Allievi Sezione A

Laura Agnello
Ivan Bernuzzo
Sara Bonassisa
Ilaria Cafasso
Marianna Cappellari
Tania Carenzo
Maria Cassano
Fabio Ceoloni
Mara Faussone
Marco Iurzola
Mattia Mairone
Cristina Marchiori
Miriam Milani
Melissa Monte
Luca Pollero
Elisa Pondrano
Serena Rossi
Francesco Sauchelli
Selena Sciara
Sara Senzacqua
Loris Turcato
Salvatore Montanaro
Andrea Tagliabò
Andrea Ferro
Alessio Zuccala

Allievi Sezione B

Samanta Aietti
Antonella Carlucci
Ilaria Govoni
Vanessa Mesa
Stefano Pistono
Sara Porcu
Alberto Tosetti

 

 

 

 

MODALITA' DI RICERCA
Le Insegnanti dichiarano di aver utilizzato, per lo svolgimento della ricerca, la traccia suggerita dal quaderno dato in dotazion
e: "Conoscere l 'acqua".
Le attività di ricerca e di elaborazione sono state condotte con tutti gli allievi e, in particolar modo, con i bambini di quattro e cinque anni.

PARTE PRIMA
Area scientifico-naturalistica.

Si riportano alcuni elaborati riguardanti le tematiche in oggetto raggruppate sotto il concetto: "L'acqua è vita".
Gli altri elaborati si riferiscono a:
- proprietà dell'acqua: lo stato liquido;
- utilizzo dell'acqua;
- esempio di esperimenti sul galleggiamento.

GLI ELABORATI SOTTO ESPOSTI SI RIFERISCONO A: " L'ACQUA E' VITA"
         
 
 
 
         
   
 
         

 

I SEGUENTI ELABORATI RAPPRESENTANO LO STATO LIQUIDO DELL'ACQUA NELLA PRECIPITAZIONE ATMOSFERICA. "L'ACQUA E' PIOGGIA CHE VIENE DAL CIELO..."

 

UTILIZZO DELL'ACQUA: "L'ACQUA E' INESAURIBILE O ESAURIBILE?"
" NON BISOGNA INQUINARLA."
GLI ELABORATI CHE SEGUONO RAPPRESENTANO L'ACQUA INQUINATA
         
 
 
 
         
   
 
         

 

UN ESEMPIO SUL GALLEGGIAMENTO CONCLUDE LA PRIMA PARTE DELLA RICERCA.

 

 

PARTE SECONDA


L'ACQUA E LA CULTURA

I lavori di quest'area riguardano:

1. L'acqua nel rito, nella leggenda e nella tradizione.
2. L'acqua nella fiaba.
3. L'acqua nella poesia.
4. L'acqua nel cinema e nel teatro.
5. L'acqua nella musica.


1. L'ACQUA NEL RITO, NELLA LEGGENDA E NELLA TRADIZIONE

1.1 "LA MADONNA DEL TABALINO"

