M.ga Chiampis

Ci sono alcuni giorni di bel tempo e le giornate sono sufficientemente lunghe. Decido di tentare una mia fissa che è quella di salire il Fràscola, nel cuore delle Prealpi Carniche, e poi girargli attorno. Le notizie dicono che per la salita non ci sono difficoltà alpinistiche. Il Fràscola non è molto frequentato perché distante dalla viabilità di fondovalle e presenta un notevole dislivello. In zona c'è una malga riconvertita in bivacco che permette di spezzare la salita ma allora servono due giorni di sole.

La base di partenza si trova sulla statale che da Tramonti di Sopra porta al P.so di Monte Rest. Lì si arriva dalla circonvallazione di Udine via Spilimbergo - Meduno. C'è un segnavia con panchetta e posto per poche automobili. La malga è data a 3h 30'. Col senno di poi si può dire che il percorso è micidiale: un continuo saliscendi, tanto che l'arrivo alla malga assomiglia ad una liberazione. Ci si addentra nella valle percorsa dal torrente Viellia. L'ambiente è selvaggio e severo, con cime incombenti e col torrente gonfio d'acqua che romba fragorosamente tra strette pareti di roccia. Pozze e marmitte a volontà, ovviamente dai colori fantastici. Peccato avere il tempo contingentato. Mi sono concesso solo due divagazioni, una all'andata e l'altra al ritorno, unendo il dilettevole (la vista) all'utile (sosta).

Il sentiero, tranne un tratto nei pressi del bivacco, si svolge quasi sempre nel bosco, talora fitto (ecco spiegata la necessità del sole). Le segnalazioni sono al limite minimo ed erano visibili solo perché c'era sufficiente luce solare, seppur filtrata dal fogliame. Se la luce diurna non è al massimo la percorrenza non è delle più facili. Come detto, il percorso è molto vario e si trova di tutto. Salite, discese, un passaggio su passerella, un altro -molto infido- su roccia umida ed in due occasioni ci sono alberi schiantati, da superare atleticamente. Passato l'ostacolo poi si tratta di ritrovare il bandolo del sentiero. Questo, infatti, viene frequentemente usato in discesa dall'acqua piovana che tende a cancellare la traccia. Dopo una forte pioggia è meglio lasciar stare. Ah, sì, dimenticavo. Sul sentiero si incontra più volte un cavo, probabilmente di una vecchia teleferica. Va superato. Ma con luce fioca, il capitombolo è assicurato.
Solo poco dopo il secondo colossale albero schiantato si scende brevemente sino a raggiungere una vasta piana alluvionale spoglia di vegetazione arborea. Ci si regola con gli ometti, ma il bivacco è visibile a distanza. 3 ore per raggiungerlo. Dato il saliscendi, in discesa si guadagna poco. È per questo motivo che servono molte ore di luce, ammesso che si voglia concludere il tutto in giornata. Il bivacco conta 11 posti letto su tavolato, molto più igienico dei materassini. L'acqua si trova a pochi metri, sul retro. Pace, silenzio e niente campo per i cellulari. Acqua a pochi metri, sul retro.

Il Fràscola è lì. Per salirlo ci sono due possibilità: a destra, in due ore come da segnavia sul bivacco. A sinistra, pure. Ma non ci sono indicazioni. Scelgo la prima chance. All'inizio il sentiero è totalmente inerbito. Poi si entra nuovamente in un tratto che alterna chiarie e tratti boscati. Il sentiero è poco evidente e le segnalazioni sono bel al di sotto del minimo sindacale. Arrivo ad una prima interruzione (albero di traverso). Lo supero con difficoltà e poi devo cercare la traccia. Passo poco sotto un cumulo di neve e di nuovo ci sono alberi di traverso. Sono deluso, demoralizzato ed anche un po' stanco: le due ore sono una chimera. Dato l'ambiente, probabilmente ci sono altre interruzioni. Il sentiero (CAI 392) è senza manutenzione e raramente percorso dai locali. Non resta che prendere atto e torno indietro. Dalla malga mi incammino per l'altro sentiero, il 386. L'inizio, ma solo quello, sembra buono: segnalazioni, numerazioni e pendenza sostenuta. Ma anche qui ci sono alberi schiantati con relativo corollario. Ora però, la stanchezza psicologica mi tradisce. C'è un bivio, segnato solo sulle pietre. Lo manco e procedo diritto, in forte pendenza sino ad un'anonima forcella dove il sentiero letteralmente precipita dall'altra parte. Sbollisco la rabbia con il vento che lì soffia. Torno indietro e mi accorgo del bivio. Questa volta sono sul percorso corretto, il sentiero 392. Quello che permette di circonvallare la méta. Carta alla mano, per la cima c'è ancora molto da camminare e da salire. Probabilmente venendo subito qui, e senza sbagliare, il Fràscola me lo sarei portato a casa. Mi ritrovo a fare i conti col tempo e le forze.

Rientro al bivacco col cuore in gola. Più volte sono andato fuori sentiero e lì puoi contare solo su te stesso. Il telefonino lo puoi spegnere così risparmi la batteria. Resta la buona conoscenza della zona (perché è chiaro che ci ritornerò). Quindi gambe in spalla e ritorno alla macchina. Otto ore in tutto.


       

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