L’INCUBO DEI BOMBARDAMENTI AEREI
Uno degli aspetti più rilevanti della guerra combattuta in Garfagnana nel periodo che va dal settembre 1944 all’aprile 1945 fu quello degli attacchi aerei inglesi e americani che, pressoché quotidianamente bombardarono e mitragliarono i nostri paesi. E a soffrirne fu soprattutto la popolazione che ebbe morti e feriti e che vide la distruzione delle proprie case. I bombardamenti cominciarono nel 1944. Il primo colpì la ferrovia Lucca-Piazza al Serchio nel tratto fra Pontecosi e Camporgiano. Era il giorno dell’Ascensione, il 18 maggio. Il 29 giugno fu bombardato l’abitato di Piazza al Serchio, pare su richiesta dei partigiani, e morirono 14 civili fra cui anche bambini. Il due luglio ci fu il primo bombardamento su Castelnuovo con sei civili uccisi. E dal settembre in avanti gli attacchi aerei si intensificarono. I paesi più colpiti furono quelli situati sul fondovalle lungo la strada allora provinciale e che oggi è la statale 445: Castelnuovo Garfagnana che venne distrutto al 75 %, Camporgiano dove aveva sede il Comando della Divisione Monterosa e anche l’Ospedale Militare (che non fu risparmiato) e Piazza al Serchio, che ebbe, forse, il maggior numero di morti civili. Ma anche molti altri paesi, anche piccoli, ebbero a subire bombardamenti e danni. I danni subiti dai militari furono esigui, ma gli spostamenti di mezzi erano resi difficili e pericolosi, cosicché i necessari rifornimenti al fronte dovevano essere effettuati soprattutto di notte e con difficoltà. Purtroppo gli italo-tedeschi non avevano più aviazione da impiegare su questo fronte cosicché gli aerei nemici erano completamente padroni del cielo. Così l’unico contrasto agli attacchi aerei poteva essere messo in atto per mezzo di postazioni contraeree. Le più importanti batterie antiaeree furono collocate a Piazza al Serchio e a Pieve Fosciana. Ma Don Pinagli, allora parroco di Filicaia, nella sua attenta cronaca di quei giorni dice che “”… il 10.7.44 per la prima volta entrò in azione la contraerea di Pieve Fosciana. Era vicina al cimitero. Me c’erano altre batterie a Pontecosi-Diga e ad Antisciana. Sappiamo, poi che un’altra batteria, molto efficace, era a Piazza al Serchio. “”. Non siamo in grado di dire quanto sia stato efficace il contrasto agli attacchi aerei degli alleati di queste, tutto sommato, modeste forze antiaeree. Siamo in grado, però, di elencare un certo numero di aerei americani e inglesi caduti in Garfagnana in quel periodo. Qualche anno fa, infatti, un gruppo di ricercatori del gruppo Air Crash Po di Cremona prese contatto col maestro Mariano Verdigi e con me dichiarandosi interessati a ricercare i luoghi e i resti degli aerei caduti in questa zona. Presi gli opportuni accordi, questi ricercatori vennero più volte in Garfagnana e, con l’aiuto di gente del luogo riuscirono ad individuare i luoghi esatti dell’impatto e anche diversi resti degli aerei caduti. La cosa interessante è stata che essi, essendo in contatto con autorità ed associazioni inglesi e americane, sono riusciti, per alcuni di questi aerei, a individuare il tipo di aereo, il reparto di appartenenza e il nome dei piloti.
L’elenco che segue è, in sisntesi, il risultato, a tutt’oggi, di queste ricerche.
ELENCO AEREI CADUTI IN GARFAGNANA
1) 25.9.1943 Un B 17 (fortezza volante) cade in località Pratobello. Muoiono tutti e 10 gli
occupanti. I corpi vengono sepolti a Sillico. Aveva bombardato Bolzano
provenendo dalla Tunisia.
Si tratta SENZA DUBBIO ALCUNO del B-17F
s/n 42-5949, colpito dalla Flak
su Bolzano.
Ecco il nome dei morti:
2Lt. Edward F. Stapleton
2Lt. Robert G.
Marner
2Lt. James R.
Fitzgerald
2Lt. Max E.
Doyle
SSgt. Edward
G. Gehrt
Sgt. Raymond D. Wagner
Sgt. Teddy E.
Ray
Sgt. Oscar J. Daniels, Jr.
Sgt. John L. Ball
Sgt. John S.
