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Fonte: “Newton Scoperte”, luglio 2003

Un grande scienziato, Paul Davies, spiega a Newton come si può viaggiare nel passato e nel futuro:con una macchina che crea strade cosmiche verso tempi lontani. E l'ha anche progettata, sfruttando solamente tecnologie già conosciute

TESTO Paola Catapano (Cern)

Viaggiare nel tempo è possibile e sappiamo come farlo»: esordisce così Paul Davies, probabilmente il fisico più famoso dopo Stephen Hawking, mentre ci fa accomodare nel suo ufficio di Sydney, dove vive e lavora. Siamo andati fino in Australia per incontrarlo, perché lo scienziato inglese ha ideato la prima macchina del tempo, e ha scritto come costruirla nel suo ultimo libro.La macchina non è ancora stata realizzata, perché ci sono prima da risolvere un po' di problemi tecnici e politici, ma il progetto è già pronto. Anche gran parte dei pezzi che la compongono esistono già, sparsi nei più avanzati laboratori di ricerca di tutto il mondo. Camicia a quadretti con le maniche corte, capelli e baffi ben curati, faccia rassicurante e inequivocabilmente inglese, Paul Davies parla dei viaggi nel tempo come di un'opportunità che non abbiamo ancora sfruttato per pigrizia, come se la macchina fosse già pronta a far partire i primi «temponauti». Il punto di partenza è il concetto che il tempo è una dimensione variabile, come lo sono le tre spaziali. Si tratta dell'idea centrale della Teoria della Relatività, formulata da Einstein nel 1905, per questo, secondo Davies, abbiamo in mano addirittura da quasi un secolo la formula per viaggiare nel tempo.

Professor Davies, come si fa a viaggiare nel tempo ?

«La Teoria della Relatività ci fornisce ben due metodi per viaggiare nel futuro. Il primo è muoversi ad alta velocità, sfruttando la distorsione del tempo dovuta al moto, prevista dalla Relatività ristretta.Se disponessimo di un'astronave che viaggiasse al 99,99999 per cento della velocità della luce, potremmo raggiungere l'anno 3000 in meno di sei mesi». Questo tipo di viaggio è una conseguenza della Re­latività, che ha a che fare con il celebre paradosso dei gemelli, una conseguenza poco intuitiva della teoria einsteiniana. Uno di due gemelli, Castore, parte per un viaggio spaziale a una velocità vicina a quella della luce, il fratello Polluce resta a casa. Castore raggiunge la sua meta, distante dieci anni luce, e torna subito indietro con la stessa velocità.Per Polluce, che è rimasto a Terra, sono passati poco più di vent'anni, tanto infatti ha impiegato il fratello a percorrere 20 anni luce a una velocità vicinissima a quella della luce. Per Castore invece, che era in viaggio, il tempo è trascorso molto più lentamente. La Relatività infatti ci dice che aumentando la velocità il tempo rallenta. Per Castore sono passati solo tre anni, quindi, quando torna a Terra, si ritrova ad aver fatto un salto di 17 anni nel futuro.

Queste teorie prevedono che si possa viaggiare a velocita molto vicine a quella della luce. Ma nella realtà è possibile raggiungere velocità così elevate?

Non c'è nulla che lo vieti, è solo un problema di costi. Per accelerare un carico di 10 tonnellate al 99,9 per cento della velocità della luce sono necessari dieci miliardi di miliardi di joule, una quantità di energia equivalente all'intera produzione energetica dell'umanità di diversi mesi».Avvicinarsi ulteriormente ai 300mila chilometri al secondo della luce diventa ancora più costoso.

Quindi se avessimo a disposizione il capitale necessario potremmo partire verso il futuro?

«Non escludo che ci si riesca. Esistono nello spazio fonti di energia illimitate che basterebbe decidere di sfruttare. In realtà si tratta di un problema politico: decidere di investire nella ricerca e sviluppo delle tecnologie per sfruttare le fonti energetiche che abbondano nello spazio. Ma c'è un altro problema. I viaggi nel tempo fatti con il sistema dell'alta velocità possono solo andare nel futuro, e non tornare indietro. Infatti se la nostra superastronave una volta arrivata nel tremila rifacesse il viaggio a ritroso, otterrebbe solo di fare un ulteriore salto nel futuro terrestre».Questo perché il salto nel tempo non è dato dalla direzione del moto, ma solo dalla velocità a cui si viaggia.

