SECOLO XII

Nel XII secolo, in particolare nel 1152, viene eletto imperatore Federico I di Svevia, detto il Barbarossa: Egli era deciso a restaurare l’autorità imperiale, che riteneva indebolita dall’autonomia dei comuni italiani e dalla forza politica del Pontefice. (verranno detti ghibellini i sostenitori dell’imperatore e guelfi i suoi avversari).

Federico Barbarossa, dunque, viene più volte in Italia con l’intenzione di riprendere il controllo del Regno, sottomettendo innanzitutto i Comuni.

La maggioranza dei Comuni italiani, però, si allea contro il Barbarossa che è costretto a firmare nel 1183 un trattato in cui riconosce piena autonomia ai comuni italiani.

Diversa la sorte che spetta al Comune di Ivrea. Il grande feudatario era in quegli anni Umberto III di Savoia che aveva in più occasioni dimostrato di non accettare l’autorità imperiale. Federico Barbarossa lo destituisce e pone al suo posto un proprio fedele, conferendogli il titolo di Marchese: Ranieri di Biandrate che si installa nel Castello di S. Maurizio, il Castellazzo.

Il Biandrate governa in modo assolutistico e vorrebbe imporre, al Comune, dei consoli imperiali e controllare direttamente la città. Ma il Comune, il Vescovo - conte, e la popolazione si trovano questa vota alleati contro il nuovo feudatario. Nel 1195 scoppia un’insurrezione, il castello viene assaltato, incendiato, e il Marchese cacciato dalla città. (Questa sollevazione popolare è all’origine del Carnevale di Ivrea).

Sconfitto il Biandrate il comune di Ivrea si sviluppa in modo notevole e molti vassalli del Canavese giurano il "cittadinatico" al comune di Ivrea: il cittadinatico è il diritto di diventare cittadini di Ivrea con giuramento di fedeltà. In particolare i vassalli promettono di difendere la città in caso di guerra.

Federico Barbarossa con i suoi due figli

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