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EDITORIALE

SOMMARIO

Eccoci al terzo numero!
Innanzitutto chiediamo scusa alla classe Terza Liceo delle Scienze Sociali per aver dimenticato di citarla come autrice del questionario sugli atteggiamenti razzisti che tanto successo ha riscosso in tutto l’Istituto. Ringraziamo quindi gli studenti della 3LSS perché ci hanno spinto a guardarci dentro animando un dibattito di grande attualità. In questo numero del giornalino troverete infatti alcune riflessioni pervenuteci sul tema in questione.
Rinnoviamo l’invito a scriverci e ad inviarci materiale (scritti, immagini, suoni) da pubblicare all’indirizzo martininews@libero.it o a lasciare un messaggio, dicendo quello che pensate, nel nostro Blog http://martininews.giovani.it . Vi informiamo inoltre che il giornalino è raggiungibile su Internet per varie vie. Innanzitutto lo trovate al suo indirizzo http://digilander.libero.it/martininews/index.html(potreste utilizzarlo come home page di accesso a Internet). Potete accedere al giornalino anche dal nostro Blog ed infine dal sito del nostro Istituto www.martinomartini.it . Sono on-line anche i numeri arretrati: basta cliccare su Archivi.
Nel primo numero abbiamo accennato alla frammentazione del nostro Istituto in tante sedi. In questa edizione riprendiamo il tema dell’unità per invitare tutti a scriverci. Il nostro invito non è rivolto solo agli studenti ma anche agli insegnanti, agli operatori scolastici, agli amministrativi, ai tecnici, ecc. Saremmo ben lieti di ospitare nel nostro giornalino il contributo di ciascuno di voi, perché la qualità della nostra vita a scuola è il risultato della interazione di tutte le persone che a vario titolo operano in essa oltre a noi studenti che siamo i fruitori del servizio.
Non dimentichiamo che questo confronto è già in atto nella nostra redazione, nella quale sono presenti, infatti,alcuni insegnanti che collaborano alla riuscita dell’iniziativa. Collaborano inoltre anche operatori scolastici e tecnici di laboratorio che curano in particolar modo alcuni aspetti funzionali alla nostra attività redazionale quali la predisposizione delle aule informatica, la stampa,la distribuzione ed altro.
A tutti va il nostro ringraziamento.

L’incapacità di vivere pienamente emozioni e sentimenti, di riconoscerli dentro di sé e divenirne padroni, chiude le persone in una grande solitudine. Se a un uomo in tale solitudine offriamo una sostanza chimica capace di cancellare, anche per un breve periodo, la sensazione di profondo dolore che accompagna la solitudine interiore, lo avremo fatto schiavo di tale sostanza.
Quando un giovane non è in grado di socializzare con altri con semplicità e di provare il gusto del divertimento, cercherà lo “sballo” negli effetti indotti dall’hascish o marijuana; quando un giovane non sa ottenere la pace interiore mediante la riflessione o la capacità di distanziarsi dalla realtà come nei momenti di meditazione o di preghiera, cercherà questi effetti nell’eroina; quando soffrirà per il sentirsi inadeguato e complessato cercherà la pienezza ed il senso di potenza nella cocaina. Il problema non è la droga, ma l’uomo che ha dentro di sé un malessere che cova da tempo.
Lottare contro la droga è mettere in atto un recupero; è un lavoro lungo e paziente i cui risultati si vedono dopo molto tempo: non bisogna mai perdere la speranza di poter recuperare il soggetto coinvolto nella tossicodipendenza.
E’ indispensabile rivolgersi a qualcuno in grado di dare aiuto perché anche le persone più risolute e chiare possono cadere nell’indecisione e nel disorientamento.

G.D.

RAZZISMO O ILLEGALITA' E INSICUREZZA?

