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PARTE I - I tipi di soste
PARTE II - La qualità di una sosta 

La qualità di una sosta

    La qualità di una sosta dipende da vari fattori ma occorre innanzi tutto distinguere due tipi di soste; quella provvisoria eseguita con cordino e più di 2 ancoraggi (viste nelle parte I) e le soste con catena che tipicamente troviamo su palestre attrezzate o vie particolarmente frequentate.
       Analizziamo il primo tipo di sosta. Fondamentale è il modo in cui il carico viene ripartito sui singoli ancoraggi; ciò vale sia per soste fisse sia per soste mobili. Si deve infatti fare in modo che il carico sia distribuito in maniera equa sui singoli ancoraggi (utilizzo della sosta tipo garda oppure una sosta fissa ben eseguita) ed inoltre occorre accertarsi che sul singolo ancoraggio agisca solo una porzione del carico totale applicato; per garantire ciò può risultare utile il disegno a lato. L'angolo creato dalle tratte del cordino di sosta condiziona notevolmente il carico che il singolo ancoraggio deve sopportare. E' evidente che sopra i 120° non ha più molto senso utilizzare due ancoraggi dato che ognuno è sollecitato come se agisse da solo. L'ottimale sarebbe, dal punto di vista dei carichi, adottare la soluzione che prevede angoli nulli (disegno a sinistra) ma dal punto di vista pratico è comprensibile come le due tratte di corda si ostacolerebbero a vicenda e si sormonterebbero con gli ancoraggi. E' comunque buona norma allestire soste con angoli inferiori ai 90°; ciò garantisce comunque una buona spartizione dei carichi.

     Altro fattore; i singoli ancoraggi devono essere situati a distanza sufficiente in modo da non caricare la stessa porzione di roccia provocandone la rottura. Nel caso di ancoraggi su ghiaccio questo fattore assume ruolo ancora più determinante dato che la distanza tra due chiodi a vite deve essere superiore a 50 cm (ciò poiché la porzione di ghiaccio soggetta a sforzo in corrispondenza di un chiodo è pari ad un cono di raggio 25-30 cm con vertice sulla punta del chiodo).
      Dobbiamo quindi considerare due fattori contemporaneamente; la distanza tra i chiodi e l'angolo formato dalle tratte. La conformazione più favorevole per il posizionamento degli ancoraggi è di conseguenza quella mostrata sotto a sinistra; sfalsando i due (o più) ancoraggi si possono garantire sia notevoli distanze tra i vari chiodi sia angoli molto piccoli tra le varie tratte. Se sono presenti tre chiodi anziché solo due non si farà altro che disporli in diagonale oppure a "triangolo".

 Passiamo ora alla sosta con catena; il discorso è ora differente poiché gli ancoraggi sono esclusivamente eseguiti tramite spit e quindi capaci singolarmente di sostenere carichi elevati. Occorre anche considerare che la catena è ora la parte più debole della sosta e quindi è preferibile caricare il carico solo su un solo spit piuttosto che sulla catena stessa. In caso di estrazione o rottura dello spit più basso interverrà la catena che metterà sotto carico lo spit superiore. Come è evidente essa interviene solo in casi eccezionali.
     I due spit vanno posizionati leggermente sfalsati rispetto alla linea della verticale assicurandosi che il carico applicato non metta in rotazione la placchetta dello spit.
     Nel caso si voglia utilizzare un moschettone anziché un'anello chiuso, come in figura, esso andrà fissato direttamente allo spit come anche la catena.
     Nel caso trovassimo l'anello fissato alla catena e, peggio ancora, esso possa sfilarsi nel caso ceda uno spit, è buona abitudine unire provvisoriamente i due spit con un rinvio (o meglio ancora con un pezzo di cordino). La distanza tra i due spit deve essere almeno 20 cm; distanze troppo elevate richiederebbero tratti di catena troppo lunghi.
      
In particolare con spit a espansione preoccuparsi anche di posizionare la sosta in modo che il carico sugli spit sia di taglio e non di trazione (problema che si pone in particolare negli strapiombi); questo poiché la tenuta a trazione di uno spit è relativamente bassa. Minori problemi invece con la chiodatura a resina.


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