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"10 domande a..."

-Matteo Pegoraro-

di

Monia Di Biagio

Matteo Pegoraro, ha diciotto anni, è nato l'11 aprile dell'86 a Monselice (PD), ed attualmente vive tra Solesino e Stanghella (PD), come lui stesso ama definire scherzosamente “due paesini sperduti in provincia di Padova”. Frequenta il liceo scientifico, ama leggere e scrivere. Alla domanda “quando hai cominciato a scrivere?” lui stesso ce la racconta così: “Tutto è iniziato a sedici anni, quando per la prima volta ho iniziato a pubblicare articoli, brevi racconti e un diario autobiografico su noti portali internet (un esempio? www.scrivi.com, www.nuvolarossa.org e qualche blog su Rcs e Il Cannocchiale). Prima avevo sempre scritto ma tenuto per me. A diciassette anni, un bel pomeriggio d'estate, al ritorno da un viaggio-studio in Inghilterra, mi è venuta la brillante idea di mettermi a scrivere una storia. Così, per gioco. Pian piano ha preso forma, vedevo i personaggi uscire da me e acquistare caratteristiche interessanti, vedevo i fiumi della fantasia rigettare sulla carta emozioni tra le più disparate. E' saltato fuori così “L'urlo del destino”, il mio primo romanzo. Una volta finito, sempre per gioco, l'ho spedito a una decina di editori e alla fine, tra sei proposte di pubblicazione (Il Filo, Joker, Il Grappolo, Edizioni Tracce, Florence Art, Delos Books) ho deciso di pubblicare con Delos Books, casa editrice leader in Italia per la narrativa di genere e al contempo per la distribuzione di narrativa su Internet, tramite il portale www.delosstore.it. Delos Books è una piccola casa editrice ma ricca di idee, seria, affidabile e soprattutto diretta da Franco Forte, scrittore e traduttore, giornalista professionista, sceneggiatore in RAI/Mediaset. Comunque, ciò che più mi ha portato fortuna è stato il parere di alcuni critici abbastanza importanti. A libro finito, infatti, mentre concordavo per la pubblicazione nella collana I Delfini (nuova collana di mainstream nata per Delos e curata da F. Forte), l'ho inviato in esame a Radio RAI e ad Angiola Codacci-Pisanelli, vicecaposervizio Cultura del settimanale L'Espresso. Ebbene, con Radio Rai abbiamo concordato una sorta di incontro con l'autore su Radio RAI1, nel corso del programma radiofonico "Il Baco del Millennio" condotto da Vito Cioce con il critico letterario Claudio Gorlier, che ha definito “L'urlo del destino” <<Un eccellente romanzo d'appendice>>. Angiola Codacci-Pisanelli mi ha risposto con parere positivo, e mi ha poi dato l'autorizzazione per l'inserimento in copertina della frase <<Un libro interessante, che potrebbe conquistare il pubblico dei giovani lettori>>.” Ora il romanzo è venduto tramite Internet, in esclusiva, a 11,99 euro su www.delosstore.it. Inoltre Matteo è stato assunto dalla casa editrice, Delos Books, come redattore per Writers' Magazine Italia, una nuova rivista letteraria cartacea che presto farà la sua comparsa in Italia, ed avrà come direttore responsabile Franco Forte. E' una rivista dedicata agli scrittori, con consigli di scrittura, interviste ai grandi autori (per il numero zero abbiamo un’intervista a Giorgio Faletti), recensioni e racconti edita da Delos Books e per cui Matteo sarà responsabile del Panorama Letterario. Da giugno, poi, Matteo Pegoraro gestisce sul portale di superEva una Guida per gli Scrittori Emergenti italiani, a questo indirizzo . E' un punto di incontro per tutti quei giovani scrittori che, volendo pubblicare o avendolo già fatto, desiderano informazioni su una casa editrice o semplicemente concedersi visibilità presentando il loro edito tramite una "vetrina" con schede e recensioni. Ma non solo. Contiene recensioni di romanzi usciti nel panorama nazionale di autori noti e meno noti, servizi per autori esordienti offerti da agenzie letterarie e case editrici. Insomma un link a siti interessanti dedicati ad autori esordienti,  notizie dal panorama letterario e corsi, concorsi, manifestazioni culturali legate alla letteratura emergente.

