Autonomia
1° lista elettorale
Memoria

Riconquistata l'Autonomia le dispute con l'ex Capoluogo non si appianarono fintanto che nel 1963 l'allora Sindaco Cerasani Vincenzo dovette inoltrare agli Organi competenti la seguente

 

M E M OR I A
a favore del
COMUNE DI S, BENEDETTO DEI MARSI
contro il
COMUNE DI PESCINA


OGGETTO: Delimitazione territoriale fra i due Comuni.

I.- Con Decreto Legge Luogotenenziale del 7 settembre 1945, n. 651 fu eretta in Comune autonomo la Frazione di S. Benedetto dei Marsi del Comune di Pescina; fu attribuito al Prefetto della Provincia dell'Aquila l'incarico di provvedere al regolamento dei rapporti patrimoniali e finanziari fra i Comuni di Pescina e di S. Benedetto dei Marsi.
Poiché le rappresentanze dei due Comuni interessati non raggiunsero l'accordo, il Prefetto commise all'Ufficio Tecnico Erariale la redazione di un progetto di delimitazione territoriale.
Tale progetto fu trasmesso dal Prefetto ai due Comuni interessati, per la pubblicazione nell'Albo Pretorio a norma dell'art. 47 del Regolamento 12 febbraio 1911 n. 271 (per la esecuzione della Legge Comunale e Provinciale).
L'Amministrazione Comunale di S. Benedetto produsse opposizione contro il piano di ripartizione.
Ma il Prefetto, visti i pareri favorevoli della Deputazione Provinciale dell'Aquila del 10 dicembre 1949 e della Giunta Provinciale Amministrativa deI 29 dicembre 1949, decretò:
« La delimitazione territoriale tra i Comuni di Pescina e di S. Benedetto dei Marsi resta determinata secondo l'acclusa planimetria redatta a cura dell'Ufficio Tecnico Erariale di Aquila e vidi«orata in data 26-2-1949 dall'Ingegnere Capo del Genio Civile di Avezzano.
Copia del presente decreto viene trasmessa, per i provvedimenti menti di competenza, alle due Amministrazioni Comunali interessate ».

II. - Contro questo decreto il Comune di S. Benedetto dei Marsi produsse ricorso al Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, denunciando la illegittimità del provvedimento impugnato, per violazione di legge e per eccesso di potere.
Ed il Consiglio di Stato, Sezione V, con decisione del 6 febbraio - 5 aprile 1953, ritenuto che il Decreto del Prefetto non era un provvedimento definitivo, dichiarò inammissibile il ricorso ed assegnò al Comune di S. Benedetto dei Marsi il termine di trenta giorni dalla comunicazione della decisione, per la proposizione del ricorso gerarchico al Ministero dell'Interno.

III. - Entro il termine così assegnato, il Comune di S. Benedetto, con atto notificato il 23 giugno 1953, produsse ricorso gerarchico al Ministero dell'Interno, chiedendo l'annullamento del Decreto del Prefetto dell'Aquila del 13 gennaio 1950, relativo alla delimitazione territoriale fra i Comuni di Pescina e
S. Benedetto.

IV.- Il Ministero dell'Interno, Direzione Generale Amministrazione Civile, con nota del 24 agosto 1953, n. 15339/11, ritenne che il criterio al quale si era attenuto l'Ufficio Tecnico Erariale nella redazione del progetto di delimitazione territorale fra i due Comuni «non corrisponde ai principi della vigente legislazione»; e quindi il decreto prefettizio era illegittimo.
E per tanto il Ministero invitò il Prefetto dell'Aquila ad annullare il decreto del 13 gennaio 1950 (che era stato impugnato con ricorso gerarchico dal Comune di
S. Benedetto), e a disporre una nuova istruttoria per l'accertamento dei confini del Comune di S. Benedetto dei Marsi.

