GIUGNO 1944 -
I SABOTAGGI
Nel
corso del mese di Giugno le bande partigiane si organizzano sempre meglio e si
armano sempre di più in virtù dei lanci americani e dei saccheggi del
magazzini Todt, da cui si procurano anche notevoli quantità di viveri.
Nella bassa Garfagnana (Comuni di Gallicano,
Fabbriche di Vallico, Vergemoli e Molazzana) opera il Gruppo Valanga al comando
di Leandro Puccetti, giovane studente universitario. Questo gruppo, che il 6
giugno riesce a recuperare, almeno in parte, un lancio di bidoni con armi e
altro effettuato da aerei americani nei pressi di Cerretoli, secondo la
testimonianza di Petrocchi, che fa parte del gruppo, conta, il 16 giugno, 30
uomini, armati con due fucili mitragliatori tipo BREN, 20 Sten e vecchi fucili.
Ne fanno parte, fra gli altri, Mario De Maria, vice-comandante, Silvano Valiensi,
Aldo Sarti, Pasquale Cipriani, cognato del De Maria, Pietro Petrocchi e i tre
fratelli Vangioni Pietro, Luigi e Lorenzo. Sono accampati all'Alpe di S.Antonio
in localita` Pianiza.
Il
De Maria era un sottufficiale della Marina Militare di origine meridionale ma
sposato a Vergemoli che, dopo l'8 settembre e la costituzione della R.S.I. si
era ripresentato a aveva militato, pare, nella X° MAS. Poi aveva disertato ed
era entrato nel Gruppo Valanga. Pietro Petrocchi aveva appartenuto alla G.N.R.
prima di salire, nel maggio 1944, in montagna. Silvano Valiensi, pure, si era
presentato alla chiamata della R.S.I. ed aveva lavorato alle fortificazioni
della linea “Gustav” a Cassino. Poi, lui pure, aveva disertato e si era
aggregato al gruppo di Puccetti, di cui era amico.
Del
gruppo facevano parte anche diversi alpigiani del luogo, dei quali, però,
secondo Valiensi, non c'era da fidarsi troppo. Pare, infatti, che con loro
nascessero dei contrasti e che, alla fine, abbandonassero il gruppo. Certo è
che di loro, fra i morti del 29 agosto, non ci sarà nessuno.
C’era,
però, in quella località, una donna, certa Viola Bertoni Mori, che si prendeva
cura dei partigiani del Valanga, cucinando per loro e accudendoli in vario modo
affettuosamente. E’ la famosa “Mamma Viola”, che quei partigiani hanno
sempre ricordato con affetto e che pare sia stata insignita di medaglia d’oro.
Nella
media Garfagnana (Castelnuovo e comuni limitrofi) opera la Banda Coli, che si va
organizzando con la regia del Dott. Abdenago Coli ("Gatto"), medico a
Santa Maria del Giudice presso Lucca ma nativo di Mezzana nel comune di
Careggine. Egli, verso aprile, si è ritirato nel paese natio e si è dato da
fare a organizzare una banda locale. Una ventina di uomini di questa banda
(composta da una quarantina di individui quasi tutti locali), il 9 giugno,
disarmano il piccolo nucleo di militi G.N.R. che aveva sede sul monte Volsci ove
presidiava una casermetta e svolgeva servizio di osservazione antiaerea. Si
procurano, così, le prime armi (ciò secondo la testimonianza dello Zerbini,
che ne faceva parte. E’ evidente, quindi, che i militi consentirono
pacificamente a farsi disarmare) che sono 1 Bren, 4 Sten, 11 moschetti e
munizioni. Dal 12 giugno il comando di questa banda fu assunto, come vedremo,
dal maggiore Antony Oldham.
In
Alta Garfagnana (Comuni di Piazza al Serchio, Sillano, Minucciano Giuncugnano e,
in parte, Camporgiano) operava la banda di Borsigliana-Molinello di cui, in
questa estate del 1944 (non è nota la data precisa), assunse il comando il
"Tenente Marco", ovvero un tale Giorgio Ferro di Mestre ma nativo di
Padova, giovane ufficiale (aveva 22 anni) del disciolto Regio Esercito. Abbiamo
visto come il Pedri si fosse procurato le armi, fin dal maggio. I partigiani di
Magliano, di cui non si hanno ulteriori notizie come
gruppo autonomo, pare siano stati aggregati alla 3° Brigata di Regnano (Marini)
di cui costituirono il distaccamento "Franchi".
