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LO STUDIO FISICO DELLE ANOMALIE LUMINOSE IN ATMOSFERA E L'IPOTESI SETV

Massimo Teodorani, Ph.D.

ASTROFISICO

CNR - Istituto di Radioastronomia /Radiotelescopi di Medicina Via Gobetti 101 - 40129 Bologna (Italia) / E-mail : mteo@linenet.it

ABSTRACT. Sulla base di statistiche di migrazione galattica che portano ad inserire un nuovo parametro nella formula di Drake, l'ipotesi di lavoro denominata SETV prevede che veicoli e/o sonde esogene possano aver raggiunto anche il Sistema Solare includendo la Terra. La tecnologia tuttora disponibile è in grado di effettuare rilevazioni sia nei limiti estremi del sistema solare che sul nostro pianeta. La possibile presenza di sonde di possibile origine extraterrestre sul nostro pianeta può essere rilevata utilizzando un network di stazioni di rilevamento in aree critiche. Una di queste è l'area norvegese di Hessdalen., dove le due missioni scientifiche esplorative italiane del "Progetto EMBLA" hanno effettuato misurazioni che dimostrano tutte le anomalie del fenomeno luminoso ivi presente. Nulla al momento prova scientificamente che il nostro mondo sia visitato da intelligenze allogene, ma la notevole peculiarità rilevata in alcune aree di ricorrenza dimostrano che la fenomenologia riscontrata, di estremo interesse per la fisica fondamentale, presenta caratteristiche meritevoli di ulteriore approfondimento con strumentazione ad alto livello di sofisticazione.

INTRODUZIONE: DAL SETA AL SETV

Nell'ambito del progetto SETI è nata e si sta tuttora sviluppando una nuova branca denominata SETV (Search for Extraterrestrial Visitation). Il suo obiettivo è quello di studiare, con i mezzi ben esperimentati della scienza fisica ufficiale, la possibile evidenza della visita di sonde, probabilmente robotiche, di origine esogena all'interno del nostro sistema solare [1, 15, 17, 19, 20, 24]. La strategia SETV prevede il monitoraggio dell'intero sistema solare nell'ambito di una sfera di raggio pari a 50 Unità Astronomiche con centro la Terra [17]. L'utilizzo di satelliti spaziali dotati di sensori come camere infrarosse CCI) ad altissima sensibilità, accoppiati con stazioni a terra come radar e radiotelescopi muniti di analizzatori multicanale di spettro, telescopi ottici a grande campo di piccola apertura (per scoperta) e telescopi ottici a grande apertura (per analisi), può permettere di rilevare l'evidenza di anomalie associate a sonde di natura esogena. Questi possibili oggetti celesti artificiali, denominati "sfere di Dyson", che si prevede siano caratterizzati da bassissima luminosità nello spettro visibile e da una più elevata luminosità nell'infrarosso, sarebbero localizzate, secondo le previsioni, in zone energeticamente favorevoli come i punti di librazione Terra-Luna, la fascia asteroidale, la Luna e le orbite circumlunari e circumterrestri [2, 3, 5, 10, 12]. Questo specifico aspetto della ricerca, già nota fin dai primi anni '80 come SETA (Search for Extraterrestrial Artifacts) è giustificata dai calcoli statistici di "migrazione galattica" i quali, basandosi sull'aggiunta di un nuovo parametro nella formula di Drake, prevedono che la nostra galassia possa essere stata colonizzata in un periodo dell'ordine del milione di anni e che la Terra stessa possa essere stata visitata innumerevoli volte fin dall'avvento dell' homo sapiens [11, 25]. In base a teorie fisiche derivate dalla relatività generale è anche possibile che civiltà di livello scientifico superiore siano in grado di utilizzare tunnel spazio-temporali come i "wormholes" [9]: ciò accorcerebbe di molto i tempi di percorrenza. Pur prendendo atto che al momento non esistono prove scientifiche che la Terra sia stata di fatto visitata, il progetto SETV prevede che anche la Terra stessa debba .­venire accuratamente monitorata con strumentazione di misurazione appropriata [17, 20]. L'eventuale presenza sul nostro pianeta di congegni esplorativi di possibile origine esogena, si manifesterebbe necessariamente come "anomalie" nella nostra atmosfera rappresentate anche da fenomeni luminosi, una fenomenologia che di fatto sembra privilegiare i cieli di alcune specifiche aree della Terra. Sulla base di questa ipotesi di lavoro si intende nell'immediato futuro mettere in funzione un network di stazioni di rilevamento strumentale (sia automatiche che non) in zone specifiche della Terra ove siano stati segnalati con ricorrenza eventi atmosferici anomali, prevedendo di utilizzare piccoli telescopi sia fotometrici che spettrografici accoppiati a sensori CCI) ad elevata efficienza quantica, sensori nel vicino infrarosso e ultravioletto, detectors di eventi ad alta energia (raggi X e Gamma), analizzatori di spettro radio sia nelle onde ultrabasse (ELF-ULF) che nelle microonde (UHF), magnetometri e radar per la ricerca e l'inseguimento del target. Circa 30 delle zone della Terra dove anomalie di questo tipo sono presenti in maniera ricorrente, sono state di fatto identificate. La più importante è l'area norvegese di Hessdalen [16, 22], dove fin dal 1984 sono state effettuate registrazioni visuali, magnetometriche, radar e radiometriche e dove dal 1998 è operativa una stazione automatica di rilevamento equipaggiata con diversi tipi di videocamere (a grandangolo e zoom) e di un radar, in grado di rilevare in tempo reale l'apparizione di fenomeni luminosi anomali che di fatto mostrano un comportamento multiforme, dalla lunga durata (fino a 2 ore) e dalla enorme emissione di energia (fino ad 1 MW).