V.- Il Prefetto dell'Aquila adempi alle disposizioni date dal Ministro dell'Interno; ed all'uopo emise il seguente decreto in data 12 ottobre 1953:
« VISTO il D.L.L. 7 settembre 1945 n. 651 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 25 ottobre 1945 n. 128, col quale la frazione di S. Benedetto del Comune di Pescina è stata eretta in Comune autonomo ed è stato demandato al Prefetto di provvedere - ai sensi dell'art. 36 del T.U. 3 marzo 1934, n. 383, al Regolamento dei rapporti patrimoniali e finanziari tra i Comuni di Pescina e S. Benedetto dei Marsi;
«VISTO il decreto prefettizio n. 1126 del 13 gennaio 1950, col quale veniva fissata la delimitazione territoriale tra i due predetti Comuni secondo la planimetria redatta dall'Ufficio Tecnico Erariale e vistata dall'Ufficio Genio Civile, ritenendosi a ciò il Prefetto facultato dalla citata delega legislativa;
« CONSIDERATO che ai sensi degli articoli 32 e 35 della legge comunale e provinciale T.U. del 3 marzo 1934 n. 383 la delimitazione dei confini tra due o più Comuni va disposta con decreto del Capo dello Stato su domanda dei consigli comunali interessati o d'ufficio;
« RITENUTO pertanto, in base al riesame degli atti, che il decreto prefettizio n. 1126 del 13 gennaio 1950 va revocato perché in contrasto con l'art. 35 del T. U. citato
DECRETA
«Il Decreto prefettizio n. 1126 del 13 gennaio 1950 è revocato per i motivi di cui alle premesse».

VI.- Trascorsero alcuni anni, durante i quali i due Comuni non riuscirono a mettersi d'accordo. E per tanto il Prefetto dell'Aquila nel 1962, emise un nuovo decreto che qui si trascrive:
« Premesso che:
« con D.L.L. 7 settembre 1945, n. 651 (pubblicato in G.U. 25 ottobre 1945 n. 128), la Frazione di S. Benedetto dei Marsi del Comune di Pescina venne eretta in Comune autonomo;
« con decreto prefettizio n. 1126 del 13 gennaio 1950 veniva fissata la delimitazione territoriale tra i due Comuni, sulla base del progetto redatto dall'U.T.E.;
«tale decreto veniva revocato con atto del 13 ottobre 1953, n. 3238, in considerazione che, ai sensi degli artt. 32 e 25 del T. U. 3 marzo 1934, n. 383, la delimitazione di confini tra i Comuni va disposta con decreto del Capo dello Stato, su domanda dei Consigli Comunali interessati;
«rilevato che, come da verbali in atti, le rappresentanze dei Comuni interessati non hanno raggiunto l'accordo per predisporre un concreto progetto di delimitazione territoriale;
«ritenuto che, in conseguenza, tale progetto deve essere compilato d'ufficio, ai sensi del 4° comma dell'art. 47 del Regolamento 12 febbraio 1911, n. 197, per la esecuzione del T.U. Legge Comunale e Provinciale;
DECRETA:
«L'Ingegnere Cesare Paris è incaricato di compilare il progetto di delimitazione territoriale per la separazione dei Comuni di Pescina e S. Benedetto dei Marsi, intese le rappresentanze dei Comuni interessati.
«L'incarico dovrà essere condotto a termine entro 120 giorni. «Con successivo provvedimento verrà determinato il compenso da corrispondere al predetto Tecnico.