L'attività
prevalente di questi gruppi fu, come già detto, tesa a procurarsi armi e
vettovagliamento.
Così
il 10 giugno una pattuglia della banda Coli, di cui era stato appena nominato
comandante il Ten. Bruno Zerbini, va, al comando dello Zerbini stesso, in
Arnetola (Vagli Sopra) a saccheggiare il magazzino TODT. Pare li guidasse un
disertore, certo Sanna. E magazziniere era quel Lupetti che nell'ottobre aveva
organizzato una riunione in località Fraia presso Poggio per esaminare la
situazione in vista della organizzazione di attività antifasciste. Dice lo
Zerbini che il Lupetti fu collaborativo e consentì loro di catturare l'unico
tedesco che faceva la guardia al magazzino. Seguirono tragicomiche vicende per
cui il tedesco scappò e i viveri saccheggiati furono rubati dalla popolazione
in località Banchiera dove erano stati nascosti. Dice lo stesso Zerbini che due
giorni dopo Coli lo informò di aver nominato comandante della banda il maggiore
inglese Antony Oldham, prigioniero fuggito l'8 settembre e nascosto da Leandro
Puccetti, il quale maggiore proprio in quei giorni si era unito alla banda Coli.
Banda che, da quel giorno, cambiò nome e si chiamo` "Banda Tony".
Lo
stesso 10 giugno il gruppo Valanga svaligia i magazzini TODT di Fabbriche di
Vallico e di Arni (quest'ultimo ad opera di Luigi Vangioni di Vergemoli).
Il
14 giugno la banda Tony, con a capo lo stesso Oldham, svaligia "senza
problemi" il magazzino TODT di Isola Santa.
Il
21 la banda Tony disarma il presidio G.N.R. di Vagli Sotto e saccheggia il
magazzino TODT di Vagli Sopra.
Ancora
il 21 un presidio del Valanga comandato da Capretz svaligia il magazzino TODT di
Foce di Gello e fa saltare la teleferica che non verrà più ricostruita.
Tuttavia,
oltre a questa attività tesa prevalentemente a procacciarsi i mezzi per
sopravvivere (ma che, comunque, intralciava anche notevolmente i lavori di
approntamento del sistema difensivo della "linea Gotica") nel mese di
giugno si sviluppò anche una notevole attività di sabotaggio alle strade.
Il
12 giugno saltano i ponti di Nicciano e Gragnana.
Il
14 quello di Rontano.
Il
18 salta il ponte di Sala a Piazza al Serchio. Il 16 c'era stato un precedente
tentativo non riuscito.
Il
22 saltano i ponti di Piastrella e della Ferriera.
Il
23 salta il ponte della Fariola, sulla via per Castelnuovo.
Lo
stesso 23 la banda di Borsigliana tenta di distruggere il ponte di Petrognano.
Ma i tedeschi in agguato (una camionetta anfibia con quattro militari della SS
si era appostata nei pressi, nascondendosi dietro una curva) uccidono il
partigiano di Borsigliana Bertolini Italo e feriscono Ferri Pietro. E
l'operazione fallisce.
Ancora
nella notte fra il 22 e il 23 una pattuglia di 10 uomini del Valanga composta,
fra gli altri, da Puccetti, Petrocchi, Broglio, Fioresi tenta di far saltare il
ponte di Campia. Ma i tedeschi vigilano. C'à uno scontro a fuoco che, pare,
causa la morte di una sentinella tedesca o, forse, di due, e i partigiani
riescono a fuggire.
Il
25 c'è il tentativo di far saltare la galleria ferroviaria in località
Volcascio, sotto Castelnuovo, sopra la quale galleria passa la strada. Ma il
tentativo riesce solo in parte.(1)
Ma il 4
giugno gli americani avevano occupato Roma e, ormai, i tedeschi si stavano
preparando alla difesa sulla "linea Gotica". Con questa prospettiva,
cominciarono a
Questo
determinò qualche rastrellamento e qualche scontro a fuoco.
