Capitolo decimo  1937 - 1938

MODENESI IN CAMICIA NERA

Gli anni dal 1919 al 1943

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Capitolo Decimo      1937 - 1938

ANNO 1937

In seguito al discorso tenuto a Milano da Mussolini, dove si annunciava in pratica, la costituzione dell’asse Roma – Berlino e dove si faceva riferimento, senza nominare espressamente la Spagna, alla lotta che il fascismo stava iniziando contro il bolscevismo internazionale, era lanciato, nello stesso tempo, un appello alla Gran Bretagna, con la precisazione che il Mediterraneo era, per l’Italia, data la sua posizione geografica naturale, la vita, mentre per l’Inghilterra non era altro che una semplice via di comunicazione per accedere ai suoi possedimenti coloniali. Si arrivò, di conseguenza, dopo una serie d’incontri, il 2 Gennaio 1937, a stipulare un “Gentleman’s agreement” tra i due paesi particolarmente interessati al Mar Mediterraneo. Quella specie d’accordo ebbe breve durata dato che non impegnava più di tanto i due governi, ma era pur sempre un atto di pace e di reciproca assicurazione in quanto, anche Lord Halifax dichiarava che si sarebbe dovuto ritornare alla tradizionale amicizia con l’Italia e che gli interessi dei due paesi per quel mare: “non erano divergenti ma complementari”. Quel primo contatto avrebbe dovuto essere la premessa per un accordo generale e maggiormente consistente, per gli inglesi doveva costituire lo strumento per evitare l’isolamento politico dell’Italia che sarebbe sfociato in un’inevitabile collaborazione con la Germania nazista, mentre poteva essere utile per l’Italia per incrementare una maggior collaborazione economica tra i due Paesi. In realtà, e in breve tempo anche in seguito all’evolversi della situazione politica europea con l’ampliarsi del conflitto che vedeva lo schierarsi delle varie nazioni sui due fronti contrapposti del nazionalismo e del comunismo spagnolo, la possibilità di un accordo tra le due potenze navali di quel tempo si arenò per poi deteriorarsi totalmente.
Nella nostra città quegli avvenimenti furono seguiti con enorme interesse poiché i venti di guerra si facevano già sentire, visto che molti militi della MVSN, della “Legione Farini” partirono per la Spagna, nel mese di Gennaio. In quel periodo, la vita a Modena era particolarmente vivace per l’intensa attività nei vari campi della cultura, dello sport e nelle varie espressioni dell’arte, dall’architettura, alla pittura, e nel consenso attivo e partecipativo dei giovani alle varie manifestazioni del regime, nei “Littoriali” fossero essi quelli dell’arte e della cultura, o dello sport, o del lavoro e ancora nell’urbanistica che vide, in quel 1937, l’avvio della costruzione della “Casa della Gil”, così come fu chiamata, dopo che l’ONB si trasformò in Gioventù Italiana del Littorio; la costruzione era situata di fronte alla stazione delle Ferrovie provinciali e fu definita dagli esperti, una delle opere più belle di tutta l’architettura razionalista, opera, come già detto, demolita negli anni sessanta, per puro odio di parte, dall’amministrazione comunista modenese di quegli anni.
In Via Università fu costruita la “Casa dello Studente”, inaugurata dal Ministro dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai. Mentre il 22 Gennaio scomparve a Modena, dove era nata il 16 Gennaio 1862, la grande attrice Virginia Reiter, una delle più importanti e prestigiose attrici italiane tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del novecento.
La popolazione modenese aumentava costantemente e il Partito Nazionale Fascista otteneva sempre più consensi, le masse restavano fedeli alle organizzazioni di partito e in particolare a Benito Mussolini. La guerra d’Abissinia aveva creato un periodo di compiuta unità nazionale quale non si era mai vista nei decenni e nei secoli precedenti tanto che, come abbiamo visto, la stessa sinistra dava il suo consenso al fascismo o almeno non gli erano più ostili. Si pensi che le organizzazioni fasciste nel modenese si presentavano, a livello nazionale, in una posizione d’avanguardia tanto da collocare la nostra Provincia al quarto posto, nella graduatoria nazionale di tutti i comitati provinciali italiani con, 21.767 iscritti al PNF, 75.822 all’ONB, oltre 21.000 all’Opera Nazionale Dopolavoro, inoltre erano 5.400 le donne iscritte ai Fasci femminili e 8.400 erano le massaie rurali. In occasione della visita del Segretario Nazionale del Partito, Achille Starace del 14 Febbraio 1937, il Segretario Provinciale modenese, Clodo Feltri, comunicò che nella Provincia di Modena, il numero totale degli iscritti al Partito, nelle sue varie organizzazioni aveva raggiunto la cifra di 280.842.
La presenza di questo personaggio nel modenese è stata abbastanza frequente, anche se non otteneva grandi simpatie dal grande pubblico, ma anche dagli stessi gerarchi fascisti che lo consideravano più un personaggio grottesco, difatti le barzellette che circolavano sul suo conto erano innumerevoli, che un uomo politico di spessore; certe sue imposizioni di atteggiamenti discutibili, quale l’impostazione a tutti costi di un certo “stile fascista” più esteriore che reale e sentito, non era del tutto gradito. La scelta del “Voi” al posto del “Lei”, l’obbligo del saluto romano, la costrizione fatta ai funzionari di portare la divisa in servizio, certe prove di carattere sportivo, discutibili e a volte ridicole, tra le quali c’era anche il salto nel cerchio di fuoco, imposto a gerarchi e gerarchetti, panciuti e non più giovani, insomma tutta una serie di “grottesche” esibizioni che fecero “sghignazzare” mezza Italia, e che non portarono alcun beneficio al buon nome del fascismo, furono accettate solamente, “obtorto collo”.
Nel mese di Marzo, il Capo del Governo, al quale stava molto a cuore il problema “Mediterraneo”, si recò per una visita ufficiale alla colonia italiana che si affacciava sul “Mare Nostrum”, la Libia. La visita, organizzata in modo perfetto da Italo Balbo, che in quella terra troverà la morte con il suo aereo, sul cielo di Tobruk nel 1940, suscitò un grandissimo entusiasmo in quella popolazione e tra gli italiani colà trapiantati. Ricevette in forma trionfale la famosa “Spada dell’Islam”, così chiamata per ragioni di propaganda, ma che in realtà era opera di artigiani fiorentini, e fu sottolineata la grande prova di fedeltà all’Italia, particolarmente durante la guerra in Etiopia, poiché aveva mantenuto un ordine assoluto, oltre all’aver dato un contributo prezioso a quella vittoria, con la presenza di migliaia di volontari libici. In quell’occasione Mussolini inaugurò anche la grandiosa Via Balbia, dal nome del nostro Governatore in quella colonia e che corre ancora, quale grande via di comunicazione, sulla litorale Cirenaica.
Su di un'altra sponda del Mediterraneo continuava la tragica guerra civile iniziata, come abbiamo visto, nel Luglio del 1936. Da subito lo scontro fratricida fu sanguinosissimo, difatti si contarono in un calcolo controverso, nella sola giornata del 19 Luglio, oltre 25.000 morti, nella maggioranza, insorti o presunti tali.