Sulla strada per Crova a poca distanza dal tenimento di Oschiena sorge la chiesa campestre dedicata alla SS. Annunziata meglio conosciuta come la Madonna del Tabalino. Una discreta costruzione settecentesca, forse edificata su un precedente oratorio.
I monaci benedettini dell'Abbazia di Santo Stefano di Vercelli, che ebbero già dalla fondazione (545) del loro monastero fino al 1798 con una parte di Crova anche il possesso di Oschiena, sempre premurosi circa la salvezza delle anime dei fedeli insediati nei loro possedimenti, favorirono certamente la costruzione di questa chiesa ubicata a poca distanza dal fondo stesso.
Il nome Tabalino deriva dal toponimo della regione su cui la chiesa fu eretta e trae forse origine da tabula, una misura agraria.
In un assolato pomeriggio di una lontanissima estate, una giovane contadina come aveva già fatto altre volte, si appresta alla fontana del Tabalino per alleviare la sete.
Allorché la fanciulla si china per dissetarsi appare immersa nelle limpide acque della sorgente il simulacro della Madonna: la ragazza meravigliata e quasi impaurita alza lo sguardo e vede la Madonna sorridente che la invita a raccogliere la statua e andare ad annunciare alla popolazione di Oschiena che lei vuole essere onorata lì accanto alla sorgente, dove è avvenuto il ritrovamento.
La giovane confusa ed incerta sul da farsi, a gesti spiega che purtroppo non potrà essere lei l'ambasciatrice di tale richiesta perché è muta, ma la Madonna l'assicura che tutto si svolgerà nei migliori dei modi. Infatti la ragazza ansimante per la breve corsa con la piccola statua (1) ancora umida tra le braccia, davanti a tutti gli oschienesi accorsi stupiti, può presentare il desiderio della Madonna perché acquista immediatamente la parola.
La notizia del doppio miracolo, l'apparizione della statua della Madonna e la guarigione della giovane muta, si propaga immediatamente e gli abitanti di Crova colpiti dal fatto prodigioso, forti della loro superiorità numerica e dal prestigio dato loro dalla parrocchia cercano di impossessarsi della statua.
Una coppia, poi due coppie di robusti buoi non riescono a tirare il carro sul quale era stata posta la statuetta della Madonna: è la riprova che la Vergine vuole essere onorata dove è stata ritrovata.
Così venne costruita la chiesa che si specchia nella fontana dall'acqua miracolosa, dove la statua fu riposta, ed il culto della Madonna del Tabalino ancor oggi e abbastanza ben radicato tra l'ormai scarsa popolazione di Oschiena, Crova e dintorni.
L'evento miracoloso è ricordato ogni anno all'inizio della primavera e dell'autunno (2), quasi per propiziare un raccolto abbondante e renderne poi grazie alla Madonna che veglia sulle messi e le favorisce facendo cadere la pioggia in caso di siccità, non solo, se questa diventa troppo abbondante facendola pure cessare. In tal senso ancora verso gli anni cinquanta partendo da Crova si facevano processioni propiziatrici.
Con un preciso riferimento alla giovane che l'aveva scoperta la tradizione vuole che la statua della Madonna, abitualmente riposta in una nicchia della chiesa in alto sopra l'altare, il più lontano possibile dalle acque, sia posta sull'altare il giorno della sua festa da una giovane ragazza, presumibilmente vergine, di Oschiena e così avviene ancora oggi (3), ma forse presto per mancanza di fanciulle l'usanza non potrà essere rispettata a lungo.
