Notizie dalla Bolivia |
- 18/1/2003: I conflitti sociali iniziati lunedì 13/01/2003 stanno paralizzando il paese. Ai campesinos principali protagonisti del movimento si sono uniti: i pensionati che da vari punti del paese si sono mobilizzati in marce per raggiungere la capitale politica del paese La Paz; gli studenti universitari sopratutto quelli di cochabamba (capoluogo della regione dove si coltiva la quantità maggiore di foglie di coca), si stanno mobilizzando per obbligare al governo a dialogare con i campesinos. Le forze armate stanno controllando il paese togliendo i posti di blocco in modo pacifico, purtroppo da due giorni si stanno utilizzando gas lacrimogeni per disperdere le varie marce. Nella zona del Chapare (dove si coltiva la foglia di coca) la repressione a causato già due morti e numerosi feriti, anche in Cochabamba gli studenti sono stati dispersi con gas lacrimogeni. Una notizia dell'ultima ora afferma che i pensionati saranno ricevuti dal vice presidente e si spera che da questo incontro si possa incominciare a sbloccare la situazione del paese.
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- 18/1/2003: La Coca-Cola utilizzerà la coca del Chapare tropical (NdT: il Chapare è la regione della Bolivia dove si concentra la produzione della foglia di coca, sia legale che illegale). La multinazionale americana Coca-Cola, fabbricante della famosa bibita con lo stesso nome, acquisterà 350.000 libre di foglie di coca, equivalenti a 159 tonnellate, prodotte nel Chapare e commercializzata nel mercato legale di Sacaba. (Ironia della sorte: la coca chapareña servirà per soddisfare la domanda degli americani). (Da "LA PRENS@" dell'11/1/2003).
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- 18/1/2003: Il comune non risolve il problema dei posti a scuola (NdT: in Bolivia tra un mese iniziano le scuole e questo è il momento delle iscrizioni). Impotente, Maria Luisa Moreno, piange perché suo figlio non è stato accettato alla scuola. Madre e lavandaia, Maria Luisa Moreno piange con in mano il banco mentre altri genitori che stanno arrivando davanti al collegio la guardano. Per iscrivere suo figlio, ha perso tre giorni di lavoro per fare la fila, ha speso quello che non aveva per comprare il banco che la scuola chiede agli alunni nuovi e, ironia, la direttrice del collegio le ha negato l'iscrizione. (Da "EL DEBER DIARIO MAYOR On line").
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- 19/1/2003: Ci sono già 6 morti e il dialogo non procede. Il tentativo di un accordo tra governo e pensionati non ha avuto nessun miglioramento ieri. Le due parti si riuniranno nuovamente oggi nel tentativo di trovare una soluzione al conflitto. Intanto, mentre questo succedeva a La Paz , nella località di Machamarquita (Oruro) mentre i minatori si preparavano per una marcia su Oruro si scontravano con le forze dell'ordine lasciando un morto tra le fila dei minatori. Con questa vittima sono sei i morti che si sommano dall'inizio del conflitto iniziato il 13 di gennaio. Con la tensione sociale che esiste su tutte le strade di collegamento, il Governo e i settori sociali coinvolti nel conflitto, con in testa il dirigente cocalero (NdT: dirigente dei contadini che coltivano foglie di coca) e deputato Evo Morales, concordano nella necessità di un dialogo, però le loro intenzioni non coincidono. "I blocchi stradali non si tolgono" ha detto con decisione Morales, al momento di annunciare che da domani si intensificaranno le mobilitazioni nella strada di collegamento tra Cochabamba e Santa Cruz. Da parte sua il Governo dichiara che questa via di comunicazione è percorribile. I campesinos di Cochabamba e Sucre annunciano altri blocchi da domani.
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- 19/1/2003: Distruggono un ponte. Ieri, un ponte di ingresso ai campi petroliferi del Carrasco è stato distrutto impedendo la circolazione di veicoli. Si presume che siano stati i colonos (colonizzatori, contadini) del luogo.