Qual è il secondo metodo previsto dalla Relatività?

«E suggerito dalla Relatività generale, formulata da Einstein nel 1908, che estende la Relatività ristretta e include gli effetti della gravità sullo spaziotempo. La sorprendente conclusione di questa teoria è che la gravità rallenta il tempo. E noi possiamo verificarlo. Per esempio, la forza gravitazionale della Terra rallenta gli orologi di un microsecondo ogni trecento anni. Nel 1976 i fisici Robert Vessot e Martin Levine lanciarono nello spazio con un razzo un orologio e videro che questo guadagnò un decimo di microsecondo rispetto a orologi uguali rimasti sulla Terra. Per spostarsi nel futuro, basterebbe sfruttare campi gravitazionali molto più intensi di quello terrestre, come quelli esercitati dalle stelle di neutroni. Sono stelle che, avendo esaurito il combustibile, si contraggono a causa della loro massa riducendosi a una piccolissima frazione del volume originario, ma mantengono una massa elevatissima; alcune di esse sono poco più grandi di una nostra città, ma hanno una massa superiore a quella del Sole. La loro gravità è talmente elevata che i loro atomi sono ridotti a una poltiglia di neutroni. Una gravità tanto forte provoca sugli orologi una distorsione temporale molto più percettibile di quella della gravità terrestre: sette anni su una stella di neutroni corrisponderebbero a dieci sulla Terra. Basterebbe quindi raggiungere con la nostra astronave una stella di neutroni (per esempio quella che si trova nella Nebulosa del Granchio) pe compiere un consistente balzo it avanti nel tempo. Il problema è costruire un mezzo capace di res stere alle condizioni proibitive presenti in prossimità di una stella di neutroni. E anche in questo caso non potremmo comunque tornare indietro dal futuro».

E se volessimo visitare il passato?

 «La Relatività consente anche il viaggio nel passato. Per la Relatività generale, infatti, lo spazio­tempo può essere curvato fino al punto di riconnettersi con se stesso, e quindi creare "curve chiuse" sia nello spazio sia nel tempo.Il primo a tracciare curve temporali chiuse fu un amico di Ein­stein, il matematico austriaco Kurt Goedel. Risolvendo le equazioni della Relatività che descrivono i campi gravitazionali, scoprì che nello spazio era possibile trovare orbite che si avvolgono a spirale in un universo in rotazione. La sua soluzione presupponeva però che l'universo fosse in rotazione, mentre oggi si ritiene che l'universo non ruoti. Tuttavia, ha il merito di dimostrare che la Teoria della Relatività non esclude che una particella di materia, e quindi in teoria anche un essere umano, possa raggiungere il passato e tornare indietro dalfuturo».Goedel scrisse infatti: «Effettuando un percorso di andata e ritorno a bordo di un'astronave lungo una rotta sufficientemente ampia, è possibile viaggiare in qualunque regione del passato, presente e futuro e tornare indietro». Dopo aver letto i risultati dell'amico matematico, Einstein confessò che la prospettiva di uno spaziotempo che permettesse curve temporali chiuse, e quindi di tornare indietro nel tempo, lo aveva tormentato durante la formulazione della Teoria della Relatività generale.

L'idea di Goedel però si basa su un presupposto sbagliato, quello dell'universo in rotazione. Come facciamo a visitare il passati , allora?

