Prigionieri inglesi in Garfagnana

 

Due fatti e alcune ricerche sul campo hanno consentito, in tempi relativamente recenti, di migliorare le nostre conoscenze relativamente ad aluni prigionieri inglesi evasi l’8 settembre dai campi di concentramento e rifugiati in Garfagnana.

 Il primo di questi fatti è stato la pubblicazione in Italia del corposo libro dell’inglese Roger Absalom L’alleanza inattesa Edizioni Pendragon 2011 pagg 487 che ha per sottotitolo Mondo contadino e prigionieri alleati in fuga in Italia (1943-1945) e parla basandosi su cospicua documentazione dell’inaspettato aiuto dato ai prigionieri fuggiti dalla popolazione contadina e montanara italiana.

 Il secondo è l’inaspettato prezioso contatto stabilito con il sottoscritto da Mr. Andrew Adams figlio dell’Ufficiale inglese Frank Adams che, insieme ad Hugh Dorrien é stato nascosto a Magliano e Ponteccio per una parte del periodo 1943-1945.

 

MAGGIORE ANTONY OLDHAM

Era evaso dal campo di concentramento  PG29 di Veano nel comune di Vigolzone (Piacenza) presso la villa Albertoni  . Noi credevamo che i prigionieri inglesi capitati in Garfagnana fossero tutti evasi dal Campo di  Fossoli in Emilia. Questa è, quindi, la cosa nuova che sappiamo di Oldham. Ed è la sola perché l’Absalom non parla molto di lui, forse perché ne parla poco nel suo diario il capitano Williams. Si ha la sensazione che fra i due non ci siano stati che contatti sporadici. Forse avevano una visione diversa sul come comportarsi. Tuttavia di Oldham abbiamo sempre avuto notizie abbondanti perché è quello che si è impegnato più a fondo nella lotta partigiana, divenendo, addirittura, il comandante di quella Divisione Garibaldi Lunense che cercò di riunire tutte le forze partigiane della Garfagnana e di buona parte della provincia di Massa sotto un unico comando. Egli proveniva, quindi, dal campo PG29 di Veano, piccolo campo per ufficiali con meno di 200 prigionieri, dal quale fuggì l’8 settembre 1943. Evidentemente dal piacentino si diresse verso sud e verso le montagne. E’ probabile che, raggiunti gli appennini tosco-emiliani, egli abbia cominciato a percorrerli dirigendosi verso sud. Evidentemente egli, come molti altri, aveva scelto questa via per tentare di raggiungere la linea del fronte e di attraversarla, contando sul fatto che essa avrebbe continuato a risalire la penisola accorciando, così, la distanza da percorrere. Non sono pochi quelli che ce l’hanno fatta. Ma per Oldham non fu così. Pare che fosse rimasto ferito e, quindi, avesse dovuto interrompere la marcia verso sud e scendere a valle per trovare assistenza. Esiste un libro  nel quale Don Francesco Donati, che ha conosciuto bene alcuni dei protagonisti della vicenda, racconta in forma di romanzo ( Francesco Donati Prima che nascesse un mito Ediz. La Rocca 1976) la storia di Leandro Puccetti  che accolse Oldham in casa sua, naturalmente usando nomi di fantasia. I nipoti del prete, però, sostengono che quella – così avrebbe sempre affermato lo zio – è la vera storia del giovane capo partigiano e dei rapporti da lui avuti con il maggiore inglese. Si apprende, così, che la fidanzata del Puccetti, che aiutava lui e sua madre a prendersi cura del ferito, finì con l’innamorarsi di lui che, innamorato a sua volta, ripagò gli aiuti avuti dal Puccetti portandogli via la fidanzata. Secondo questo autore l’ufficiale inglese avrebbe fatto parte di una banda partigiana forse emiliana e sarebbe rimasto ferito in uno scontro coi tedeschi.