I
rastrellamenti non furono molto cattivi (2) e gli scontri furono di modesta
entità. Tuttavia segnarono una ulteriore "escalation" nella lotta
armata.
Già
il 1 giugno il gruppo Valanga attacca una colonna tedesca che transitava sulla
via fra Turrite Cava e Fabbriche di Vallico. Non sono noti gli esiti che,
comunque, dovettero essere minimi.
Il
10 giugno una settantina di tedeschi irrompono in Mezzana, patria del Coli.
Scappano tutti e i tedeschi bruciano qualche capanna.
Il
giorno 11 i tedeschi sono a Careggine. Qui arrestano alcune persone fra cui la
mamma dello Zerbini ( lo Zerbini, appena rientrato dalla missione di Arnetola,
evita l'arresto nascondendosi in un grosso cespuglio di ortica) e due
partigiani, Boccia e Barsan. Dice lo Zerbini che gli arrestati "furono
prontamente rilasciati dopo un interrogatorio" e i due partigiani
riuscirono a fuggire dopo alcuni giorni.
Il
18 giugno i tedeschi effettuano un rastrellamento a Poggio nel comune di
Camporgiano e arrestano alcune persone che, però, vengono tutte rilasciate dopo
l'interrogatorio.
Ma
il giorno 20 i partigiani della banda Tony (pare fosse presente lo stesso Oldham)
gettano una bomba a mano su una camionetta della Org. TODT che transitava sulla
via per Castelnuovo in localita` "Ponte della paura", dove una brutta
curva a "S" costringe a basse velocità e uccidono un colonnello
dell'organizzazione. Scatta immediatamente un rastrellamento nel paese di
Poggio, dove vengono arrestate circa 80 persone, fra cui anche anziani, che
vengono tradotti a Castelnuovo.
Fortunatamente
da pochi giorni era stato nominato Commissario Prefettizio di Camporgiano il
Sig. Ulisse Micotti, di antica famiglia camporgianese, ma nato in Germania dove
aveva vissuto fino a pochi anni prima. Egli parlava, quindi, perfettamente il
tedesco ed era molto rispettato dai militari tedeschi in quanto egli, durante la
prima guerra mondiale, aveva militato in qualità di ufficiale nell'esercito
tedesco. Appena a conoscenza del rastrellamento, egli si presentò a Castelnuovo
al comando tedesco e spiegò come la popolazione di Poggio fosse totalmente
estranea all'agguato, opera di partigiani residenti altrove. Il prestigio del
Micotti fu determinante e tutti i rastrellati poterono tornare liberi e incolumi
alle loro case.
Il
giorno 22 la banda Tony attacca una pattuglia tedesca alle Coste di Capricchia,
sparando dalla località Ciutella. La pattuglia si ritirò e non ci furono danni
per nessuno.
I
tedeschi, intanto, aumentano la loro presenza nella valle. A Fornaci di Barga
sono presenti fin dal maggio, ma ora ce ne sono molti di più. Ai primi di
Luglio installeranno un ospedale militare a Barga, nelle scuole elementari. Pare
che non ci fossero attriti con la popolazione locale, cui venivano addirittura
offerti dei concerti che pare fossero molto graditi.
Questa
accresciuta presenza, però, rende sempre più frequenti gli scontri con i
partigiani, che, pure, vanno crescendo di numero.
La
banda Tony, infatti, conta ora circa sessanta uomini e, fra questi, diversi ex
ufficiali come il già citato Zerbini Bruno, i fratelli Manlio e Sergio Franchi,
tale Sabatini, lo stesso comandante Oldham e il tenente Bertagni da poco
Così
il 28 giugno, allorché i tedeschi intrapresero un altro rastrellamento nella
zona, salendo dal versante sud verso il monte Volsci e il passo della Formica,
la banda Tony decise di resistere.