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- 28/1/2003: Il conflitto sociale a causato un duro colpo al turismo:10 milioni di dollari persi dagli albergatori del paese durante il conflitto sociale. La Camera Boliviana degli Albergatori sta verificando la possibilità di denunciare Evo Morales, leader delle ultime azioni si protesta che hanno paralizzato il traffico e le strade di comunicazione. A Sucre, la richiesta alberghiera si è ridotta di un 60% durante i giorni più problematici del conflitto. Nella zona Amazzonica del Chapare è diminuita del 100%. Gli stessi campesinos, soprattutto coltivatori e produttori di latte, si lamentano per i danni causati dai blocchi stradali, che non hanno permesso il trasporto e la vendita dei loro prodotti per diversi giorni. (Nota pubblicata da tutti i quotidiani boliviani tra il 28 e il 31 di gennaio)
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- 1/2/2003: L'attesa dei coltivatori di coca. I campesinos coltivatori della foglia di coca del Tropico di Cochabamba ricordano al Governo che in tutto il paese ci sono campesinos e lavoratori che sono in attesa, sperando nell'avanzamento del negoziato in risposta alle loro richieste. Secondo il dirigente campesinos e deputato di Cochabamba, Luis Cutipa Salva, esiste tra i lavoratori del suo settore preoccupazione per la lentezza dei lavori, nella commissione che tratta il tema della coca, e ricorda che se non ci sono progressi sul tema prima di questa domenica, dall'attesa si potrebbe passare di nuovo ai movimenti di pressione sociale. Conferma anche, l'incontro delle "Seis Federaciones" del Tropico, questo sabato, per analizzare l'avanzamento dei lavori delle varie commissioni e per decidere le azioni di protesta da realizzare. Dichiara Cutipa: "La commissione che tratta il tema della coca, avanza molto lentamente, la base non vuole essere di nuovo ingannata e riconfermiamo che la nostra pazienza sta finendo e se il governo continuerà a dilazionare i tempi di soluzione del problema, non ci sarà altra alternativa che le azioni di protesta". La proposta dei cocaleros è di ottenere una pausa nell'opera di distruzione delle piantagioni di coca, mentre si sta realizzando lo studio del mercato della coca e si realizzi in forma costante lo sviluppo delle coltivazioni alternative. Per il Governo, la pausa nella distruzione delle piantagioni non è fattibile perché infrangerebbe la legge 1008, e inoltre incrementerebbe la produzione di coca al di sopra del limite legale. (Da "LosTiempos.com")
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- 2/2/2003: L'anno scolastico comincia lunedì in tutta Bolivia. L'anno scolastico 2003 sarà inaugurato contemporaneamente in tutta la Bolivia alle ore 9 di lunedì 3 di febbraio con l'alzabandiera e l'inno nazionale, conferma il ministro dell'educazione Isaac Maidana. Secondo il programma previsto dal governo l'anno scolastico sarà inaugurato dal ministro Isaac Maidana e dal vicepresidente Carlos Mesa nella scuola "Club de Leone" di Alto Tejar. L'autorità educativa assicura che ci sarà un ritardo dell'inizio dell'anno scolastico in un numero limitato di scuole, soprattutto nell'altipiano, ciò è dovuto all'impossibilità di accedere alle strutture educative deteriorate per le piogge. Il ministro dell'educazione Isaac Maidana ha espresso l'aspettativa, rispetto ai dirigenti scolastici del settore urbano, che si non realizzino le misure di protesta annunciate a partire dalla prossima settimana. Ha spiegato che esiste un'agenda di lavoro comune tra il suo Ministero e il Ministero dell'economia per considerare tutte le loro richieste. Ha ricordato l'esperienza di lavoro congiunto realizzato, tra agosto e dicembre dello scorso anno, con i settore urbano e rurale della scuola, che ha permesso di realizzare al 95% il piano di lavoro concordato. (Da "LosTiempos.com")
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- 13/2/2003: La Bolivia precipita nel caos. Scontri tra esercito e polizia.
Sono almeno 17 le vittime degli scontri nel centro di La Paz. I poliziotti si ammutinano e il presidente gli manda contro l'esercito. Il sindacato ha indetto per oggi uno sciopero generale. E i governo fa chiudere uffici pubblici e banche.
LA PAZ (BOLIVIA) - Dopo Argentina e Venezuela esplode anche la Bolivia, dove la proposta del governo di istituire una tassa sui salari, già falcidiati dall'inflazione, ha dato il via a scontri violenti. Teatro dell'insurrezione, la capitale La Paz, che dopo una giornata di saccheggi e violenze appare come un deserto. Alto il bilancio dei morti, almeno diciassette, senza contare l'elevato numero dei feriti, almeno una sessantina, tra cui un adolescente. Le vittime sono per lo più agenti della polizia. Interi reparti ieri hanno gettato la divisa e si sono ammutinati dopo la decisione del governo di tassare i salari fino al 12,5 per cento. Uno schiaffo per il sindacato dei poliziotti che, al contrario, chiedeva un aumento delle retribuzioni del 40 per cento. Il governo ha mandato in piazza l'esercito e sono partiti gli scontri, degenerati in saccheggi, violenze, assalti alle sedi dei partiti e di emittenti televisive ad opera di commandi di giovani.
Gli incidenti sono iniziati a Plaza Murillo, dove si affacciano numerosi edifici governativi, e dove reparti del Gruppo speciale di sicurezza (Ges) si sono apertamente scontrati con truppe scelte militari, chiamate dal presidente della repubblica Gonzalo Sanchez de Lozada a difesa del palazzo presidenziale. L'emittente televisiva ATB non ha esitato a parlare di una "vera e propria guerra", svoltasi in tre differenti incidenti, due dei quali senza risparmio di armi da fuoco e gas lacrimogeni.. In un clima da colpo di stato, cecchini della polizia e dell'esercito si sono appostati sui tetti degli edifici del ministero degli Esteri, del palazzo di governo e del Parlamento, per sparare sulla gente.
