Tortona e i cavalieri dell'ordine equestre del Santo Sepolcro
Tortona e don Orione
Dopo un certo girovagare, in fuga da Broni, abbiamo pernottato a Pontecurone, il paese in cui è nato don Orione (lo abbiamo scoperto il giorno dopo).
Don Orione è stato canonizzato in maggio 2004, il suo corpo, incorrotto, è conservato proprio nel grande santuario da egli ricostruito, santuario della Madonna della Guardia in Tortona.
Pontecurone è a pochi kilometri da Tortona.
Stranamente abbiamo dormito bene, di un sonno particolarmente ristoratore, nonostante fossimo in macchina, in terra mai visitata, come se qualcuno vegliasse benevolmente su di noi.
Il giorno dopo, 23 ottobre 2004, ci siamo recati in visita a Tortona, ed in particolare al santuario della Madonna della Guardia.
Don Orione nella sua vita ha fatto di tutto ed ha soccorso tante persone, nelle loro necessità. Ha fondato ordini religiosi e laici: ha pure inventato un ordine religioso dedicato alle suore cieche, nel periodo che va tra la prima e seconda guerra mondiale.
Si tenga presente che la mentalità di rigetto nei confronti di chi non ritenuto sano, ottimale, produttivo, vi è sempre stata, e vi è tutt’ora, anche se oggi l’ipocrisia è maggiore, nascosta da un gran dispendio di parole e teorie.
Perciò don Orione fece grande scandalo quando volle istituire un ordine solo per suore non vedenti.
La sua storia, narrata in immaginette, è molto bella, molto umana.
Concludiamo, su don Orione, con lo stralcio di una sua biografia.
"Solo la Carità salvera il mondo"
Nella foto: San Luigi Orione
"Don Orione morì a San Remo, in Liguria: ce lo portarono quasi con la forza, perché tanti desideravano si riprendesse, mentre egli sapeva e ripeteva che voleva morire tranquillamente a Tortona, in mezzo alla sua gente.
Per il funerale lo riportarono a Tortona: vi era una fiumana interminabile di popolo che lo seguiva, ed un operaio chiese ad un collega che stesse accadendo. Gli rispose che era morto un prete, don Orione. L’operaio storse la bocca: tanta folla per un prete!
Il collega gli ribatte: “ si, era un prete, ma era una brava persona”.
Questo per sottolineare che Don Orione fu riconosciuto, per la sua vera bontà, anche da chi non doveva ostentare posizioni clericali, o da chi non ne poteva più del buonismo dei preti. Sono le brave persone, veramente illuminate, che costruiscono un mondo più umano, e non le cariche istituzionali, o politiche o religiose che essi rappresentano.
Tortona ed i Cavalieri del Santo Sepolcro
Presso il Santuario, oltre a don Orione, abbiamo trovato una piacevole e suggestiva sorpresa: i Cavalieri dell’ordine del Santo Sepolcro avevano organizzato la loro annuale cerimonia di consacrazione alla loro santa patrona, la Madonna della Palestina.
Ci è sembrato un segno dall’Alto: S. Contardo era pellegrino, nonché i Cavalieri del Sacro Sepolcro di Milano hanno un suo quadro con la sua immagine, vestito da cavaliere.
I Cavalieri solennemente sono entrati in chiesa, formando un corteo, sull’aria maestosa di “Rallegrati Jerusalem, accogli i tuoi figli nelle tue mura”.
I Cavalieri, coperti da un lungo mantello bianco, con la croce rossa gerosolimitana su una lato, una sorta di basco nero in testa, recavano sul petto una conchiglia, simbolo del pellegrino.
Anche Contardo è sempre raffigurato con la conchiglia.
Chiudevano il corteo le Dame, vestite di lunghi mantelli di pesante raso nero, con la gerosolimitana rossa, ed in testa un velo di pizzo nero.
Le Dame erano una minoranza: esteticamente non le abbiamo molto gradite, perché tutto quel nero dava un’espressione tanto funerea.
Poi si è svolta la celebrazione liturgica, con letture adeguate al tema, si è poi svolta la preghiera del Cavaliere e la supplica alla Madonna della Palestina.
Spendiamo due parole sull’ordine equestre dei cavalieri del Santo Sepolcro, da non confondere con altri ordini.
Questo ordine ha origini antichissime, e precisamente ai tempi della prima crociata, poco dopo l’anno 1000, grazie a Goffredo di Buglione, che intraprese appunto la prima crociata, per liberare la Terra Santa dal dominio dei musulmani, ed entrò in Gerusalemme.
Nacque poi l’idea di creare un corpo di uomini, che proteggessero la cristianità in Palestina ed i pellegrini durante le loro visite, appunto i cavalieri, che tali divenivano mediante l’investitura.
L’investitura a tale ordine, non era un conferimento politico di potere, o di un certo diritto su terre o privilegi, come per altre investiture: era una vera consacrazione ad una missione, così come una persona è consacrata a vita religiosa per opera dello Spirito Santo, così come l’unione di un uomo ed una donna sono consacrati nel matrimonio, sempre dallo Spirito Santo.
Era una effettiva consacrazione, un vero sacramento, come Battesimo e Cresima.
Tuttavia lo Spirito Santo può elargire doni e carismi a chi vuole, come vuole e quando vuole, senza chiedere il permesse a nessuno, tranne la disponibilità al diretto intressato.
Il cavaliere nel suo significato originale non era certo la figura di un uomo più o meno sdolcinato, che raccontava poesie alla propria donna, languiva d’amore, raccoglieva fiori ad altro: queste attività erano proprie dei menestrelli, dei trovatori che vivevano ospiti e raminghi nelle varie corti.
Anche oggi “essere cavaliere” è sinonimo di uomo molto gentile ed accorto con le signore, cosa gradita alle donne ma lontana dal suo significato originale.
Quindi, diventare cavaliere consisteva aderire ad un Ordine Sacro.
Vediamo ora i significati dei vari simboli, poiché “l’uomo tra foreste di simboli s’avanza”, sia nel bene che nel male.
La spada, per il Cavaliere, rappresentava la croce di Cristo.
La croce gerosolimitana in origine era impressa al centro del mantello, all’altezza del cuore (ora è leggermente spostata a lato, sulla spalla).
La croce gerosolimitana nasce dall’intersezione tra le lettere H ed I, le iniziali di Hierusalem (Gerusalemme), mentre le quattro croci rappresentano i quattro evangelisti.
Andrea II, re d’Ungheria, marito della B. Beatrice III era detto il gerosolimitano, perché aveva indetto la quinta crociata, in seguito ad un voto: alla fine di questa si era poi sposato Beatrice.
Si pensa infatti, come sostenuto dagli stessi studiosi di Broni, che Contardo fosse stato molto influenzato dal cognato Andrea, e con buona probabilità abbia ricevuto l’investitura in Ungheria, poiché nessun altro estense servì la causa della terra Santa.
Vi sono poi varie teorie di chi sostiene che Contardo sia l’unico estense approdato in Gerusalemme, ma in realtà ricevere l’investitura non significa necessariamente approdare in Palestina.
Così si conclude la nostra avventura di pellegrini in terra di Broni ed a Tortona: nessuno ci ha rimesso la testa, e ci e scappato pure l’incontro con i cavalieri.
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