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L’incidente dell’8 luglio 1947

Lo strano comunicato stampa della base di Roswell

Martedì 8 luglio 1947, verso mezzogiorno, la cittadina di Roswell, nel Nuovo Messico, fu teatro di un avvenimento insolito. Il tenente Walter Haut, addetto alle pubbliche relazioni della base aerea del posto, diffuse un comunicato stampa a due radio e a due giornali locali, annunciando orgogliosamente la scoperta di un «disco volante» fracassato.
Da diversi giorni, gli americani erano incuriositi da molti avvistamenti di oggetti volanti non identificati, che erano stati ben presto definiti « dischi volanti», e che spesso venivano individuati da piloti d'aereo, civili o militari. Il primo a vederne uno (il 24 giugno) era stato un uomo d'affari, Kenneth Arnold, e la cosa era stata molto pubblicizzata. L'eccitazione crebbe tanto che, su certe basi militari, i caccia furono tenuti in allerta venerdì 4 luglio, il giorno della festa nazionale, e durante tutto il fine settimana.
Gli aviatori di Roswell non erano certo gli ultimi arrivati: avevano la responsabilità dei bombardieri atomici - nel 1947 ce n'era solo una squadriglia - i famosi B-29 che, due anni prima, avevano colpito Hiroshima a Nagasaki. Chiaramente, il comunicato stampa della base di Roswell, che annunciava il ritrovamento di un «disco volante» , non passò inosservato. Fu rapidamente trasmesso in tutto il Paese, per telefono a telescriventi, diramato dalle radio e pubblicato dai giornali.
Ecco il contenuto di quello strano comunicato, come fu pubblicato dal San Francisco Cronicle del 9 luglio: «Le numerose dicerie concernenti i dischi volanti, ieri, sono diventate realtà: l'ufficio stampa del 509° Gruppo di Bombardamento dell'Ottava Armata Aerea della base militare di Roswell, ha avuto la fortuna di impossessarsi di un disco volante grazie all'aiuto di un rancher del posto a dello sceriffo della contea di Chaves. L'oggetto volante è atterrato su una fattoria vicino a Roswell la scorsa settimana. Non possedendo telefono, il contadino ha nascosto il disco, aspettando di poter prendere contatto con lo sceriffo, che a sua volta ha informato il maggiore Jesse A. Marcel, dei servizi informativi del 509° Gruppo Bombardamento. Un'azione è stata intrapresa subito, e il disco è stato recuperato presso la fattoria. È stato ispezionato alla base aerea militare di Roswell, quindi il maggiore Marcel lo ha affidato alle autorità militari».
Nel primo pomeriggio, il Quartier Generale del1'Ottava Armata Aerea, a Fort Worth, diramò la notizia che 1'oggetto sarebbe stato inviato in volo al centro studi di Wright Field, nell'Ohio, per essere esaminato.
Il giornale della sera di Roswell, il Daily Record, riportò la straordinaria notizia in prima pagina, a caratteri di scatola: «L'aeronautica s'impadronisce di un disco volante in una fattoria nei dintorni di Roswell» . Vi si poteva leggere una testimonianza, quella di Dan Wilmot a della moglie, « cittadini rispettabili e degni di fede», che raccontavano di aver visto, mercoledì 2 luglio verso le 21 a 50, un grande oggetto luminoso a silenzioso volare a velocità vertiginosa da SudEst verso Nord-Ovest. L'avvistamento era durato circa quaranta o cinquanta secondi. Il signor Wilmot aveva stimato volasse all'incirca a 500 metri di quota, a una velocità tra i 600 a gli 800 km all'ora, e che il diametro fosse tra i 5 e i 7 metri. L'oggetto aveva una forma ovale, quella di due dischi incollati insieme. L'uomo aveva avuto 1'impressione che la luce che sprigionava provenisse dall'interno, come se fosse trasparente. Il disco volante recuperato dai militari era l'oggetto visto dai Wilmot, precipitato poco dopo?
