MODALITA'
DI RICERCA
Le Insegnanti dichiarano di aver utilizzato, per lo svolgimento della
ricerca, la traccia suggerita dal quaderno dato in dotazione:
"Conoscere l 'acqua".
Le attività di ricerca e di elaborazione sono state condotte
con tutti gli allievi e, in particolar modo, con i bambini di quattro
e cinque anni.
PARTE
PRIMA
Area scientifico-naturalistica.
Si
riportano alcuni elaborati riguardanti le tematiche in oggetto raggruppate
sotto il concetto: "L'acqua è vita".
Gli altri elaborati si riferiscono a:
- proprietà dell'acqua: lo stato liquido;
- utilizzo dell'acqua;
- esempio di esperimenti sul galleggiamento.
GLI ELABORATI SOTTO ESPOSTI SI RIFERISCONO A: " L'ACQUA E'
VITA" |
I
SEGUENTI ELABORATI RAPPRESENTANO LO STATO LIQUIDO DELL'ACQUA NELLA
PRECIPITAZIONE ATMOSFERICA. "L'ACQUA E' PIOGGIA CHE VIENE DAL
CIELO..."
UTILIZZO
DELL'ACQUA: "L'ACQUA E' INESAURIBILE O ESAURIBILE?"
" NON BISOGNA INQUINARLA."
GLI ELABORATI CHE SEGUONO RAPPRESENTANO L'ACQUA INQUINATA
UN
ESEMPIO SUL GALLEGGIAMENTO CONCLUDE LA PRIMA PARTE DELLA RICERCA.
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PARTE
SECONDA
L'ACQUA
E LA CULTURA
I lavori di quest'area
riguardano:
1. L'acqua
nel rito, nella leggenda e nella tradizione.
2. L'acqua nella fiaba.
3. L'acqua nella poesia.
4. L'acqua nel cinema e nel teatro.
5. L'acqua nella musica.
1.
L'ACQUA NEL RITO, NELLA LEGGENDA E NELLA TRADIZIONE
1.1
"LA MADONNA DEL TABALINO"
Sulla strada per Crova a poca distanza dal tenimento di Oschiena sorge
la chiesa campestre dedicata alla SS. Annunziata meglio conosciuta
come la Madonna del Tabalino. Una discreta costruzione settecentesca,
forse edificata su un precedente oratorio.
I monaci benedettini dell'Abbazia di Santo Stefano di Vercelli, che
ebbero già dalla fondazione (545) del loro monastero fino al
1798 con una parte di Crova anche il possesso di Oschiena, sempre
premurosi circa la salvezza delle anime dei fedeli insediati nei loro
possedimenti, favorirono certamente la costruzione di questa chiesa
ubicata a poca distanza dal fondo stesso.
Il nome Tabalino deriva dal toponimo della regione su cui la
chiesa fu eretta e trae forse origine da tabula, una misura
agraria.
In un assolato pomeriggio di una lontanissima estate, una giovane
contadina come aveva già fatto altre volte, si appresta alla
fontana del Tabalino per alleviare la sete.
Allorché la fanciulla si china per dissetarsi appare immersa
nelle limpide acque della sorgente il simulacro della Madonna: la
ragazza meravigliata e quasi impaurita alza lo sguardo e vede la Madonna
sorridente che la invita a raccogliere la statua e andare ad annunciare
alla popolazione di Oschiena che lei vuole essere onorata lì
accanto alla sorgente, dove è avvenuto il ritrovamento.
La giovane confusa ed incerta sul da farsi, a gesti spiega che purtroppo
non potrà essere lei l'ambasciatrice di tale richiesta perché
è muta, ma la Madonna l'assicura che tutto si svolgerà
nei migliori dei modi. Infatti la ragazza ansimante per la breve corsa
con la piccola statua (1) ancora umida tra le braccia, davanti a tutti
gli oschienesi accorsi stupiti, può presentare il desiderio
della Madonna perché acquista immediatamente la parola.
La notizia del doppio miracolo, l'apparizione della statua della Madonna
e la guarigione della giovane muta, si propaga immediatamente e gli
abitanti di Crova colpiti dal fatto prodigioso, forti della loro superiorità
numerica e dal prestigio dato loro dalla parrocchia cercano di impossessarsi
della statua.
Una coppia, poi due coppie di robusti buoi non riescono a tirare il
carro sul quale era stata posta la statuetta della Madonna: è
la riprova che la Vergine vuole essere onorata dove è stata
ritrovata.
Così venne costruita la chiesa che si specchia nella fontana
dall'acqua miracolosa, dove la statua fu riposta, ed il culto della
Madonna del Tabalino ancor oggi e abbastanza ben radicato tra l'ormai
scarsa popolazione di Oschiena, Crova e dintorni.