« L'Aquila, 3 ottobre 1962

L'Ing. Paris tenne una prima riunione con le due Commissioni nella sala consiliare del Comune di Pescina, il 24 ottobre 1962; fu redatto un verbale, da cui risulta che « d'accordo venne chiesto il rinvio allo scopo di esaminare la lettera tasmessa dal Ministero dell'Interno al Prefetto dell'Aquila, contenente disposizioni in ordine al nuovo progetto di delimitazione dei confini ».
Una seconda riunione, sempre pure nella sede comunale di Pescina, fu tenuta il 27 novembe 1962 e dal verbale risulta quanto segue:
« Sono comparsi: della Commissione di Pescina, l'Avv. Palladini Pietrantonio, il Geom. Parisse Onorio ed il Sig. Tarola Cairoli; per la commissione di San Benedetto il Dott. D'Arpizio Giovanni, il Sig. Blancodini Arturo, assente il Sig. Tarquini Salvatore.
« L' Avv. Palladini, a nome anche degli altri due componenti la commissione di Pescina, legge ed affida all'Ing. Paris una dichiarazione che costituisce commento alla comunicazione del Ministero dell'Interno del 24 agosto 1953, con conclusiva richiesta di quanto dovrebbe andare a fare il Sig. Ingegnere Cesare Paris, di tale dichiarazione offre copia ai rappresentanti di San Benedetto e chiede che faccia parte integrante del presente verbale.
« I rappresentanti di S. Benedetto dei Marsi dichiarano che nessun progetto di delimitazione è stato mai concordato fra le due commissioni, attuali e passate. Inoltre, nulla hanno da aggiungere a quanto già detto e sostenuto nelle precedenti riunioni, come dai verbali del 9 agosto 61 - 24 novembre 61 - 19 giugno 1962; e si rifanno, inoltre, alla relazione del Geom. Centi, incaricato dal Comune di San Benedetto di redigere una delimitazione territoriale. « L'Avv. Palladini si riporta a quanto ha rilevato nelle precedenti adunanze la commissione di Pescina, rinnova la impugnativa e la inammissibilità del progetto di parte esibito unilateralmente dal Comune di San Benedetto dei Marsi, senza neanche un minimo di contraddittorio con l'Ingegnere Erariale, e fa rilevare che per eccessivo zelo gli odierni componenti la commissione di San Benedetto dei Marsi, negano quel consenso, esplicito ed implicito, della precedente Commissione della quale pur faceva parte Blancodini Arturo, e del quale consenso vi è un chiaro riferimento proprio nella comunicazione del Ministero dell'Interno del 24 agosto 1953 ».
Al verbale che precede è allegata la dichiarazione dei rappresentanti del Comune di Pescina, che è del tenore seguente: «Al Sig. Ing. CESARE PARIS
« I rappresentanti del Comune di Pescina, mentre auspicano la soluzione, che in virtù dei precedenti consensi assicuri la continuità dei civili ed amichevoli rapporti fra le due operose popolazioni di S. Benedetto e di Pescina, ringraziano la cortesia dell'Ing. Paris, il quale ha dato modo alle commissioni di esprimere il loro giudizio e pertanto la Commissione di Pescina, rileva quanto segue: con salvezza di ulteriori, diverse valutazioni del Consiglio in opportuna sede.
« 1) Il Ministero, con le disposizioni del 24 ottobre 1953 rileva che il progetto di delimitazione territoriale redatto, col criterio di creare, nei limiti del possibile, due unità territoriali capaci di vita propria e possibilità economica ed equa ripartizione dei redditi domenicali, fu accettato anche da S. Benedetto, che si limitò ad eccepire solo presunti vizi di violazione di legge e di eccesso di potere, di ordine formale. Di tale acquiescenza vi è conferma nel preambolo del progetto dell'Ufficio Tecnico Erariale.
«2) Il Ministero ritiene che al posto dell'esercizio di indefiniti poteri discrezionali al fine di costituire due centri (S. Benedetto e Pescina) che abbiano territori di sufficiente capacità economica, doveva farsi riferimento a precisi confini che dividevano il territorio del Capoluogo con quello della Frazione.
«3) Ove non fossero identificabili i precisi confini doveva riportarsi alla reale situazione di fatto.
«4) Ma lo stesso Ministero ricorda, in base ad una richiaorata circolare, che in definitiva, in mancanza di confine certo e preesistente (come nella specie), il territorio sarà ripartito, possibilmente con l'accordo delle parti e ove occorra d'ufficio, con criteri di opportunità ed equità in maniera che i territori, non abbiano soluzioni di continuità, con aderenza alla situazione di fatto.
«Notoriamente la frazione di S. Benedetto, aveva il suo territorio, cioè una zona ampia ove di fatto svolgeva la sua attività economica e produttiva, e che fu ben delimitata nel pieno consenso delle parti, dal tecnico erariale.
«Orbene il tecnico erariale, bene e saggiamente operò sull'accordo delle parti, anche se non si espresse con più ampia motivazione e con altre parole, in quanto chiaramente (come finisce col riconoscere il Ministero) quel tecnico erariale con motivazione ispiratagli dalle parti e dalla situazione dei luoghi, ha determinato i confini che non contrastano affatto con i criteri richiamati dal Ministero stesso ».
Qui finisce la dichiarazione che i rappresentanti del Comune di Pescina consegnarono all'Ing. Paris.
Ma questa dichiarazione é tutta una falsità; e per dimostrarlo non abbiamo che a ripetere quanto si legge nel decreto del Ministero dell'Interno:
«Considerato quanto innanzi può CONCLUDERSI che il criterio al quale si è attenuto l'Ufficio Tecnico Erariale nella redazione del progetto di delimitazione territoriale fra i Comuni di San Benedetto dei Marsi e di Pescina NON CORRISPONDE AI PRINCIPI DELLA VIGENTE LEGISLAZIONE... E' certo che, riconosciuto il VIZIO DEL CRITERIO INFORMATORE DEL PROCEDIMENTO, DEBBONO RITENERSI VIZIATE ANCHE LE CONCLUSIONI DI ESSO ».