Di questo ambizioso quanto utilissimo progetto Matteo ci dice: “L’ho messo in piedi da solo, con la ferma volontà di dare una mano a tutte quelle persone che, amanti della letteratura, vogliono in qualche modo avere uno strumento efficace di informazione, aggiornamento e visibilità per tutto ciò che riguarda la letteratura emergente. Sono diventato Guida anche qui per caso, gironzolando un giorno su superEva e notando un provocante link "vuoi essere una guida?". Mi sono proposto allo staff con questa idea, che è stata accolta brillantemente. Da quando gestisco la Guida sono entrato in contatto con un sacco di autori esordienti, case editrici piccole e medie, agenzie letterarie, riviste, siti culturali e letterari, critici e organizzatori di manifestazioni. Un’ottima risorsa insomma per entrare nel settore e conoscere da vicino le miriadi di persone che ci lavorano. Chi con serietà e trasparenza, e talvolta qualcuno con un briciolo di spregiudicatezza... Ma come si dice le due facce della medaglia ci sono dappertutto. Comunque, da questa mia Guida, che ha superato di gran lunga le aspettative, per le moltissime visite e i contatti stabiliti, è nata un'altra idea. Ho deciso di fondare una nuova e-zine, dedicata appunto agli scrittori esordienti, intitolata "L'emergente sgomita". Una rivista amatoriale che ancora mancava in Italia. L'ho messa in piedi lanciando un appello su superEva: chi avesse voluto collaborare al progetto... Be’, non ti dico quante mail! Mi hanno intasato la posta. Alla fine ho messo in piedi la mia redazione: Laura Onofri, Silvia Zanetto, Lisa Massei, Jean De Falco, Enrica Bellamio e qualche altro, e siamo partiti con l'idea del primo numero. Abbiamo soprattutto voluto dare spazio ai racconti e alle proposte di lettura.” La rivista è scaricabile in formato Pdf, oltre che da www.emergentesgomita.3000.it, anche da www.latelanera.com/ebook e www.nuoviautori.org. Del primo numero della rivista Matteo ci spiega: “…E’ fin troppo amatoriale: molte, forse troppe pagine, una grafica magari poco professionale e contenuti ridotti. Ma si trattava di un esperimento. Un esperimento perfettamente riuscito, direi; in un battibaleno la notizia dell'uscita di “L'emergente sgomita” ha riscosso un enorme interesse.” Insomma molti autori e lettori ne sono venuti a conoscenza, rispondendo più che bene. Ora, il secondo numero uscirà forse a gennaio del nuovo anno. Sarà improntato sul tema dell'arte, ci saranno come al solito dei racconti di autori esordienti (con tema arte e lunghi non più di sei cartelle, che verranno selezionati tra le centinaia che perverranno alla redazione all’indirizzo emergentesgomita@3000.it), delle proposte di lettura, delle recensioni e, come anticipazioni, un ampliamento all'arte e alla cultura emergente. In pratica sarà pubblicata un'intervista al ballerino esordiente Bruno Omar Ligore, saranno inaugurate alcune nuove rubriche sulla letteratura fantasy e sui consigli dei grandi autori del presente e del passato... Insomma, tante novità. La redazione stessa si amplierà, con Andrea Galla, Federico Penza, Giulio Serafino e forse altri ancora. “Staremo a vedere che ne uscirà” afferma Matteo. Altresì sono state pubblicate sue interviste in merito su portali come www.raccontare.com, www.i-racconti.com, www.latelanera.com, www.paroledisicilia.it, Progetto Babele... e altri ancora. Infine, come se non bastasse, Matteo ha indetto in collaborazione con Carlo Trotta di Nuoviautori un premio per racconti lunghi e romanzi di autori esordienti, "L'emergente", che si è concluso, anch'esso con un ottimo successo (trentaquattro testi lunghi ammessi al concorso), il 30 settembre e che vedrà la proclamazione del vincitore nei prossimi mesi. E Matteo aggiunge: “Anche qui le novità sono molte... Nel senso che il testo più bello giudicato dalla giuria di lettori selezionati dalla redazione di “L’Emergente sgomita” verrà trasformato in e-book e distribuito su diversi portali e poi inviato in esame ad alcuni editori per un eventuale pubblicazione.” Altre cose? “Non credo. Al momento è tutto ciò che ho fatto. Tutti mi chiedono se sto scrivendo ancora qualcosa, e io ogni volta rispondo che la pentola della creatività bolle sempre, ma inutile scoperchiarla prima che il pranzetto sia pronto. Si perderebbe il profumo! Per la verità, sto curando molte cose, forse troppe, e il tempo per scrivere è d'avvero ridotto all'osso. Certamente non mi fermerò qui. Ora ho pubblicato il primo libro, stiamo a vedere come va e poi.. .tutto ciò che verrà dopo è in più.”