I
partigiani non si erano ancora resi ben conto che la tecnica della guerriglia
partigiana doveva consistere esclusivamente in sabotaggi e in agguati condotti
Così questi sessanta uomini, appostati in posizioni elevate, cominciarono a sparare con le loro armi, tutte leggere, sui tedeschi che salivano dal basso. La memorialistica di origine partigiana ha certamente esagerato parlando del numero dei tedeschi (parecchie centinaia) e delle perdite tedesche (diverse decine di uomini). Certo è che la pressione dei tedeschi fu tale che, dopo forse un paio d'ore di combattimento, i partigiani, che avevano alle spalle eccellenti vie di fuga, abbandonarono il campo e si dileguarono. Ebbero un caduto, Pesetti Giuseppe Bruno di Roggio e un prigioniero, Luigi Rossi di Careggine, di cui non si ebbe più notizia. Rimasero feriti anche Conti Domenico e, pare, suo figlio Francesco. Impossibile accertare le reali perdite tedesche.
Il
giorno dopo i tedeschi, forse inseguendo i partigiani del giorno innanzi, erano
a Vagli ove rastrellarono alcune persone, poi rilasciate. Una di queste, però,
tale Baisi Pietro detto Otello tentò
di nascondere un'arma che aveva con se e fu ucciso. Un prete del luogo, Don
Radicchi, dice che i tedeschi non si comportavano con cattiveria e
"lasciavano in pace la gente", e che la morte dell'Otello fu
imputabile a sua imprudenza. (3)
Intanto
qualche garfagnino moriva anche fuori dalla Garfagnana. Un militare di un non
meglio precisato "1° Rgt Littorio" della R.S.I. (da intendere, forse,
1° Rgt della Divisione Littorio) che era appena stato in licenza a Castelnuovo
dove abitava, tale BIAGIONI LUIGI ANGELO CELESTE, rientrava al reparto in Alta
Italia il 25 giugno, dopo di che non dava più sue notizie. Nei registri di
morte del Comune di Castelnuovo c'è un atto di morte presunta avvenuta il
30.6.44.
E
c’era qualcun altro, non garfagnino, che moriva in Garfagnana. Nel cimitero di
Castelnuovo, infatti, c’è la tomba di un Serg.Carmelo Grasso, siciliano,
morto “il 14 Giugno 1944 sul fronte di Castelnuovo”. Il che appare alquanto
misterioso. A quella data, infatti, il fronte era ancora ben lontano. Allo
stato, però, le ricerche effettuate non hanno dato alcun esito.
E
la popolazione ? Come viveva questa situazione ? Era schierata da una parte o
dall'altra oppure cercava solo di sopravvivere ?
Non
è facile dare una risposta univoca e completa. In linea di massima, però, si
può dire che la qualità della vita era molto peggiorata nel corso di
quest'anno. I generi alimentari e non, quasi tutti tesserati, erano
insufficienti e il ricorso al "mercato nero" quasi obbligato. Gli
operai lavoravano quasi tutti con la TODT, ma non certo perché parteggiavano
per i tedeschi. Però, di fatto lavoravano per loro, per cui creavano una certa
inquietudine gli attacchi partigiani all'organizzazione.
I contadini si trovavano in posizione privilegiata
per la disponibilità di generi alimentari da loro stessi prodotti, di cui
dovevano, sì, consegnare una buona parte all'"ammasso" ma di cui
riuscivano a trattenere ben più di quanto sarebbe stato lecito. Però erano
vessati dai partigiani che imponevano loro di consegnare una parte dei loro
prodotti (Don Vincenti, parroco di Gorfigliano, dice che i partigiani locali
avevano imposto una tassa sul macinato di ben il 20%). I partigiani, tuttavia,
si finanziavano anche in altri modi, facendosi consegnare denaro da banche,
esattorie e privati (fascisti o ex fascisti). Pare che con il denaro
acquistassero bestiame a prezzi stracciati, dopo di che, trattenutane una parte
per alimentarsi, rivendevano il resto al mercato nero, ricavando altro denaro.
E’ evidente che tutto questo non rendeva tanto popolari i partigiani. Anche
perché, oltre alle bande, diciamo così, regolari o ai margini di e
proliferavano piccoli gruppi di ladruncoli che, rubando per se medesimi,
finivano con lo screditare anche coloro che ladri non erano. La gente, infatti,
non era assolutamente in grado di distinguere fra i partigiani che prelevavano
merci per la sopravvivenza delle bande e i ladri che rubavano e basta.
