La vita quotidiana crea spesso stanchezza, nervosismo, tensione: veri e propri messaggi inviati dall’organismo a testimonianza di un continuo malessere al quale purtroppo siamo spesso insensibili, o che accettiamo come «normali». Generalmente rispondiamo a questi disagi con l’inattività o il rilassamento che, pur essendo condizioni momentaneamente necessarie, non indicano i mezzi da adottare per impedire che l’interferenza si ripresenti. Un aiuto ci viene invece dalla Tecnica Alexander, utile e preziosa per il musicista ma applicabile anche alle problematiche di ogni giorno: un punto di incrocio, insomma, tra musica e vita, ennesima prova di come nell’universo musicale siano racchiuse molte risposte alla nostra dimensione umana, attraverso i suoi aspetti psicofisici.

Ne parliamo con il Prof. Marco Farsetti: fiorentino, flautista, è insegnante qualificato dalla Society of Teacher’s of the Alexander Tecnique - S.T.A.T. di Londra; invitato a tenere  lezioni alla Facoltà di Lettere di Ca’ Foscari a Venezia per il Dipartimento del Linguaggio,  da diversi anni svolge conferenze, masterclass, corsi in numerose istituzioni musicali, Conservatori  e Scuole Musicali in tutta Italia.

 

Prof. Farsetti, quali sono i vantaggi della Tecnica Alexander sul piano prettamente musicale-esecutivo?

Ho constatato, attraverso il mio insegnamento, che il Metodo è particolarmente efficace nella gestione delle tensioni che, interferendo fra loro, spesso impediscono al musicista di superare i problemi tecnici con cui si realizzano le idee espressive. Se noi consideriamo che l’impostazione strumentale nasce dall’analisi consapevole di una dinamica coordinata e globale, la quale predispone all’azione e presiede al suo svolgimento influendo totalmente sulla qualità, e che l’abitudine ad agire in modo automatico riflette spesso un abuso muscolare incontrollato in risposta ai messaggi mentali, e che l’accumulo di tensione che ne deriva delude lo scopo iniziale, svalutando le nostre qualità, si comprenderà quanto importante sia l’applicazione di una tecnica finalizzata alla rimozione di comportamenti abitudinari e cumulativi di tensione. Il suono è invece il risultato dell’interazione equilibrata di diverse funzioni, fra cui quella respiratoria (non relegata al solo diaframma): disporre di maggior pressione e quantità d’aria nell’emissione del suono negli strumenti a fiato dipenderà esclusivamente dalla condizione di elasticità globale in cui si svolge la funzione respiratoria. Infatti, mettere in relazione collo, testa e schiena (Controllo Primario di Alexander) ha un’azione indispensabile nel mitigare gli effetti dell’eccessiva tensione costituita da rigidezza alla muscolatura toracica e diaframmatica. 

Insomma, il cattivo uso dovuto a posture forzate tende ad instaurare automaticamente il concetto di comportamento «giusto», limitando però la libertà d’azione, mimetizzando il livello eccessivo e falsando la percezione. Nella tecnica Alexander si considerano invece la condizione, la relazione, il rapporto d’equilibrio, non le posizioni giuste, sbagliate o gli esercizi, per la ragione di evitare la riproposizione della rigidezza posturale che genera l’abuso muscolare.

La continua alternanza fra tensione e distensione, che ritroviamo nel concetto di base di ogni forma artistica, è espressione di un equilibrio dinamico che interagisce fra le varie parti del corpo e quando interferiamo in questa libera alternanza, con eccessive tensioni o crollanti rilassamenti, ne soffrono la tecnica e l’espressività. Dobbiamo, quindi, favorire quella spontaneità che nasce da un dinamismo capace di rinnovarsi in ogni istante nella mente e nel gesto, che è il concetto del Controllo Primario di Alexander.

 

 

COME AFFRONTARE STRESS E TENSIONE

Equilibrio fra collo, testa e schiena / I principi della “tecnica Alexander”