Il Generale Francisco Franco, quando in quelle giornate si preparava a passare dal Marocco alla Spagna dove la maggior parte del territorio del centro e del sud era nelle mani repubblicane, mentre il nord (esclusi i paesi baschi) da La Coruna a Pamplona, da Salamanca a Saragoza, era occupato dai nazionalisti si trovò, in certo qual modo, in difficoltà così come lo erano le truppe repubblicane. Entrambe queste forze pensarono di chiedere aiuti a paesi stranieri; da Madrid il Governo repubblicano lanciò, ai “popoli liberi e democratici” un accorato appello che diventò, se vogliamo, un alibi per gli aiuti italo-tedeschi ai nazionalisti. Già il 22 Luglio Franco chiese a Mussolini dodici aerei da trasporto oltre a dieci ricognitori e dieci caccia. Mussolini, in un primo tempo si rifiutò, ma quando apprese che la Francia e la Russia, inviavano in Spagna aerei, carri armati, migliaia di cannoni e mitragliatrici, oltre ad un enorme quantitativo di munizioni, ed inoltre seppe che la Germania avrebbe inviato aiuti agli insorti, cambiò idea e fece arrivare a Franco uno stormo di 12 trimotori S.M. 81 formato da equipaggi volontari, e al comando di uno di questi vi era la già mitica figura del ravennate Ettore Muti. In quei primi giorni di lotta civile, del Luglio 1936 a Toledo, accadde uno degli episodi più espressivi della guerra spagnola, passato alla storia come l’”Assedio dell’Alcazar” che fu immortalato in Italia con il film omonimo, girato nel 1940 dal regista Augusto Genina e interpretato da Maria Denis e Fosco Giacchetti, due dei più noti attori del cinema italiano degli anni trenta. Nel Marzo 1937 i nazionalisti avevano già conquistato, oltre il nord, buona parte del sud, mentre rimaneva in mano repubblicana il centro, con la capitale Madrid e la costa Meditteranea da Barcellona a Murcia. Assieme ai repubblicani si schierarono le “Brigate Internazionali” composte da volontari provenienti da varie nazioni, che in teoria avrebbero dovuto essere formazioni autonome senza legami con gli stati di provenienza, ma che, in realtà, furono messe sotto il controllo dei gruppi comunisti e di conseguenza della Russia sovietica che li supportava e li foraggiava, Russia, che in quella stagione inviò 212 aerei, 100 carri armati, 180 cannoni e 400 autocarri, per non contare il massiccio aiuto dato dalla Francia con Governo di sinistra.
Dall’Italia furono inviati ai nazionalisti 118 aerei, 35 carri armati, 92 cannoni e 300 mitragliatrici, mentre la Germania con rifornimenti similari a quelli italiani inviò anche un contingente di tecnici e di piloti che formarono il primo gruppo della “Legione Condor”. Arrivarono in quel periodo anche i primi contingenti di “volontari” italiani organizzatile nel CTV (Corpo di Truppe Volontarie).
I Legionari italiani venivano, in minima parte dalla Divisione “Littorio”, mentre la maggioranza dei nostri era composta di camicie nere volontarie, anche se, bisogna pur dirlo, molte domande d’arruolamento volontario furono sollecitate dai vari Federali provinciali, ma, nello stesso tempo va rilevato che moltissime richieste erano pervenute al franchismo, ancor prima che Mussolini decidesse l’invio di un contingente italiano.
Furono molti gli italiani che si fronteggiarono sui due versanti, nella prima grandiosa contrapposizione tra fascismo e capital-marxismo e anche tanti modenesi si scontrarono sul quel fronte che fu, per molti, l’anteprima della guerra civile italiana, che si sviluppò dal 1943 al 1945, sebbene in una situazione diversa, mettendo neri contro rossi, in uno scontro tra fratelli che forse superò, per crudeltà e uccisioni, la stessa guerra civile spagnola.
Ne vogliamo citare alcuni di quei modenesi che in terra di Spagna si “fecero le ossa” in vista degli scontri futuri: i comunisti, Armando Ricci, poi partigiano sul nostro Appennino e, in seguito, Sindaco di Pavullo, oltre ad Olindo Cremaschi, Mario Ribecchi, Romeo Brevini oltre agli anarchici, Renzo Cavani, l’uccisore, negli anni venti, del giovane fascista Gino Tabaroni, e Rivoluzio Gilioli, morto in quello scontro spagnolo. Nelle ricostruzioni storiche del dopoguerra, come solitamente era abituata la stampa comunista o paracomunista, appariva solamente i caduti “rossi” appartenenti alle Brigate internazionali e difficilmente ci si ricordava dei tanti fascisti modenesi che hanno partecipato, e tanti sono caduti a sostegno degli insorti, nella lotta contro il comunismo sovietico.
Ricordiamo alcuni dei caduti fascisti in quelle terre: Mario Papotti, Gaetano Fogliani, Roberto Boselli, Serafino e Luigi Cacumi, Cesare Marzari, un noto sportivo del tempo, al quale sarà titolato lo Stadio Comunale di Modena, attualmente dedicato ad Alberto Braglia, Romolo Zoboli, Priamo Corti, Guerrino Franzoni, Ugo Orlandi, Loris Spaggiari, Senofonte Guizzardi, tutti questi caduti entro il mese di Novembre del 1937. Seguirono in seguito la stessa sorte, Bruno Fertili, Italo Magnani, Livio Montanari, Paolo Sola, oltre ad una altra decina di militari; a tutti i Caduti fu dedicata una lapide nel Sacrario della Casa del Fascio in Corso Vittorio, mentre i fascisti modenesi che rimasero feriti in terra di Spagna furono oltre cinquanta.
L’Università di Modena, tramite il Rettore Pio Colombini, conferì la Lurea “Honoris causa” allo studente Gaetano Fogliari. Studente del nostro Istituto Universitario. Iscritto alla nostra Università era anche l’altro caduto, Marco Papotti. I Legionari modenesi che nel 1937 partirono per la Spagna furono 415, erano guidati dal Comandante della 72° Legione della MVSN, Bruno Calzolari e dal Console generale, Fausto Vandelli, primo comandante della Legione “Farini”, che contrasse, in quelle terre, una grave malattia che lo portò a morte il 20 Agosto 1938.
Rimanendo in terra spagnola, in quel 1937, la lotta andò avanti tra alterne vicende: l'otto Febbraio, i nazionalisti e i legionari italiani conquistano la città di Malaga, il 18 Marzo, gli stessi, che avanzavano su Madrid, furono fermati a Guadalajara dai repubblicani che cantarono vittoria, in realtà più che una sconfitta dei legionari e dei nazionalisti, fu una mancata vittoria, poiché per un momento si arenarono, e date le premesse spavalde dell’offensiva, che facevano pensare ad una rapida corsa su Madrid, gli italiani ebbero un momento di scoramento. I repubblicani, come detto, cantarono vittoria, pubblicando anche sulla stampa, immagini orripilanti di miliziani comunisti che mostravano, all’obiettivo, le teste dei falangisti fatti prigionieri e poi così barbaramente decapitati.
Il 26 Aprile avviene uno degli episodi più controversi di quella guerra, che fa discutere ancor oggi gli storici; la città di Guernica è bombardata da aerei tedeschi della Legione Condor assieme a tre trimotori italiani. Si parla del primo bombardamento aereo terroristico dell’epoca moderna.