Significativa l'annotazione di Mons. Lombardi di Barga che, vedendo per la prima
volta a Renaio i partigiani il 20 giugno 1944, registra i loro curiosi nomi di
battaglia e fa alcune
Un episodio accaduto a Vagli rende un'idea del
clima non idilliaco esistente fra i partigiani e quelle popolazioni. Sembra che
un giorno un gruppo di partigiani,
Pare che nella zona motivo di dissidio fra
popolazione e partigiani fosse anche il fatto che spesso i lanci americani
destinati ai partigiani venivano intercettati da privati cittadini che si
appropriavano del contenuto dei "bidoni", specie quando contenevano
denaro. E, in effetti, dopo la guerra, si notarono qua e là emergere delle
sorprendenti e inattese ricchezze.
Né bisogna dimenticare che a rendere la situazione ancora più
angosciante, gli attacchi aerei alleati, cominciati nel maggio, si facevano
sempre più pericolosi. Frequenti mitragliamenti ai treni distrussero
praticamente tutto il materiale rotabile disponibile (sulla linea Lucca-Piazza
al Serchio servivano locomotive a vapore) per cui il 12 giugno, come già detto,
il servizio ferroviario e, quindi, anche quello postale furono interrotti,
rendendo più difficoltoso anche il sistema dei rifornimenti. E il 29 giugno,
festa dei SS Pietro e Paolo patroni di Piazza al Serchio, una squadriglia di
cacciabombardieri americani mitragliò e bombardò il paese proprio mentre la
gente si recava a messa, uccidendo 14 persone fra cui alcuni bambini e ferendone
54. Ecco i nomi di 12 morti (i due mancanti non sono stati reperiti nel registro
degli atti di morte di Piazza al Serchio. Può darsi si trattasse di sfollati
rimasti feriti e, poi, morti in ospedale in altro comune e, quindi, non
registrati qui essendo iscritti nel registro anagrafe di altri comuni)
Bertoncini Nella n. 11.5.903, Pellinacci Dorando Battista n. 3.8.31, Pellinacci
Tommaso Santino n. 1.11.33, Pierami Marcello n. 26.8.33, Mori Italo n. 3.9.25,
Ghelardoni Marisa n. a Pisa il 24.2.27, Marigliani Lea n. a Carrara il 3.2.902,
Ghelardoni Seconda, n. a Pisa il 20.4.895, Piccinini Aldo n. a Pontassieve il
27.9.907, Bartolomei Chiara n. 12.8.22, Nobili Spinetti Oliviera n. 22.7.31,
Bianchini Rita n. a Pisa il 25.9.906.
Il
parroco del luogo, Don Pierami, dice che caddero 18 bombe che distrussero
"12 case, due stalle e la chiesa di S. Rocco e Cristina".
Radio
Londra annunciò che "su richiesta dei partigiani sono stati bombardati i
villaggi fortificati di Fivizzano e Piazza al Serchio".
Pare
volesse essere una vendetta per l'uccisione del Galanti avvenuta in maggio.
Erano
i primi morti per bombe e l'effetto fu tremendo in tutta la valle. Sempre il
prete dice che fuggirono tutti, anche le autorità, e solo il 3 luglio, con le
bare inviate dal podestà di Castelnuovo, fu possibile seppellire i morti con
l'aiuto di 4 uomini di S.Donnino costretti dai tedeschi.
Esistevano
delle postazioni contraeree (una era ubicata a Pieve Fosciana presso il
cimitero) che cercavano di contrastare lo strapotere dell'aviazione avversaria,
ma non riuscivano a impedire minimamente che gli aerei portassero sempre a
compimento i loro attacchi. Tuttavia qualche aereo veniva abbattuto.
Uno dei primi, o forse proprio il primo, cadde nei pressi di Ghivizzano.
Il pilota, che pare si chiamasse Spencer, morì assistito dal prete del luogo
Don Tofani e fu sepolto nel cimitero di Loppia. Era il 4 giugno.