L'evento miracoloso è ricordato ogni anno all'inizio della
primavera e dell'autunno (2), quasi per propiziare un raccolto abbondante
e renderne poi grazie alla Madonna che veglia sulle messi e le favorisce
facendo cadere la pioggia in caso di siccità, non solo, se
questa diventa troppo abbondante facendola pure cessare. In tal senso
ancora verso gli anni cinquanta partendo da Crova si facevano processioni
propiziatrici.
Con un preciso riferimento alla giovane che l'aveva scoperta la tradizione
vuole che la statua della Madonna, abitualmente riposta in una nicchia
della chiesa in alto sopra l'altare, il più lontano possibile
dalle acque, sia posta sull'altare il giorno della sua festa da una
giovane ragazza, presumibilmente vergine, di Oschiena e così
avviene ancora oggi (3), ma forse presto per mancanza di fanciulle
l'usanza non potrà essere rispettata a lungo.
Nel cosiddetto occhio, ossia dove inizia la sorgente, la fontana
presenta ben visibile un piccolo cerchio, dai contorni ben delimitati,
dove l'acqua è più chiara e dove non spunta mai un filo
d'erba: questo è il punto preciso dove, secondo la tradizione
popolare, la muta trovò la statua della Madonna.
Non sappiamo se l'acqua più limpida e la mancanza di vegetazione
sommersa nel cerchio, sia dovuta, come vuole la credenza religiosa,
alla Madonna stessa o sia semplicemente causata da una polla con acqua
più abbondante e fredda delle altre.
Un'altra singolare credenza popolare di difficile spiegazione e ancor
oggi ben radicata, è che spostando da una parte all'altra gli
ex voto appesi ai lati dell'altare, dov'è sovrapposta la statua,
la Madonna guarisca i mali a cui si riferiscono gli stessi ex voto,
riguardanti quasi tutti difficoltà deambulatorie. Camminare
davanti alla Vergine, spostando gli ex voto, non è forse dare
testimonianza della propria guarigione?
Il XVI secolo è stato quello che ci ha dato il maggior numero
di statue miracolose che parlano, che sanguinano o lacrimano e questa
leggenda potrebbe risalire a quel periodo.
Forse è opportuno ricordare che San Carlo Borromeo recandosi
a Torino per venerare la S. Sindone preferì evitare i grandi
centri e fermarsi nei piccoli paesi. Il Cardinale milanese proveniente
da Vercelli per Cascine Stra, Salasco e Viancino giunse il 5 ottobre
del 1578 a Crova dove era stato preparato il pranzo, ma subito si
recò in chiesa per compiere i pii esercizi e le meditazioni
che non aveva potuto fare il giorno precedente a Vercelli, suscitando
un'incredibile ammirazione tra la gente convenuta da ogni parte.
La leggenda del Tabalino può rientrare in quelle varie espressioni
di fede che si manifestarono lungo il percorso intrapreso da San Carlo
Borromeo durante il suo pellegrinaggio, la cui nascita fu certamente
favorita dalla fama della sua grande santità rimasta a lungo
impressa nella memoria della popolazione.
Un altro Borromeo, il cardinale Federico, alla morte del cugino Carlo
diventò commendatario dell'Abbazia di Santo Stefano, da cui
dipendeva Oschiena ed in parte Crova, questa commendatura durò
quasi mezzo secolo dal 1584 al 1631.
La leggenda del Tabalino, pur avendo momenti in comune con tante altre
e non poteva essere altrimenti, si differenzia da tutte per quella
che è la sua singolare, straordinaria caratteristica: eccezionalmente
la Madonna o la sua statua appare immersa nell'acqua!
Seneca scriveva (Lettere a Lucilio, IV,12) che certe manifestazioni
della natura attestano la presenza di un dio e così si adorano
le fonti e là dove dal profondo sgorga acqua si innalzano altari.
In un sermone attribuito a Sant'Eligio leggiamo: nessuno faccia
voti alle fontane... non rendete il vostro culto altro che a Dio e
ai suoi santi, lasciate le fontane dove stanno....
Pensando alla fontana col suo magico cerchio con l'acqua più
chiara ci sembra che il piccolo santuario del Tabalino, in una forma
molto umile, quasi proponga quanto affermava il filosofo romano, ma
in chiave cristiana secondo le esortazioni di Sant'Eligio.
Ancora una volta ci pare di essere tornati all'alto Medioevo quando
la Chiesa sforzandosi di cristianizzare certe pratiche pagane associava
le fontane, gli alberi sacri ad un momento liturgico.