«La rotazione di Goedel non è l'unico modo per fare visita ai nostri nonni. Una delle idee più recenti è il wormhole [cunicolo di tarlo], termine coniato dall'astrofisico americano John Wheeler, che ha anche battezzato i buchi neri. Un wormhole è una "scorciatoia" nella struttura dello spazio che permette di collegare due punti molto distanti, prima che la luce abbia avuto la possibilità di arrivarci, e quindi è un modo per andare indietro nel tempo attraverso una scorciatoia nello spazio».La velocità della luce infatti è un limite invalicabile. Niente, neppure le informazioni, possono muoversi più velocemente. Quindi se noi riuscissimo ad arrivare in un posto prima che siano arriva­te le notizie del nostro punto di partenza compiremmo un viaggio a ritroso nel tempo. Perché dopo un po' che siamo arrivati verremmo raggiunti dal nostro passato, o se si preferisce, ci raggiungerebbero le informazioni del tempo in cui siamo partiti. Ma come facciamo a raggiungere un punto prima delle informazioni, se queste viaggiano alla velocità della luce? Prendiamo una scorciatoia che la luce non conosce e facciamo meno strada. I wormhole sono proprio questo: scorciatoie tra due punti dell'universo che la luce non percorre. Ma è possibile creare wormhole a piacere?

Dalla fantascienza alla scienza

Nel romanzo Contactscritto dall'astrofisico americano Carl Sagan negli anni Ottanta, reso poi noto dall' omonimo film con Jodie Foster, un gruppo di scienziati riceve un messaggio radio proveniente da una civiltà aliena più avanzata. Il messaggio contiene le istruzioni per costruire una macchina capace di creare un wormhole tra la Terra e la stella Vega, distante ventisei anni luce.Nella storia la protagonista sale a bordo di una capsula e viene inghiottita in un turbine simile a una gigantesca centrifuga per poi sfrecciare in una galleria e riemergere al centro della galassia, dove si trova Vega, in pochi minuti. Nel romanzo Sagan non aveva approfondito in dettaglio come si potesse creare un simile tunnel. Chiese così al suo amico Kip Thorne, fisico teorico del Caltech in California, se la sua fantasiosa idea di sfruttare un wormhole come scorciatoia nello spaziotempo fosse fondata.Stimolati dalla fantasia scientifica di Sagan, Thorne e i suoi collaboratori si misero a studiare i dettagli del funzionamento di questo tipo di wormhole, che collega due regioni distanti nello spazio­tempo. Alla fine riuscirono a creare modelli teorici di wormhole che rimanessero aperti abbastanza a lungo da essere attraversati da un lato all'altro da un «temponauta», senza che venisse annientato dalle immense forse gravitazionali interne.Serviva qualcosa che si opponesse alla forza di gravità e tenesse il wormhole aperto.

La soluzione di Thorne fu l' antigravità. La materia anti-gravitante (prevista fra l'altro dalla stessa Teoria generale della Relatività) permette di tenere aperto il wormhole. I modelli di Thorne e colleghi non trovarono ostacoli da parte delle teorie fisiche note, e questa ricerca generò una quantità di studi che tuttora proliferano.Uno di questi è l'idea di Paul Davies di costruire una macchina che crei in laboratorio i wormhole necessari a viaggiare nel tempo.

Paradossi storici

La possibilità di visitare il passato crea veri paradossi, affascinanti e apparentemente impossibili da risolvere. Il più semplice è questo: un viaggiatore torna nel passato e uccide sua madre ancora bambina. Quindi non sarebbe più potuto nascere e neanche commettere l'omicidio. I paradossi mettono in crisi il concetto di causalità, cioè le relazioni tra causa ed effetto, e quindi la scienza. Stephen Hawking ha messo una toppa al problema con la sua «congettura della protezione cronologica»: la natura troverà sempre il modo per impedire i viaggi nel passato.Paul Davies invece accetta che eventi successivi possano influire su eventi precedenti, ma postula che le linee temporali si possano chiudere solo tra eventi che non creino problemi di causalità. Un esempio è quello di un ricco signore la cui fortuna deri­va da un benefattore che aiutò la sua bisnonna un secolo prima. Con la macchina del tempo parte per scoprire chi è il benefattore. Una volta incontrata la bisnonna, le rivela la propria identità di viaggiatore del tempo e le mostra un giornale che ha portato dal futuro. La bisnonna legge il listino della borsa ed investe di conseguenza. Gli investimenti sono l'origine della fortuna del ricco signore, che scopre così di essere il benefattore di se stesso. Questo per Davies non è problematico. Quello del viaggiatore che uccide sua madre invece è irrisolvibile, quindi nes­suno può uccidere un suo antenato. David Deutsch, esperto di viaggi nel tempo, risolve i paradossi con le leggi della fisica quantistica. Nel mondo subatomico regna l'indeterminazione quantistica: un elettrone che urta un protone può deviare verso sinistra o verso destra senza una regola. Secondo alcuni fisici l'indeterminatezza si risolve con la moltiplicazione degli universi. Ogni volta che un elettrone va a destra si forma un nuovo universo con un elettrone che va a sinistra. Per Deutsch i paradossi si risolvono allo stesso modo: se un viaggiatore del passato interferisce con la storia, l'universo si biforca in due o più rami, e la madre uccisa va a finire in un universo parallelo, non in quello da cui lui proviene.