Nel cosiddetto occhio, ossia dove inizia la sorgente, la fontana presenta ben visibile un piccolo cerchio, dai contorni ben delimitati, dove l'acqua è più chiara e dove non spunta mai un filo d'erba: questo è il punto preciso dove, secondo la tradizione popolare, la muta trovò la statua della Madonna.
Non sappiamo se l'acqua più limpida e la mancanza di vegetazione sommersa nel cerchio, sia dovuta, come vuole la credenza religiosa, alla Madonna stessa o sia semplicemente causata da una polla con acqua più abbondante e fredda delle altre.
Un'altra singolare credenza popolare di difficile spiegazione e ancor oggi ben radicata, è che spostando da una parte all'altra gli ex voto appesi ai lati dell'altare, dov'è sovrapposta la statua, la Madonna guarisca i mali a cui si riferiscono gli stessi ex voto, riguardanti quasi tutti difficoltà deambulatorie. Camminare davanti alla Vergine, spostando gli ex voto, non è forse dare testimonianza della propria guarigione?
Il XVI secolo è stato quello che ci ha dato il maggior numero di statue miracolose che parlano, che sanguinano o lacrimano e questa leggenda potrebbe risalire a quel periodo.
Forse è opportuno ricordare che San Carlo Borromeo recandosi a Torino per venerare la S. Sindone preferì evitare i grandi centri e fermarsi nei piccoli paesi. Il Cardinale milanese proveniente da Vercelli per Cascine Stra, Salasco e Viancino giunse il 5 ottobre del 1578 a Crova dove era stato preparato il pranzo, ma subito si recò in chiesa per compiere i pii esercizi e le meditazioni che non aveva potuto fare il giorno precedente a Vercelli, suscitando un'incredibile ammirazione tra la gente convenuta da ogni parte.
La leggenda del Tabalino può rientrare in quelle varie espressioni di fede che si manifestarono lungo il percorso intrapreso da San Carlo Borromeo durante il suo pellegrinaggio, la cui nascita fu certamente favorita dalla fama della sua grande santità rimasta a lungo impressa nella memoria della popolazione.
Un altro Borromeo, il cardinale Federico, alla morte del cugino Carlo diventò commendatario dell'Abbazia di Santo Stefano, da cui dipendeva Oschiena ed in parte Crova, questa commendatura durò quasi mezzo secolo dal 1584 al 1631.
La leggenda del Tabalino, pur avendo momenti in comune con tante altre e non poteva essere altrimenti, si differenzia da tutte per quella che è la sua singolare, straordinaria caratteristica: eccezionalmente la Madonna o la sua statua appare immersa nell'acqua!
Seneca scriveva (Lettere a Lucilio, IV,12) che certe manifestazioni della natura attestano la presenza di un dio e così si adorano le fonti e là dove dal profondo sgorga acqua si innalzano altari.
In un sermone attribuito a Sant'Eligio leggiamo: nessuno faccia voti alle fontane... non rendete il vostro culto altro che a Dio e ai suoi santi, lasciate le fontane dove stanno....
Pensando alla fontana col suo magico cerchio con l'acqua più chiara ci sembra che il piccolo santuario del Tabalino, in una forma molto umile, quasi proponga quanto affermava il filosofo romano, ma in chiave cristiana secondo le esortazioni di Sant'Eligio.
Ancora una volta ci pare di essere tornati all'alto Medioevo quando la Chiesa sforzandosi di cristianizzare certe pratiche pagane associava le fontane, gli alberi sacri ad un momento liturgico.

