CONceptc |
ARCHITETTURA TEMPORANEA COME MACCHINA DELLA COMUNICAZIONE
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La società dell'elettronica in cui oggi viviamo è una società tattile fondata su una intensa sensibilità attivabile attraverso sensori e membrane che, simili alla pelle, captano segnali e in-formazioni per trasferirli in tempo reale al sistema nervoso della rete informatica. Flussi ed interrelazioni stanno diventando temi predominanti della nuova architettura dell'elettronica: bisogna, però, stare attenti a non cadere in equivoci. L'IT offre potenzialità tali da poterci spingere ad un approccio eccessivamente tecnicista nella definizione degli spazi, approccio che potrebbe addirittura rendere il corpo (e quindi l'individuo) indirizzabile e comandabile a piacimento all'interno di sistemi e spazi elettronici. Telecontiguità e interattività sono diventate qualità immanenti della terza ondata a causa dell'affermazione di due fenomeni: Con il termine telecontiguità si intende la possibilità di rendere percettivamente contigui spazi tra loro distanti tramite una vasta superficie audiovisiva [Panunzi, 2000]. Ciò che la telecontiguità auspica non è un impoverimento del sistema sensorio, attraverso il prevalere del virtuale sul reale, ma un rafforzamento della materialità del corpo stesso effettuata per mezzo dell'amplificazione sensoriale. In più questo strumento può essere fruibile da tutti, ovunque e nel modo più naturale avvicinando e rendendo accessibili nel tempo e nello spazio realtà vive e rendendo visibili realtà invisibili. Padiglione_Porte della Percezione e Spazi Sensibili Lo spunto principale per l'ideazione del Padiglione_Porte della Percezione e Spazi Sensibili è nato dalla possibilità, da un lato, di usare uno spazio architettonico come strumento di abbattimento del digital subdivide, inteso come suddivisione tra persone appartenenti a diverse culture con stesse possibilità di accesso ai new media e, dall'altro, di far diventare questo spazio stesso superficie di telecontiguità tra luoghi diversi. Le componenti stesse del progetto diventano in questo modo degli specchi di Alice che offrono la possibilità agli "utenti-soggetti" (e non oggetti dello spazio architettonico)di conoscere, scoprire, vedere, ascoltare, toccare, interagire con lo spazio e la tecnologia. Attraverso le net surfaces, i digital paths, i w.a.l.l. (web amplified to live on line), che rappresentano solo alcune delle possibilità che le nuove tecnologie mettono oggi a nostra disposizione, il progetto vuole cimentarsi con i temi della incomunicabilità e della solitudine,considerati come mali della società contemporanea. Il progetto configura un sistema semplice e flessibile, rispettoso della spazialità esistente nella quale si colloca con una forte caratterizzazione. Si inserisce all’interno della hall della stazione termini come oggetto unico e a sé stante, appoggiato al suo interno come segno indipendente. Esso diventa così un sistema riconoscibile ma non invasivo, capace di distinguere i luoghi di ingresso ed accoglienza dagli spazi destinati alle mostre ed alle esposizioni. Un unico elemento, il PIANO PIEGATO, diventa il condensatore di tutte le funzioni. Il progetto si risolve in una semplice superficie piegata ed attrezzata che contiene al suo interno tutti i diversi sistemi funzionali. La possibilità di avere |