Il
mese di giugno segnò anche il disfacimento delle organizzazioni fasciste in
Garfagnana. I fascisti locali, infatti, si ritirarono in buona parte al Nord,
molti trasferendo anche le famiglie, e si arruolarono nelle varie formazioni
militari della R.S.I. o nei servizi civili. In parte si arruolarono nella
costituenda Brigata Nera (vedi più avanti). Qualcuno rimase a casa, non
essendosi mai eccessivamente compromesso e, soprattutto, non avendo commesso
alcunché di riprovevole. Naturalmente non svolgendo più nessuna attività
politica e ritirandosi nel proprio privato. Come vedremo questo non valse a
salvar loro la vita.
A
quel tempo, però, l'odio di parte non aveva ancora raggiunto livelli omicidi
fra i garfagnini. In questo mese di giugno, infatti, i partigiani obbligavano i
fascisti locali a versare somme di denaro, ma non risulta che qualcuno sia stato
ucciso. (5)
Il
gruppo Valanga, ad esempio, prese in ostaggio il segretario di fascio di
Gallicano, tale Mario Saisi, insieme a tale Sassi Borso Giovanni e Donati Renato
(giovane di Villafranca). Questi, trattenuti in ostaggio nella base del Valanga,
pare finissero con il collaborare con i loro sequestratori.
Per
concludere è opportuno citare "L'Artiglio", giornale della
Federazione Fascista di Lucca, che in data 29 giugno pubblica la notizia della
avvenuta costituzione della 36ª Brigata Nera "Mussolini" che ai primi
di Luglio verrà in Garfagnana (6).
In
una situazione così complessa e confusa è assolutamente verosimile che coloro
che esplicitamente si schierarono da una parte o dall'altra furono una esigua
minoranza. La maggioranza della popolazione, infatti, come accadde un po’ in
tutta Italia, cercò di tenersi fuori dalla mischia, impegnando tutte le energie
nello sforzo di sopravvivere soffrendo il minor danno possibile.
NOTE
:
(1) Le
notizie dei saccheggi e dei sabotaggi, ricordate da diversi autori, sono tratte
da memoriali vari e dalle relazioni delle formazioni partigiane. In molti casi
sono confermate da testimoni dell’epoca.
(2)
Diversamente da qual che accadeva abbastanza vicino a noi ma sull'altro versante
della Alpi Apuane. Il 13 giugno Don Radicchi, di Vagli, si recò a piedi,
insieme a una donna che portava cucito nell'orlo del vestito un messaggio
diretto ai partigiani, a Forno di Massa e fu testimone sia dello scontro fra le
forze tedesche e della RSI che stavano compiendo un rastrellamento e i
partigiani del gruppo "Mulargia" comandati dal Garosi, che perse la
vita nello scontro, sia delle fucilazioni successive. E, terrorizzato, ne portò
notizia in Garfagnana.
(3)
LA GUERRA IN GARFAGNANA – Memorie dei parroci – Don Radicchi pag. 171.
(4)
Renzo Bertolini La resistenza in Garfagnana, Eurograf, Lucca 1975.
(5)
In realtà l'8 giugno viene ucciso a Torino, dove lavorava come muratore, un
fascista di Pontecosi nel Comune di Pieve Fosciana, in circostanze non ben
chiarite. Era Ottaviano Bertucci. E il 30 giugno risulta ucciso al nord il
militare R.S.I. Biagioni Luigi Angelo Celeste, come già detto.
(6)
Questa Brigata Nera, che fu la prima costituita in Italia, fu costituita per
iniziativa di Pavolini e del Federale di Lucca Idreno Utimperghe. Ne assunse il
comando lo stesso Utimperghe che morirà a Dongo con gli altri gerarchi. Essa,
costituita all'inizio da 60 uomini fra i 18 e i 60 anni, arriverà a contarne
oltre 180. 19 di questi (vedi O.Guidi,Garfagnana 1943-1945 cit., pag.100)
erano garfagnini: 11 nati e
Successivamente
si chiamò "Piagentini" dal nome di un componente di Barga ucciso a
Rivergaro in provincia di Piacenza. Fu in questo luogo che venne allestito il
famoso “carro blindato” (in realtà si trattava di un “Lancia 3 RO” cui
erano state applicate delle pesanti lamiere di acciaio) sul quale si trovavano,
il 28 aprile