VIII. - L'Ing. Paris presentò anche una « Relazione » di tre facciate, che consta di una « premessa » e della « descrizione del tracciato ».
Non vi è quindi nessun dato relativamente alla natura delle terre (boschi, pascoli, terre del Fucino etc.) e quindi non si può avere un'idea dei valori delle due quote.
In ispecie si deve rilevare che al Comune di S. Benedetto non è stata attribuita una estensione di terre destinata al pascolo degli armenti e neanche una zona di bosco per la legna ed il frascame.

IX.- Se la delimitazione territoriale fosse stata fatta con ponderazione ed equità, si sarebbero stabiliti definitivamente buoni rapporti fra le due popolazioni.
Col ricorso al Consiglio di Stato il Comune di S. Benedetto aveva denunziato la VIOLAZIONE DI LEGGE, in quanto la iniquità o la ingiustizia manifesta di un provvedimento amministrati-vo costituiscono la violazione dello spirito generale della nostra legislazione (RANELLETTI, Le Guarentigie della Giustizia nella Pubblica Amministrazione, n. 69). Infatti i princìpi generali dell'Ordinamento Giuridico dello Stato sono compresi nell'ampio concetto indicato con la parola « LEGGE » (art. 12 delle DISPOSIZIONI SULLA LEGGE IN GENERALE, che costituiscono le PREMESSE del codice civile vigente).
La popolazione complessiva del Comune di Pescina, prima del distacco della Frazione di S. Benedetto, risultava di 10.034 abitanti, dei quali 5.954 appartengono oggi al Comune di Pescina e 4.080 al nuovo Comune di S. Benedetto. In cifra tonda, dunque, la popolazione complessiva é stata attribuita per 6/10 a Pescina e per 4/10 a S. Benedetto.
Era questo l'ELEMENTO FONDAMENTALE, che si doveva tener presente, per la delimitazione e ripartizione territoriale. S. Benedetto ha una storia gloriosa: è l'antica « Marruvium » o « Marsia »; fu la prima sede del Vescovo dei Marsi, che nel 1580 fu trasferita dal Pontefice Gregorio XIII a Pescina.
Sotto questo punto di vista, dunque, poiché esisteva un antico centro, che ha dato origine a S. Benedetto dei Marsi, era necessario, per quanto possibile, addivenire alla ricostruzione dell'antica circoscrizione territoriale.
In base alla Circolare del Ministero dell'Interno del 25 aprile 1915 n. 15300, ed alla giurisprudenza formatasi dopo la detta Circolare, risulta che la ripartizione territoriale, in mancanza di altri elementi, deve esser fatta « con criteri di OPPORTUNITA' e di EQUITA'»,vale a dire su la base dei rispettivi BISOGNI delle due popolazioni.
Or bene se la popolazione di S. Benedetto dei Marsi sta alla popolazione di Pescina come 4 a 6, è chiaro che la ripartizione del territorio deve esser fatta con la stessa proporzione.
Questo non è avvenuto. In fatti, secondo la ripartizione proposta dall'Ing. Paris sono stati attribuiti a S. Benedetto i 3/10 pari a ettari 1882,70,78 ed a Pescina ettari 4393,07,12 debba essere distaccata da Pescina ed AGGIUNTA a S. Benedetto.

