativo di cancellare ogni residuo delle
credenze passate, delle superstizioni, delle
stesse religioni. Non ho nulla in contrario
ad impiegare il termine e declinarlo in significati
negativi come forma di fanatismo. Tuttavia,
farei molta attenzione a superare il limite.
La scienza non è scientismo. Ogni individuo
di buon senso cerca di fondare le proprie
scelte, fondamentali e provvisorie, su qualche
certezza e su frequenze statistiche che portano
a considerare a più probabile di b e di assegnare ad x il consueto significato di incognita. Non
viviamo di scommesse e tirando i dadi prima
di muoverci. E nemmeno, suppongo, accendendo
ceri ed elevando preghiere, ogni volta che
ci si reca al lavoro. Almeno fino a poco
tempo fa. Oggi, le certezze anche nel campo
del lavoro sono ridotte al lumicino.
L'esclusione delle "scienze occulte"
come base delle certezze e delle credenze
degne di fede è stampata a chiare lettere
nel Discorso sul metodo di Descartes. «Infine, per quel che
riguarda le scienze bugiarde, pensavo di
conoscerne già abbastanza il valore per non
correre il rischio di venir ingannato né
dalle promesse di un alchimista, né dalle
predizioni di un astrologo, né dalle imposture
di un mago, né dalle frodi o vanterie di
chi va dicendo di sapere più di quanto non
sappia.» (Discorso parte prima)
Eppure anche l'animoso Descartes aveva avuto
modo di frequentare circoli esoterici. Molti
studiosi sono convinti di una sua affiliazione
ai Rosa-Croce mediante i buoni uffici di
Johannes Faulhaber, provetto matematico,
costruttore di compassi, di tendenze misticheggianti. Ambiguità, doppia personalità? Credo di
no. Decidendo di pubblicare
il Discorso, anche se in veste di anonimo autore, Descartes
fece una scelta consapevole, onde far arrivare
al pubblico un messaggio assai importante:
le uniche certezze sono quelle che derivano
dal pensare e dal fare, cioé dall'abilità.
Per arrivare a pensare in modo realmente
efficace, occorre rifondarsi, liberarsi di
un sapere inconcludente e libresco, trovare
in se stessi ciò che è veramente indubitabile
e degno di fede. Mossa eversiva ed antiautoritaria che, non a caso, prese la via della contestazione
della scolastica, ed in particolare di quella
peripatetica, centrata non tanto sugli antichi
testi essoterici di Aristotele, quanto sul
loro commento e la loro interpretazione da
parte di Alberto dei conti di Bollstadt e
del suo principale discepolo, Tommaso l'aquinate.
Alberto Magno, oltre che sommo filosofo,
fu uno studioso di astrologia. Si deve prendere
atto che la Chiesa cattolica non ha mai cessato
di occuparsi di astrologia e di tante altre
scienze occulte. Nella Bibbia delle edizioni
paoline in mio possesso, la nascita di Gesù
veniva presentata alla luce di una infrequente
congiunzione Giove-Saturno nel segno dei
pesci.
L'esatta collocazione del giorno di nascita
di Gesù, ovvero il 25 dicembre, coincide
con l'inversione, l'inizio della crescita
della forza chiara. All'esatto opposto punto
zodiacale si ritrovano i natali di Giovanni
il battista, l'apogeo della forza chiara
e l'inizio del crescere della forza oscura.
Ovviamente, la Chiesa non può permettersi
di sbandierare la propria sapienza astrologica.
Ne verrebbe un grave danno per la fede, soprattutto
in termini di speranza e promessa, ed anche
per il rispetto dell'autorità. Una previsione
sbagliata avrebbe danni incalcolabili e l'astrologia
non è in grado di prevedere terremoti e tsunami
ma, ragionevolmente, solo le tensioni sociali
ed economiche, il corso dei mercati, le fortune
di una squadra di calcio o di un leader politico.
Ed anche in questi campi non si avrebbero
comunque certezze assolute,ma solo tendenziali
e probabilistiche.
Per saltare al nocciolo della questione senza
farsi troppo male, bisognerebbe riconoscere
che, tecnicamente parlando, l'astrologia
è razionale perché si fonda sulla calcolabilità
del movimento dei corpi celesti. E' matematica
applicata e non ha alcuna importanza che
i calcoli si siano fondati sul'astronomia
tolemaica, sulla Terra immobile e il Sole
e i pianeti che ruotavano attorno ad essa.
Comincia ad essere dubbia quando pretende
il riconoscimento dell'influsso che l'esatta
posizione degli astri al momento della nascita,
potrebbe esercitare sul corso di una singola
esistenza, in modo dinamico, ovvero subendo
la cinematica dei corpi transitanti sui punti sensibili di quella che si chiama
carta natale. Va da sé che dire "dubbia"
e dire "irrazionale" è cosa assai
diversa. Se uno crede che sia possibile che
gli astri esercitino un'influenza e che il
destino sia scritto nelle stelle, l'astrologia
si può definire razionale. La situazione
del macrocosmo al momento della nascita si
rispecchia dinamicamente nel microcosmo di
un essere umano in divenire e lo accompagna
per tutta la vita evolvendo con lui.