Nel precedente numero di M@rtini News c’era un questionario che poneva al centro dell’attenzione il “problema” del razzismo che a detta di molti dilaga tra i giovani di oggi. Con questo strumento si voleva misurare il livello di razzismo degli studenti con un punteggio che variava da 1 a20 a seconda delle risposte date ai quesiti proposti. Un certo numero di insegnanti e di alunni sono rimasti sbigottiti dagli alti punteggi totalizzati scoprendosi inaspettatamente razzisti. Una domanda sorge spontanea: come mai tanto stupore per un risultato che semplicemente documenta un proprio pensiero, un proprio convincimento? Nella redazione del giornalino è nato un dibattito animato da varie opinioni che mi hanno spinta a mettere per iscritto alcune riflessioni sul tema diventato ormai “scottante”. In particolare voglio rendere note le ragioni che mi hanno portata ad avere un risultato dal quale, secondo il questionario e il sistema di valutazione adottato, si evince un livello di razzismo piuttosto elevato.
Nel settembre 2002 è entrata in vigore una legge che regolamenta l’immigrazione in Italia; premetto che questo testo concorda con i miei pensieri, ed è per questo motivo che voglio cominciare proprio commentandone i punti salienti.
1. La concessione del permesso di soggiorno della durata di 2 anni solo a coloro che possiedono un contratto di lavoro: ritengo giusto che in caso di disoccupazione il soggetto debba essere espulso per tornarsene in patria; conseguentemente in caso di rientro in Italia non essendo in possesso del permesso necessario, il soggetto commetterebbe reato.
2. I datori di lavoro andranno incontro a pesanti sanzioni nel caso in cui diano lavoro a extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno, o con un permesso falsificato o scaduto. In questo caso concordo con la legge che prevede la carcerazione o multe salatissime (si parla di somme fino a 5000 euro;) per ogni lavoratore non in regola.3. Ritengo idoneo il potenziamento dell’attività della marina militare italiana, dandole più poteri nel bloccare le carrette del mare che trasportano sulle nostre rive centinaia e centinaia di clandestini all’anno.
3. Ritengo idoneo il potenziamento dell’attività della marina militare italiana, dandole più poteri nel bloccare le carrette del mare che trasportano sulle nostre rive centinaia e centinaia di clandestini all’anno.

 

Il concetto di integrazione deve necessariamente partire da chi la chiede, non può essere calata dall’alto verso chi non vuole farsi integrare e non rispetta i fondamentali diritti europei e nazionali, quali il diritto alla parità tra i sessi, alla libertà religiosa e al rispetto dello stato laico. Il mancato rispetto della legge italiana e quindi l’assenza della dovuta considerazione dei sacrosanti “doveri dei cittadini” è dimostrato dal fatto che ogni anno vi è un aumento esponenziale dei detenuti extracomunitari nelle carceri, nonché delle espulsioni dallo Stato italiano in sostituzione della detenzione.
In ogni caso gli immigrati regolari, quelli che vogliono integrarsi e rispettare le regole che sono da anni fondamento della pacifica convivenza per la popolazione del nostro Paese, sono i benvenuti o, addirittura, una risorsa. Chi invece viene in Italia per delinquere va rispedito a casa sua. Immediatamente! Per questo andrebbe introdotta nella normativa una sanzione che prevede l’immediata espulsione in caso di immigrazione clandestina per chi entra in Italia violandone le leggi.
Oggi gli immigrati guardati con più diffidenza dagli italiani non sono i neri o i gialli, ma sono gli albanesi, i nomadi, gli slavi e gli arabi. Le ragioni della propensione alla diffidenza non riguardano quindi il colore della pelle. Essa nasce dalla sempre maggiore incidenza di questi immigrati nella criminalità comune, nello spaccio di droga e nella prostituzione. Ma non si deve comunque parlare di una disposizione alla violenza, al furto e all'illegalità, o di poca propensione al lavoro e al rispetto delle regole da parte di alcuni gruppi di extracomunitari. Si deve considerare che le condizioni di povertà e di disperazione favoriscono la loro maggiore disponibilità alla delinquenza; che questo timore sia fondato, lo dimostra la popolazione che si trova in carcere, costituita per il 30 - 35% da immigrati (quasi tutti clandestini).
A volte l'ostilità viene alimentata da alcune situazioni in cui delle etnie “occupano” massicciamente un territorio, un quartiere, una piazza, rendendo di fatto estranei coloro che vivevano in precedenza in questi luoghi, che sentivano propri. Un atteggiamento di difesa, più che aggressivo, una insicurezza che chiunque proverebbe in questa situazione di “non sentirsi a casa propria” nel proprio Paese.
Nel nostro Paese gli ideali sono molteplici e lo scopo di questo articolo non è imporre quello di una sola persona, ma l’esposizione delle sue idee, in modo diretto. Questo è il mio modo di pensare.

Dissegna Monica 4C

IL RAZZISMO C'E' ANCHE OGGI?

