La
qualità di una sosta dipende da vari fattori ma occorre innanzi tutto
distinguere due tipi di soste; quella provvisoria
eseguita con cordino e più di 2 ancoraggi (viste nelle parte I)
e le soste con catena che tipicamente troviamo
su palestre attrezzate o vie particolarmente frequentate.
Analizziamo il primo
tipo di sosta. Fondamentale è il modo in cui il carico viene ripartito
sui singoli ancoraggi; ciò vale sia per soste fisse sia per soste mobili.
Si deve infatti fare in modo che il carico sia distribuito in maniera equa sui
singoli ancoraggi (utilizzo della sosta tipo garda oppure una sosta fissa ben
eseguita) ed inoltre occorre accertarsi che sul singolo
ancoraggio agisca solo una porzione del carico totale applicato; per garantire
ciò può risultare utile il disegno a lato. L'angolo creato dalle
tratte del cordino di sosta condiziona notevolmente il carico che il singolo
ancoraggio deve sopportare. E' evidente che sopra i 120° non ha più
molto senso utilizzare due ancoraggi dato che ognuno è sollecitato come
se agisse da solo. L'ottimale sarebbe, dal punto di vista dei carichi, adottare
la soluzione che prevede angoli nulli (disegno a sinistra) ma dal punto di vista
pratico è comprensibile come le due tratte di corda si ostacolerebbero
a vicenda e si sormonterebbero con gli ancoraggi. E' comunque buona norma allestire
soste con angoli inferiori ai 90°; ciò garantisce comunque una buona
spartizione dei carichi.
Altro fattore; i singoli ancoraggi
devono essere situati a distanza sufficiente in modo da non caricare la stessa
porzione di roccia provocandone la rottura. Nel caso di ancoraggi su ghiaccio
questo fattore assume ruolo ancora più determinante dato che la
distanza tra due chiodi a vite deve essere superiore a 50 cm (ciò
poiché la porzione di ghiaccio soggetta a sforzo in corrispondenza
di un chiodo è pari ad un cono di raggio 25-30 cm con vertice sulla
punta del chiodo).
Dobbiamo quindi considerare due
fattori contemporaneamente; la distanza tra i chiodi e l'angolo formato dalle
tratte. La conformazione più favorevole per il posizionamento degli ancoraggi
è di conseguenza quella mostrata sotto a sinistra; sfalsando i due (o
più) ancoraggi si possono garantire sia notevoli distanze tra i vari
chiodi sia angoli molto piccoli tra le varie tratte. Se sono presenti tre chiodi
anziché solo due non si farà altro che disporli in diagonale oppure
a "triangolo".
Passiamo ora alla sosta con catena;
il discorso è ora differente poiché gli ancoraggi sono esclusivamente
eseguiti tramite spit e quindi capaci singolarmente di sostenere carichi elevati.
Occorre anche considerare che la catena è ora la parte più debole
della sosta e quindi è preferibile caricare il carico solo su un solo
spit piuttosto che sulla catena stessa. In caso di estrazione o rottura dello
spit più basso interverrà la catena che metterà sotto carico
lo spit superiore. Come è evidente essa interviene solo in casi eccezionali.
I due spit vanno posizionati leggermente
sfalsati rispetto alla linea della verticale assicurandosi che il carico applicato
non metta in rotazione la placchetta dello spit.
Nel caso si voglia utilizzare un
moschettone anziché un'anello chiuso, come in figura, esso andrà
fissato direttamente allo spit come anche la catena.
Nel caso trovassimo l'anello fissato
alla catena e, peggio ancora, esso possa sfilarsi nel caso ceda uno spit, è
buona abitudine unire provvisoriamente i due spit con un rinvio (o meglio ancora
con un pezzo di cordino). La distanza tra i due spit deve essere almeno 20 cm;
distanze troppo elevate richiederebbero tratti di catena troppo lunghi.
In particolare con
spit a espansione preoccuparsi anche di posizionare la sosta in modo che il
carico sugli spit sia di taglio e non di trazione (problema che si pone in particolare
negli strapiombi); questo poiché la tenuta a trazione di uno spit è
relativamente bassa. Minori problemi invece con la chiodatura a resina.
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