X.- Tutto questo doveva esser fatto per la proporzione QUANTITATIVA, cioè in base alla estensione; e sotto questo punto di vista la enorme sproporzione è manifesta.
Abbiamo già rilevato che l'Ing. Paris non ha fatto altro che confermare le conclusioni alle quali era pervenuto l'Ufficio Tecnico Erariale.
Egualmente inaccettabile è la soluzione adottata per quanto riguarda i BOSCHI.
L'estensione dei boschi ammonta complessivamente a circa 82 ettari; ne sono stati attribuiti 64 circa a Pescina e 17 circa a S. Benedetto: la proporzione (di 6/10 e 4/10) sarebbe stata rispettivamente di ettari 49 a Pescina e 33 a S. Benedetto.
Siamo dunque anche per i boschi di fronte ad una MANIFESTA INIQUITA', perché è iniquo quello che non è equo. E se la giurisprudenza del Consiglio di Stato ha stabilito che il criterio PREVALENTE sia quello della OPPORTUNITA' e della EQUITA', è chiaro che la mancata applicazione, ed anzi la manifesta VIOLAZIONE di tale criterio costituisce una VIOLAZIONE DI LEGGE; in fatti deve considerarsi come LEGGE lo spirito generale della nostra legislazione, cioè quello che nell'art. 12 delle preleggi è indicato e identificato nel concetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico dello Stato.

XI.- La Marsica è una regione molto fredda: la temperatura scende d'inverno oltre venti gradi sotto zero: S. Benedetto, che sta più in basso, risente fortemente l'umidità del Fucino e sta quasi in permanenza sotto la nebbia. Come è dunque possibile, che un agglomerato di 4080 abitanti possa attingere la legna ed il frascame da soli 17 ettari di bosco?
TUTTA LA PARTE MONTUOSA (oltre ad una cospicua estensione di pianura) è stata attribuita a Pescina (e per ciò mancano in modo assoluto i pascoli, che sono troppo scarsi, e i boschi nel territorio assegnato a S. Benedetto).
L'Uficio Tecnico Erariale non valutò tutti gli elementi di fatto e tutte le circostanze, ANCHE TOPOGRAFICHE E CLIMATICHE, né, i BISOGNI DELLA POPOLAZIONE. E l'Ing. Paris ha fatto lo stesso.

