Robon

Tra le vette secondarie delle Giulie c'è la Mogenza. Esistono due cime: la M. grande le la piccola. L'idea era quella di salire quest'ultima partendo dalla S.la Mogenza raggiunta passando per la S.la Robon. C'è stato un qui pro quo. La S.la Robon si può raggiungere da Nevea direttamente oppure con un giro più ampio e tempi più lunghi. Avendo scelto quest'ultima possibilità, alla sella siamo stati costretti a constatare che non era possibile raggiungere la méta prefissata. Come ripiego abbiamo salito il Robon. Attenzione! In territorio italiano esiste il M.te Robon mentre in quello sloveno esiste il Veliki Vrh, conosciuto anche col nome italiano di Rombon.

Si raggiunge la località di Nevea, assurdo assembramento di condominii sorto nei pressi della stazione a valle della funivia che raggiunge i paraggi del Rif. Gilberti. Con la macchina si ci porta sul retro di un hotel e si parcheggia presso i ruderi di un ristorante ove è posto il segnavia.

Per breve tratto tra l'erba che sta ricoprendo una pista da sci dismessa. Poi si entra in fitto bosco. In origine era una mulattiera, ora ridotta a sentiero a rischio inerbimento. Si rasenta, quasi, la base del Poviz. A quote più elevate la copertura vegetale si dirada sino a cessare del tutto. Ora le opere d'arte del manufatto appaiono evidenti. L'attenzione però è calamitata dagli incredibili inghiottitoi, alcuni dei quali sovrapassati dalla mulattiera. Quasi in tutti il fondo è ancora occupato da grumi di neve. Accanto agli inghiottitoi il paesaggio è connotato da roccioni di calcare modellati dalle antiche glaciazioni. A corona di tutto cio l'arco orientale del Canin, sul quale svetta il Forato. Dirimpetto, Montasio ed il gruppo dello Jôf Fuart. Più lontani, il cupolone del Mangart ed il tetto dello Jalovec. Panorama esaltante.

Anche la pendenza è praticamente cessata. Stiamo percorrendo il Pian de le Lope che serpeggia nell'altipiano del Canin. Ad un bivio, a sinistra. E siamo ad 1h 20' dalla sella. Il piano termina ed abbiamo un moto di disappunto. Siamo pressapoco alla stessa altezza della S.lla Robon ma il sentiero si abbassa gradatamente sino ad una piana alluvionale per poi risalire a pendenza media e svolte. L'unica nota allegra sono le marmotte che numerose popolano la conca riempiendo l'aria con i loro caratteristici fischi. Alla sella, sotto le cime Cergnala e Confine, l'amara sorpresa. La Piccola Mogenza è data ad 1h 45'. Carte alla mano, si tratta di perdere nuovamente 200 metri di quota per poi riacquistarli. Idem per il ritorno. Un po' troppo. Tutto sommato, però, la stanchezza non è eccessiva. Ciò è dovuto in parte alla presenza di nuvole (= poco caldo) ed in parte alla mulattiera (= pendenza moderata senza perdite di quota). Quindi, vada per il Robon.

Dalla sella alla cima dovrebbero essere 20', ma conviene largheggiare. Si sale per pochi metri e si raggiunge il bivacco speleologico Modonutti. Costruito improvvidamente vicino ad una parete, il tetto probabilmente è stato danneggiato dalla neve: bivacco inutilizzabile. Poi si rasentano resti di baracche della prima guerra mondiale e quindi inizia la salita vera e propria. Il percorso per lo più non esiste e ci si basa sui numerosi ometti. Atleticamente si ci inoltra in un mondo di massi scanalati ed inghiottitoi. Selvaggio e suggestivo. Sino a raggiungere la vetta. Vista aperta ma si vede solo quello che le nuvole decidono. Discesa. C'è un unico punto ove il sentiero è interrotto ed il superamento richiede piede sicuro (oppure si bypassa alzandosi su roccette per non più di 1 metro).

Per il ritorno pensiamo di calarci direttamente a Nevea, senza sobbarcarci i 130 di salita. Il sentiero rasenta le pareti basali del Robon. Roccia ottima tanto che c'è stato qualche tentativo di salita. La zona, infatti, si presterebbe ad essere ad essere utilizzata come palestra d'arrampicata, ma è lontana da punti d'appoggio e manca totalmente l'acqua. Poi il sentiero si sposta gradatamente e costantemente verso sinistra, rasentando la base del Poviz. Il percorso è vario ma sconsigliabile: pietre scivolose e brevi ma continue controsalite. Meglio farlo in salita (forse).

A conti fatti abbiamo fatto un giro attorno al Poviz. Percorso circolare piuttosto frequentato.


       

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