 Una volta ristabilitosi, comunque, Oldham si unì ai partigiani di Careggine diventandone il capo e, successivamente, riuscì a riunire le varie bande partigiane in un’unica formazione cui dette il nome di “Divisione Garibaldi Lunense” della quale prese il comando. La sua storia finì a fine novembre 1944 quando, dopo un fallito tentativo di prendere alle spalle i soldati della R.S.I. che reggevano il fronte, attraversò le linee abbandonando la Garfagnana. Di lui, però, rimase il ricordo come dell’ex prigioniero inglese più famoso e più attivo nell’organizzazione delle forze partigiane.

 

WILLIAM E TERRY

 

  I Capitani Robert Williams e Terry Philipsz erano fuggiti dal campo PG49  di Fontanellato (Parma) ed erano nascosti a Torsana nel comune di Comano (MS). Ma sono stati del tempo anche a Castelletto di Giuncugnano.

 Alla loro storia l’Absalom dedica il Capitolo VI intitolato “E c’è una guerra in corso a sessanta chilometri da qui” di ben 66 pagine. Egli può attingere copiosamente al diario di Williams. Williams, infatti, durante tutto il periodo trascorso in latitanza tenne, malgrado l’imprudenza che questo fatto comportava, un dettagliato diario che teneva accuratamente nascosto e che il compagno e amico Terry conservò, dopo che Williams, come vedremo, attraversò il fronte, e, a guerra finita, riconsegnò all’amico ricevendone profonda gratitudine.

 Tutti gli autori che hanno provato a ricostruire le vicende della Garfagnana nel periodo 1943-1944 sono stati concordi nel parlare di due ex prigionieri inglesi, Williams e Terry, che si nascondevano a Castelletto e che, avendo contatti con gli anglo-americani, provvedevano a far lanciare ai partigiani armi, provviste e denaro. Ciò è confermato da gente del luogo che indica anche la casa di Castelletto dove i due avrebbero dimorato. In realtà dal diario di Robert Williams emerge una verità un po’ diversa. Proviamo, quindi a ricostruire la storia dei due giovani capitani valendoci delle notizie fornite dall’Absalom:

 Il PG49 di Fontanellato, nel quale erano tenuti prigionieri circa 600 ufficiali prevalentemente di grado inferiore, era comandato dal tenente colonnello Eugenio Vicedomini, un anziano ufficiale che nel 1917 aveva combattuto a fianco degli inglesi e, anche per questo, aveva un rapporto collaborativo col prigioniero tenente colonnello inglese Hugo  de Burgh il quale, essendo l’ufficiale più alto in grado, manteneva un’ottima disciplina nel campo e organizzava i prigionieri in modo da poter affrontare ogni evenienza nel modo migliore.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così a mezzogiorno del 9 settembre, allorché si seppe che i tedeschi avrebbero trasferito tutti i prigionieri in Germania, col consenso di Vicedomini i prigionieri tagliarono la rete del campo e si allontanarono marciando addirittura in formazione guidati dal De Burgh e si nascosero a non più di tre chilometri dal campo nelle vigne o fra i cespugli. Subito la popolazione dei dintorni fornì aiuti di vario genere e si mostrò anche disposta ad ospitarli. Ma De Burgh si rese conto che se quei seicento uomini non si fossero dispersi sarebbero stati troppo visibili e, quindi, facilmente ricatturabili. E così qualcuno puntò verso nord nel tentativo di raggiungere la Svizzera, la maggior parte di diresse a ovest per nascondersi sugli Appennini e qualcuno, addirittura, raggiunse in treno, evitando ogni controllo, località del sud riuscendo ad attraversare il fronte o nascondendosi in attesa dell’arrivo degli alleati. Sempre aiutati dai contadini parecchi si stanziarono per un po’ nei pressi di Bardi ma infine dovettero disperdersi ulteriormente per potersi meglio nascondere. Anche Williams e l’amico Terry, dopo essersi trattenuti nell’area fra Bardi e Val di Taro, si spostarono percorrendo gli Appennini verso sud finchè giunsero in Toscana e precisamente nel paesino di Torsana, frazioncina a circa novecento metri di altitudine del Comune di Comano in provincia di Massa. Questo accadeva verso la fine di gennaio 1944 o, forse, anche prima.