LE DUE MISSIONI EMBLA A HESSDALEN

La notevole quantità di dati acquisiti in 15 anni dal gruppo norvegese noto come "Project Hessdalen", ha giustificato l'esecuzione di due missioni scientifiche esplorative italiane (EMBLA 2000 e 2001) [4, 8, 21, 23], nell'ambito di una collaborazione accademica italo-norvegese esistente fin dal 1994. Queste spedizioni, così come quelle pianificate nell'immediato futuro, sono mirate a ottenere i parametri fisici del fenomeno, ovvero a tentare di comprendere la fisica sulla quale il fenomeno si basa e le cause che lo provocano. Scopo primario delle missioni è di testare sperimentalmente il maggior numero possibile di teorie fisiche conosciute di ordine naturale (come la piezoelettricità, l'attività solare, i monopoli magnetici, i mini-buchi neri) che possono spiegare il fenomeno [6, 13, 14, 18, 26], ma anche di prendere in considerazione l'ipotesi SETV come corollario del problema indagato. A prescindere dalle costruzioni fantasiose di corrente diffusione popolare, su cui comunque sono già state compiute validissime ricerche mitopoietiche di livello accademico [7], non sussistono a tuttora chiare evidenze che il fenomeno di Hessdalen sia dovuto a visite extraterrestri. Purtuttavia, dopo le missioni EMBLA 2000 e 2001, per quanto le cause del fenomeno luminoso in oggetto non siano state ancora spiegate, è emerso un quadro fenomenologico piuttosto circostanziato, soprattutto se si considera che il fenomeno è stato monitorato con continuità per un totale di due mesi, in stretto contatto con la stazione automatica norvegese, con risultati ottenuti principalmente da spettrometri nelle onde radio VLF, immagini video, fotografie e spettri a bassa risoluzione. I risultati ottenuti [8, 21, 23] denotano che il fenomeno considerato presenta talora forti anomalie fisiche e un elevato grado di auto-mantenimento dal punto di vista energetico. Ciò appare dai seguenti rilevamenti: 1) si è potuto rilevare un altissimo livello di elettrificazione dell'intera valle di Hessdalen, in forma di specie di lampi globulari che vengono riportati ovunque, sia in cielo che in terra; 2) esiste una fenomenologia in grado di produrre segnali di tipo doppler nelle frequenze molto basse (VLF) con velocità fino a 100.000 km/sec, evento che, sulla base di un modello ad-hoc, potrebbe essere interpretato come evidenza di particelle ad alta energia accelerate e collimate da un campo magnetico a simmetria cilindrica il cui asse è disallinneato rispetto all'asse di rotazione di un corpo fortemente rotante; 3) 11 fenomeno luminoso in quanto tale è palesemente costituito da molti sferoidi secondari che sembrano vibrare attorno ad un comune baricentro, alcuni dei quali vengono talora espulsi dal corpo centrale; 4) il fenomeno è in grado di cambiare forma e colore in tempi rapidissimi (dell'ordine dei secondi), manifestando in continuazione e per un periodo prolungato (fino a 30 minuti) delle pulsazioni irregolari. In particolare, il fenomeno, pur mantenendo caratteristiche di non-solidità è talora in grado di assumere anche forme nettamente geometriche (soprattutto rettangolari); 5) da un punto di vista fisico, si è potuto dimostrare sia spettroscopicamente che fotometricamente che il fenomeno luminoso si comporta come un plasma termico con una temperatura di circa 6500 °K, con uno spettro di tipo Planckiano e con la sovrapposizione di righe di emissione di tipo nebulare; 6) si è assodato che la variabilità fotometrica è dovuta ad un plasma pressoché isotermo ma con drastiche