Dal primo pomeriggio, la straordinaria notizia dilagò negli Stati Uniti e nel mondo intero. Roswell, cittadina tanto tranquilla, fu travolta da una valanga di telefonate che arrivavano alla base aerea, ai giornali, alle radio e anche all'ufficio dello sceriffo, George Wilcox. Ma l'eccitazione non era destinata a durare.

La smentita del generale Ramey

La sera stessa, il generale di brigata George Ramey, comandante al Quartier Generale dell'Ottava Armata Aerea a Fort Worth, nel vicino Stato del Texas, inflisse un'umiliante smentita agli aviatori di Roswell: quello che avevano scambiato per un disco volante era solo un volgare pallone-sonda meteorologico!
Il generale Ramey convocò d'urgenza una conferenza stampa e ricevette i giornalisti verso le 19 e 30, nel suo ufficio, affiancato dal suo aggiunto, il colonnello Thomas DuBose, e dal maggiore Jesse Marcel, 1'uomo che, secondo il comunicato stampa di quel mattino, aveva diretto 1'operazione di recupero del «disco volante», ed era stato incaricato di trasportarlo in aereo a Fort Worth.

Ramey mostrò ai giornalisti alcuni resti, motto rovinati, che vennero immediatamente identificati da Irving Newton, maresciallo del servizio meteorologico, come quelli di un aerostato di tipo Rawin, dotato di un bersaglio radar in tessuto metallizzato. Il fotoreporter James Bond Johnson, del Fort Worth Stai Telegram, scattò alcune fotografie di Ramey, DuBose e Marcel davanti ai rottami. Marcel, che è ritratto sorridente nelle foto pubblicate, restò in silenzio, ma è anche vero che i giornalisti fecero poche domande.
Ramey, la sera stessa, parlò anche alla radio: la smentita fu riportata dai periodici il giorno successivo, senza esitazioni né insinuazioni. L'«incidente» di Roswell era chiuso.
La mattina del 9 luglio, il New York Times titolava così un articolo: «Il maresciallo risolve il problema che affliggeva i suoi superiori». L'articolo commentava ironicamente la vicenda: «Le stoviglie celesti [crockery N.d.A] ieri hanno mantenuto l'aeronautica in allerta per diverse ore, fino a che un ufficiale spiega che quello che un collega pensava essere un "disco volante" non era altro che un pallone meteorologico rovinato della stessa aeronautica». Povero maggiore Marcel, responsabile della sicurezza dei bombardieri atomici! Forse, solo il Washington Post, con lo spirito d'indipendenza ben noto, esprimeva riserve su questa smentita, parlando di un «Black out d'informazioni» -.
La reazione dei giornalisti non deve sorprendere: perché l'aeronautica non avrebbe dovuto dire la verità? Anche se lo sbaglio degli ufficiali scelti di Roswell sembrava incredibile, la loro «scoperta» lo era ancora di più, a la tesi della sonda fece rientrare tutto nella normalità.
Tuttavia, c'è parecchio su cui interrogarsi. Il colonnello William Blanchard, comandante della base di Roswell che quella mattina aveva dettato il comunicato stampa al tenente Haut, era partito per una licenza di tre settimane net pomeriggio dell'8 luglio, prima ancora dell’ 'arrivo dei rottami a Fort Worth. Strano atteggiamento, per chi sarebbe stato accusato, in seguito, di essersi lasciato trasportare dall'entusiasmo, ma che non poteva essere raggiunto per commentare il suo incredibile errore, quando lo stesso errore non era stato ancora constatato dal suo superiore di grado! Sembrava un po' troppo disinvolto. In apparenza, nessuno si era sorpreso del suo comportamento, nemmeno quando riprese il suo posto, come se nulla fosse successo.
Mercoledì 9 luglio 1947, l'incidente di Roswell occupava di nuovo le prime pagine sui giornali locali, questa volta con la smentita del generate Ramey. Già quel mattino, il Roswell Morning Dispatch riportava la storia del pallone-sonda; net pomeriggio, il Roswell Daily Record, che si diffondeva di più sul caso, pubblicò due articoli: il primo riprendeva la smentita di Ramey, a il secondo era un'intervista al contadino che aveva trovato i rottami, William W. Brazel, soprannominato « Mac» Brazed dagli amici, causa la somiglianza che, quand'era giovane, aveva con il Presidente McKinley!