“Passioni ideologiche e ragioni di schieramento si sono abbattute sul lavoro degli storici, come forze prementi e distorcenti sino al punto di rendere assai ardua la ricostruzione effettiva del passato”.

Queste parole di Giorgio Rumi, spiegano bene come, ad oltre sessanta anni dalla fine della guerra civile, troppi snodi importanti siano poco conosciuti o ignorati o radicalmente travisati. Guernica avrebbe avuto, in quel giorno, 1.654 morti, altri dicono 3.000 e 900 feriti e, secondo la diffusa storiografia, furono tanti poiché era giorno di mercato in quella cittadina che non avrebbe avuto alcun interesse militare. Da notare che l’origine di questa storia viene da un noto giornalista inglese, in una sua corrispondenza sul “Times”, ma si dice che il giornalista non fosse presente in quella città, così come è precisato da altri, che in realtà, Guernica raggiungeva appena quattromila abitanti e costituiva, nel contempo, un importante obiettivo militare essendo un rilevante nodo stradale e ferroviario e sede di due fabbriche di armi e di bombe. Quel giorno, dicono i nazionalisti, non ci fu mercato a Guernica, poiché il delegato del governo basco, Francisco Lozano, lo aveva sospeso, così com’era stata sospesa la partita di pelota che si doveva tenere quel giorno. Il numero delle vittime è stato enormemente gonfiato, si trattò, di oltre cento, forse duecento vittime, secondo le varie versioni, e questo sta a significare che il bombardamento ci fu, e al quale parteciparono anche la caccia italiana. La distruzione di Guernica è dipesa, per circa un quarto, dal bombardamento ma, dato che la città fu bruciata per circa il settanta per cento, i nazionalisti attribuirono incendi ed esplosioni successive, ai repubblicani che abbandonavano Guernica.
Il nome di questa città è poi diventato famoso nel mondo per il grande quadro, opera del famoso pittore Picasso, che, si dice, avrebbe dipinto la famosissima tela per commemorare l’eccidio, ma in realtà il quadro era stato realizzato per la morte di un torero, come racconta lo scrittore, Vittorio Messori:

“In effetti, il famoso pittore, grande appassionato della corrida, aveva celebrato, in un’enorme tela che conservava ancora nel suo studio parigino, la morte di un celebre torero, Joselito. Ma quando il governo repubblicano gli chiese un quadro per l’esposizione Universale di Parigi che doveva aver luogo nel 1937, ecco che Picasso pensò bene di utilizzare l’opera già dipinta in memoria di Joselito, limitandosi a qualche modifica e al cambio del titolo che divenne appunto Guernica: dopo di che passò ad incassare dal governo spagnolo il prezzo pattuito, (300.000 pesetas, cioè qualche miliardo di oggi, regolarmente fornito da Stalin). E nasce così la leggenda di quest’opera certo notevole, ma sicuramente sopravvalutata”.