XII.- Il Comune di Pescina è uno dei centri urbani più importanti della Marsica e di tutta la nostra Provincia. Ha un notevolissimo sviluppo edilizio; ed ha molti uffici pubblici ed istituzioni varie, fra cui ricordiamo:
1) La Pretura;
2) L'Ufficio del Registro;
3) L'Ufficio Distrettuale delle Imposte, con larghissima circoscrizione;
4) La Caserma, dei Carabinieri.
5) La Sede Notarile;
6) La Stazione Ferroviaria su la linea Roma-Pescara;
7) Un grandioso Ospedale, con distinto reparto di ospedale sanatoriale, ognuno con cento letti (cioè 200 complessivamente); e vi sono addetti: un Direttore, un Primario Medico, un Primario Chirurgo, due medici assistenti, sei infermieri, una ostetrica, un segretario amministrativo, un economo, diversi applicati, parecchie Suore e numeroso personale di servizio.
Di più:
8) Riseggono quindi a Pescina molti professionisti, ed è intenso il traffico delle persone che da tutto il Distretto ed anche da lontano si recano a Pescina per i loro affari amministrativi e giudiziari e per assistere e visitare gli ammalati degenti nell'Ospedale. Si aggiunga anche che Pescina è un importantissimo centro commerciale ed ha un nodo stradale con smistamento di importanti autoservizi pubblici.

XIII. - Da tutto questo deriva che l'imposta sui consumi, che costituisce l'ENTRATA PIU' IMPORTANTE dei Comuni della nostra Provincia, può dare e dà a Pescina un gettito imponente.
Non è poi da trascurare il rilievo, che Pescina ha una notevolissima entrata per la SOVRIMPOSTA SUI FABBRICATI mentre questa manca del TUTTO a S. Benedetto, ove tutti i fabbricati hanno carattere RURALE e quindi sono esenti dall'imposta sui fabbricati. S. Benedetto in fatti è un piccolo Comune rurale, che ha soltanto due minuscoli uffici: il Municipio e la Caserma dei Carabinieri. La popolazione esercita ESCLUSIVAMENTE l'agricoltura e vive essenzialmente dei prodotti che ricava dalla terra. Quale gettito potrà dare qui l'imposta sui consumi? Evidentemente scarsissimo.
Se a questo si aggiunge che, in conseguenza della delimitazione che si impugna, S. Benedetto avrebbe anche un irrisorio provento dalla sovrimposta comunale sui terreni, non si sa a quali fonti potrebbe il nuovo Comune attingere i mezzi per fronteggiare almeno le spese generali.

XIV.- Nella sua difesa scritta innanzi al Consiglio di Stato, il Comune di Pescina affermò che « il problema non era certo quello della quadratura del circolo». E veramente così è. Soggiunse poi che con la soluzione adottata si è « avviato il Comune di S. Benedetto ad una trasformazione della sua economia ».
Queste sono preziose confessioni, che indurranno molto seriamente a riflettere. Ma l'economia di una popolazione non si trasforma con un pezzo di carta e neanche con una legge; ed il voler COSTRINGERE una popolazione a trasformare la sua economia costituisce evidentemente un atto violento, non opportuno, non giusto. E se con un provvedimento qualunque si esercita una COSTRIZIONE di questo genere, vuol dire che con quel provvedimento si è fatto cattivo uso del potere discrezionale; vuol dire anche che sono stati violati i princìpi generali di diritto e quelle norine di naturale giustizia, che debbono tenersi presenti in ogni delimitazione territoriale.
E se anche fosse vero (ma non è vero affatto) che al Comune di S. Benedetto sia stata assegnata una estensione minore di terreni, perché questi sono di migliore qualità - anche questo sarebbe un inconveniente inammissibile.
Una famiglia di contadini non può coltivare intensivamente il suo terreno, per esempio, tutto a barbabietole, ritraendone un reddito discreto, per poi comperare il grano, il foraggio, il vino, i legumi e tutto il resto. Avrebbe innanzi tutto l'inconveniente di dover rimanere disoccupata per tutto il tempo in cui il campo di barbabietole non richiede lavorazione, cioè complessivamente per 330 giorni dell'anno. Si troverà molto meglio quella famiglia, se potrà impiegare il suo tempo per coltivare il grano, i legumi, la vigna in collina, gli alberi fruttiferi anche in collina, e se potrà mandare al pascolo le sue pecorelle guidate da un fanciullo. Questa è l'economia familiare di S. Benedetto; e non si può pretendere il miracolo che quella laboriosa popolazione, tanto prolifica e tanto onesta, possa trasformarsi di colpo in una popolazione di operai dell'industria.
E' quindi manifesta la necessità di dare una applicazione efficiente al provvedimento legislativo, che concesse alla popolazione di S. Benedetto l'autonomia comunale.