Il primo articolo riferiva che la sonda-meteo era stata ritrovata «parecchi giorni prima» da Brazed net suo ranch, circa 40 chilometri a Nord di Roswell, e che lui non ne ha pensato un granché, fino a che non aveva sentito parlare di «dischi volanti», durante un viaggio fino a Corona (cittadina vicina al ranch) il sabato 5 luglio. Allora aveva deciso di recarsi subito "allo sceriffo che a sua volta aveva chiamato la base aerea. Altre informazioni interessanti sulle sonde venivano fornite in questo articolo dal maresciallo del servizio meteorologico Newton: la sonda Rawin era un modello comune, utilizzato da ottanta stazioni negli Stati Uniti a che veniva già impiegata durante la Seconda Guerra Mondiale.
L'intervista a Brazel, abbastanza dettagliata, era stata fatta la sera prima e pubblicata con il titolo: « Il tormentato rancher che ha rinvenuto il disco è pentito di averne parlato». II giornale riferiva che Brazel era stato intervistato da Walt Whitmore, responsabile della radio locale KGFL e che a quest'intervista era presente anche Jason Kellahin, giornalista dell'Associated Press a Albuquerque, grande città della regione. Quel chel 'articolo non diceva, e che si sarebbe saputo più tardi, è che Brazel era arrivato scortato dai militari di Roswell, per poi ritornare alla base con loro. I giornali non riferivano nemmeno che Brazel venne trattenuto alla base per un'intera settimana, senza poter comunicare nemmeno con la sua famiglia. Il figlio maggiore, Bill, avrebbe raccontato più tardi questo episodio insolito: viveva con la moglie Shirley ad Albuquerque e aveva letto la notizia sul giornale, che aveva pubblicato la foto del padre. Intuendo che questi aveva delle noie, si era recato subito al ranch per occuparsi del suo bestiame. Quante complicazioni per un pallone!
Leggendo l'intervista, sembra ci sia stato un curioso cambiamento di date. Brazel affermava di aver trovato il pallone-meteo il 14 giugno, e cioè tre settimane prima della data riportata dal comunicato stampa della base. Si trovava a poco più di dieci chilometri dal ranch Foster, di cui era fittavolo, insieme a suo figlio Vernon, di otto anni. Avevano trovato un'ampia zona di terreno ricoperta di detriti brillanti: pezzi di plastica, fogli d'alluminio, fogli di carta abbastanza resistenti e pezzi di legno. Raccontò che non vi aveva prestato molta attenzione, ma poi era ritornato con il figlio a sua figlia Betty, di quattordici anni, per radunare un po' di quei resti. Il giorno dopo aveva sentito parlare dei dischi volanti per la prima volta (dunque, il 15 giugno, e non il 5 luglio come indicato dal primo articolo, nella stessa pagina), ma, secondo l'intervista, si era recato dallo
sceriffo di Roswell solo il 7 luglio (approfittando del viaggio programmato per vendere la lana delle sue pecore) per rivelargli confidenzialmente che forse aveva trovato un disco volante. Altra precisazione: il maggiore Jesse Marcel l'aveva riaccompagnato al ranch, in compagnia di un uomo «in borghese». Insieme, avevano recuperato altre parti del «disco» e avevano cercato di assemblarle a casa di Brazel, senza riuscirci. Marcel tornò a Roswell con i rottami, e Brazel aveva saputo in seguito la notizia della scoperta del disco volante.