Sessantatre anni fa è iniziata l’occupazione del Trentino e dell’Alto Adige da parte dei nazisti che avviarono il processo di distruzione decretando che gli ebrei non “avevano il diritto di vivere”.
L’ideologia nazista, con la sua concezione della purezza di razza, causò la morte di milioni di ebrei che venivano deportati ad Auschwitz o in altri campi di sterminio. In quei luoghi, gli ebrei perdevano la vita, la dignità e il nome: venivano infatti riconosciuti grazie ad una sequenza di cifre. Inoltre erano costretti a lavorare fino allo sfinimento: questo per loro era una grande fortuna. L’ alternativa era infatti quella di venir uccisi nei forni o nelle camere a gas. Una morte crudele e spietata e purtroppo realmente messa in atto.
Un triste esempio è la storia di Gino Tedeschi, residente ad Arco. Lui, come molti altri ebrei, non abbandonò il suo domicilio nel settembre 1943 per cercare un luogo più sicuro. Era convinto di non aver fatto “nulla di male”. Ed era veramente così, non agli occhi dei nazisti però. Venne deportato ad Auschwitz un paio di mesi dopo e lì venne ucciso immediatamente. Una fine drammatica e ingiusta, che fa gelare il sangue.
Allora perché si continua a parlare di ciò che accadde? La risposta è ovvia: gli anni quaranta rappresentano uno dei periodi più bui della storia e dare spazio a questi racconti, ai giorni nostri, è importantissimo per riflettere sulla crudeltà umana e sulle sue cause. Affrontare il tema della Shoah (lo sterminio del popolo ebraico) non è semplice. E’ bene dunque che il 27 gennaio, il Giorno della Memoria, ci si soffermi a ridiscutere per riportare alla mente di tutti vicende così tragiche legate ovviamente al problema del razzismo. Rifiutare di vedere il problema e ammettere di essere contrari all’idea della suddivisione dell’uomo in razze sarebbe stolto e vano. La xenofobia è un fenomeno attuale purtroppo spesso legato a diversi aspetti della nostra società, per esempio allo sport. Negli stadi si osservano spesso episodi di razzismo e scontri tra tifosi.
Ora, è molto importante trovare un modo per risolvere questo problema. Un primo suggerimento potrebbe essere quello di promuovere discussioni e dibattiti all’interno delle scuole pubblicando anche articoli o servizi attraverso i media. La nostra società è altamente influenzata dalle idee veicolate dalla TV, perciò è cosa buona utilizzare sempre più tali canali. In questi ultimi giorni, ad esempio, sono stati pubblicati degli articoli che criticavano lo striscione razzista, apparso durante una partita di calcio, “Lazio-Livorno, stessa iniziale, stesso forno” .
Ovviamente è stato importante denunciare l’ingiustizia di quello striscione, ma, secondo me, le critiche non dovrebbero partire solo dopo atti di razzismo; si dovrebbe invece cercare di evitare che questi episodi avvengano, discutendone in continuazione. Non è certo semplice impostare questo tipo di dibattito perché si tocca un tema importante e difficile da risolvere. Affermare che tutti non dovremmo badare alle diversità tra gli uomini, è giusto, ma forse questa è un' idea un po’ ipocrita. In fondo ogni volta che incontriamo una persona di un'altra nazionalità e con il colore della pelle diverso dal nostro, cerchiamo in ogni modo di comportarci come con i nostri concittadini, ma a volte, questo, non è un comportamento naturale. Forse la nostra società è ancora legata all’idea del razzismo e stiamo cercando di eliminare questa visione del mondo. Siamo nel ventunesimo secolo e con tutte le nuove scoperte nei vari ambiti, sarebbe molto bello riuscire a migliorare anche i rapporti tra tutti gli uomini.
 