Dal libro di Antonio Corona
Piccole Storie Sangermanesi

 

1.2 "LA GOLA DELLA BALENA"

C'era una volta in mare una Balena, o mio carissimo, che mangiava i pesci: mangiava le stelle e le arselle, il branzino e il delfino, il rombo e il palombo, il pesce sega e la sua collega, il salmone e lo storione e l 'anguilla che rotola e scintilla.
D'un sol colpo, così!, mangiava tutti i pesci che le riusciva di trovare in mare, finché non rimase che un pesciolino solo, un Pesciolino Astuto, che nuotò fin dietro l'orecchio della Balena, così da essere fuori della portata della sua coda.
In quel mentre la Balena, rizzandosi sulla coda, esclamò:
- Ho fame!
Ed il Pesciolino Astuto disse, con una astuta vocina:
- Nobile e generoso cetaceo, non hai mai assaggiato l'Uomo?
- No! - rispose la Balena - Com'è?
- Buono! - disse il Pesciolino Astuto; - buono, ma duretto!
- Portamene una mezza dozzina, allora - concluse la Balena, facendo spumeggiare il mare con la sua coda.
- Basta uno per volta - osservò il Pesciolino Astuto. - Se nuoti fino a cinquanta gradi di latitudine nord e a quaranta di longitudine ovest (questa è una formula magica),troverai in mezzo al mare, sopra una zattera, un marinaio naufragato, il quale (è meglio che t'avverta subito) è un uomo di infinite risorse ed abilità: egli non indossa che un paio di calzoni di tela azzurra, un paio di bretelle (non devi dimenticarti queste bretelle, o mio carissimo!) e possiede un coltello a serramanico.
La Balena, dunque, nuotò e nuotò verso il cinquantesimo grado di latitudine nord e il quarantesimo di longitudine ovest, il più velocemente possibile, e sopra una zattera, in mezzo al mare, con addosso soltanto un paio di calzoni di tela azzurra e un paio di bretelle (ricordati specialmente delle bretelle, mio caro)e un coltello a serramanico, trovò un isolato e solitario Marinaio naufrago che giocherellava con i piedi nell'acqua (certo gliene aveva dato il permesso la sua mamma, altrimenti non l'avrebbe mai fatto, perché era un uomo di infinite risorse e abilità).
Allora la Balena aprì la bocca e la spalancò sempre di più, finché quasi andò a toccarsi la coda, e inghiottì d'un colpo il Marinaio naufragato con la zattera su cui sedeva, le brache di tela azzurra e le bretelle (quelle che tu devi ricordare) e il coltello a serramanico.
Mandò giù tutto nell'oscuro e caldo armadio della sua pancia e poi fece schioccare la lingua... cosi! e fece tre giri sulla coda.
Il Marinaio, però, che era un uomo di infinite risorse ed abilità, non appena si trovò nell'armadio scuro e caldo del ventre della Balena, traballò e saltò, percosse e scosse, avanzò e danzò, tuonò e suonò, bussò e russò, strisciò e lisciò, gironzolò e ruzzolò, saltellò e balzellò, sospirò e si girò, gemette e gemette, indietreggiò e serpeggiò e danzò tarantelle dove non avrebbe dovuto, tanto che la Balena si sentì proprio male. (Ti sei, per caso, dimenticato le bretelle?).
Allora disse al Pesciolino Astuto:
- Quest'uomo è molto indigesto e, per di più, mi fa venire il singhiozzo. Che fare?
- Comandagli di venir fuori - suggerì il Pesciolino Astuto.
Allora la Balena lanciò un richiamo nel fondo della sua gola al Marinaio naufragato:
- Vieni fuori e comportati come si deve. Mi hai fatto venire il singhiozzo.
- Già, già! - rispose il Marinaio. - Non si deve trattare così ma in tutt'altro modo. Riportami alla mia terra natia, alle bianche scogliere di Albione e ne riparleremo - concluse, riprendendo a saltare peggio di prima.
- Faresti meglio a ricondurlo a casa - consigliò il Pesciolino Astuto alla Balena. - Avrei dovuto metterti in guardia contro di lui, che è un uomo di infinite risorse ed abilità.
Così la Balena nuotò, nuotò, a forza di pinne e di coda, per quanto le permetteva il singhiozzo, finché scorse finalmente la terra natia del Marinaio e le bianche scogliere di Albione; approdò quasi per intero sulla spiaggia e, spalancata quanto le fu possibile la bocca, gridò:
- Per Winchester, Ashuelot, Nashua, Keene e le stazioni sulla strada di Fitchburg... si cambia!
Ma, proprio mentre diceva "Fitch", il Marinaio sbucò dalla sua bocca. Bisogna sapere, però, che mentre la Balena nuotava, il Marinaio, uomo davvero di grandi risorse ed abilità, aveva estratto il suo coltello a serramanico e dalla zattera aveva ricavato una grata a sbarre incrociate, legandola saldamente con le bretelle (ora capisci perché non dovevi dimenticare le bretelle!); aveva poi trascinato ben bene questa grata su su, fino a fissarla nella gola della Balena, recitando nello stesso tempo questi due versi che, poiché tu non li conosci, ti riferisco qui sotto:

"Con le sbarre, come a un treno,
al mangiar t'ho messo un freno".

