Ringmauer

Approfitto di un periodo di tempo eccezionalmente favorevole per concedermi una ferrata a conclusione della stagione. Ferrata calibrata sulle mie capacità e tale da poter essere effettuata con le ore di luce a disposizione.

La scelta è caduta su quella che solca la parete nord dello Zermula. Il giro era così congegnato: P.so Cason di Lanza - ferrata - Zermula - F.ca Zermula - salita al Pizzul e ritorno - salita al Zuc della Guardia e ritorno - P.so Cason di Lanza. L'uomo propone e Dio dispone. È successo di tutto e di più. Arrivato a Paularo, si tratta di imboccare la strada che in 14 km conduce al P.so Cason di Lanza. Non ostante la frequentazione del posto, sono riuscito a steccare il percorso. Accortomi dello sbaglio, dietrofront sino a valle per riacciuffare la strada corretta. Sul passo, in ambiente prettamente autunnale, sole e silenzio.

Inizio l'avvicinamento all'attacco. Il sentiero risale un bosco di larici ormai spogli. Ci si barcamena tra radici, pietre e contropendenze. Di notte la temperatura sottozero ha consentito la formazione di un velo di brina che al momento del passaggio non è completamente sciolta. Procedo con cautela. Più avanti si esce dalla vegetazione e dall'umidità accostandosi alle rocce basali. Si taglia a media pendenza un ghiaione. Poi con una ripida rampa si guadagna l'attacco. 1h circa dalla macchina. Visto da qui, lo Zermula pare costruito con fette di roccia.

Inizio la ferrata. Deduco che è molto frequentata perché gli appoggi sono lucidi. Ma, per mia fortuna, asciutti. Su diritti. Poi si piega a sinistra e c'è una breve discesetta. Alcuni metri senza attrezzature, perché non ce n'è proprio bisogno. Si riprende con un cavo sottile. Però il ginocchio destro comincia a dolorare. Sono partito con lo zaino che già di per sè è pesante e che ha gravato sulle ginocchia con l'ovvia conseguenza. Non riesco a valutare la percentuale di ferrata già percorsa, né conosco le difficoltà che mi attendono. Non mi pare prudente procedere per cui a malincuore inizio la discesa. Ad ogni buon conto, valuto di essere salito di una 50ina di metri sino all'altezza di una specie di catino ghiaioso. La cresta finale non appare eccessivamente lontana. Ritorno alla macchina, avendo sprecato forze e due ore e mezza. Anzi, ho scoperto che per raggiungere la cima del Zuc della Guardia c'è un'ulteriore ferrata (forse evitabile). Ma per oggi non se ne parla.

Dal passo vado verso nord, dove c'è sole. Sì, perché il versante nord dello Zermula è sempre stato in ombra ma a temperatura abbordabile. Raggiungo la F.ca Val Dolce e giro a sinistra con l'intento di esplorare la zona. Coperta dalla neve potrebbe offrire interessanti méte da raggiungere con le racchette. Per sentiero che serpeggia tra magra erba e terra raggiungo la base di una elevazione con croce piantata in posizione panoramica. Potrebbe essere una possibile méta tenuto conto che nel frattempo il ginocchio ha messo la testa a posto. Mi accorgo che non c'è sentiero. Calcolo in 50-70 metri il dislivello. Dovrebbero essere fattibili. Che di fatto lo sono, ma al prezzo di aggrapparsi all'erba secca. Arrivo sudato alla cresta, ma ad un'altezza maggiore di quella della croce. Si può proseguire ad ovest. Avanti, quindi, a bassa pendenza sempre per terreno coperto da pascoli molto magri. Fa tanto caldo che trovo persino una genzianella in fiore. Per debole traccia e seguendo i cippi confinari raggiungo il punto più alto da cui non pare possibile proseguire. Consultando la carta scopro di essere sulle Pale di S. Lorenzo/Ringmauer, mt 2017. Cielo azzurro al 97%. Panorama vastissimo, da calendario: dalle Dolomiti alle Giulie, con Tauri, Carniche e fondovalle della Drava. Il vicino Hoch Wipfel potrebbe essere raggiungibile, ma il tentativo di ferrata lo sconsiglia. E c'è la paretina erbosa da discendere. Rientro alla macchina con lo stesso itinerario ma con meno peripezie del preventivato.
Per la ferrata se ne riparla la prossima stagione. Con zaino leggero e calzature adeguate: vista l'usura degli appoggi, suola in gomma morbida.


       

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