 La famiglia che li ospitò e li nascose, anche facendoli spesso spostare in luoghi sicuri (capanne nei boschi o grotte) quando si temeva una irruzione di tedeschi, era la famiglia di Pietro Baldini e Williams ne parla con riconoscenza e rispetto. Quando cominciarono a formarsi bande partigiane i due inglesi cercarono di aiutarle a organizzarsi. In questa zona operava quel Bertolini che poi sarà il comandante della quarta brigata della Divisione Lunense. SicuramenteWilliams lo conobbe. Nel marzo, venne a cercarlo quel Domenico Azzari, ex sottufficiale di marina italiano, che fin dall’ottobre 1943 era stato paracadutato in Garfagnana con una radio trasmittente. Egli era stato lanciato col compito di organizzare la resistenza nelle zone non occupate e stava, appunto, cercando contatti in tutta la zona. William incontrò Azzari a Sassalbo il 17 marzo 1944. E fu certamente  con lui che Williams collaborò per favorire i famosi lanci di rifornimenti alle bande partigiane. Azzari, comunque, aveva già fatto effettuare lanci in accordo col maggiore Johnstone che operava nel versante emiliano. Inoltre fu lui che accompagnò Williams e Terry a Magliano per aiutare la banda partigiana che si stava formando ad organizzarsi e dove erano nascosti altri inglesi che Williams incontrò il 4 aprile 1944. Si trattava di  Frank Adams e Hugh Dorrien oltre ad altri inglesi. Williams fa il  nome dei due in un’intervista. Ed ecco, quindi, che trova fondamento la notizia dei due inglesi nascosti a Castelletto.  La collaborazione con l’Azzari, però, fu di breve durata. Williams lo giudicava un avventuriero poco affidabile e dice che agli inizi di giugno, poiché la missione RUTLAND “ era completamente disorganizzata e non faceva progressi” “l’ufficiale di collegamento britannico presente sugli Appennini (tale James Davies che col Williams era in contatto) rimosse l’Azzari dall’incarico. Evidentemente, durante il periodo di permanenza in Garfagnana è proprio a Castelletto che si nascondevano Williams e Terry. Williams era molto prudente e doveva farsi vedere pochissimo in giro per cui la gente immaginava che i due fossero ancora lì anche se non li vedevano in giro mentre invece essi erano ritornati a Torsana che fu la loro base principale. Presumibilmente non erano più a Castelletto già nei primi giorni di maggio quando i tedeschi e i fascisti effettuarono il rastrellamento nella zona.

I due sapevano certamente dell’attività di Oldham e pare che si siano anche scambiati dei messaggi. Però preferirono non unirsi a lui anche dopo che fu costituita la Divisione lunense.

 I tentativi di Williams e Terry di organizzare militarmente i partigiani non ebbero successo. Infatti i giovani delle bande non sopportavno la disciplina militare che Williams avrebbe voluto introdurre e i suoi ripetuti giudizi critici testimoniano la sua delusione: “..le armi e le munizioni lanciate dagli alleati venivano liberamente distribuite a tutti i giovani del posto….L’idea che costoro avevano della guerriglia consisteva nell’ubriacarsi e scaricare le munizioni sparando a casaccio” . E, ancora: “”Un’altra situazione assolutamente tipica si presentò alcuni giorni dopo a Magliano, uno dei paesi dove Williams aveva tentato di mettere insieme una banda disciplinata e operativa di partigiani: Subito dopo il lancio di rifornimento a lungo atteso, la notte prima della  visita di ispezione di Williams, il capo della banda “aveva subito armato gli abitanti di cinque paesi e li aveva portati tutti su (presumibilmente sul Monte Tondo) perché dessero una mano per nascondere la roba. Ora il segreto era completamente svelato.” “”E ancora: “..nonostante tutto il loro parlare i ragazzi del luogo…adesso si rifiutano di partecipare a qualsiasi azione offensiva, perché non vogliono morire. Però vogliono tenere le armi come autodifesa e raggiungere il campo quando sarà sicuro.”