Taddei Veronica

LA COLLETTA ALIMENTARE

Due semplici parole per indicare tanta solidarietà: colletta alimentare, una raccolta di viveri per le famiglie disagiate di tutta Italia. Una volta all’anno viene indetta la una giornata nazionale, nella quale tanti volontari, di tutte le età, danno il loro aiuto a raccogliere questi beni di prima necessità. E’ strano pensare che nel XXI secolo ci siano persone che non si possono permettere un omogeneizzato e dei biscotti per il proprio bambino, mentre altre non riescono a capirne l‘importanza e li sprecano senza misura. L’ultima giornata è stata il 26 novembre scorso, data in cui abbiamo dato il nostro piccolocontributo a questa associazione. Siamo state contraccambiate da tanti sorrisi simpatici e molte persone generose non hanno esitato a donare parte della loro spesa.
A noi questa esperienza ha dato molto; ne siamo venute a conoscenza grazie ad una nostra professoressa la quale ci ha incitato a prendervi parte e a scrivere così un nuovo capitolo nella nostra vita.
Abbiamo compreso come l’età in questo caso non sia importante, poiché eravamo circondate da tante persone di età differente, ma accomunate da un cuore sensibile.

Alessandra Minopoli e Arianna Melchiori

Flauto: storie, leggende e curiosità

IL FLAUTO DI PAN
Di origini molto antiche, il flauto di Pan o siringa, deriva il suo nome da una leggenda greca. Il dio Pan ama la ninfa Siringa, mentre lei per nascondersi, si trasforma in canna; con essa il dio costruisce il primo flauto e lo suona per potersi consolare. lo strumento è costruito da un numero variabile di canne legate insieme a forma di zattera o fascio. Si suona soffiando in una o nell'altra canna producendo suoni diversi. Ancora oggi questo antico strumento è presente nella musica folcloristica.

IL FLAUTO TRAVERSO
Nel flauto traverso, o tedesco, l'imboccatura è costruita da un foro circolare (becco) entro il quale soffia l'esecutore, che tiene lo strumento in posizione orizzontale parallelamente alla bocca. Già popolare nella musica folcloristica della Germania medievale, a partire dal XIV secolo fu utilizzato nelle marce mercenarie svizzere. Nel rinascimento si svilupparono diversi tipi di flauti, fra i quali il contralto, il tenore e il basso. Lo strumento moderno, altamente perfezionato, è munito di chiavi metalliche.

di Filippi Giorgia

IL FLAUTO A TACCA
Il flauto a tacca, che precede quello a becco è caratterizzato da una tacca a forma di U o V intagliata nel bordo superiore. Costruito da una canna di bambù, possiede un numero variabile di fori.

L'INVENZIONE DEL FLAUTO
Il flauto fu una delle invenzioni attribuite alla dea Atena. Lei infatti, voleva trovare uno strumento che imitasse il sibilo e il suono lamentoso del vento; prese l'osso cavo di un cervo, lo forò con una serie di buchi e soffiando nella canna, coprendo un buco e poi un altro, la dea ottenne quello che voleva. Entusiasta della sua invenzione, volle farla apprezzare dagli altri dèi dell'Olimpo, e così si mise a suonare il flauto. Mentre suonava, Afrodite ed Hera sorridevano con malizia. Atena offesa corse via con lo strumento sotto il braccio e riflettendosi nel fiume vide la sua immagine e sorrise, poi gettò il flauto nel fiume e decise di non suonarlo più

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COSTRUIRE UN FLAUTO DI CANNA DI BAMBU'

 

Puoi costruire un flauto di canna di bambù seguendo le istruzioni dettagliate presenti nel sito web:

http://digilander.libero.it/ilflautodolce/index.htm

Non è un compito facile. La prima difficoltà sta nel trovare la canna di bambù che abbia il diametro della larghezza necessaria alla diversa tonalità del flauto. Nel caso volessi costruire un flauto in Do tenore - come quello della foto - il diametro del bambù dovrà essere di circa 35-40 mm. in modo che il diametro interno sia compreso tra i 30 e 33 mm. La seconda difficoltà risiede nella realizzazione del becco del flauto (l’imboccatura dove si soffia) che richiede una certa abilità. Puoi evitare questa seconda difficoltà costruendo una Quena al posto del flauto a becco. In questo caso le istruzioni sono a pagina 56 del testo di Giovanni Antoniol La bottega degli strumenti etnici, Editrice Città Ideale,euro 9,50.

THE LANGUAGE CORNER

Football: is it all my life?
If I think about football, the first thing that comes into my head is JOY.
I’ve been playing football since I was 6, but football is not all my life. Actually, it gives you a lot of satisfaction but a lot of disappointments at the same time.
Football is a magic world in which everything becomes gold. Scoring a goal, watching a football match are unique sensations.
I speak as a fan and Iunderstand that a lot of people may not be interested in this field. But passion is bigger than everything. I’m sure that without football
I wouldn’t live so well.
Football isn’t only positive things, though. There are problems, too (doping, drugs, etc.). In my opinion school is more important, but it’s better if it links up with a sport activity.
All in all, football is not a reason of life but a great way to unwind the tensions acquired during school or at work.