Dopo la decantata vittoria, da parte del mondo vicino alle sinistre, della battaglia di Guadalaiara, i franchisti conquistano i Paesi Baschi, facendo cadere Bilbao, Santander e Gijon e in ottobre fu completata l’occupazione, da parte dei nazionalisti, delle Asturie. In pratica a quei giorni, la Spagna per due terzi era nelle mani degli insorti che, alla fine dell’anno, dovettero affrontare la controffensiva repubblicana nella zona di Terruel, lotta che continuerà a lungo anche nei primi mesi del 1938, come si vedrà in seguito.
Intanto, in Italia, al di là del conflitto spagnolo che restava pur sempre al’attenzione dell’opinione pubblica in modo spasmodico, si continuava a sviluppare il primato italiano nei vari campi, come in quello aeronautico, con la ricerca continua di primati che portavano la nostra Nazione all’attenzione di tutto il mondo, in particolare attraverso risultati quali quello del primato assoluto di altezza di Mario Pezzi, che raggiunse l’altidudine di 15.665 metri, o quello di distanza su idrovolanti conquistato, volando da Cadice a Caravellas in Brasile in un volo senza scalo di 7.013 chilometri e ancora quando lo stesso equipaggio conquistava il primato di velocità, sempre su idrovolanti, oltre ad una serie di altri record che sarebbe troppo lungo elencare.
In questo 1937, i “Littoriali” della cultura e dell’arte si tengono a Napoli; si attuarono come nelle precedenti competizioni, gare letterarie, di cultura giuridica, politica e filosofica alle quali partecipavano soprattutto, universitari dei Guf e neo laureati che, oltre a quelle citate si confrontavano anche nel giornalismo, nelle scienze fisiche e mediche, nella critica artistica, estetica, nella musica e nel cinema. Nella sezione relativa alla Dottrina del Fascismo si misero particolarmente in luce il futuro ministro socialista, Mario Zagari e il giornalista democristiano Giuseppe Dala, mentre nelle arti figurative si classificò al secondo posto, un pittore che poi, a guerra finita appoggiò incondizionatamente le sinistre e il partito comunista, si trattava di un certo Renato Guttuso; subito dopo questo personaggio, si classificarono altri due deputati di spicco della sinistra, Raffaello De Grada e il super compagno, del dopoguerra, Antonello Trombadori, per non dimenticarci poi del quinto posto raggiunto ai Littoriali, al concorso di poesia, di un certo Giorgio Bassani proveniniente dai Gruppi Universitari Fascisti di Ferrara, e ancora il futuro ministro democristiano Mario Ferrari Agradi oltre allo scrittore Carlo Cassola. Ma non vogliamo tediarvi oltre, con l’elencazione di tanti altri personaggi, che osannarono smodatamente il fascismo negli anni del suo maggior fulgore e poi, una volta che questo fu sconfitto dalle potenze capital-marxiste, cercarono di nascondere la loro incondizionata adesione per rifarsi un’immagine di antifascisti, onde poter continuare ad abbeverarsi alla greppia dei nuovi padroni, senza alcun pudore.
Nel mese di Luglio di quell’anno scomparve il grande scienziato italiano, Gugliemo Marconi che, con le sue scoperte, aveva dato all’Italia un enorme contributo per l’affermazione del genio italico nel mondo; gli furono tributate a Roma solenni onoranze funebri.
Ritorniamo a Modena dove, il 26 Giugno, in Piazza Grande fu organizzato un importantissimo incontro pugilistico tra il nostro Aldo Spoldi e il pugile tedesco, Stegeman, e in piazza si ritrovò il pubblico delle grandi occasioni, che in precedenza, il 4 Aprile, aveva applaudito all’arrivo della Milano-Modena, il forte velocista di quegli anni, Aldo Bini.
Il 10 Luglio 1937, il quotidiano modenese, “Gazzetta dell’Emilia” acquistato da Clodo Feltri dalla precedente proprietà di Cesare Viaggi, aggiunse il sottotitolo di “Quotidiano del Partito Nazionale Fascista”, ne assunse la direzione Andrea Melgiovanni che, con tutta la redazione si trasferi, dalla vecchia sede di Via Falloppia, a Palazzo Littorio in Corso Vittorio.
A Carpi , il 23 Luglio, il nuovo Podestà, Salesio Schiavi entra in carica a sostituire il commissario prefettizio,Iacopo Salvatore: Schiavi mantenne la carica sino al 6 Novembre 1938; anche al Comune di Mirandola avvenne la variazione, il 22 Aprile divenne Podestà, Pinotti Ferruccio che rimase su quella poltrona sino al 1941.
Il 29 Settembre, Mussolini, di ritorno dal suo viaggio in Germania, dove il 25 si era incontrato con il Capo tedesco Adolfo Hitler che gli aveva riservato accoglienze trionfali, si fermò alla stazione di Mirandola per salutare i fascisti della bassa modenese che accorsero in massa a ringraziare l’uomo che in quei giorni era considerato e non solo dagli italiani, il faro della politica internazionale per le sue notevoli capacità d’interpretare le esigenze dei popoli europei.
Nel mese di Giugno si recarono in Germania, per uno scambio con i giovani tedeschi, anche gli allievi delle Accademie Littorie di Roma. Ne faceva parte anche il fratello dell’estensore di queste note che, giovanissimo, frequentando l’Istituto Magistrale di Modena, pensò, dietro suggerimento dei suoi insegnanti di trasferirsi al Collegio Littorio di Roma dal quale, al termine degli studi magistrali, avrebbe continuato nell’attigua Università dello Sport, l’Accademia di Educazione Fisica, o come era chiamata, “La Farnesina”. Aveva sedici anni quando, assieme a tanti altri suoi coetanei, tutti ardenti fascisti, in quel clima esaltante, nel quale erano cresciuti e forse anche condizionati, andò incontro a quelle esperienze convinto di partecipare, realmente, alla costruzione, dell’”Uomo nuovo italiano”. Nella quasi totalità, questi ragazzi, continuarono imperterriti nelle loro scelte sino ad immolarsi nel crogiuolo della seconda guerra mondiale, fino al sacrificio estremo, nella guerra civile italiana. A Berlino questi giovani parteciparono, in un clima d’entusiasmo, assieme ai loro coetanei tedeschi, a grandiose sfilate, a feste della gioventù, a scambi culturali, a incontri e balli, oltre logicamente, a manifestazioni sportive, confrontandosi con i camerati tedeschi, con i quali condivisero quel clima di perfetta amicizia, che li fece tornare in Italia, come si desume dal diario del fratello, ancor più convinti della loro scelta.
A Modena, a metà Dicembre di questo 1937, il Federale Clodo Feltri, dopo una serie di provvedimenti interni in quella Federazione che è sempre stata alquanto turbolenta, nomina la nuova direzione Provinciale che si trovò così composta: Alberto Paltrinieri, Guerrino Salati, Mirko Manzotti, Raimondo Gobbi, Pier Camillo Ighina, Melchiorre Casalini, oltre ai membri del direttivo uscente, Giovanni Carusi, Dario Franciosi e Alfonso Vignocchi; un mese dopo nel Gennaio 1938, furono nominati anche i nuovi ispettori di zona nelle persone di: Paolo Reggiani, Azio Turchi, Francesco Arturo Martini, Nunzio Gavioli, Enrico Ugolini, Mario Gardenghi, Bruno Zanantoni, Cosimo Paolo Baccarani, Edgardo Rota, Wainer Bonomi e Francesco Goffredo.