1-Premesso che son rimasta praticamente senza parole, forse è il caso che io tiri un po’ il fiato prima di dar inizio all’intervista, facendoti i miei più vivi complimenti per la tua vasta attività letteraria, soprattutto se la si guarda nella prospettiva della tua giovanissima età: complimenti è realmente l’unica sincera parola che ho in mente ora! … Ebbene, proviamo a dar vita a questa intervista: autore edito, giornalista e Guida per superEva, redattore di “Writer’s Magazine Italia” per la casa editrice Delos Books e fondatore-responsabile dell’e-zine “L’emergente sgomita”, promotore di un premio letterario on line per autori esordienti quale “L’emergente”, in collaborazione con Nuoviautori… Ho scordato nulla? Ah sì, diciotto anni compiuti sei mesi fa. Al Liceo i professori non hanno paura di te? ;o)… Scherzo, non voleva essere questa la domanda. Quello che invece mi chiedo alla luce di “tutto” ciò e del detto “chi ben comincia...” è: come vedi il tuo futuro? Mi chiedo spesso se uno scrittore in vita sa, ha la certezza o forse la consapevolezza che un giorno verrà letto, studiato, portato come esempio? Tu la senti questa sensazione futuristica dentro te? Sai chi sarai o ti basta sapere chi sei?

Tutte queste lusinghe mi mettono in imbarazzo. Fino a ieri non ero che uno dei tanti Matteo, e oggi mi trovo intervistato da decine di portali, con mia grande sorpresa. Premetto che sono sempre uno dei tanti Matteo. Un Matteo cui piace prima di tutto leggere e poi scrivere; un Matteo che ha pubblicato il suo primo romanzo per aprirsi una strada in un mondo di sogni che gli occupa il cuore sin dall’infanzia. Mi chiedi una cosa certo non facile, specie se consideri che ho appena iniziato, che ho diciott’anni e che mi manca un sacco di esperienza per potermi definire a tutti gli effetti scrittore. Certo a sentire in giro ciò che gioca a mio favore è anche la giovane età, ma ricordiamo che l’editoria italiana è quella che è e che la gente legge pur sempre poco. E che probabilmente prima di me ci dovrebbero essere altre centinaia di autori che scrivono da anni e mai, magari, sono approdati in Mondadori, con la possibilità dei “lustrini” e dei guadagni spropositati. Autori che si meriterebbero molto più di me i primi posti negli scaffali delle librerie, che hanno lavorato sodo per affermarsi, hanno preso qualche mazzata e ancora non hanno gettato la spugna. A ogni modo, al momento sono contento di ciò che sono, di chi sono e di come sono. E questo mi basta. “L’urlo del destino” lo considero un primo passo, un esperimento, se vogliamo, per addentrarmi nei meandri della letteratura. Ma non è certo una presunzione, o, peggio, la voglia di affermarsi come il miglior scrittore esordiente quella che mi anima. Mi anima una passione che non posso reprimere, un istinto, quasi primordiale, che mi aiuta a sfogarmi, talvolta, che in altre occasioni mi manda in crisi o mi fa ridere e piangere allo stesso tempo. Tu mi chiedi una cosa che non posso sapere, intanto perché il futuro è imprevedibile (o forse non esiste nemmeno…) e poi perché scrittore affermato non ci sono ancora. Ricordiamo che non basta vendere per essere considerato scrittore. Bisogna conquistare un pubblico eterogeneo, bisogna saper far sognare chiunque in un modo diverso. E con garbo. Cosa non facile, e che per un primo libro non sarà mai un obiettivo completamente centrato.

2- Un libro edito, “L’urlo del destino”, nato, come tu stesso affermi, quasi per caso, per gioco dopo un viaggio studio all’estero. Di cosa parla?