By Massimo De Luca

UN NUOVO SPETTACOLO DAL LICEO DELLE SCIENZE SOCIALI

Prima delle vacanze di Natale, noi del liceo delle scienze sociali, avevamo programmato uno spettacolo sul tema dell’Africa. Tutto si è svolto nella palestra della sede, dove avevamo sistemato gli strumenti, prodotti direttamente da noi nelle ore di musica, che ci sarebbero serviti per il recital.
Eravamo tutti emozionati per il grande evento, perché ci sarebbero venuti a vedere i genitori e il Preside. Già verso ottobre avevamo iniziato questo progetto, in collaborazione con la professoressa di musica, Forgione, e una sua collega Marina Rossi. Lo spettacolo si è svolto in due ore nella mattina di sabato 17 dicembre 2005.
L’aperturaè stata fatta da noi e da i nostri compagni con la canzone in lingua originaria: “EL MONGO SI YE” mentre la chiusura è stata lasciata alla classe terza con il brano: ”SARÀ PERCHÉ TI AMO”. Tutte e tre la classi hanno suonato e cantato con notevole partecipazione ed entusiasmo.
Nel discorso finale il Preside disse che era molto soddisfatto del lavoro svolto e del risultato ottenuto. Durante il rinfresco finale si poteva dare un contributo per un ospedale dell’Etiopia dove il medico volontario, Mario Battocletti, di Mezzolombardo lavora.
Adesso stiamo lavorando per un altro spettacolo, di cui presto vi faremo avere la locandina.

Valentina Plotegher e Teresa Morandini I LSS

VIAGGIO ATTRAVERSO L’AFRICA

La consistente offerta in denaro che il corso delle “scienze sociali” dell’Istituto Martini ha raccolto per il progetto “OCCHI PER L’AFRICA”, è arrivata a destinazione, e infatti i responsabili ci ringraziano a nome di tutti i poveri che vivono a Dubbo in Etiopia! Vi sarete chiesti a chi sarebbero arrivati i soldi…

Ebbene questi ultimi sono arrivati nelle mani sicure di Mario e Miriam Battocletti, una famiglia di Mezzolombardo, che con i loro figli, sono andati nella povera Africa a sperimentare un diverso tipo di vita e soprattutto ad aiutare le persone del posto lavorando in un ospedale!

Scrivendoci via e-mail, mi hanno raccontato della situazione pietosa e delle condizioni di vita che rendono l’esistenza delle persone veramente difficile.

Non potendo fare altro, loro ci hanno ringraziato con una lettera, scritta con semplicità e amore da parte di una famiglia che sta vivendo in prima persona la difficoltà della vita in situazioni di povertà e miseria come quella dell’Africa.

Mic

 

 

Areka, Dubbo Hospital 29 dicembre 2005

Carissimo Michele

Con infinita gratitudine a nome soprattutto della gente del Wolayta abbiamo ricevuto l’offerta tua e dei tuoi amici dell’Istituto Martini, che adesso intendiamo utilizzare come deposito per il fondo poveri dell’ospedale, quindi per garantire le cure gratuite a bambini e gravide che non hanno proprio niente. Ti ringrazio per la tua attenzione al nostro lavoro, la coerenza che ti contraddistingue in questo gesto, nel pensare, nella difficoltà che la vita spesso riserva anche in Italia, ai più poveri e bisognosi di questa terra.

Abbiamo passato un Natale diverso, anomalo ma in mezzo ai poveri forse più vero che mai, senza tanti fronzoli o sprechi anche se il supporto fortissimo di tante persone ci ha reso la festa felice. In attesa di vederci ti ringraziamo ancora di cuore augurandoti un felicissimo anno nuovo.

