Lo Spirit scopre casualmente residui di vita su marte
La sonda robotizzata "Spirit" ha effettuato solo per caso una delle piu' importanti scoperte della sua missione su Marte, che conferma la possibilita' di residui fossili di vita batterica: una ruota ormai logora ha scavato un solco sulla superficie del Pianeta Rosso, portando alla luce una zona di aspetto piu' brillante del normale rivelatasi ricca di diossido di silicio. La presenza di silicio sulla Terra vien associata di norma alla presenza di vita batterica, attraverso due possibili meccanismi: i geyser o le fumarole. Secondo gli esperti le prove indicherebbero queste ultime, colonne di gas che emergono in superficie grazie a delle fessure nella crosta; tuttavia si sa ancora poco su come queste riescano a preservare tracce fossili, al contrario dei depositi formati dalle sorgenti termali. Fermati nel luglio scorso a causa delle tempeste di sabbia che rendevano difficile l'alimentazione delle batterie solari, "Spirit" e il gemello "Opportunity" rover hanno gia' dato piu' di una sorpresa: progettati inizialmente per una vita operativa di sei mesi, sono sul Pianeta Rosso da oltre tre anni e - condizioni meteorologiche permettendo - non sembrano avere intenzione di fermarsi. Le missioni fin qui lanciate verso Marte hanno accertato che l'ipotesi dei geologi, ovvero che il Pianeta Rosso abbia in passato ospitato degli oceani, e' corretta: rimane da vedere se tale situazione sia durata abbastanza a lungo da permettere lo sviluppo di forme di vita unicellulari, che potrebbero avere lasciato delle tracce fossili. La massa del pianeta e' infatti troppo esigua per trattenere un'atmosfera significativa, e temperatura e pressione atmosferica sono dunque attualmente troppo basse per permettere la formazione di H2O in forma liquida alla superficie (il ghiaccio e' possibile, ma sublima direttamente in vapore di ghiaccio, rilevato dalle sonde orbitanti). E' tuttavia possibile che sotto la superficie, dove pressione e temperatura sono maggiori, possano essere rimaste delle sacche di acqua in grado di aver conservato anche forme di vita elementari.
Batteri marziani Su Marte i composti organici a base di carbonio e idrogeno, veri e propri mattoni della vita, si sono formati molto precocemente e, contrariamente a quanto si e' creduto finora, non sono stati portati dall'esterno, per esempio da una pioggia di meteoriti. A riscrivere la storia di Marte e' l'analisi di uno dei meteoriti marziani piu' famosi, quello chiamato Allan Hills 84001, e i risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Meteoritics & Planetary Science.
Ricercatori della Carnegie University hanno messo a confronto il meteorite marziano con rocce di origine vulcanica che si sono formate sulla Terra un milione di anni fa, in condizioni simili a quelle che potevano trovarsi su Marte all'inizio della sua storia, trovate in Norvegia, nelle isole Svalbard. Le numerose analogie scoperte tra le rocce terrestri e il meteorite marziano hanno fatto concludere agli studiosi che, su Marte come sulla Terra, i composti organici si sono formati in seguito a reazioni chimiche avvenute in particolari condizioni. L'origine, quindi, in entrambi i casi non e' esterna e va ricercata sul pianeta stesso. "Adesso sappiamo che Marte puo' produrre composti organici", ha osservato il coordinatore dello studio, Andrew Steele. E alla luce di questa conoscenza diventa possibile impostare in modo piu' mirato la missione Mars Science Laboratory (Msl), prevista nel 2009. Uno degli obiettivi e' infatti identificare, su Marte, composti organici, scoprirne l'origine e identificare molecole importanti per la vita. "Adesso - ha rilevato Steele - sappiamo che ci sono, dobbiamo soltanto trovarle".
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