Be’, questo mio primo romanzo è un insieme di tante cose. Narra la storia di Andrea, un diciassettenne che sconta la sua pena in un riformatorio, dove si alternano violenze e soprusi da parte dei secondini, dove l’unica compagna di giochi e di vita è la solitudine, e la cancrena di un dolore interiore che dilania anche il foglio. E’ un’avventura che comincia con un diario, e che racconta tutte le vicissitudini – e le peripezie, se così mi consenti di chiamarle – di questo giovane alle prese con un’esistenza diversa, più impegnativa e gravosa da sopportare. Andrea non ha una famiglia solida alle spalle: la madre è morta, il padre è sempre e solo alle prese con il lavoro e una vita sentimentale travagliata; inoltre, cosa che più caratterizza il mio personaggio, è il fatto che non abbia amici: proprio per quella diversità di esperienze di vita che lo portano a riflettere troppo e spesso, e a voler maturare forse prima del tempo. “L’urlo del destino” è una storia d’amore, è un sospiro, è una folata di vento e di situazioni che caricano le pagine di emozioni intense, mutevoli, contrastanti. Andrea viaggia, sperimenta, riflette, si pente, si giudica e si guarda allo specchio (quello interiore) come i giovani del suo tempo, spesso ponendosi domande cui egli stesso non sa o non può rispondere. Si lascia andare, talvolta, liberando la parte più intima e sensibile di sé. Altre volte frena i suoi istinti, per paura di ciò che sarà o per chissà quali altre cose. Stringerà un’amicizia importante con un coetaneo omosessuale, Marco, amerà Giulia come non ha mai amato nessuno, odierà il suo mondo, quello “sterile mondo” che spesso lo rinchiude in una sbarra metallica e gli impedisce di reagire, di prendere le redini di una vita che sta via via avviandosi a qualcosa di tristemente già annunciato. Un Urlo e il Destino: due parole che rendono il senso del romanzo. L’urlo interiore dato dalla sofferenza di un’anima graffiante e graffiata e un destino che si viene a creare piano piano, inaspettatamente e imponentemente sotto gli occhi del lettore.

3- In un estratto del tuo libro ho avuto il piacere di leggere queste righe scritte così bene, le riporto: “Ho voglia di piangere, di bagnare con le mie lacrime queste insulse pagine di vita. Vorrei vedere questi fogli bruciare, osservare da vicino la fiamma di un caminetto che arde e inghiotte il tuo destino, le tue emozioni, i tuoi dolori, poter sentire il caldo del fuoco che scoppietta indifferente all’amarezza di tutte queste pagine. Vorrei essere libero, libero di dire tutto al mondo senza più la paura di trovare degli ostacoli, senza il timore di essere deriso o biasimato.” Queste erano solo le sensazioni del tuo protagonista o in quel preciso istante che le mettevi nero su bianco era l’autore stesso a parlare, a sfogarsi?

No. Non era l’autore, non era Matteo Pegoraro. Era Andrea Siloce. Era lui che è entrato in Matteo Pegoraro e che in quel momento ha avvertito il bisogno di riversare sul foglio determinate emozioni. Matteo Pegoraro c’entra, c’entra sempre, ma è in ombra, sotto uno sguardo, un pensiero o un’impressione di ogni personaggio della storia narrata. Se il confine tra realtà autobiografica e finzione fosse così marcato, che gusto ci sarebbe? E’ giusto che il lettore tragga le proprie conclusioni, magari ognuno diversamente dall’altro; la fantasia è interpretazione, prima tutto. E libertà. E quando si legge un libro l’importante è lasciarsi prendere per mano, tirare un sospiro, chiudere gli occhi e… Il resto spetta a voi.

4- Attualmente porti avanti, credo non senza un profondo orgoglio personale, un’importante attività di redazione con la tua casa editrice, Delos Books, per la rivista “Writer’s Magazine Italia”: sarai tu a curare il panorama letterario italiano, ci hai anticipato che nel numero “zero” avete incontrato Faletti, e a seguire credo altri autori italiani di un certo peso nel quadro editoriale nostrano. Come vivi questa importante occasione che la vita credo ti abbia offerto su un piatto d’argento (e non poteva essere altrimenti visti i tuoi meriti)?