ANNO 1938

Le grosse nubi che incombevano sull’Europa nel 1938, si facevano sempre più minacciose, le politiche degli Stati più forti si scontravano in continuazione e le pseudo alleanze che si cucivano e poi repentinamente si sfaldavano, non promettevano, per il futuro nulla di buono.
Inghilterra e Francia cercavano di mantenere la loro egemonia europea, che vedevano minacciata dalla risorta potenza tedesca, con un Hitler sempre più convinto e determinato di dover riportare la Germania al suo ruolo di nazione guida.
L’Italia, obiettivamente sul piano militare la nazione più debole, cercava di mantenere dei rapporti amichevoli sia con l’Inghilterra sia con la Germania essendo in pratica costretta ad avere un ruolo di mediatrice in Europa, parte che Mussolini portò avanti con determinazione e lungimiranza politica, sino ad arrivare, alla fine dell’anno, a concludere il famoso “Patto di Monaco”.
La Germania andava avanti per la sua strada raggiungendo nel mese di Marzo a quella tanto sospirata annessione dell’ Austria, voluta fortemente da Adolfo Hitler, ma nello stesso tempo altrettanto fortemente voluta dal popolo austriaco, o, quanto meno dall’enorme maggioranza. L’”Anschluss”, finalmente riuscito al Fuhrer mise in difficoltà il Capo del Governo italiano, il quale, avvisato all’ultimo istante, non potè far altro che accettare quella soluzione, alla quale, né la Francia, che allora si trovava priva di governo, né l’Inghilterra, seppero trovare una soluzione.
Il mondo si trovò così di fronte a un fatto compiuto e, seppure a fronte di quella soluzione di forza, dovette semplicemente costatare come gli austriaci accolsero Hitler a Vienna, con deliranti manifestazioni di entusiasmo.
Il Governo fascista, nel frattempo, affrettò le trattative per trovare un accordo con l’Inghilterra onde cercare di ottenere una posizione di una certa sicurezza nel Mediterraneo, oltre che a mettere questi accordi come controaltare all’”affaire” austro-tedesco.
Va inoltre ricordato come, in quel tempo, l’inglese Wiston Churchill avesse dichiarato platealmente che gli inglesi avrebbero dovuto essere pronti a fissare una stretta allenza militare con la Francia, portando così le due nazioni, con i loro forti eserciti e con la potente marina inglese, a dominare il mondo.
In Italia e a Modena, dove ancora si viveva un clima abbastanza sereno, attraverso una vita attiva e operosa alla ricerca continua e costante del miglioramento delle condizioni socio- economiche di un popolo che credeva ancora fortemente nel fascismo, le tempeste delle politiche europee, seppure ancora lontane, non facevano presagire nulla di buono, anche perché la vicina guerra civile spagnola, che vedeva coinvolti tanti italiani, non dava ancora segnali di una vicina conclusione.
Se la vita nella società modenese scorreva abbastanza tranquilla non altrettanto lo era all’interno del Partito fascista locale. Per le cariche più importanti si accesero lotte intestine di un certo spessore poiché le mire e le ambizioni di tanti, crearono scontri e tensioni che si dovevano, inevitabilmente, sanare. Il Prefetto in carica, il cav. Luigi Passerini dovette intervenire in prima persona, dietro sollecitazione dello stesso Capo del Governo, per cercare di placare lo stato di conflitto che si era venuto a creare a Palazzo Littorio. Quando il presidente del Patronato, Ezio Guandalini, a conoscenza di voci che davano per certo il cambio della guardia del federale Augusto Zoboli, assieme ad un gruppo di camerati a lui fedeli, cercò di “manovrare” per insediarsi in quel ruolo, ma il Prefetto, in considerazione del fatto che la tensione era notevole e che nello stesso tempo era messa in discussione da parte di tanti cittadini il buon nome del fascio locale, trasferì, d’ufficio, il Guandalini a Bari a ricoprire lo stesso incarico che avrebbe voluto occupare a Modena e nominò, Clodo Feltri, Federale della nostra città, benché si mormorasse che quest’ultimo fosse un suo protetto. La situazione non si placò completamente e contemporaneamente saltarono parecchie teste, di una certa importanza, molto influenti nel modenese. Citiamo alcuni di quei personaggi che furono, completamente defenestrati dal Partito dopo che avevano ricoperto ruoli importantissimi come capitò all’on. Guido Corni, che era stato Federale di Modena, Governatore della Somalia, Presidente del Consiglio d’amministrazione della Banca Popolare, oltre all’aver ricoperto altre cariche nazionali, e che fu estromesso dal Partito e gli fu anche ritirata la tessera d’iscrizione. Un'altra vittima illustre fu il Gran Uff. avv. Vittorio Arangio Ruiz, caporale d’onore della MVSN, fascista della “prima ora”, e ancora l’avv. Guido Dallari, ricco proprietario terriero che, tra l’altro, era cognato del Ministro di Grazia e Giustizia, il finalese Arrigo Solmi. Questa serie di teste cadute, oltre ad altre di minor rilievo, suscitò vastissimo clamore in città, con accuse e contro accuse dei personaggi implicati e con la chiamata in causa, per interposta persona, del Capo del Governo e del Segretario del partito, Achille Starace il quale avallò, definitivamente, le scelte fatte dal Prefetto e dal Federale Clodo Feltri. Lo stesso Passerini dichiarò che:

“i gravi provvedimenti che liberano il Fascio modenese da vecchi mestatori e da oscuri intriganti , mentre hanno suscitato compiacimento nelle file fasciste, hanno suggerito a tutti gli ambienti cittadini il più prudente riserbo sì che le mormorazioni, in un senso o nell’altro, possono dirsi del tutto cessate”.