 Probabilmente la sua mentalità di giovane ufficiale addestrato alla guerra convenzionale ma non alla guerriglia non gli consentiva di rendersi conto che non era possibile pretendere da giovani senza esperianza militare e che erano partigiani più per evitare di essere richiamati alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana che per la voglia di combattere, quella disciplina militare che lui avrebbe voluto imporre. Tuttavia anche i giudizi di Oldham nel suo rapporto conclusivo, sui partigiani di Torsana, tutt’altro che lusinghieri: “ Irresoluti…non sono una formazione molto energica..” sembrano coincidere con quelli di Williams.

 Un altro aspetto della sua mentalità, tipica della tendenza anglosassose a considerarsi superiori e a disprezzare gli altri popoli si manifesta nei giudizi sui contadini, espressi nel suo diario . Ad esempio quando scrive: “”Nell’aspetto, nei costumi e nelle maniere queste persone somigliano incredibilmente a dei negri: usano ferri da stiro come quelli dei dhobi (lavandai indiani), attrezzi da carpentiere come quelli dei negri, sputano ovunque, cantano un tipo di canzoni simile, discutono continuamente di soldi o di pettegolezzi locali, ecc..ecc..”” Ed anche: “”Anche nelle loro case regna la confusione più totale, sia per quanto riguarda la costruzione, sia in fatto di arredamento; il soggiorno è di solito disposto sopra le stalle, da cui vengono un odore pestilenziale e nugoli di mosche; inoltre non viene fatto alcuno sforzo per dare un aspetto gradevole all’ambiente e creare degli interni confortevoli; tutto è molto diverso da una fattoria inglese media, che almeno ha un salotto vivibile.””

 L’attività di Williams e del compagno a sostegno delle bande partigiane durò fino ai primi di agosto. Poi, scoraggiati, decisero di desistere. Anche perché – scrive Williams – queste bande sono in continuo contrasto fra loro e commettono azioni di vero brigantaggio a danno delle popolazioni.

 Così ai primi di agosto cessano la loro attività e fingono di essere andati via. Il 10 salutano solennemente i capi partigiani coi quali avevano collaborato, dopo di che cercano di non farsi più vedere in giro pur rimanendo nei nascondigli sicuri di Torsana. Comunicano la loro decisione soltanto al Davies che promette di mantenere il segreto e, naturalmente, a Pietro Baldini e alla sua famiglia che continuano a nutrirli e ad assisterli nei nascondigli segreti. Interessante è la lettera che Williams scrisse a Oldham alcuni giorni dopo. In essa egli cerca di spiegare perché si è tirato in disparte “dopo essersi consumato i piedi nel tentativo di organizzare i briganti della zona e di dare un po’ di informazioni sulle loro attività al maggiore Johnstone”. E aggiunge “Come ho spiegato al maggiore Johnstone non moriamo dal desiderio di impegnarci in azioni insieme alle bande partigiane e, se possibile, vorremmo portare a termine il nostro tranquillo soggiorno nel luogo dove ci troviamo attualmente”. Informa poi Oldham del fatto che Bertolini, diventato comandante di brigata, non sembra avere il pieno controllo delle bande e anche di uno strano processo fatto dalla banda partigiana a un tale che, pur risultando innocente, deve pagare ingenti somme per essere rilasciato. E’ indignato e  vorrebbe che Oldham intervenisse. In conclusione entra in uno stato di semi-pensionamento – come lui stesso dice – ma si dichiara disposto a collaborare fornendo informazioni e mettendo a disposizione le sue capacità organizzative.