Be’, la vivo come un autore emergente della mia età dovrebbe viverla. Ho colto al volo un’occasione che mi sembrava importante per crescere nella scrittura e in quello che mi sono prefisso di ottenere da me stesso. E’ un’esperienza che va a riempire i tanti tasselli di un mosaico in continua evoluzione. Accolgo tutto ciò che viene come un’offerta a un continuo miglioramento e al tempo stesso come una scommessa con me stesso. Voglio andare avanti, come si dice. E se questo è un aiuto in più, perché rifiutarlo?

5- Concludi la tua presentazione ai nostri lettori dicendo ”Tutti mi chiedono se scrivo ancora?” e tu rispondi “La pentola della creatività è sempre in ebollizione, ma bisogna scoperchiarla al momento giusto”. Io, curiosa, dunque, ti chiedo: cosa bolle in pentola?

Domanda fatidica. A mio parere è impossibile prevedere il futuro di un artista, specie se scrittore e per di più alle prime armi. E’ impossibile perché gli schiaffi in faccia nella vita non finiscono mai, e le sorprese sono sempre inaspettate. Sto scrivendo qualche racconto e lavorando su un paio di storie che mi piacerebbe sviluppare in romanzi, ma faccio tutto con estrema calma, leggendo prima di scrivere. Devo ancora andare a lezione dal caro zio Hemingway, che consiglio a tutti (è un ottimo maestro), da Mc Evan, da Calvino e tantissimi altri autori che  possono permettersi (al contrario di tanti sedicenti che al giorno d’oggi si spacciano per maestri di scrittura creativa!) di insegnare come si scrive un libro. Dicevo, sempre nella presentazione, che mi sto aprendo anche al giornalismo, e in questo senso scrivo articoli, qualche recensione, vado a caccia di notizie; e anche questo serve per maturare nello stile della narrazione e nell’esposizione di ciò che si vuole trasmettere a un pubblico di lettori. Progetti per il futuro ce ne sono tanti ma tutti un po’ nebbiosi. E se Vincenzo Cerami dice che il romanzo è un’idea debole, io mi azzardo a dire che le mie storie, per il momento, non sono che vapori. Per farle diventare concrete e complete ci vuole tempo. Tempo che si modellino e a poco a poco acquistino una forma.      

6- Dove vuol arrivare Matteo Pegoraro? Progetti di vita letteraria?

Il mio sogno è quello di diventare uno scrittore. Ma in Italia siamo in troppi e bisogna guadagnarselo bene il pane da mettere tra i denti. Matteo Pegoraro vuole arrivare fin dove può. Ancora non sa dove. Ma è certo che ce la metterà tutta per continuare a fare ciò che ama: scrivere. Come Peter Pan amava restare un eterno bambino, io amo restare un eterno amante della letteratura. E scriverò, scriverò, scriverò. Verso l’infinito e oltre…!

7- Ho letto alcune delle tue recensioni, su libri che hai amato o meno leggere. Secondo te: parlare male o bene di un libro non è comunque sempre tutta pubblicità? Ed è probabilmente proprio quest’ultima che ti ha influenzato e spinto a leggere Melissa P. e i 100 colpi di spazzola che, a libro finito, come affermi tu stesso, ti daresti sulla testa? Ti prego nella risposta di non parlarmi di lei, altra pubblicità oltre queste poche ulteriori righe credo non se la meriti proprio. Parlami invece in generale di quanto conta saper vendere un libro, anche quando chi lo scrive, forse a rigor di logica, dovrebbe essere l’ultimo di quegli esordienti che tu tanto ami aiutare e mettere in vetrina a essere conosciuto.