Con affetto e riconoscenza

Mario Battocletti e famiglia

 

BISOGNA SAPER PERDERE

CARO AMICO

Non se la cavano male le nostre rappresentative d’Istituto di pallavolo. La nostra junior maschile (vedi foto) si è comportata molto bene, vincendo facilmente giocando una grande pallavolo contro l’Istituto d’Arte con un netto 2 a 0 mentre ha perso 0 a 2 contro il liceo Da Vinci di Trento.
I nostri compagni nella seconda partita hanno giocato bene, ma la sfortuna e qualche decisione arbitrale a sfavore ha determinato la sconfitta. Comunque alla fine i nostri hanno accettato la sconfitta molto sportivamente nonostante il risultato non li premi. Si sottolinea la grande prestazione di Brentari Manuel e Wegher Alessio autori di un eccellente gara.
La nostra junior femminile invece è capitolata al primo match contro il Liceo di Cles. Le nostre ragazze hanno dato vita ad una combattuta partita molto tirata finita 2 a 1 per la compagine di Cles.

Le nostre allieve hanno invece esordito con un netto 2 a 0 contro la squadra di Tesero ma perdendo pure loro con la squadra di Cles, bestia nera del nostro Istituto a quanto sembra.
Gli allievi invece hanno sconfitto pure loro la squadra di Tesero per 2 a 0 ma sono caduti alla seconda sconfitta contro il Marconi di Rovereto. Comunque le nostre rappresentative si sono comportate bene e nel prossimo numero avremo le interviste di alcuni protagonisti delle squadre.

S.O.

 

Titolo: “Tre metri sopra il cielo”

Casella di testo:  Data di pubblicazione: febbraio 2004

Autore: Federico Moccia

Personaggi: Babi, Step, Pollo, Lucone, Schello…


Trama: questa è una grande storia d’amore. Il sole splende nel cielo, Babi sta andando a scuola e al semaforo incontra Step, un ragazzo molto carino. Nessuno dei due sa ancora che tra loro sta per nascere una storia d’amore.
Analisi formale: è un libro dal linguaggio giovanile, colloquiale e semplice da cui è stato tratto l’omonimo film.
Valutazione: a me questo libro è piaciuto molto perché si basa su una storia d’amore; lo consiglio a chi preferisce il genere romantico.

dopo una vita passata insieme e dopo tutte le nostre avventure, sarà veramente difficile separarmi da te. Mi sento come un vuoto dentro e non so se riuscirò mai a colmarlo.
Ricordi quante ne abbiamo viste io e te? Tutti i nostri viaggi e tutte le volte che ero scoraggiato e afflitto… c’eri sempre tu con me, fedele, intelligente e instancabile!
Rammento la prima volta che ti ho visto: eri appena nato, i violini suonavano una dolce musica e tu eri così piccolo e fragile…
Ricordo anche quella volta  nel deserto, di notte: ero ferito e tu, forte e coraggioso, mi portasti fino al campo, senza soccombere allo sforzo. Come quella volta che, superando i venti chilometri orari, filavamo verso la Grande Città e tu ti inginocchiasti: proprio in quel momento io mi accorsi che le tue lunghe gambe esili non potevano proseguire oltre… a quel punto brucasti persino i miei sandali con quella tua bocca così robusta, e per dissetarti, ti scolasti cento litri d’acqua in meno di dieci minuti…
Fu proprio quella volta, che, siccome avevo molta sete e tu avevi finito l’acqua, ti infilai un’asticella in bocca per farti rigettare qualche goccia in modo da dissetarmi a mia volta.
Da quel momento capii che eri troppo importante per me e decisi di non venderti allo sceicco, che ti aveva richiesto insistentemente.
Ricordi  quella volta in cui proprio lui, in persona, ti frustò, solo perché avevi cambiato strada e tu, impassibile, ti limitasti ad abbassare lo sguardo, senza reagire. Un altro avrebbe aggredito quell’uomo, ma tu sei stato istruito in modo diverso dai tuoi simili. Decisi quindi che lo sceicco non ti meritava.
E quella volta, ricordi? Quando scoprii che ti piaceva tanto la musica...
Eravamo a Timbuctu e dovevamo partire per l’oasi vicina: eri inginocchiato a terra, non volevi camminare, non ne capisco ancora il motivo… avevo usato tutti i modi che conoscevo per convincerti a partire e in fine mi ero rassegnato; poi, un bambino che ci stava osservando, aveva iniziato a suonare uno zufolo, che si era fabbricato con delle canne. E proprio allora il tuo grugno si sciolse e si trasformò in una specie di sorriso…
 Addio allora caro amico del mio cuore, sei partito per il tuo ultimo viaggio, serberò sempre di te questo ricordo:

Arianna