Dal
libro di Antonio Corona
Piccole Storie Sangermanesi
1.2
"LA GOLA DELLA BALENA"
C'era
una volta in mare una Balena, o mio carissimo, che mangiava i pesci:
mangiava le stelle e le arselle, il branzino e il delfino, il rombo
e il palombo, il pesce sega e la sua collega, il salmone e lo storione
e l 'anguilla che rotola e scintilla.
D'un sol colpo, così!, mangiava tutti i pesci che le riusciva
di trovare in mare, finché non rimase che un pesciolino solo,
un Pesciolino Astuto, che nuotò fin dietro l'orecchio della
Balena, così da essere fuori della portata della sua coda.
In quel mentre la Balena, rizzandosi sulla coda, esclamò:
- Ho fame!
Ed il Pesciolino Astuto disse, con una astuta vocina:
- Nobile e generoso cetaceo, non hai mai assaggiato l'Uomo?
- No! - rispose la Balena - Com'è?
- Buono! - disse il Pesciolino Astuto; - buono, ma duretto!
- Portamene una mezza dozzina, allora - concluse la Balena, facendo
spumeggiare il mare con la sua coda.
- Basta uno per volta - osservò il Pesciolino Astuto. -
Se
nuoti fino a cinquanta gradi di latitudine nord e a quaranta di longitudine
ovest (questa è una formula magica),troverai in mezzo al mare,
sopra una zattera, un marinaio naufragato, il quale (è meglio
che t'avverta subito) è un uomo di infinite risorse ed abilità:
egli non indossa che un paio di calzoni di tela azzurra, un paio di
bretelle (non devi dimenticarti queste bretelle, o mio carissimo!)
e possiede un coltello a serramanico.
La Balena, dunque, nuotò e nuotò verso il cinquantesimo
grado di latitudine nord e il quarantesimo di longitudine ovest, il
più velocemente possibile, e sopra una zattera, in mezzo al
mare, con addosso soltanto un paio di calzoni di tela azzurra e un
paio di bretelle (ricordati specialmente delle bretelle, mio caro)e
un coltello a serramanico, trovò un isolato e solitario Marinaio
naufrago che giocherellava con i piedi nell'acqua (certo gliene aveva
dato il permesso la sua mamma, altrimenti non l'avrebbe mai fatto,
perché era un uomo di infinite risorse e abilità).
Allora la Balena aprì la bocca e la spalancò sempre
di più, finché quasi andò a toccarsi la coda,
e inghiottì d'un colpo il Marinaio naufragato con la zattera
su cui sedeva, le brache di tela azzurra e le bretelle (quelle che
tu devi ricordare) e il coltello a serramanico.
Mandò giù tutto nell'oscuro e caldo armadio della sua
pancia e poi fece schioccare la lingua... cosi! e fece tre giri sulla
coda.
Il Marinaio, però, che era un uomo di infinite risorse ed abilità,
non appena si trovò nell'armadio scuro e caldo del ventre della
Balena, traballò e saltò, percosse e scosse, avanzò
e danzò, tuonò e suonò, bussò e russò,
strisciò e lisciò, gironzolò e ruzzolò,
saltellò e balzellò, sospirò e si girò,
gemette e gemette, indietreggiò e serpeggiò e danzò
tarantelle dove non avrebbe dovuto, tanto che la Balena si sentì
proprio male. (Ti sei, per caso, dimenticato le bretelle?).
Allora disse al Pesciolino Astuto:
- Quest'uomo è molto indigesto e, per di più, mi fa
venire il singhiozzo. Che fare?
- Comandagli di venir fuori - suggerì il Pesciolino Astuto.
Allora la Balena lanciò un richiamo nel fondo della sua gola
al Marinaio naufragato:
- Vieni fuori e comportati come si deve. Mi hai fatto venire il singhiozzo.
- Già, già! - rispose il Marinaio. - Non si deve trattare
così ma in tutt'altro modo. Riportami alla mia terra natia,
alle bianche scogliere di Albione e ne riparleremo - concluse, riprendendo
a saltare peggio di prima.
- Faresti meglio a ricondurlo a casa - consigliò il Pesciolino
Astuto alla Balena. - Avrei dovuto metterti in guardia contro di lui,
che è un uomo di infinite risorse ed abilità.
Così la Balena nuotò, nuotò, a forza di pinne
e di coda, per quanto le permetteva il singhiozzo, finché scorse
finalmente la terra natia del Marinaio e le bianche scogliere di Albione;
approdò quasi per intero sulla spiaggia e, spalancata quanto
le fu possibile la bocca, gridò:
- Per Winchester, Ashuelot, Nashua, Keene e le stazioni sulla strada
di Fitchburg... si cambia!