 Ma, in sostanza, da quel momento il loro soggiorno a Torsana diventa una specie di vacanza, anche con feste e momenti lieti vissuti segretamente con la famiglia dei loro “coadiuvanti” (così vengono definiti gli italiani che li aiutano), malgrado la necessità costante di vivere molto tempo in rifugi segreti, cercando di salvare loro stessi ma anche i loro “coadiuvanti” che, se scoperti, rischierebbero la vita. Infine Williams prende contatto col capitano Holland, ufficiale di collegamento con i partigiani emiliani, che lo informa che “”il nostro quartier generale..sta inviando agenti per raccogliere gruppi di prigionieri di guerra e riportarli indietro attraverso le linee””

 Williams ha una gran voglia di abbandonare quel suo stato di prigioniero nascosto in luoghi scomodi, ma ha molte incertezze: ha paura di essere ricatturato mentre attraversa le linee, teme che i “sassalbini” (i partigiani di Sassalbo) sempre in contrasto con quelli di Torsana, possano nuocere alla famiglia Baldini che li ha ospitati, cerca di avere da  Holland tutte le assicurazioni….e, alla fine, si decide e il 3 dicembre 1944 si unisce ad altri in località Pianadetto e, con la guida Parma (sergente degli alpini Attilio Parma di Moglio) dopo quattro giorni e senza grandi difficoltà, “esausto ed emaciato” giunge a Barga, oltre le linee.

  Terry Philipsz invece resterà a Torsana dai Baldini fino al giugno 1945 fungendo, ufficiosamente, da ufficiale del governo militare alleato durante il confuso periodo della ritirata tedesca  e dell’avanzata degli alleati.

 

 

FRANK ADAMS E HUGH DORRIEN

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

         Frank Adams 1943                           Hugh Dorrien 1943

 

Anche questi due ufficiali ( Adams era Lieutnent a Royal Tank Corps e Dorrien Lieutnent 16 btg Durham Light Infantry) erano fuggiti dal camp PG49 di Fontanellato (Parma). Le notizie che abbiamo su di loro sono piuttosto scarse e provengono dal figlio di Adams il quale, a sua volta, conosce il non molto raccontatogli dal padre che, una volta rientrato in patria, si fece pastore protestante.

Essi, dunque, come altri fuggiti dal PG 49 di Fontanellato, si erano diretti verso gli Appennini e avevano preso a discenderli verso sud fino a giungere nella valle del Serchio. Da ricerche effettuate da Andrew Adams presso il Monte San Martino trust, ove sono raccolte molte memorie e documenti relativi a ex prigionieri in Italia, pare che abbiano attraversato questa valle da 100 a 150 prigionieri fuggiti dai campi di concentramento. E così Frank Adams e Hugh Dorrien giunsero a Regnano e, da qui, a Magliano già il 28 settembre 1943 e la prima famiglia ad ospitarli fu quella di Aristide Alberini, calzolaio. Pare che con loro ci fosse anche il sudafricano Jan Smit.  Essi, aiutati da abitanti dei luoghi, sono stati rifugiati un po’ a Magliano, un po’ a Ponteccio e un po’ sul Monte Tondo. Durante il periodo di permanenza nella zona furono aiutati dalle famiglie Alberini, Danti, Fontanini, Tonelli.

 Il  4 aprile del 1944 essi conobbero Domenico Azzari quando costui accompagnò a Magliano i capitani Robert Williams e Terry Philipsz proprio per incontrarli e certamente essi collaborarono al tentativo di organizzare a Magliano una banda partigiana, probabilmente incontrando le stesse difficoltà di Williams. Significativo l’episodio narrato dal figlio Andrew Adams come gli era stato narrato dal padre: “”1. Il tentativo fare un'imboscata.

Forse si tratta del maggio 1944, dopo un lancio di materiali militari sul Monte Tondo , quando è succeso il primo rastrellamento da Tedeschi.