In poche ore la città è diventata una campo di battaglia. Commandi di giovani sono scesi nel centro della capitale prendendo d'assalto sedi di partiti, ministeri e edifici pubblici distruggendo il mobilio e lanciando dalle finestre documenti, computer e macchine da scrivere. Poi hanno assaltato il centro commerciale "Shopping Norte" che ha determinato, fra l'altro, l'interruzione delle trasmissioni dell'emittente televisiva Bolivision, che ha lì i suoi uffici. Anche il canale statale "Television boliviana" ha sospeso i programmi. Infine una radio privata ha indicato che mezzi blindati dell'esercito stavano convergendo su La Paz. Inutili gli inviti alla calma del presidente Gonzalo Luiz Macchi e del cardinale Julio Terrazas.
Il sindacato unico dei lavoratori (il Cob), ha indetto per la giorntata di oggi uno sciopero generale in tutto il Paese. E il governo, per tutta risposta, ha annunciato la sospensione di tutte le attività pubbliche e private, compresa la chiusura delle banche. "Una decisione che ha l'obiettivo di salvaguardare le persone", ha dichiarato il ministro del Lavoro, Jaime Navarro.
(La Repubblica on line,13 febbraio 2003)
L'articolo sul sito di Repubblica
La galleria fotografica
Mail di Efrem Fumagalli
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- 21/3/2003: Il Carnevale fa dimenticare, per qualche giorno, i conflitti sociali.
LA PAZ: 1° marzo (AP) I boliviani dimenticheranno i loro problemi fino a martedì per ballare e bere durante i quattro giorni della festività del Carnevale, che ha il suo più grande appuntamento, il sabato, nel fastoso ingresso folcloristico a Oruro, al quale parteciperanno oltre mille di comparse e ballerini. Le strade di La Paz, scenario tra il 12 e 13 di febbraio di morte e saccheggi per una violenta rivolta provocata dalla povertà estrema in cui si trova il paese, vedranno sfilare circa mille comparse e ballerini che troveranno la loro espressione più ludica nel "Pepino", un personaggio provocatore. Nella città orientale di Santa Cruz, 90 gruppi di comparse e ballerini sfileranno da sabato al lunedì, per le più importanti vie della città, con una festa che ogni anno tenta di imitare per entusiasmo e ricchezza, anche con la grave crisi economica, il carnevale di Rio de Janeiro.
Oruro, (NdT: la capitale mineraria della Bolivia), a 220 km. a sud di La Paz, vive con un entusiasmo speciale la festa chiamata "dios momo", contagiata dal passo incessante, nei suoi 10 km. di percorso, degli oltre mille di ballerini che rappresentano con danze l'arrivo dei colonizzatori spagnoli e la devozione dei minatori boliviani alla "Vergine del Socavon (della miniera)".
La Morenada, una delle danze più tipiche, riflette lo sfruttamento durante la colonizzazione, dei minatori e l'arrivo dei primi schiavi africani nelle miniere, con costumi che pesano circa 40 kg. e che i ballerini portano ballando per oltre 12 ore.
"E' il quinto anno che ballo, e non penso di smettere per diversi anni per la Mamita del Socavon", dice una delle ballerine, che confessa aver pagato per il suo costume di Morena 250 dollari, quattro volte il salario minimo nazionale.
Lei, come tutti i ballerini dei 48 gruppi iscritti quest'anno, concluderà la sua partecipazione in ginocchio davanti all'immagine della "Virgen de Socavón", quadro che si trova nella chiesa di Oruro all'ingresso dell'area mineraria (i ballerini per compiere la loro promessa devono andare dalla porta della chiesa fino all'immagine della Vergine strisciando sulle ginocchia.). La maggior parte dei ballerini dichiara di ballare per devozione alla Madre di Gesù, come testimonianza del loro amore di figli.
Il celebre ballo di Oruro "La Diablada" è l'espressione della lotta del bene contro il male, espressione della tradizione cattolica che portarono i conquistatori spagnoli. Questa devozione contrasta con l'eccessivo uso di bevande alcoliche, che obbliga la chiesa a ricordare alla popolazione di non cadere in eccessi. Ogni carnevale lascia le sue vittime e i suoi feriti in incidenti di strada dovuti soprattutto all'uso eccessivo di alcool.
Il martedì si "interra il carnevale" con diversi riti, che anticipano il mercoledì delle ceneri e l'ingresso nella quaresima secondo la tradizione cattolica.
Mercoledì, i boliviani torneranno ai loro conflitti sociali e politici, tre settimane dopo la rivolta popolare che ha lasciato sul terreno 31 morti e 205 feriti, lasciando come sfondo e futuro immediato una crisi economica che entra nel suo quinto anno.
Fedeli in ginnocchio davanti alla immagine della "Virgen del Socavon" (Vergine delle miniera), durante il primo giorno di carnevale ad Oruro.
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