In quest'intervista sotto sorveglianza militare, Brazel fornì una descrizione dei rottami: parlando senza dubbio del bersaglio radar, stimava che era «forse» grande come una « tovaglia» . L'aerostato che la trasportava era senza dubbio lungo 4 metri, la plastica era di un colore grigio fumo a sparsa su una zona di circa 180 metri di diametro. Quando i detriti erano stati assemblati, i fogli d'alluminio, i nastri adesivi e i pezzi di legno formavano un insieme di circa un metro di lunghezza e venti centimetri di spessore, e la plastica un secondo ammasso di circa cinquanta centimetri di lunghezza a venti centimetri di spessore. Il tutto, secondo la stima di Brazel, non doveva pesare più di due chili a mezzo. Sul terreno, non c'era traccia di parti metalliche che avrebbero potuto far parte di un motore o servire da elica, benché (e qui Brazel aggiungeva un particolare assurdo) «almeno un pezzo di carta era stato incollato a un foglio di alluminio»... Non c'era traccia di iscrizioni sullo « strumento», anche se c'erano delle lettere su certe parti. Una quantità considerevole di nastro adesivo, con stampati dei fiori, era servita alla sua costruzione. Che UFO ridicolo! E pensare che era servito un bombardiere quadrimotore B-29 per trasportare in tutta fretta questo prezioso carico al quartier generale di Fort Worth, in Texas, sotto la scorta dell'ufficiale di sicurezza che lo aveva recuperato...
A cosa rassomigliano precisamente questi modesti aerostati meteorologici? Dopo la Seconda Guerra Mondiale, 1'involucro era costituito di neoprene, una sorta di plastica sintetica, a gonfiato con 1'elio, gas non infiammabile. Poco dopo, vennero fabbricati anche iri polietilene, materia plastica che, all'epoca, era del tutto nuova. I palloni in neoprene erano molto piccoli: misuravano non più di cinque metri di diametro prima del gonfiaggio. Servivano, riuniti eventualmente in grappoli, a trasportare un bersaglio radar leggero, costituito da tessuto o da carta ricoperta di un foglio d'alluminio, montati su una struttura di balsa, a che non pesava più di un chilo. Questi radar erano chiamati « target Rawin». Venivano assemblati a soffietto o anche a forma di stella a sei punte, con colla da legno o carta adesiva. Si parlava inoltre di « sonde Rawin» per definire gli aerostati atti a trasportare una scatola di strumentazione. Alle sonde Rawin era fissata una placca che ingiungeva a chiunque li avesse ritrovati al suolo di restituirli, e che prometteva una ricompensa.
Si venne a sapere allora che esistevano gruppi di aerostati più importanti, lanciati dal campo sperimentale di White Sands, 140 chilometri ad Ovest di Roswell; vennero presentati pubblicamente dall'Alamogordo News del 10 luglio, per, suggerire che, ad una certa altitudine, potevano essere scambiati per dischi volanti. Ma non certo a terra! Qualunque fosse il modello di aerostato, è chiaro che non si rischia affatto di confonderlo con una nave venuta da un mondo diverso dal nostro.

Come hanno potuto aviatori scelti scambiare un aerostato per un disco volante?

C'era un quesito che bisognava porsi subito, ma a cui i giornalisti non avevano pensato. Come era possibile che gli ufficiali scelti di Roswell - responsabili di armi atomiche - avessero scambiato un ammasso di rottami per uno degli UFO che in quel periodo venivano avvistati un po' dappertutto, e annunciarlo con orgoglio al mondo intero? Il maresciallo del servizio meteorologico di Fort Worth, Irving Newton, interrogato in seguito dai ricercatori, dichiarò che i militari avrebbero dovuto identificare immediatamente 1'aerostato come un volgare bersaglio Rawin. Due giorni prima, il 6 luglio, la stampa americana aveva riferito del ritrovamento di un'altra sonda meteo. La sonda, trovata da un contadino di Circleville, nell'Ohio, era stata immediatamente riconosciuta come tale sia dallo stesso contadino che dallo sceriffo del posto, e questo malgrado il bersaglio radar che poteva conferirle, se vista in volo, «l'aspetto di un disco volante».
E Brazel? Dichiarò, alla fine di quella strana intervista, che aveva già trovato due sonde di rilevazione meteorologica nel ranch, ma quel che aveva, visto questa volta non era per niente simile: «Sono certo che quello che ho trovato non era una sonda di rilevazione meteo. Ma se dovessi trovare qualcosa d'altro in futuro, sarà molto difficile che ne parli a meno che non si tratti di una bomba». Una dichiarazione in chiara contraddizione con la tesi militare, ma che non attirò l'attenzione.