Ma, proprio mentre diceva "Fitch", il Marinaio sbucò
dalla sua bocca. Bisogna sapere, però, che mentre la Balena
nuotava, il Marinaio, uomo davvero di grandi risorse ed abilità,
aveva estratto il suo coltello a serramanico e dalla zattera aveva
ricavato una grata a sbarre incrociate, legandola saldamente con le
bretelle (ora capisci perché non dovevi dimenticare le bretelle!);
aveva poi trascinato ben bene questa grata su su, fino a fissarla
nella gola della Balena, recitando nello stesso tempo questi due versi
che, poiché tu non li conosci, ti riferisco qui sotto:
"Con
le sbarre, come a un treno,
al mangiar t'ho messo un freno".
Il
Marinaio, che era un Irlandese, saltò fuori sui ciottoli della
riva e se ne andò dalla sua mamma, che gli aveva permesso di
giocherellare con i piedi nell'acqua; si sposò e da allora
in poi visse perfettamente felice. Altrettanto fece anche la Balena,
ma da quel giorno la grata nella sua gola, che non poteva né
inghiottire né sputar fuori, le insegnò a non mangiare
altro che pesciolini piccolissimi: questa è la ragione per
cui ai nostri giorni una Balena non mangia mai uomini, ragazzi e nemmeno
bambine.
Il Pesciolino Astuto andò a nascondersi nel fango vicino all'ingresso
principale dell'Equatore, perché aveva paura che la Balena
fosse arrabbiata con lui.
Il Marinaio portò a casa il coltello a serramanico. Non gli
rimanevano addosso che le brache di tela azzurra, quando scese sulla
riva del mare: le bretelle le aveva lasciate a legare saldamente la
grata.
Questa è la fine di questa storia.
(da
R. Kipling, Storie proprio così, trad. E. Ciocia Castellani,
Roma, Ed. Paoline, 1985)
2.
L'ACQUA NELLA FIABA DI MAGIA.
"IL
LAGO INCANTATO"
In una terra
lontana lontana c'era un lago, al margine d'un bosco.
Un giorno, cadde
nel lago il violino d'una bambina che studiava musica.
Attorno a quel
violino, nel fondo del lago, crebbero delle piante strane, che facevano
dei fili lunghissimi d 'argento.
Nel lago vivevano
sette pesci d 'oro, che avevano gli occhi di smeraldo.
I pesci d 'oro,
nuotando, toccarono quei fili lunghissimi d 'argento. Allora dai fili
d 'argento usciva una musica meravigliosa.
Chi passava esclamava:
"Il lago canta!".
(Autore non citato)
3. L'ACQUA
NELLA POESIA
"L'ACQUA"
Amo l 'acqua
quando è fiume
quand'è lago
quand'è mare
quand'è neve
quand'è pioggia
ed i fiori fa spuntare
senza l'acqua non c'è vela
non
c'è albero
nè fiore
non c'è pesce
nè corallo
niente vive
tutto muore.
Scarry-Jackson
"STISA AD PIOVA"
La parla, la cria
la stisa anvarbia
cagni-a me 'n can!
La dis di so agn:
quand l'eva pulida
e sui vedar di ca
la sguijava ligera
da matin a la sera.
La cria a la gent
da feji pû nent!
Pulida vôi vëghi
la
nivula
ch'a l'è la me ca,
pulida drunché
su tûti ià stra,
ciara me 'n liri
drunché sû la gent
sensa sé pû
d'inquinament.
Ad piôva sun stisa,
na stisa vôi esi
me s'eva na vira.
Mario
Barale
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"GOCCIA
DI PIOGGIA"
Parla, urla
la goccia inviperita
arrabbiata come un cane!
Dice dei suoi anni:
quando era pulita
e sui vetri delle case
scivolava leggera,
da mane a sera.
Urla alla gente
di non fargli nulla!
Pulita desidero vedere
la nube
che è la mia casa,
pulita cadere
su tutte le strade,
limpida come l'iris
cadere sulla gente
senza sentore
d'inquinamento.
Di pioggia sono goccia
una goccia voglio essere
come ero una volta.
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Poesia presentata a Borgo D'Ale il 5 maggio 1987 in occasione della
conferenza di Agricoltura e Ambiente organizzata dalla U.S.S.L. 46 di
Santhià ( Presidente Rag. Enzo Corradini) e recitata dal Dott. Rigazio
Osvaldo.
4.
L'ACQUA NEL CINEMA
"LA
SIRENETTA"
"L'INCANTESIMO
DEL LAGO"
L'ACQUA
NEL TEATRO.
"UNA
PICCOLA STORIA"
Invenzione
di una storia sull'acqua, successivamente drammatizzata ed illustrata.
5.
L'ACQUA NELLA MUSICA.
"LA
BARCHETTA IN MEZZO AL MARE"
"LAGO
DEI CIGNI" (P.Cajkowski)
Interpretazione
pittorica del brano musicale.