A prescindere dall’effettiva responsabilità di tanti personaggi implicati in operazioni poco chiare in vari settori politici ed economici, vi era, da parte di larghi strati della cittadinanza, la sensazione che, all’interno del movimento fascista modenese, ci fossero troppi approfittatori che non erano perfettamente in linea con l’azione rigida ed intransigente del fascismo nazionale, ma và pur detto che una volta “scoppiato il bubbone”, il vertice del partito non ci pensò due volte a fare “piazza pulita”, anche di molte “teste coronate”.
Il Segretario del Partito, che aveva indubbiamente un certo “feeling” con la nostra città, per tastare il polso della delicata situazione modenese si presentò sotto la Ghirlandina il 27 Marzo di quell’anno e, in Piazza Roma dal balcone di Palazzo Ducale, tenne un applaudito discorso alle migliaia di fascisti radunatisi nella solita “adunata oceanica”. Poi, a Palazzo Littorio, in Corso Vittorio Emanuele, cercò di ascoltare i vertici del partito locale con l’intenzione di mettere fine alle problematiche createsi all’interno della Federazione, che vedevano coinvolti personaggi di spicco, non solo della politica locale ma anche, nazionale.
I Littoriali della Cultura e dell’Arte del 1938 si svolsero a Palermo, dove troviamo come in tutte le altre edizioni, personaggi che, in seguito, fecero delle fulgide carriere, come antifascisti, come al solito, ne citiamo alcuni: Adriano Seroni, poi deputato comunista, Federico Zardi, Dino Del Bo, Enrico Fulchignoni, Giuseppe De Santis, Silvio Micheli; Federico Siciliani per la musica assieme a Bruno Bettinelli oltre al futuro editore, Edilio Rusconi e il rettore dell’Università Cattolica di Milano, il famoso Padre Agostino Gemelli.
Il modenese Giuseppe Ascari conquistò, a Palermo, il titolo di “Littore” nella sezione delle Arti figurative.
Intanto si va saldando, sempre più, l’Asse Berlino-Roma e Mussolini ricambia a Hitler la cortesia dei mesi precedenti quando fu lui a recarsi in Germania. Il 3 Maggio, il Furher arriva a Roma in treno, dopo aver fatto una breve sosta alla stazione di Mirandola dove fu acclamato da migliaia di fascisti della bassa modenese, per incontrarsi con il “Duce”.
Le accoglienze a Roma e nei giorni seguenti a Firenze, furono trionfali, con sfilate e ricevimenti della foltissima delegazione tedesca che seguiva il Capo del Terzo Reich, e che rimase estasiata dalle bellezze delle nostre città. Il Papa, avendo protestato per la presenza in Roma di troppe bandiere con la croce uncinata, si trasferì in quei giorni a Castelgandolfo, sua residenza estiva, evitando così d’incontrarsi con il capo tedesco. Non vi fu simpatia nemmeno tra il Re, Vittorio Emaluele III e il Fuhrer, inoltre le cronache riservate raccontano anche di un clamoroso alterco tra i due ministri degli Esteri, il tedesco Ribbentrop e il nostro Galeazzo Ciano. La politica del nostro Ministro degli Esteri, sempre ondivaga, non era ben vista dalla maggioranza dei fascisti, i quali non riuscivano a capacitarsi come Mussolini, a prescindere dal fatto che Ciano si fosse sposato con Edda, la figlia del Duce, continuasse a mantenerlo in un ruolo così importante e discusso, non solo dai suoi avversari in Patria, ma anche da tanti altri personaggi della politica internazionale, con i quali, dato il suo ruolo, aveva occasione d’incontrarsi e che, di certo, non si esprimevano in elogi sperticati al nostro Ministro.
A Modena, come dettto, si continuava alacremente con l’attività edilizia ed urbanistica: nel mese di Luglio, in Largo Garibaldi ci fu l’inaugurazione della splendida fontana dei due fiumi con le sculture raffiguranti il Secchia e il Panaro, opera dell’artista modenese Giuseppe Graziosi. Ancor oggi stupiscono i visitatori della nostra città che, provenendo sulla Via Emilia, da Bologna, si trovano davanti questa splendida opera e, nello sfondo, la snella figura della Ghirlandina.. Un'altra opera inaugurata in quel periodo fu la “Loggia del mercato” nel Palazzo Comunale in Piazza Grande, molto bella e spaziosa che doveva contenere, al coperto, gli operatori commerciali come i mediatori, i commercianti e i contadini abituati da sempre, per la definizione dei loro affari, a contrattarli e a consumarli in Piazza: attualmente quei locali sono occupati dal “Caffè concerto”, bar ristorante molto frequentato e dai modenesi e dai turisti che, seduti ai tavoli di quel locale, possono agevolmente ammirare l’abside, la bellissima facciata sulla piazza e la bella torre. Un altro avvenimento di un certo rilievo per i modenesi fu quello del passaggio, alla stazione delle Ferrovie dello Stato, del primo treno a trazione elettrica
In campo sportivo, quell’estate a Modena si esultò per il ritorno in Serie A dei “canarini”, dopo uno spareggio a Milano e dove, nella squadra erano presenti i campioni modenesi, Notti e Dugoni che furono portati in trionfo per quel risultato.
Per la cronaca dell’avvicendamento dei Podestà nel modenese dobbiamo prendere in considerazione il Comune di Sassuolo che il 31 Agosto di quest’anno, sostituisce Gino Metz con: Schenetti Guerrino che manterrà la carica sino al 25 Gennaio 1940. Ancora il Comune di Carpi, che sostituisce Salesio Schiavi, chiamato ad altri incarichi, con Dario Franciosi, in un primo tempo come commissario prefettizio e poco dopo, nel ruolo ufficiale di Podestà, carica che mantenne sino al 13 Aprile 1940.
Grande entusiasmo suscitò anche il clamoroso successo degli azzurri ai Campionati Mondiali di calcio svoltisi in Francia. L’Italia, guidata ancora dal Commissario Tecnico Vittorio Pozzo, riuscì a conquistare per la seconda volta quel prestigioso traguardo, anche se, dato il clima politico internazionale, le folle francesi non fossero a noi favorevoli. Vi fu l’episodio di Marsiglia, quando la squadra italiana schierata a centro campo, assieme all’avversaria Norvegia, si presentò con il “saluto romano” e i francesi l’accolsero con una bordata di fischi e insulti, ma a Parigi, il 19 Giugno, vi fu il trionfo, con il risultato di 4 a 2 contro la forte formazione ungherese con la squadra formata dai vari: Aldo Olivieri, Alfredo Foni, Pietro Rava, Pietro Serantoni, Michele Andreolo, Ugo Locatelli, Amedeo Biavati, Giuseppe Meazza, Silvio Piola, Giovanni Ferrari, Gino Colaussi: facevano inoltre parte della squadra azzurra, Sergio Bertoni, Bruno Chizzo, Aldo Donati, Pietro Ferraris, Mario Genta, Guido Masetti, Eraldo Monzeglio, Renato Olmi, Piero Pasinati e Mario Perazzolo.
Continuavano, ancora in quel 1938, i grandi successi dell’aereonautica italiana, in particolare con i piloti, Pezzi, Stoppani, Gorini, Biseo, Paradisi, Moscatelli, Mancinelli e Bruno Mussolini, che conquistarono primati su primati in tutto il mondo, con vari tipi di aereo.
Durante i giorni della tradizionale Fiera di Modena, che si teneva nei capannoni di Piazza d’Armi (ora palazzetto dello sport), si tenne a battesimo, “Radio Fiera Modena”, e tutti i modenesi, almeno quelli che a quei tempi possedevano un apparecchio radio, si misero all’ascolto della prima radio della nostra città, voluta, approntata e curata da quatrro giovani universitari del GUF.
Il 22 Luglio, in città, si tennero le celebrazioni per il primo centenario della morte del Generale modenese Achille Fontanelli con cerimonie solenni, discorsi al Teatro Municipale e con l’allestimento di una mostra storica al Palazzo Comunale. Achille Fontanelli, nato a Modena nel 1775 e qui morto, è stato un famoso generale, ardente nazionalista che fu anche aiutante di campo di Napoleone Bonaparte, il quale, dopo la battaglia di Wagram del 1809, coprì d’onori il modenese, nominandolo Conte dell’Impero, poi nel 1810 fu nominato Grande Ufficiale della Legion d’Onore. Prese anche parte alla battaglia di Lipsia con un reparto di truppe italiane. La sua divisione riuscì a mantenere la posizione a Lindenau riuscendo a mantenere aperta l’unica via di ritirata di quel che restava della Grande Armata napoleonica.
Quell’anno fu molto fortunato per l’assicuratore modenese Odoardo Ferrari che, con un biglietto della “Lotteria di Tripoli”, abbinata alla corsa automobilistica che si teneva nella città libica, vinse il secondo premio.
Si prolungava, intanto, con una lentezza esaperante la tragica guerra civile spagnola iniziatasi nel 1936, tanto da far pensare a Mussolini l’opportunità di ritirare il Corpo Volontario Italiano, poi, rendendosi conto che le altre nazioni, in particolare Russia e Francia continuavano a rifornire di armi e materiali i repubblicani, non sarebbe stato opportuno abbandonare i nazionalisti di Franco. Il 1938 era iniziato, in quelle terre, con le violente battaglie di Teruel, città dell’interno, nelle vicinanze di Valencia, prima conquistata e poi perduta dai “rossi”. Dopo che erano cadute in mano nazionalista le Asturie, i repubblicani tentarono un attacco in Aragona che fallì, mentre il tre Aprile, i “franchisti” conquistarono Lerida, punto cardine per la conquista della Catalogna e di Barcellona, i repubblicani rispondono scatenando, il 25 Luglio una forte offensiva sul fiume Ebro, ma dopo poco tempo l’avanzata si arrestò e per altri due mesi la battaglia si frantumò in scontri e operazioni di logoramento che in realtà si rivelarono disastrosi per i repubblicani; infine, il 30 Ottobre, le truppe del Generale Franco sferrarono un attacco che mise in rotta le “Brigate Internazionali” che diede la possibilità ai nazionalisti di aprirsi la strada verso la Catalogna e Barcellona che come vedremo, venne conquistata nel Gennaio 1939.
Mentre la guerra spagnola andava per le lunghe, sfibrando letteralmente quella nazione, si stava sviluppando un'altra grossa crisi, quella boema. Hitler era intenzionato a liberare la regione dei Sudeti in Cecoslovacchia, abitata da oltre tre milioni di tedeschi, nella quasi totalità, fortemente indipendentisti e desiderosi di legarsi alla Germania dato che erano soggetti agli slavi, tra l’altro, inferiori di numero ai germanici. Si sviluppava così, in modo virulento, l’eterno conflitto tra slavismo e germanesimo. Il 12 Settembre, a Norimberga, in occasione del Congresso del Partito Nazista, il Furher pronunciò un violento discorso sulla questione di quelle popolazioni e, in seguito a questa decisa presa di posizione tedesca, il 15 Settembre, il Capo del Partito Nazista dei Sudeti, Konrad Heinlein, proclama la volontà dei suoi seguaci, di entrare a far parte del Terzo Reich. Mussolini stesso, in un articolo sul “Popolo d’Italia”, approva il progetto d’annessione alla Germania, di quei territori.
La grossa crisi internazionale del 1938 diventò pesantissima, le nazioni europee si stavano preparando al peggio, l’Inghilterra aveva messo sul piede di guerra la sua flotta, la Germania si trovava in uno stato di totale mobilitazione, Italia e Francia, richiamavano alle armi, migliaia di soldati, la politica internazionale non poteva ignorare la volontà dei “sudeti” di andare a far parte del Reich, i venti di guerra spiravano sempre più forte. Tutta l’Europa teneva il fiato sospeso di fronte a tutti questi preparativi bellici; si era alla fine di Settembre e Hitler, inviò un ”ultimatum” alla Cecoslovacchia, sostenendo che i tedeschi di quel paese avevano pazientato troppi anni e che era giunto il momento di riunirli alla madre Patria. Consultazioni frenetiche avvennero tra i ministri delle quattro potenze interessate al problema, Germania, Francia, Inghilterra e Italia. Il Primo Ministro inglese, Chamberlain, si rivolse a Mussolini affinchè interponesse i suoi buoni uffici per fermare Hitler nella sua intenzione di entrare in territorio ceco. Il 29 Settembre, Hitler, Mussolini, Daladier e Chamberlain con i loro Ministri degli Esteri, si trovano a Monaco per la conferenza che darà a Mussolini, in qualità di arbitro della situazione, la possibilità di salvare, almeno in quel momento, la pace. Dopo la firma del trattato, la stampa mondiale esultò, riconoscendo il merito al Capo del Fascismo di aver salvato l’Europa dalla catastrofe. Il ritorno di Mussolini a Roma fu trionfale, accoglienze entusiastiche gli furono riservate in tutte le stazioni dove il treno presidenziale faceva sosta, in particolare a Bologna dove i fascisti di tutta l’Emilia acclamarono lungamente il Capo del Fascismo. Giunto a Roma, si recò immediatamente a Palazzo Venezia e qui, dal balcone col quale comunicava, quasi fosse uno schermo televisivo, con tutto il popolo italiano, con poche parole annuncia il risultato di Monaco;