Torniamo un attimo sul caso degli ufficiali di Roswell. Erano tutti aviatori veterani, con un ottimo , stato di servizio durante la Seconda Guerra Mondiale, scelti con cura per far parte della squadriglia di bombardieri atomici. Il colonnello William Blanchard, «Butch» per gli amici, era famoso per la sua attitudine al comando. Non solo conservò il suo posto dopo l'incidente, e fino all'ottobre 1948, ma i n seguito fu promosso allo Stato Maggiore di Fort Worth, e fece una delle più brillanti carriere nell'aviazione americana, fino a divenire generale a quattro stelle.
II maggiore Jesse Marcell era uno specialista in cartografia; era capo del servizio segreto della base e conosceva bene tutti i modelli di aerei, amici o nemici, e gli altri oggetti aerei. Aveva anche fatto un corso sui radar che fa pensare come non ignorasse l'esistenza dei bersagli Rawin e dei loro riflettori radar, che invece si ritiene abbia scambiato per un disco volante, come gli altri ufficiali di Roswell! Beninteso, la base dei bombardieri atomici possedeva un proprio servizio meteorologico, in grado d’identificare un aerostato, anche se d'aspetto inusuale. Jesse Marcel, ben lontano dall'essere punito per il suo Presunto errore, venne promosso prima della fine del 1947 a un posto di responsabilità al Pentagono, col grado di tenente colonnello. Fu assegnato a un programma di « armi speciali» che analizzava campioni atmosferici in tutto il mondo per segnalare eventuali esplosioni atomiche sovietiche. Fu lui che, in seguito, preparò il rapporto per il Presidente Truman sulla bomba atomica sovietica sperimentata per la prima volta nel 1949. Bella carriera per un uomo che aveva scambiato un pallone-sonda per un disco volante!
Quanto al giovane tenente Walter Haut, incaricato delle pubbliche relazioni, non venne punito nemmeno lui, contrariamente a una diceria diffusasi in quel periodo che sosteneva fosse stato pesantemente umiliato a avesse ricevuto direttamente dal Pentagono due telefonate di violenti rimproveri. Non fece, comunque, una lunga carriera nell'aeronautica. Mentre Blanchard a Marcel sono oggi deceduti, Haut continua a vivere a Roswell, in pensione, dopo un'onorata carriera come direttore d'una galleria d'arte.
Com'è possibile che questi uomini abbiano scambiato un pallone esploso per uno di quegli UFO sfavillanti, ai quali si attribuivano, allora, straordinari poteri di velocità e maneggevolezza?
La prima grande ondata di avvistamenti di dischi volanti ebbe luogo nelle prime due settimane del luglio 1947. Inquietò a tal punto i militari da mettere i caccia in allerta nel fine settimana che andava dal 4 al 6 luglio. Furono registrati, dalla stampa dell'epoca, diverse centinaia di avvistamenti nel periodo dal 21 giugno al 13 luglio: centoventicinque, secondo un'organizzazione d'inchiesta sugli UFO, il NICAP, con una Punta massima in quel famoso fine settimana. Su un periodo un po' più lungo, dal 1° giugno al 30 luglio, il ricercatore Ted Bloecher ha riportato ottocentocinquanta avvistamenti UFO negli Stati Uniti, e ha stimato che avrebbe potuto trovarne il doppio «spulciando» su tutti i giornali locali. Nel suo studio, pubblicato nel 1967, l'incidente di Roswell era presentato come una semplice confusione con un pallone-sonda.

