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Voci dallo spazio; al via in California un progetto per ascoltare i segnali lanciati da altre civilta'

http://italia.pravda.ru/science/2149-0/

In California, una rete di radiotelescopi, presso l'Hat Creek Radio Observatory, scruterà stelle lontane migliaia di anni luce. Trecentocinquanta antenne paraboliche, a partire dalla fine di questo mese, cercheranno di scovare, tra i segnali di origine naturale, quello che potrebbe essere trasmesso da una fonte artificiale, vale a dire da una civiltà tecnologica extraterrestre. Il progetto Ata, finanziato tra gli altri anche dal socio di B. Gates, Paul Allen, “ sarà in grado di esaminare in un anno più stelle di tutte quelle scrutate con altri progetti in 45 anni ”. È il sunto, questo, dell'articolo di Luigi Bignami pubblicato il 1° giugno nella sezione “Tecnologia & Scienze” della versione on line del quotidiano “La Repubblica”.
Ma com'è iniziata questa particolare forma di esplorazione spaziale? Come vengono captati ed analizzati i segnali? E, soprattutto, è già arrivato un primo segnale “intelligente”?
Era il 1967 quando presso il radiotelescopio di Cambridge, venne captato un segnale ad impulso regolare che l'euforia degli scopritori portò a battezzare con la sigla “L.G.M.”.
L'acronimo sta per “Little Green Men”, in quanto gli scienziati credettero che a mandare il segnale dalle profondità del cosmo fossero proprio gli “omini verdi”.
In realtà il segnale era di origine naturale: era stata scoperta la prima stella “pulsar”.
 Ma che cos'è un radiotelescopio?
“Un radiotelescopio è un telescopio che, a differenza di quelli classici che osservano la luce visibile, è specializzato nel rilevare onde radio emesse dalle varie radiosorgenti sparse per l'universo, generalmente grazie ad una grande antenna”.
Per ciò che concerne la frequenza d'ascolto, il discorso è un po' più complicato; sappiamo che l'elemento chimico più diffuso in tutto l'universo è l'idrogeno.
Una civiltà extraterrestre che si possa ritenere intelligente certamente sarà a conoscenza di ciò ed in particolare della vibrazione dell'atomo d'idrogeno compresa tra gli 0,5 e 1,5 gigahertz, quindi sfruttando tale risorsa è possibile inviare qualsiasi tipo di messaggio.
Per scandagliare il cosmo alla ricerca della giusta frequenza, sulla Terra, si è dato il via a diversi progetti. Il più importante è il progetto S.E.T.I.
 
 L'acronimo sta per S earch for E xtra- T errestrial I ntelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre). Fu l'astronomo Frank Drake, ad eseguire nel 1960, presso la Cornell University, il primo progetto Seti, noto come “Project Ozma”.
Le stelle che furono prese in considerazione furono Tau Ceti ed Epsilon Eridani , usando una frequenza pari a 1,42 Ghz; ma non fu ‘ascoltato' nessun segnale interessante.
Alcuni anni dopo gli scienziati cercarono di ribaltare il problema. Invece di restare passivamente in ascolto, decisero di spedire un segnale verso probabili civiltà extraterrestri.
Nel 1974 dal radiotelescopio di Arecibo (PortoRico), fu lanciato un messaggio in codice racchiuso in una sorta di diagramma che indicava alcune informazioni sulla razza umana, in particolare sulle sue conoscenze: i numeri da 1 a 10, gli atomi di idrogeno e carbonio, un filamento di DNA, una rappresentazione schematica di un essere umano e del nostro sistema solare.
Più o meno le stesse informazioni che furono incise su una placca d'oro installata sulla sonda Pioneer 10, lanciata due anni prima. Il messaggio fu inviato verso la galassia denominata ‘M13' distante dalla Terra ben 25.000 anni luce, il che significa che per raggiungere tale angolo remoto dell'universo, l'onda, viaggiando alla velocità della luce –che per convenzione è di 300.000 km al secondo, impiegherà la bellezza di 25.000 anni!
 