“Camerati! Voi avete vissuto ore memorabili. A Monaco noi abbiamo operato per la pace secondo giustizia. Non è questo l’ideale del popolo italiano?”

Com’era nello stile di quei tempi si alzò, dalla Piazza, un potentissimo, “Sì”.
Nel mondo si era diffusa in quei mesi “La grande paura”, in particolare nella maggior parte delle popolazioni delle nazioni europee; si era creata la convinzione che si stesse precipitando, velocemente, verso la guerra, poi arrivò l’illusorio sollievo della conferenza di Monaco, ma già a distanza di un solo mese, ai primi giorni di Novembre, l’inglese Winston Churchill si scagliò contro Hitler e Mussolini ed anche contro il suo stesso Primo Ministro. Il Presidente francese, per non essere da meno degli inglesi, pronunciò un discorso violentissimo, minacciando di “tagliare la gola” ai nemici della Francia. Ci si accorse che la firma degli accordi di Monaco non fu altro che una delle solitite manovre, degli inglesi e dei francesi, per prendere tempo. Con molta probabilità, la guerra contro l’Asse Roma-Berlino, fu decisa subito dopo Monaco e molti, anche in seguito, si chiesero a chi avesse giovato. Sembrava, in quei giorni, che vi fosse soddisfazione da parte di tutti, Hitler ebbe, senza colpo ferire la regione dei sudeti, i francesi e gli inglesi ebbero la possibilità di guadagnare tempo e, forse, il solo Mussolini si rese conto che il conflitto fosse soltanto rimandato, difatti il figlio Vittorio ebbe a dichiarare che il padre, dopo il suo ritorno da Monaco, ebbe a riferirgli questa frase”:

“Abbiamo per vent’anni predicato di vivere pericolosamente ed educato gli italiani a credere, obbedire e combattere, ma adesso mi sembra che la “fifa” faccia novanta”.

Malgrado queste riflessioni, che avevano le radici nella vena popolaresca del Capo del Fascismo, Mussolini oramai aveva imboccato la strada della sempre più stretta collaborazione con il regime nazista.
Durante il mese di Ottobre di quell’anno, iniziò una campagna denigratoria contro i gusti esterofili degli italiani, furono tolti dalle librerie libri di autori non graditi, furono messe al bando molte parole d’origine inglese o francese e venne dato il via all’errore più grave che Mussolini commise, sino al 1938, in politica interna, e cioè l’introduzione, in Italia, dell’antisemitismo tedesco e le tanto discusse “Leggi Razziali”. Queste, all’interno dello stesso Partito Fascista, furono accolte entusiasticamente da pochi e deprecate dalla maggioranza, anche del popolo italiano. Gli ebrei a Modena e in tutta la nazione, erano ben inseriti nel tessuto sociale e molti di questi, in totale sul territorio nazionale erano circa quarantamila, avevano aderito incondizionatamente al fascismo, basti ricordare nella nostra città, il sacrificio del martire fascista Duilio Sinigaglia del 26 Settembre 1921, e al quale, anche negli anni successivi in tutte le svariate ricorrenze e commemorazioni, furono sempre tributati grandi onori, compresa la titolazione di una casa del fascio.
In Italia il problema ebraico, in pratica, non esisteva, contrariamente a quanto accadeva in Germania o in Russia, e Mussolini stesso riconobbe sempre che,

il sacrificio di sangue dato dagli italiani ebrei in guerra era stato, largo, vastissimo, generoso:”

e ancora negli anni venti dichiarò che,

“L’Italia non conosceva l’antisemitismo e credeva che non l’avrebbe mai conosciuto.