Il mio padre Frank e il suo compagno Hugh hanno sistemato uno gruppo di partigiani ( era prima del tempo di Oldham e di Roberto Battaglia) lungo e  sopra  della strada ( forse la strada statale a Varliano) . Loro bersaglio era un convoglio dei camioni tedeschi . Una mitragliatrice ( probablemente una Breda dal lancio)  era postata al un'estremita della posizione dei partigiani. Frank si e postato al centro della posizione.  Il piano era, quando la mitragliatrice sparo - tutti dovrebbero anche tirare.  I camioni tedeschi s'avvicinarono….””  L’episodio si riferisce sicuramente ai fatti del 4 – 5 maggio 1944, quando i partigiani cercarono di attaccare la colonna di camion tedeschi che si dirigeva su Magliano per effettuare un rastrellamento. Ci fu qualche sparo ma poi la mitragliatrice smise di funzionare, forse per l’inesperienza di chi l’usava, e tutti si diedero alla fuga rifugiandosi sul Monte Tondo. Il solo  Ottavio Franchi, fu trovato armato e fucilato. Quando accadevano questi fatti pare fossero presenti, oltre ad Adams e Dorrien, anche gli ex prigionieri Jock, Weir e Gould. Probabilmente Williams e Terry non erano più in zona, altrimenti Adams ne avrebbe parlato.

 Il seguente è un altro fatto che aveva incuriosito Frank Adams: “”2. Frank e sui compagni ( al quello periodo erano insieme tre)  erano seduti alla tavola da una famiglia contadina. Sulla tavola era uno grande formaggio di pecora. Anche sulla tavola era una  candela solitaria, accanto al formaggio. Frank era seduto il piu vicino al formaggio e ha visto come i vermi si strisciavano su e dientro il formaggio. Gli due compagni seduti piu lontano non poterono vedere i vermi e  molto  lodavano il sapore  del formaggio.””

  Nell’agosto del 1944 il movimento partigiano in Garfagnana raggiunse una certa unità con la formazione della Divisione Garibaldi Lunense e, forse, fu questa circostanza a far conoscere a Frank e Hugh la possibilità di essere guidati attraverso le linee per ricongiungersi con gli alleati.

 Così a fine agosto essi si spostarono a Careggine accompagnati da Samuele Danti e, quasi sicuramente con la famosa guida Adriano Tardelli passarono le linee e giunsero nella zona occupata dalla 92° Divisione Buffalo statunitense. Frank pesava 50 chili. L’attraversamento non fu proprio semplicissimo. Racconta ancora Adams: “”3. Una volta durante il viaggio da Magliano alle linee alleate  Frank e sui compagni erano nel una casa quando all'improvviso una pattuglia tedesca e arrivato a frugare la casa. Frank e gli altri sono scampati sul tetto della casa - a questo momento ha comminciato uno bombardimento dal'artiglieria alleata. Frank ricordo che ha pensato - sia nostra artiglieria sia i tedeschi noi colpirira ! Ma i tedeschi hanno cerchato refugio dal bombardimento e poi sono andati via. Miracolosemente nessuno del gruppo inglese  non era ferito  dal "shrapnel". “”

Appena arrivati, poiché non avevano nessun documento, furono sospettati di essere spie e furono imprigionati per due giorni, finché non fu accertata la loro identità. Successivamente collaborarono con la Divisione “Buffalo”  accompagnando un ufficiale lungo la linea del fronte per indicare, in base a quello che avevano visto attraversandole, dove si trovavano le posizioni nemiche.

 Frank Adams giunse in Inghilterra nel novembre 1944. Nel 1954 si fece prete protestante e, come tale, tornò nell’esercito come cappellano militare fino al 1962, allorché divenne parroco di una parrocchia in Inghilterra. Morì nel 1969 a soli 54 anni.

 

 
 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                 1962 Frank Adams a Magliano, con Francesco Danti, la moglie Lea Belli e le figlie

 

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