XV.- Abbiamo ricordato (supra pag. 7) che nella riunione del 27 novembre 1962 innanzi all'Ing. Paris, i rappresentanti del Cornune di S. Benedetto dichiararono di rimettersi « alla relazione del Geom. Centi Carmine, incaricato dal Comune di S. Benedetto di redigere una delimitazione territoriale».
Gli elementi del progetto sono i seguenti:
A) il quadro di unione che indica la linea di demarcazione dei confini tra S. Benedetto dei Marsi e Pescina;
B) la Relazione Tecnica;
C) l'elenco dei fogli mappali dei due Comuni con l'indicazione delle relative superfici e dei redditi;
D) l'elenco dei beni assegnati al Comune di S. Benedetto;
E) l'elenco dei beni assegnati al Comune di Pescina;
F) l'elenco dei singoli fogli mappali con le relative assegnazioni.

Esibiamo questo elaborato, che è chiarissimo e persuasivo; e basta il solo «quadro di unione» per dimostrare che il perito Centi ha fatto un lavoro coscienzioso ed impeccabile.
Il perito Centi ha dichiarato fra l'altro:
« A modesto parere del sottoscritto il precedente progetto di ripartizione, eseguito dall'Ufficio Tecnico Erariale, è da ritenersi non EQUO ed eccessivamente dannoso per il Comune di S. Benedetto dei Marsi a causa dei seguenti motivi:
«La ripartizione è stata fatta esclusivamente in base al reddito dominicale, per cui si nota una esagerata differenza di superfici (infatti al Comune di S. Benedetto è stata attribuita una superficie di territorio di Ha. 1858.63.70; mentre a Pescina è stata attribuita una superficie più che doppia).
« A San Benedetto sono state attribuite terre per pascoli di sole are 53,61, insufficienti al pascolo di venti pecore, mentre a Pescina sono stati attribuiti Ha. 1415.01.69».
Del resto, il Comune di S. Benedetto non pretende che il Comune di Pescina debba accettare ad occhi chiusi questo progetto di ripartizione; e quindi sarà molto agevole farne il controllo, che porterà una piccolissima spesa, anche se si voglia affidare il lavoro ad altro Tecnico che sia meritevole di fiducia.
Con deliberazione del 22 febbraio 1963 il Consiglio Comunale di S. Benedetto ha autorizzato il Sindaco a fare opposizione contro gli elaborati dell'Ing. Paris. E' evidente che questa opposizione ha carattere pregiudiziale.
SI CHIEDE CHE PIACCIA
1) accogliere l'opposizione del Sindaco di S. Benedetto; e quindi dichiarare erronei gli elaborati dell'Ing. Paris e particolarmente le sue conclusioni, che sono identiche a quelle dell'Ufficio Tecnico Erariale, che erano state dichiarate inattendibili a seguito del ricorso gerarchico del Comune di S. Benedetto al Ministero dell'Interno;
2) ordinare che la delimitazione territoriale sia fatta in base agli elaborati del Geom. Carmine Centi, che si esibiscono;
3) in via subordinata, disporre che altro tecnico di provata capacità controlli gli elaborati del Geom. Carmine Centi; e riservare in tal caso ogni provvedimento.


Aquila, 9 marzo 1963

IL SINDACO
del Comune di S. Benedetto dei Marsi
Vincenzo
Cerasani

 Avvocato Ubaldo Bafile
estensore

 

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