Per non dimenticarci poi, nella vita dello stesso Mussolini, della presenza di un personaggio come quello di Margherita Sarfatti, scrittrice di talento che le dedicò il famoso libro, “DUX”. Negli anni trenta Mussolini, che non fece mai una politica contraria all’ebraismo, cercando di destreggiarsi tra arabi e israeliani nel loro eterno e tragico conflitto, diede, per esempio, l’autorizzazione affichè a Civitavecchia si installasse una nave scuola israeliana per l’istruzione dei marinai ebraici, e ancora in quegli anni, esattamente nel 1934, dopo l’uccisione di Dolfuss in Austria, prese molto spesso, posizioni nette contro il razzismo nazista, e fece sì che molti perseguitati da quel regime riparassero in Italia.
Quale fu la ragione, non sufficientemente ponderata, che fece scattare in Mussolini quella deprecata, anche dai fascisti, posizione antisemita? Alcuni storici ritengono possano essere stati determinanti alcuni fattori di carattere internazionale quali, la presa di posizione degli ebrei”askenazi”, in Italia erano divisi sino a tempi recenti, dai “sepharditi”, che si erano schierati contro l’Italia fascista con particolare violenza, dopo il conflitto in Abissinia, altro fattore può essere considerato un certo astio che si era venuto a creare con importanti personaggi dell’ebraismo francese schieratisi contro di lui, ma la ragione di fondo, ancora da molti storici considerata la principale, è forse stata la ricerca di dare una garanzia di solidarietà alla Germania, con la quale oramai ci si era legati a “filo doppio”, avendo constatato, inoltre, che la propaganda antisemita di Hitler faceva particolarmente presa sui musulmani, con i quali Mussolini cercava una collaborazione, sempre in rapporto al problema “Mediterraneo”, ma nonostante il razzismo antiebraico venisse contrastato anche da tanti componenti il Gran Consiglio, furono emanate, in quei mesi, una serie di leggi e decreti che avevano lo scopo di togliere gli israeliti dalla vita della nazione Si iniziò con il vietare loro il permesso di soggiorno in Italia, togliendo la cittadinanza italiana a coloro che l’avevano ottenuta dopo il 1919. Si decretò che nessun ebreo potesse insegnare nelle scuole del Regno o di prestare servizio nell’esercito. A Modena, alcuni docenti universitari di fama, quali il prof. Benvenuto Donati, il prof. Marcello Finzi e il prof. Maurizio Padoa, furono sospesi dai loro incarichi Furono deliberate proibizioni ai matrimoni misti e, nello stesso tempo si notò una grossa contraddizione, dal momento in cui furono stabiliti gli elementi necessari per assegnare a persone di “razza ebraica”, titoli di benemerenza, che davano diritto alla discriminazione, per considerare “ariani” quegli ebrei che lo avessero richiesto e meritato, queste entravano in contrasto con la pretesa caratteristica biologica della legge razzista del 17 Novembre 1938.
Firmatari del “Manifesto della Razza” furono anche alcuni docenti Universitari che insegnarono, più o meno a lungo, nell’Ateneo modenese, quali, Arturo Donaggio, presidente della Società Italiana di Psichiatria,, Franco Savorgnan, docente di Statistica e Edoardo Zavattari, insegnante di Zoologia.
In realtà, in Italia, come si è detto, il problema ebraico non esisteva ed era totalmente diverso da quello tedesco, ma restano ugualmente deprecabili quelle leggi che, anche se non assunsero da noi, quell’aberrazione ideologica e persecutoria, oggi attribuita alla Germania Nazista.
A Modena quelle leggi, attutite in parte dal buon senso della nostra gente, poiché gli israeliti erano ben inseriti ed integrati nel modenese e molti di questi, in particolare nei momenti più difficili specialmente dopo il 25 Luglio 1943, con la massiccia presenza dei tedeschi sul nostro territorio, furono aiutati anche dai fascisti, provocarono una vittima illustre. Il giorno 29 Novembre si tolse la vitaidò, gettandosi dalla Ghirlandina con un gesto plateale, ma significativo, il noto scrittore e editore modenese, Angelo Fortunato Formaggini, per protestare contro:

“L’assurdità malvagia dei provvedimenti razziali”.

Continuarono, all’interno del Fascismo, le contrapposizioni sull’opportunità di quelle leggi, che misero in contrasto tanti gerarchi come Italo Balbo, che continuava a battersi per l’attenuazione, almeno, dei provvedimenti antisemiti oltre a scontrarsi, frequentemente con l’acceso razzista Roberto Farinacci e con molti editorialisti della rivista, diretta da Telesio Interlandi, “La Difesa della Razza”.
Ancora queste leggi non erano state ben recepite o “digerite” dal popolo italiano, il quale continuava a sostenere incondizionatamente l’attività del Fascismo in tutti gli strati sociali del Paese. Fu attuata, alla fine di quell’anno, cruciale sotto tanti aspetti, la riforma del Parlamento con l’istituzione della “Camera dei Fasci e delle Corporazioni” attraverso un cambiamento che:

“mirava a concentrare l’esame dei singoli provvedimenti, nelle mani dei più competenti. La nuova Camera diveniva lo strumento all’esercizio del potere legislativo e il concetto di rappresentanza elettiva diventava in tal modo superfluo, perché tutto il popolo, politicamente ed economicamente organizzato, apparteneva alla Camera, destinata a rinnovarsi con l’avvicendarsi degli uomini nei fasci e nelle corporazioni. La politica della nuova Camera stava nell’identificazione di Stato, governo e popolo”.

Mussolini, intanto, continuava nella sua opera di fondazione delle nuove città italiane inaugurando, alla fine del 1938, la città di Carbonia in Sardegna dopo aver dato inizio, alcuni mesi prima, alla fondazione di Pomezia in Provincia di Roma.

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IMMAGINI

Casa dello studente in Via Università il GUF La torre del gruppo rionale  XXVI Sett.
Saggio ginnico al Foro Mussolini Gennaio 1938 esercitazione accademisti al Foro
21 Dicembre 1937 - Modena Festa Danzante
4 Gennaio 1938 Festa danzante in un locale pubblico a Modena
23 Febbraio 1938 - il plotone in Accademia
A Modena con Avanguardisti - Ufficiali Augusto Zucchini e Fernando Ponzoni
        A sinistra : Ronda a Roma                Il giovane Augusto Zucchini
gruppo di amici nel parco cittadino :

 

La piscina vista dallo Stadio Marzari ora Braglia

Il cavalcavia della Sacca da Corso Vi9ttorio Emanuele

Gerarchi fascisti nel 1938 a Mirandola attendono il passaggio del treno su cui
viaggia Hitler. (Archivio fotograficoIstituto storico di Modena)

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