Rispondo alla tua prima domanda. Sì, parlare bene o male di un libro è anche farne pubblicità. E così deve essere. Inutile criticare un libro e poi impedire agli altri che lo leggano e ne estrapolino un loro parere. Il libro, bello o brutto che sia, viene comunque vissuto come un’esperienza diversa per ognuno di noi. Menomale; il libro dev’essere soggettività. Deve saper trasferire a ogni lettore qualcosa in più e qualcosa in meno, deve saper far sognare, far piangere o ridere o emozionare chiunque si cimenti nella sua lettura. Le recensioni non sono che pareri; ciò che insomma questo o quel libro ha trasmesso al nostro io. Pareri più o meno critici ma pur sempre pareri. Spesso infatti accade che chi legge la recensione negativa di un edito non lo acquisti: assolutamente no! Non si deve fare, mai. Non bisogna non cedere alla tentazione di sfogliarlo, annusare quelle pagine, avventurarsi nelle viscere di quella storia. Leggere è anche curiosità di scoprire e andare oltre. Quindi recensire un libro è pur sempre un incentivo rivolto al lettore. E nel caso di Melissa P. è giusto che sia così, anche per lei come per migliaia di altre persone. Chi non l’ha letto lo legga. Tutto serve, anche il libro più inutile. Quanto a ciò che poi dici a proposito del saper vendere, be’, lì c’è tutto un meccanismo che se fosse così facile da decifrare certamente la grande editoria italiana avrebbe fallito da anni. Perché? Perché la maggior parte dei titoli che troviamo in libreria e che acquistiamo è frutto solo di tanta pubblicità. Di locandine, spot televisivi e telematici, di recensioni di questo o quel tizio importante. Nulla di più. E qualche volta il marchio della grande distribuzione attesta una falsa qualità. Saper vendere un libro, comunque, è strategia riservata agli editori, più o meno grandi. Io, come tanti altri, non sarò che l’operaio che contribuisce a muovere un maestoso ingranaggio dove i guadagni li percepiranno i proprietari delle grandi fabbriche. Io scrivo, non vendo. La strategia pubblicitaria è propria del venditore ambulante, non certo dell’autore. Tutto fa comodo, ci mancherebbe. Ma bisogna distinguere tra due cose ben diverse: quando un autore deve vendere per farsi conoscere, far circolare il suo nome negli ambienti giusti (e lì posso anche capire la pubblicità), e quando invece un editore deve vendere per guadagnarsi un primato con un libro peggiore di tanti altri o per giocare l’ultima carta investendo su un progetto per non rischiare il fallimento (come nel caso di Melissa P.). Giusto insomma farsi conoscere, vigliacco, invece, sfruttare l’immagine di una persona per un fine puramente economico. La colpa dei “Cento colpi di spazzola” non è certo di Melissa, che è per altro una ragazza gentile e intelligente, con cui qualche volta ho avuto modo di parlare. La colpa è della Fazi, e non ho paura di dirlo, che l’ha resa ridicola e l’ha infamata davanti a milioni di persone. Questa è l’editoria italiana, d’altronde.

8- Ho potuto leggere sempre su superEva, a proposito del tuo romanzo “L’urlo del destino”, una pagina culturale tratta dal quotidiano d'informazione locale "La piazza dei colli" del 22/09/2004. L’articolo è intitolato: “La terza via dell'emergente diciottenne Pegoraro” e parla così di te e del tuo libro: ”Uno degli eventi editoriali più importanti dell'anno nel panorama degli autori emergenti. La scommessa dell'esordiente Pegoraro è quella di evitare il rischio di clonare l'ennesimo "jack frusciante" e di tenersi il più lontano possibile dalle meteore-scandalo dei colpi di spazzola delle mille "melissa p.". Una "terza via", insomma, in grado di riportare al centro della pagina una storia vera, non una semplice concatenazione di capitoli-fotogrammi già visti altrove.” Sei d’accordo con quanto hanno detto e continuano a dire di te? Ti senti “la terza via” e, aggiungo io, “lo specchio del mondo giovanile”, forse così etichettato solo perché giovane?

No. Ma se probabilmente chiedessi la stessa cosa a Enrico Brizzi o a Melissa P. ti risponderebbero al mio medesimo modo. Terza via? Forse. Nel senso che sono tre libri tra loro diversi, profondamente diversi. Brizzi ci racconta un certo tipo di gioventù, Melissa un’altra e io un’altra ancora. Difficile considerarsi “specchio del mondo giovanile” quando capiamo che i giovani sono diversi l’uno dall’altro. Seguono mode, tendenze, tutto quello che vuoi ma ognuno ha qualcosa di profondamente diverso dall’altro. Un’ombra, un carattere marcato o meno che li contraddistingue e talvolta li mette su piani ben diversi. Stereotipare i giovani è ciò che molti hanno fatto, e non è il caso di Enrico Brizzi, del sottoscritto o di Melissa P. E’ il caso di coloro che giudicano, criticano, commentano. Meglio, dei critici letterari che mai hanno pubblicato, che hanno cento anni e vogliono classificare, raggruppare, amalgamare. Nel mondo della letteratura non ci sono prime, seconde e terze vie. Ce ne sono migliaia di migliaia. Non esiste la copia di un libro, ma l’imitazione. E seppure questo o quel romanzo potrà incolonnarsi sotto a una di quelle vie già percorse, avrà pur sempre un briciolo di diversità che lo svia da quella rotta già definita da un altro. Mi posso anche sentire la terza via, ma non lo specchio dei giovani. Ne “L’urlo del destino” il mondo giovanile c’è ma con tutte le sue sfaccettature. Essere specchio di tutto questo mondo è impensabile, perché infinite sono le diversità e infiniti i modi di vivere che ognuno adotta nella propria quotidianità. Almeno secondo me.