        Inoltre, per ricevere una eventuale risposta si dovrebbe aspettare lo stesso, medesimo tempo, invece c'è chi giura, ma con dati alla mano, che questo messaggio di risposta sia già arrivato!
Solo pochi anni fa, nel 1999 dall'Università di Berkeley, è partito un nuovo, per molti interessante, piano di lavoro: il Seti@home.
Da come si evince dallo stesso nome, a dispetto dei precedenti tentativi, il Seti ha chiesto l'aiuto di milioni di volontari che, sfruttando le potenzialità dei PC domestici, contribuiscono a facilitare il compito degli stessi scienziati analizzando, tramite un apposito software, che funge da salva schermo, l'enorme quantità di dati che, dalle stelle, arriva ai radiotelescopi.
Come conferma sempre l'articolo succitato “ a d oggi nessun segnale proveniente dallo spazio ha dato modo di poter essere considerato ‘intelligente'. Solo uno ha lasciato un dubbio, quello registrato dall'Ohio State University Big Ear Observatory, il 15 agosto 1977, quando sul Canale 2 del radiotelescopio giunse una inusuale trasmissione, simile a quella che gli astronomi si aspettano da una civiltà intelligente. Purtroppo quel segnale non si ripeté più e fu impossibile determinarne la fonte ”.
 
 Eppure c'è chi sostiene a spada tratta che, invece un segnale intelligente sia già arrivato.
Come ben si sa, il problema della vita extraterrestre è stato, ed è tuttora molto dibattuto; lo scontro fra i sostenitori della causa aliena e gli scettici, è sempre più duro e quest'ultimi, anche alla presenza di dati inequivocabili, che ricordiamolo, sono alla base del metodo scientifico, cercano a volte di negarne a tutti i costi l'evidenza.
Per ciò che concerne i segnali dallo spazio, nel febbraio del 2003, ad Arecibo, nell'ambito del progetto di ricerca portato avanti dall'astronomo americano Carl Sagan, fu captato un segnale, denominato SHGb02+14a, sulla frequenza di 1420 Mhz, che in un primo momento aveva tutti i requisiti per essere considerato artificiale, cioè non proveniente da un fonte naturale (nebulosa, galassia o stella), ma potenzialmente spedito da una civiltà tecnologicamente avanzata.
Il segnale rilevato sulla frequenza dell'idrogeno, aveva la durata di un minuto e si ripeté per sole tre volte, troppo poco per essere confermato, ma abbastanza da far sorgere numerose e suggestive ipotesi che per molti rasentano la fantascienza.
 
 E se di fantascienza vogliamo parlare, quello che accadde il 19 agosto 2001, ha dell'incredibile.
Nei pressi dell'Osservatorio radioastronomico di Chibolton (Inghilterra), in un campo di grano fu rinvenuto uno dei cosiddetti ‘Crop Circles' cioè un disegno, ottenuto piegando, con una forza che è ancora oggetto di studio da parte degli scienziati, le spighe di grano in modo da ottenere una traccia complessa ma coerente, in altre parole intelligente.
Ad un'attenta analisi infatti, il 'pittogramma' era la copia esatta del famoso messaggio inviato nel 1974 verso l'ammasso stellare M13 di cui abbiamo parlato in precedenza.
Le piccole differenze erano in realtà la grande sorpresa, infatti, alcuni elementi del messaggio erano stati volutamente sostituiti con gli elementi che probabilmente rappresentano la struttura morfologica degli autori: il carbonio sostituito dal silicio, lo schema del DNA a tripla elica (il nostro è ad elica doppia, nda), la rappresentazione del sistema solare con tre pianeti in evidenza!
Eppure anche dopo questa clamorosa rivelazione la scienza ufficiale non ha nessuna intenzione di confermare e avvalorare la notizia.
Ciò per gli ufologi non ha però, molta importanza, perché, per chi ritiene certa l'esistenza della vita extraterrestre, non ha bisogno di aspettare l'arrivo di un segnale spaziale, inoltre, ed è questo il dato più rilevante, qualcuno potrebbe spingerci a guardare da un'altra parte oppure a farci assistere alle opere di G. Lucas e il prossimo Spielberg con la sua “Guerra dei mondi” come se fossero soltanto film fantastici, quando invece, alla fine, potremmo scoprire, così come si chiede L. Bona in un suo saggio, che “ gli alieni sono stati e sono tra noi… Trovarli, o seguirne le tracce, è un esercizio d'intelligenza e cultura ”.