variazioni della superficie irradiante; 7) eventi a basso livello di luminosità con chiare caratteristiche strutturali (triangoli ed ellissoidi in particolare) sono stati talora rilevati come apparente sovrapposizione alla fenomenologia più tipicamente caratterizzata da sferoidi luminosi senza struttura solida. Si è dunque dovuto prendere atto di due fattori fisicamente peculiari. A) La luminosità del fenomeno aumenta solo per via dell'aumento della superficie irradiante e non per via dell'aumento della temperatura che resta pressoché costante senza alcun effetto di raffreddamento. Ciò ha portato a ritenere che si tratti di un plasma confinato all'interno di un fortissimo campo magnetico e che la struttura approssimativamente globulare dei plasmoidi sia dovuta ad un tipo di "forza centrale" che simula la gravità e che fa assumere ai plasmoidi un aspetto simile a quello di una "stella in miniatura". L'esistenza di perturbazioni magnetiche associate al fenomeno luminoso è stata di fatto dimostrata [16, 22]. Non c'è alcun dubbio dai dati rilevati che il fenomeno abbia caratteristiche di autoregolazione dal punto di vista energetico, e a tuttora non si riesce ad identificare in natura un meccanismo in grado di operare spontaneamente con tale sorprendente efficienza. B) Una esigua (il 5%) ma significativa parte degli oggetti rilevati non mostra alcuna caratteristica di plasma bensì quella di oggetti solidi illuminati uniformemente. Ciò è immediatamente rilevabile studiando via software la distribuzione della luminosità (PSF: Point Spread Function), la quale nel caso di un plasma assume un andamento tipicamente esponenziale o gaussiano, mentre nel caso di oggetti solidi uniformemente illuminati acquista un andamento nettamente lineare. Un risultato fondamentale accertato direttamente sul campo nel corso di due missioni scientifiche intensive, è dunque che la fenomenologia di Hessdalen è caratterizzata da due aspetti ben distinti: 1) una grande maggioranza di globi luminosi apparentemente incorporei per i quali si può accertare una apparenza estesa di plasma con caratteristiche altamente anomale sia termodinamicamente che morfologicamente, II) una esigua ma significativa minoranza di oggetti dalle caratteristiche nettamente solide. Questa bimodalità della fenomenologia riscontrata può essere interpretata solo in due modi alternativi: o come sovrapposizione di due fenomeni dalle caratteristiche nettamente differenti, o come due comportamenti differenti di uno stesso fenomeno. Va in ogni caso ricordato che, se si tiene conto della seconda alternativa, ben conosciute leggi di fisica della radiazione ci dicono espressamente che la verifica strumentale della natura di plasma di un dato fenomeno, non è sufficiente ad attestare che il fenomeno sia per intero un plasma, ma solo che la sua superficie esterna (o fotosfera) si comporta come un plasma il quale per sua natura è in grado di nascondere tutto quanto si trova al suo interno, dal momento che qualunque fotone proveniente dall'interno verrebbe immediatamente assorbito o diffuso dalla nube di ioni ed elettroni che si trovano nella zona esterna, che è quindi l'unica ad essere soggetta ad indagine. Al fine di tentare di penetrare all'interno della nube di plasma, nel corso delle prossime missioni programmate a Hessdalen si sta tuttora progettando di utilizzare un "imaging radar", unitamente ad uno spettrografo ad alta risoluzione [1] in grado di fornire un quadro quantitativo molto più preciso sulla fotosfera di plasma del fenomeno.

OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

Fin dalla prima osservazione sul campo a Hessdalen (EMBLA 2000) si è dunque potuto rilevare, assieme ad una stragrande preponderanza di luci di tipo "plasmoide", anche la presenza di oggetti che presentano una struttura: un triangolo di luci prima, un piccolo ovoide traslucido a debole luminosità poco dopo [21]. Durante la seconda osservazione (EMBLA 2001) si è potuto registrare qualcosa di simile ad un ellíssoide schiacciato [23]. Ciò non significa affatto che la presenza di "eventi strutturati" a Hessdalen propenda a favore di visite ET. Anzi è molto ragionevole ritenere che i governi che tuttora eventualmente esperimentino congegni volanti a tecnologia esotica sceglierebbero proprio località come Hessdalen per operare indisturbati nel migliore dei camuffamenti. La coesistenza di luci anomale di possibile origine naturale legate al territorio e di macchine volanti nate da qualche mente degli "Skunk Works" permetterebbe a qualche governo di operare segretamente facendo credere all'opinione pubblica che Hessdalen sia una base aliena. Dunque il fatto di aver rilevato anche "eventi strutturati" a Hessdalen non è una prova che la Terra sia visitata da sonde esogene. Purtuttavia questa possibilità in sé, come pura ipotesi di lavoro, non è affatto esclusa dalla scienza ufficiale, e rientra tuttora nei proponimenti del progetto SETV prima discusso. Come si è detto, la Terra può essere raggiunta in vari modi canonicamente accettati. Affinchè questo possa essere verificato o escluso, occorre espandere di almeno un ordine di grandezza sia la sofisticazione che la completezza della strumentazione di rilevazione.

RINGRAZIAMENTI

L'autore desidera ringraziare il Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen [4] per il basilare appoggio fornito alle missioni EMBLA 2000 e EMBLA 2001.

REFERENZE BIBLIOGRAFICHE

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[11]            Newman W. I. & Sagan C. (1981), `Galactic Civilizations: Population Dynamics and Interstellar Diffusion', Icarus, 46, p. 293.

[12]            Papagiannis M. D. (1983) `The Importance of Exploring the Asteroid Belt', Acta Astronautica, Vol. 10, n. 10, p. 709.

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[19]            Teodorani M. (2000) `Physical Data Acquisition and Analysis of Possible Flying Extraterrestrial Probes by using Opto-Electronic Devices', Extraterrestrial Physics Review, Vol. 1, No. 3, p. 32.

[20]            Teodorani M. (2001), 'Instrumented Search for Exogenous Robotic Probes on Earth', Conf. Proc. on "First European Workshop on Exo/Astrobiology", 21-23 May 2001, ESRIN, Frascati (Rome), Italy, ESA SP-496, p. 379.

[21]            Teodorani M., Montebugnoli S. & Monari J. (2000) `The EMBLA 2000 Mission in Hessdalen', NIDS, Articles, http://www.nidsci.org/articles/articles l .html#Todorani

[22]            Teodorani M. & Strand E.P. (2001) `Data Analysis of Anomalous Luminous Phenomena in Hessdalen', CIPH, Articoli, http://www.itacomm.net/PH

[23]            Teodorani M., Strand E.P. & Hauge B.G. (2001), `EMBLA 2001: The Optical Mission', CIPH, Articoli, http://www.itacomm.net/PH

[24]            Teodorani M. (2002) `Le Strategie per il SETV e la Ricerca di Vita Intelligente Esogena sul Pianeta Terra' (32 pagine), in Appendice al libro "Intelligenze Extraterrestri" (Pinotti R.). In stampa

[25]      Walters et al. (1980) `Interstellar Colonization: A New Parameter for the Drake Equation?', Icarus, 41, p. 193.

 [26]     Zou You-Suo (1995) `Some Physical Considerations for Unusual Atmospheric Lights Observed in Norway', Physica Scripta, Vol. 52, 1995, p. 726.

 

RELAZIONE PRESENTATA AL 3° SIMPOSIO MONDIALE SULLA ESPLORAZIONE DELLO SPAZIO E LA VITA NEL COSMO, 8 & 9 MARZO 2002 SAN MARINO

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