COME SI COSTRUISCE LA MACCHINA DEL TEMPO

A differenza delle macchine del tempo di romanzi e film, quella di Paul Davies non si sposta nel tempo, ma modifica la struttura dell'universo per costruire un percorso chiuso nello spazio.Crea un wormhole artificiale che consente al viaggiatore di andare nel passato e tornare indietro. E può essere realizzata con le tecnologie già oggi disponibili.

Il primo strumento neces­sario per realizzare un wormhole artificiale è un collisore, cioè un acceleratore di particelle. Queste macchine permettono di ricreare le condizioni dell'universo a circa un microsecondo dopo il Big Bang, quando la temperatura era di dieci trilioni di gradi e l'universo era in uno stato definito pla­sma di quark e gluoni (particelle subatomiche).Proprio da una bolla di questa materia ad altissima energia si estraggono i wormhole «virtuali». Questi però compaiono solo per tempi brevissimi, per poi scomparire nel vuoto che si trova all'interno degli acceleratori.

Il passo successivo è trasformare i wormhole virtuali in reali, iniettando l'energia sufficiente per evitare che riscom­paiano. È un fenomeno noto della fisica, per esempio si utilizza nella trasmissione di onde radio. Intorno a un elettrone girano fotoni virtuali, formando il campo elettrico. Se si accelera l'elettrone, facendolo passare in un filo, i fotoni virtuali acquistano energia e si trasformano in fotoni reali allontanandosi dal filo sotto forma di onderadio. Tuttavia, l'energia del plasma di quark e gluoni non basta per raggiungere le temperature richieste per trasformare questa «schiuma» spaziotemporale in vero wormhole.II secondo strumento per fabbricare la macchina del tempo di Davies è un dispositivo dl implosione che dà alla bolla di quark e gluoni l'energia necessaria per comprimerla di un fattore pari a un miliardo di miliardi.Questo per elevarne la temperatura consentendo la trasformazione della bolla in un embrione di wormhole. La difficoltà non è nella quantità di energia necessaria (circa dieci miliardi di joule, la produzio­ne di una centrale elettrica in qualche secondo), quanto nella concentrazione dell'energia su dimensioni così piccole.

Per portare il wormhole dallo stato embrionale a dimen­sioni utili occorre uti­lizzare un dilatatore , che ne accresca le dimensioni e lo mantenga aperto per consentire al temponauta di passarvi senza problemi Per fare questo Paul Davies ipotizza di servirsi dell'antigravità, una forza repulsiva che può essere prodotta dal cosidetto «effetto Casi­mir». Due piastre conduttrici variano i campi elettromagnetici dello spazio, creando una forza repulsiva, l’antigravità appunto.

L'ultima fase consiste nel trasformare il wormhole, ormai portato alla taglia giusta, in una macchina del tempo. E cioè stabilire una differenza temporale permanente tra le sue estremità. II compito è affidato al differenziatore e la tecnica suggerita è la dilatazio­ne temporale che si osser­va nell'effetto dei gemelli. Ancora una volta si ricorre a un acceleratore di parti­celle, in questo caso per far circolare una delle estremità del cunicolo a velocità prossime a quella della luce, per un periodo sufficientemente lungo da provocare una discrepanza temporale fra le due estremità. Così si può viaggiare indietro nel tempo. La macchina del tempo è pronta. Bisogna ancora ri­solvere qualche problema tecnico, ma esiste un progetto da seguire.

Si ringrazia per la segnalazione del presente articolo la Collaboratrice CUN Vicenza Laura Grazian