9- Sempre in riferimento alla precedente domanda, e in linea con quanto esposto su “La piazza dei colli” ma “a differenza di alcuni altri dei citati”, ho colto nella tua parola scritta, per quel poco che ho potuto leggere (mi riservo di acquistare al più presto il tuo libro per leggerlo tutto), dicevo, ho colto nelle tue parole una profonda maturità intellettuale e linguistica, a dispetto dei tuoi diciott’anni che forse troppo spesso spingono gli altri a rappresentarti come il Muccino di turno... Da dove scaturisce tutta questa encomiabile maturità, che nel tempo, visti anche gli ambiziosi progetti che stai portando avanti, non manca di essere oltretutto maturità di intenti?

Questo non lo so, sarò sincero. Credo che tutti siamo maturi abbastanza, il punto è saper trovare dentro di sé lo slancio giusto per dimostrarci tali. Non è una domanda facile, per nulla. Posso solo dire che sono curioso e intraprendente, rompipalle, amo confrontarmi con le persone ma soprattutto che ho sbagliato molto. Ed è questo che più mi è servito. Sbagliare, incamminarsi da solo su percorsi talvolta giusti, talvolta sbagliati. Sperimentare, come è giusto chiunque faccia, nuove vie. Sbagliando s’impara. E’ il detto più antico del mondo ma vi assicuro che funziona, eccome.

10- Ultima immancabile domanda di ogni mia intervista, che ormai da molti viene definita “la mitica 10” perché proposta a ogni intervistato, proprio per segnare una “linea immaginaria continua” sui modi di vedere di ognuno di voi, a proposito dell’esordiente e quindi dell’accingersi a varcare la soglia del mondo della letteratura. E nel tuo caso mai domanda mi è sembrata più appropriata, visto che sei Guida per scrittori emergenti su superEva, responsabile della rivista letteraria telematica interamente dedicata all'esordiente D.O.C. “L’emergente sgomita” e infine promotore insieme a Carlo Trotta del concorso “L’emergente”. Ti chiedo dunque: quanto deve “sgomitare” un esordiente, oggi, per farsi conoscere, per far accendere su di sé le luci della ribalta? Pro e contro dell’editoria italiana? E di questo “mondo delle lettere”, che molto spesso mi son sentita di definire “solo di parole”?

Ti sei già risposta da sola. E’ un mondo di parole e basta, molte volte. E’ un mondo in cui la cosa più importante, per l’editoria, è guadagnare. Però è anche vero che un lettore, se davvero vuole definirsi tale, deve leggere cose belle e cose brutte. Sempre e comunque. Quanto poi sia difficile sgomitare… Be’, si ricollega spesso a questo concetto: l’editoria, specie quella della grande distribuzione, pubblica autori affermati che spesso sono qualitativamente inferiori ad autori sconosciuti che magari pubblicano su qualche sito internet e non voglio, o non gli è permesso, uscire allo scoperto. Non parlo naturalmente di me, ma di bravissimi esordienti, tipo Carlo Molinaro o Laura Onofri, che vengono ingiustamente messi da parte dall’editoria nazionale. Poi, dalla parte opposta esiste una realtà ancora più vasta fatta di piccole case editrici a pagamento che spesso truffano e illudono i propri autori. Cosa fare allora? Non smettere mai di crescere, avere spirito d’iniziativa e, soprattutto, continuare a crederci. Se non pubblicheremo mai con Mondadori, per lo meno ne usciremo a testa alta.

Grazie a Matteo Pegoraro, per la sua cortese e graditissima partecipazione.

 Caramente, Monia Di Biagio.

 

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