Obzova

Terza decade di marzo. C'è stato un deciso rialzo delle temperature diurne che provoca lo scioglimento della neve. Piuttosto che camminare su neve marcia e bagnata ho preferito puntare sull'esplorazione dell'isola di Krk (nota anche come Veglia), la più montanara delle isole del Quarnero. Ora l'isola è dotata di un'estesa rete di sentieri ed è possibile percorrere itinerari anche lunghi ma mai impegnativi. Data la natura del terreno, mettere in conto un forte consumo delle suole. I trekking sono sconsigliabili d'estate perchè totalmente privi di ombra e fonti d'acqua.

Come base di partenza ho scelto la sella Prijevoj Treskavac (mt. 351), il punto più alto della strada che da Krk porta a Baška. Diversi segnavie e possibilità di parcheggio (adesso. D'estate il non abbondante spazio si satura subito). La méta è (almeno) l'Obzova, il punto più alto dell'isola. È definito un punto panoramico eccezionale. La giornata, meteorologicamente, è perfetta. Zero nuvole, pocha foschia all'orizzonte ed i rari aerei che passano non lasciano scie. Forte ventilazione che annulla il caldo. Meglio di così. L'inizio del percorso è su strada in cui tutte le salite sono state asfaltate. Si oltrepassa un cancello e poco più avanti ce n'èun altro. Qui stecco clamorosamente. Non mi avvedo delle indicazioni su un sasso (sarebbe stato meglio mettere un cartello/tabella). Proseguo ma la strada finisce inopinatamente. Torno indietro e comincio a peregrinare senza concludere gran ché. Meglio salire direttamente alla cima Veli Vrh ove c'è una torretta di cemento. Molto probabilmente ci sarà anche il sentiero. Per pietraia sino alla cima, ove le deduzioni si rivelano esatte. Bella la visione della baia di Punat. Discesa sino ad uno dei numerosi stagni presenti in loco. Servono per l'abbeverazione delle pecore presenti (ma se non piove vanno in secca). Qui siamo a Na Hramčić. Inizia la salita alla Brestovica (mt. 552). Dopo aver superato una gruppo di scheletri di alberi, girare a sinistra (non è evidente) e quindi in salita.

Ora il paesaggio è connotato dai mrgari, caratteristici muretti a secco e recinzioni fatte in economia con le pietre, che qui non mancano di certo. Le pietre sono solo appoggiate ed i muretti, lunghi anche centinaia di metri, sono sottili. Però resistono alla bora che qui, quando soffia, ha una forza inusitata. Segue discesa e quindi salita finale -e meno male che c'è ventilazione- all'Obzova. La cima è sprovvista di libro di vetta ed appare piuttosto spartana. Visione sulle pietraie d'altura e sulle isole, probabilmente sino a Rab. Sì, il panorama merita. Dò un'occhiata all'orologio. Di scendere a Stara Baška per poi risalire non se ne parla. Punto alla Zminja (mt. 537), da qui visibile. Discesa e poi risalita. A mio giudizio, questa è la cima più remunerativa. Panorama simile a quello dell'Obzova, ma qui in più c'è la visione sulla baia di Baška e la verde valle che le sta alle spalle. Dalla cima, con una breve digressione, si può raggiungere una croce, posta fuori sentiero proprio sull'orlo delle rocce che precipitano a valle.

Ritorno indietro sino al Veli Vrh. Da qui scendo per sentiero, curioso di capire com'è la situazione dei sentieri. Arrivo sino ad un'incrocio (Lokva Kaljužina). Un'occhiata all'orologio ed alla bottiglietta dell'acqua. Svolto a destra con l'intento di raggiungere un posto chiamata Vela Lokva, raggiungibile direttamente dall'Obzova. Sempre per terreno scassato, ma il posto merita. Dopo aver passato due stagni arrivo a Poljino e poco più avanti entro in un'ampia conca dal fondo pianeggiante. Il punto più basso è occupato da uno stagno circolare in cui si gettano due monconi di muretto a secco. Posto molto scenografico ma purtroppo sono stato tradito dalla batteria della macchina fotografica.

Nel frattempo il vento è calato. Il caldo comincia a farsi sentire. È meglio ritornare indietro (i piedi, non ostante gli scarponi appropriati, lo richiedono imperiosamente). Ritorno a L. Kaljužina ed in breve a Skala, passando vicino a Žičevo (un grande campo coltivato, inusitato viste le pietraie circostanti). Lì, ma al ritorno, mi avvedo di aver steccato clamorosamente il sentiero. Ora il posto lo conosco bene. Sono da mettere in conto altre due se non tre uscite in loco.


       

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