D'altronde, parecchi UFO sono stati avvistati da militari, come il disco argentato visto il 29 giugno sulla base di collaudo dei missili V2, a White Sands; il 30 giugno, nel Grand Canyon, in Arizona, un pilota militare avvistò in volo due oggetti grigi dalla forma circolare, di trenta metri di diametro, che volavano a velocità vertiginosa. Ci fu una concentrazione notevole di avvistamenti nel Nord-Ovest degli Stati Uniti, la più pubblicizzata fu quella di Kenneth Arnold, di cui abbiamo già parlato. Altro celebre caso dell'epoca: il 4 luglio, tra Seattle a Boise, nello Stato dell'Idaho, i componenti dell'equipaggio di un aereo dell'United Airlines - il capitano E. J. Smith a il copilota R. Stevens - avvistarono cinque UFO che avevano seguito 1'aereo per dieci minuti a 70 km di distanza.
Fu così che venne avanzata l'ipotesi secondo cui gli aviatori di Roswell, e per primo il colonnello Blanchard (conosciuto come una persona avventata) fossero stati messi un po' in subbuglio da tutte queste storie, e per un attimo avessero creduto che il «Gran giorno» fosse arrivato. Il rapporto militare pubblicato nel settembre 1994 precisa: « ...pare che il colonnello Blanchard a il maggiore Marcel abbiano reagito in modo eccessivo, quando hanno dichiarato che avevano recuperato un disco volante mentre nessuno sapeva esattamente cosa significasse quell'espressione, poiché era in uso solo da poche settimane». Beninteso, gli aviatori di Roswell, i migliori dell'aviazione americana, erano al corrente dell'ondata di avvistamenti di UFO, o dischi volanti, che riempiva le colonne dei giornali americani a preoccupava molto i militari.
È concepibile che non solo il colonnello Blanchard, ma sicuramente altri ufficiali, forse consultati da Blanchard, avessero potuto scambiare un pallone-meteo per un disco volante? Su questo punto, il maresciallo Newton, responsabile del servizio meteorologico di Fort Worth, è formale. Disponiamo anche di una dichiarazione scritta e firmata in data 14 maggio 1993 dall'anziano tenente Walter Haut, che afferma: «Non c'è alcuna possibilità che Blanchard [N.d.A.] abbia potuto confondere quei reperti con un pallone-meteo. Non esiste nemmeno la minima possibilità che anche il maggiore Marcel abbia fatto lo stesso errore». Ho avuto occasione di parlare in due riprese nel luglio 1995 con Walter Haut, che ora è il direttore del Roswell UFO Museum. Per lui, è impensabile che Blanchard, formato alla scuola militare per allievi ufficiali di West Point, avesse potuto decidere da solo di diffondere il comunicato. L'aveva sicuramente diramato per ordine dei suoi superiori. E se è così, perché mai la gerarchia militare avrebbe autorizzato quel comunicato?
Ho raccolto il parere di Karl Pflock a di Kent Jeffrey, due ricercatori fra loro concorrenti, incontrati al congresso del MUFON (Mutual UFO Network) nel 1995, a Seattle. Karl Pflock è autore di un saggio, Roswell in Perspective, pubblicato nella primavera del 1994, secondo cui i rottami di Roswell non erano i resti di un pallone meteorologico, quanto un gruppo di aerostati di un progetto ultra-segreto, il «Progetto Mogul». La tesi è stata ripresa poco dopo dall'aeronautica. Secondo Pflock, Blanchard aveva commesso lo sbaglio di sua propria iniziativa, e, se non era stato punito, lo doveva alla protezione del generale Curtis LeMay, uno dei più importanti generali dell'aeronautica americana. Secondo parecchi anziani colleghi di Blanchard che Pflock sosteneva di aver intervistato, il colonnello avrebbe preso sicuramente quell'iniziativa. Kent Jeffrey, pilota della Delta Airlines, era del parere opposto. Questo ricercatore mi ha riferito di aver incontrato alcuni anziani colleghi di Blanchard, secondo i quali un tale comportamento era impossibile. Kent Jeffrey ha raccontato anche che suo padre, che era pilota militare e conosceva bene Blanchard, fu sorpreso dalla rapidità delle sue promozioni, fino al grado di generale a quattro stelle.