Un elemento irrazionale dell'astrologia potrebbe
allora essere il persistere nella credenza
dell'influsso delle antiche costellazioni
nel determinare il carattere ed il temperamento
degli individui, ovvero facendo derivare
i segni zodiacali dalla costellazione invece
che dalla stagione e dalla sua cifra inconfondibile.
Ha senso continuare a parlare del segno del
Leone, non perché si è nati sotto l'influsso
della costellazione omonima, che nel firmamento
osservabile dalla Terra si è spostata, ma
perché si è nati nei primi ventun giorni
del mese di agosto o nell'ultimissima parte
del mese di luglio. A dare una certa impronta
al carattere degli individui ed alla loro
configurazione energetica, sarebbe allora
il clima, l'atmosfera, il rapporto tra la
posizione del Sole e quella della Terra,
o più precisamente, il rapporto tra la posizione
del Sole ed il punto della Terra in cui si
è venuti al mondo. Va da sé che contro questa
convinzione gioca il dato irrefutabile che
un nato nel segno nell'ariete nell'emisfero
australe dovrebbe rientrare nella classe
dei nati sotto il segno della bilancia nel
dominio boreale. Non è così per gli astrologi,
neanche quelli più raffinati. Si nasce arieti
anche nell'emisfero boreale. In pratica,
a considerare tutte le possibili incongruenze,
si potrebbe provare a dimostrare il carattere
convenzionale dei fondamenti astrologici. Ma credo sia
fatica sprecata. C'è sempre qualcosa di non
convenzionale anche nelle pratiche più convenzionali.
In certi casi è l'evidenza; in altri è la
mossa contro-intuitiva, il colpo di genio
dopo una crisi di nervi. A mio avviso i fondamenti
dell'astrologia esistono, potrebbero essere
assiomatizzabili, ma nessuno è ancora arrivato
al dunque in modo incontrovertibile.
Il caso, o il destino, ha voluto che entrassi
in corrispondenza con Ciro Discepolo, un
profondo ed innovativo studioso di astrologia,
di grande cultura generale e filosofica,
a lungo giornalista sulle prestigiose colonne
del "Mattino" di Napoli, convinto
assertore della possibilità di sottrarsi
al determinismo astrologico passivo ed alla
logica del fatalismo mediante azioni consapevoli
in grado di assegnare nuove coordinate al
destino dell'entità che siamo. Ad esempio
con spostamenti geografici mirati al conseguimento
delle migliori condizioni possibili, nel
giorno del compleanno. Sotto questo profilo
il pensiero e l'attività di Discepolo rappresenta
un'autentica sfida alla ragione che continua
a pensare determinismo e indeterminismo in
termini di alternativa secca. In altre parole:
ci si può sottrarre al fatalismo dei deterministi passivi, mediante una nuova
forma di determinismo consapevole. Per chi crede nella possibilità dell'astrologo
di arrivare a padroneggiare tutti, o la gran
parte, degli elementi determinanti di un
oroscopo individuale, si tratta di una prospettiva
allettante. Per chi, come il sottoscritto,
rimane convinto che in ogni oroscopo, anche
il più scrupoloso, rimangano fuori gioco
e trascurate, per forza di cose e per debolezza
mentale, variabili nascoste e palesi, ma
invisibili all'occhio dell'operatore, si
tratta, più modestamente, di una curiosità
intellettuale tra le più eccitanti del momento.
In ogni caso, non sarebbe l'astrologia a
fare la verità, ma l'abilità dell'astrologo
singolo. Metti l'astrologia in mano ad operatori
ideologici, o disonesti, o semplicemente
incapaci, e trovi quei falsi profeti, spesso
smascherati, di cui son piene le cronache.
Mettila in mano a qualche genio, od a qualche
studioso intellettualmente onesto, e la prospettiva
potrebbe mutare.
Questo se si riuscisse
a capire di quanto
sia cambiata l'astrologia
dai tempi di Galilei,
se si considerasse superata
la fase post-moderna
di Dane Rudhyar e degli
orosocopi karmici,
e conseguentemente se fosse
vero che si è
entrati in una fase post-postmoderna
di novorealismo.
Leibniz fu l'autore di quella singolarissima
considerazione sull'esistenza di due Cesari,
quello reale che passò il Rubicone e quello
possibile che non lo passò. Noi conosciamo
solo il primo e solo del primo ragioniamo.
Ma era davvero scritto che dovesse andare così? Fu scelta libera e contingente come asserì Leibniz nel Discorso di Metafisica? O non è forse altrettanto vero che la libertà
autentica, posto che sia possibile, non si
può conseguire se si è Cesari,o seguace di
un Cesare. Si è realmente più liberi di chiunque
altro solo se non si è prestato alcun giuramento
di fedeltà.,nemmeno, paradossalmente, alla
propria ambizione. Per cui si tratta davvero
di legare la libertà ad una migliore contngenza.
Ovvero se non si è chiusi in qualche girone
infernale, un sistema di obblighi derivanti
dalla funzione e dal prestigio. Questa è
una cosa che l'astrologia di massa non dirà
mai, perché o illude, o serve, appunto, alle
ambizioni di potere e di successo che non
interessano l'individuo veramente più libero
degli altri.
1) citazione tratta da Massimo Mugnai - Introduzione alla filosofia di Leibniz - Einaudi 2001
gm - 11 marzo 2013
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