IVLIA DOMNA | |||
Roma, 9.3.2004
Gent.mo sig De Florio,
la ringrazio per il responso sulla tredicesima moneta e le invio come d'accordo i dati della 14a: Diametro min-max: 22,5-23,5 mm Peso: 3 g (+/- 0.5 g) Asse di conio (*): 20° (ore 1) Colore/materiale: argento Aspetto generale: leggermente ossidata Note ulteriori: // Cordiali saluti. |
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Roma, 2.4.2004
Egregio Lettore,
di seguito le fornisco gli elementi che mi è stato possibile raccogliere sulla sua moneta: Zecca di Roma, 196-211d.C.1,
denario (argento)2,
RIC551,
C47,
BMC22,
grado di rarità "C" (v. scala)
Ho trovato nel web le seguenti monete di tipologia identica a quella di figura delle quali di seguito fornisco, a titolo di confronto, i link:
http://www.celatorsart.com/dom006.jpg $27 http://www.imperialcoins.com/shop/images/JD13.jpg Rates for 3/26/2004 http://www.coinscatalog.com/coin_view.php?id_catalog_int=40912003 Price (USD) VF: $25, XF: $45, FDC: $90 Julia http://www.coinscatalog.com/showpic.php?id_catalog_int=40912003 http://www.wildwinds.com/coins/ric/julia_domna/RIC_0551.jpg Giulio De Florio ------------
Un interessante link sulle donne della dinastia dei Severi è il seguente: http://clio.rediris.es/clionet/fichas/severos_sevmuj.htm (2) Due denari di questa tipologia, custoditi dal British Museum, hanno rispettivamente le seguenti caratteristiche: 3,78g/19mm e 2 2,78g/19mm - asse di conio a ore zero. Il peso medio del denario del regno di Settimio/Caracalla, coniato dalla zecca di Roma, era di 3,24g (media su 458 esemplari). (3) Interessante la storia di Giulia Domna nel segno degli astri. L'oroscopo la portava a credere che un giorno sarebbe diventata regina. Suo padre, Giulio Bassiano (nome che Giulia avrebbe poi trasmesso al figlio Caracalla), era sacerdote e custode di un tempio di Emesa in Siria dove si venerava il frammento di una stella caduta dal cielo. Settimio Severo, generale romano, da poco vedovo e credente negli astri a lui si era rivolto per un presagio sul proprio futuro. Fu così che i destini di colei che prevedeva di diventare regina e di colui che aveva tutta l'ambizione di diventare re si incrociarono e l'unione fatale fu inevitabile. La grande occasione per Settimio Severo si presentò nel 193 d.C. quando, alla morte di Pertinace, i pretoriani misero all'asta al migliore offerente il seggio imperiale. Concorsero l'effimero Didio Giuliano, che durò come imperatore appena 66 giorni prima di essere ucciso dagli stessi pretoriani, poi Pescennio Nigro, Clodio Albino e Settimio Severo che prevalse sui suoi avversari e avviò a Roma una monarchia ereditaria di stampo militare. Egli governò sino al 211, anno della morte. Giulia si fece conoscere nei salotti romani per le doti di intelligenza e cultura, sino a diventare punto di riferimento per la vita religiosa e filosofica del tempo. L'influenza che esercitò anche nella vita politica trova riscontro sul rovescio di quelle monete che parlano di lei come di "Mater Senatus" e "Mater Patriae". Altre monete narrano la sua influenza nell'ambito militare ("Mater Castrorum"). Giulia dette al sovrano due figli maschi, Caracalla e Geta (e alcune femmine non passate alla storia), purtroppo inetti e incapaci a cui il padre volle tuttavia concedere il titolo di Augusti, rispettivamente nel 198 e nel 209. I due fratelli non andavano molto d'accordo ma Giulia cercò di stemperarne il carattere. Alla morte di Settimio Severo fu lei che dietro le quinte seguì gli affari di stato senza tuttavia riuscire ad impedire il peggio. Si narra che Caracalla, stanco di condividere il potere con il fratello lo uccidesse nel 212 alla presenza della madre e ne decretasse la "damnatio memoriae". Nonostante il dolore per la perdita del figlio, Giulia appoggiò quello superstite il cui governo fu caratterizzato dalla crudeltà verso gli avversari o sospetti tali e dalla stravaganza nei comportamenti. Nel 217, mentre era in viaggio in Mesopotamia da Edessa a Carrhae dove intendeva visitare un celebre tempio dedicato al siriano dio Lunus, Caracalla fu ucciso da un soldato della guardia del corpo su istigazione di Macrino, capo dei pretoriani, e Giulia finì esiliata ad Antiochia. Il dolore per la perdita dell'ultimo maschio e del potere di cui disponeva la portarono nello stesso anno al suicidio attraverso il rifiuto del cibo. Chi sa cosa le stelle le avevano predetto! (4) La Felicitas e la Laetitia sul retro di alcune monete di Giulia ci parlano di qualche occasione pubblica di giubilo legata verosimilmente ad una nascita o a qualche anniversario. |
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