Non ci si vorrà far credere che era stato affidato il comando di bombardieri atomici, e quindi offerta una carriera prestigiosa, a un ufficiale che sembrava uscito dal film di Stanley Kubrick, “Il donor Stranamore”, un uomo capace di annunciare, senza pensarci su, la scoperta di un disco volante e partire per le vacanze quello stesso pomeriggio, senza altri commenti. Stranamente, Karl Pflock cita nel suo saggio due buoni amici di Blanchard, Arthur McQuiddy el'anziano generale Woodrow Swancutt, ai quali Blanchard aveva confidato d’aver recuperato qualcosa al di fuori dell'ordinario. Secondo McQuiddy, editore del Roswell morning Dispatch, tre o quattro mesi dopo l’accaduto, Blanchard aveva ammesso non solo di essere stato lui ad autorizzare il comunicato, ma aveva anche affermato: “In tutta la mia vita, non avevo mai visto da nessun’altra parte qualcosa di simile a quel materiale”. Swancutt, che era ufficiale a Roswell nel 1947 e conosceva bene Blanchard per aver condotto insieme a lui alcune missioni di combattimento durante la guerra, ha confermato che Blanchard era convinto di aver trovato qualcosa di molto importante.
Quanto al maggiore Marcel, tacciato anch'egli di «sovreccitazione» nel rapporto militare, Walter Haut si ricorda bene di lui, poiché a Roswell abitavano in due case attigue. Haut mi ha riferito anche che non erano molto intimi perché Marcel, eccellente vicino, era prima di tutto un ufficiale addetto alla sicurezza, di poche parole. In altri termini una figura professionale a competente nel suo campo: quello della sicurezza dei bombardieri atomici.
Comunque sia, la smentita di Roswell servì almeno, nel corso dei giorni seguenti, a placare l'ondata di avvistamenti di dischi volanti, come riportava l'Associated Press il 9 luglio: «I resoconti di dischi volanti che turbinano in cielo sono calati oggi quando l'aeronautica a la marina hanno dato il via a una insistente campagna per bloccare le chiacchiere».
Del resto, l'ondata di dischi volanti di quel periodo restò di pertinenza americana. In Europa, ebbe pochissimi riscontri, come provavano gli articoli pubblicati in quei giorni. Il Times di Londra pubblicò un articoletto sui dischi volanti l'8 luglio, senza citare Roswell, accompagnato dal seguente commento: «Nessuna ipotesi scientifica, finora, può avvalorare in maniera soddisfacente i fenomeni osservati, se non quella che questo caldo incendia l'immaginazione» . Un articolo di sei righe sulla copia del 9 luglio del Times segnalava l'incidente di Roswell, sotto il titolo: « L'aeronautica americana sta esaminando un disco volante» . Un corrispondente del periodico a Washington riassumeva così la situazione, prima della smentita del generale Ramey: « Dopo un comunicato dell’aeronautica proveniente da Roswell, secondo il quale è stato ritrovato un disco volante, il comandante dell'Ottava Armata Aerea ha dichiarato stasera che l'oggetto era stato inviato al centro di ricerca di Wright Field, Ohio, per essere esaminato». La smentita di Ramey il giorno dopo non venne nemmeno ripresa.
In Francia, su Le Monde dell’8 luglio, non veniva riferito nulla sull'« incidente» di Roswell. Vi figurava solo un richiamo su « Il caso dei dischi volanti» , nello stile ambiguo di cui questo capolavoro della stampa ha sempre saputo conservare il segreto. La conclusione merita d'essere citata: «È comprensibile che, in un Paese e in un'epoca in cui il radar raggiunge la luna con le sue emissioni, in cui le V-2 teleguidate fotografano il golfo del Messico da 180.000 metri d'altezza, in cui la barriera del suono è sul punto di essere infranta da aerei fulminei, in cui gli studi cosmici rivaleggiano ogni giorno per ingegnosità con le ricerche di meccanica e chimica atomica, ed anche scusabile che i neurologi rimangano scettici riguardo ai dischi volanti, attendendo le spiegazioni degli esperti, che devono essere molto contrariati di una tal dispersione di notizie se sono tenuti al segreto». Ma quale segreto?


      Tratto da: “Il caso Roswell”, Gildas Bourdais, Ed. Mediterranee
 

 

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