Il Marinaio, che era un Irlandese, saltò fuori sui ciottoli della riva e se ne andò dalla sua mamma, che gli aveva permesso di giocherellare con i piedi nell'acqua; si sposò e da allora in poi visse perfettamente felice. Altrettanto fece anche la Balena, ma da quel giorno la grata nella sua gola, che non poteva né inghiottire né sputar fuori, le insegnò a non mangiare altro che pesciolini piccolissimi: questa è la ragione per cui ai nostri giorni una Balena non mangia mai uomini, ragazzi e nemmeno bambine.
Il Pesciolino Astuto andò a nascondersi nel fango vicino all'ingresso principale dell'Equatore, perché aveva paura che la Balena fosse arrabbiata con lui.
Il Marinaio portò a casa il coltello a serramanico. Non gli rimanevano addosso che le brache di tela azzurra, quando scese sulla riva del mare: le bretelle le aveva lasciate a legare saldamente la grata.
Questa è la fine di questa storia.

(da R. Kipling, Storie proprio così, trad. E. Ciocia Castellani, Roma, Ed. Paoline, 1985)

 
     
 
     
 

 

2. L'ACQUA NELLA FIABA DI MAGIA.

 "IL LAGO INCANTATO"

In una terra lontana lontana c'era un lago, al margine d'un bosco.

Un giorno, cadde nel lago il violino d'una bambina che studiava musica.

Attorno a quel violino, nel fondo del lago, crebbero delle piante strane, che facevano dei fili lunghissimi d 'argento.

Nel lago vivevano sette pesci d 'oro, che avevano gli occhi di smeraldo.

I pesci d 'oro, nuotando, toccarono quei fili lunghissimi d 'argento. Allora dai fili d 'argento usciva una musica meravigliosa.

Chi passava esclamava: "Il lago canta!".

(Autore non citato)

     

 

 

3. L'ACQUA NELLA POESIA

 "L'ACQUA"

Amo l 'acqua quando è fiume
quand'è lago
quand'è mare
quand'è neve
quand'è pioggia
ed i fiori fa spuntare
senza l'acqua non c'è vela
non c'è albero
nè fiore
non c'è pesce
nè corallo
niente vive
tutto muore.

Scarry-Jackson

 

 

"STISA AD PIOVA"
La parla, la cria
la stisa anvarbia
cagni-a me 'n can!
La dis di so agn:
quand l'eva pulida
e sui vedar di ca
la sguijava ligera
da matin a la sera.
La cria a la gent
da feji pû nent!
Pulida vôi vëghi
l
a nivula
ch'a l'è la me ca,
pulida drunché
su tûti ià stra,
ciara me 'n liri
drunché sû la gent
sensa sé pû
d'inquinament.
Ad piôva sun stisa,
na stisa vôi esi
me s'eva na vira.

Mario Barale

"GOCCIA DI PIOGGIA"
Parla, urla
la goccia inviperita
arrabbiata come un cane!
Dice dei suoi anni:
quando era pulita
e sui vetri delle case
scivolava leggera,
da mane a sera.
Urla alla gente
di non fargli nulla!
Pulita desidero vedere
la nube
che è la mia casa,
pulita cadere
su tutte le strade,
limpida come l'iris
cadere sulla gente
senza sentore
d'inquinamento.
Di pioggia sono goccia
una goccia voglio essere
come ero una volta.

Poesia presentata a Borgo D'Ale il 5 maggio 1987 in occasione della conferenza di Agricoltura e Ambiente organizzata dalla U.S.S.L. 46 di Santhià ( Presidente Rag. Enzo Corradini) e recitata dal Dott. Rigazio Osvaldo.

4. L'ACQUA NEL CINEMA

 "LA SIRENETTA"

 
     

 

 

 

 "L'INCANTESIMO DEL LAGO"

 

 

 

L'ACQUA NEL TEATRO.

 "UNA PICCOLA STORIA"

Invenzione di una storia sull'acqua, successivamente drammatizzata ed illustrata.

 

 

 

5. L'ACQUA NELLA MUSICA.

 "LA BARCHETTA IN MEZZO AL MARE"

 

 

 "LAGO DEI CIGNI" (P.Cajkowski)

Interpretazione pittorica del brano musicale.

 

 

Direzione didattica Santhià

INSEGNANTI

Sveva Cappelletto

Maria Grazia Gelsomino