Roma, 19.12.2002
Gentile Signora,
di seguito riporto la descrizione
che il Crawford (287/1)
fornisce della sua moneta (fig. 1):
Anonimo(1)
- Zecca di Roma 115 oppure 114 a.C.
Denario
D. Testa elmata di Roma
a destra (elmo corinzio alato) con ricciolo sulla spalla sinistra; sotto
ROMA; dietro X(2).
Bordo perlinato.
R. Roma che indossa un
elmo corinzio, seduta a destra su una pila di scudi, mentre sorregge con
la mano sinistra un'asta; ai piedi, accanto alla pila di scudi, un elmo;
dinanzi lupa a destra che allatta i gemelli; un uccello in volo su ciascun
lato(3).
Bordo perlinato.
Nel sito internet:
http://62.138.42.66/nbe/zeig.FAU?sid=4A9715BB16&DM=1&IND=2&IPOS=115
troverà due monete
della stessa tipologia, di una delle quali viene riportato il peso (3,88g.).
Ai fini della valutazione
di mercato le suggerisco di consultare i seguenti siti:
In assenza di indicazioni sul
peso e di un'immagine più chiara della sua moneta non mi è
possibile entrare nel merito dell'autenticità.
La saluto cordialmente.
Giulio De Florio
Note:
(1) La
moneta non è firmata e il magistrato monetale responsabile della
zecca è sconosciuto. La tipologia del rovescio, con la scena di
Roma che osserva la lupa mentre allatta i gemelli, appartiene all'ambito
pubblico e rappresenta un'inversione di tendenza rispetto alla tipologia
prevalente del tempo che privilegiava invece i tipi personali, legati cioè
alle storie della gens di appartenenza del magistrato monetale.
(2) La
X è il segno del valore (1 denario = X assi).
(3) Nel
mito della lupa che allatta i gemelli le fonti letterarie riportano talora
la presenza del picchio che porta il nutrimento ai gemelli (Ovidio, Fasti
iii 54): "Lacte quis infantes nescit crevisse ferino, et picum expositis
saepe tulisse cibos?" (chi non sa che gli infanti [Romolo e Remo; n.d.r.]
crebbero con latte di fiera e che un picchio spesso portò agli «espositi»
il cibo) |