Dignan.
A proposito di questa vicenda diversi testimoni affermano che l’aereo, prima di
abbattersi, fece diversi giri sopra la Garfagnana, come se cercasse un luogo
dove tentare un atterraggio di fortuna. E il luogo scelto sembrerebbe fosse stato
il lungo prato in salita, Pratobello, appunto. Appare però strano che, trovandosi
a pochi chilometri dalla pianura lucchese, l’abbia scartata preferendo un luogo
alpestre. A meno che non si voglia, con un po’ di fantasia, ipotizzare che i
piloti sapessero che a Sillico c’era un prete che si dava molto da fare per aiutare
i prigionieri anglo-americani fuggiti dal campo di Fossoli l’8 settembre. Don
Sessi, infatti, accanito monarchico, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre, fu
molto attivo nell’aiutare i prigionieri fuggiti dai campi e i militare sbandati,
collaborando anche con il capo-partigiano Manrico Ducceschi (Pippo) che
costituì la sua banda prestissimo ed era sicuramente in contatto, via radio, con i
comandi alleati. E’ verosimile, quindi, che già a quell’epoca gli alleati avessero
notizia (o, addirittura, fossero in contatto) con Don Sessi. D’altra parte appare
quanto meno singolare che la ricercatrice americana dell’Arizona sapesse così
bene dove si trovava lo sperduto paesino
del Sillico
2) 24.11.1943 Un Junker 88 tedesco rientrava da un bombardamento su La Maddalena e, forse
per la nebbia, si schiantò contro il Monte Tambura.
Ecco la "storia" dello Junkers Ju 88 A-4 / "trop" codici B3+KP, decollato quel
24 novembre 1943 per attaccare il porto sardo di La Maddalena.
Equipaggio:
Pilota/ FlugzeugFuherer Uffz. Paul Rottwinkel
Navigatore Obgfr.Heinz Weitschuetzky
Operatore
radio Gefr. Herbert
Ribbehoeger
Cannoniere Gefr. Hans Melzar
L'aereo apparteneva al 6./ KG 54 ossia alla sesta squadriglia del KampfGruppe
54. Il 24 novembre del 1943, i reparti da bombardamento della Luftwaffe
attaccarono in forze La Maddalena (Sardegna) e Bastia (Corsica).
Si trattava di KG (KampfGeschwader = Reparti da bombardamento) montati
tutti su JU 88. Furono inviati in missione ben 231 Jnkers JU 88.
11 Furono perduti a causa di caccia nemici, reazione contraerei, incidenti.
Il B3+KP fu probabilmente danneggiato dal fuoco contraerei su La Maddalena
e non riuscì a superare gli Appennini mentre tentava di rientrare alla base,
all'epoca l'aeroporto di Piacenza San Damiano.
I quattro aviatori a bordo perirono
nell'impatto al suolo.
3) 25.11.1943 Un aereo inglese, un Wellington, della R.A.F. cade nel canalone fra le due
Panie (pare contro il “naso” dell’omo morto). Muoiono i 5 occupanti,
sepolti a Fornovolasco. Un signore di Vergemoli ricava dal relitto
grandi pezzi della struttura reticolare dell’aereo e ne fa un ringhiera per il suo
balcone. Ecco la storia scritta da Ago:
24 NOVEMBRE 1943
Nella tarda mattinata di quel giorno nella base aerea tunisina Oudna 2
specialisti, motoristi, armieri del 330 Wing del 205 Group RAF sono
indaffarati attorno ai bombardieri bimotori Vickers Wellington del reparto.
Dopo una giornata, quella del 23, che aveva visto annullate tutte le operazioni
aeree a causa delle fortissime piogge e delle pessime condizioni
meteorologiche era giunto, inatteso, l'ordine di preparare, rifornire, armare,
mettere a punto gli aerei per una missione.
Nelle piazzole di decentramento, nei dispersal della base di Oudna 2, a SO di
Tunisi, l'attività è febbrile: trattori portano carrelli carichi di bombe sotto le
capienti “pance” dei Wellington che attendono con i portelloni dei vani bombe
aperti, armieri riforniscono di migliaia di proiettili calibro '303 le torrette
difensive degli aeroplani, motoristi mettono a punto i potenti motori Hercules,
avieri e specialisti controllano e verificano strumenti di bordo, radio,
equipaggiamenti, seguendo le disposizioni dei manuali di manutenzione.
Gli aviatori destinati a prendere parte alla missione sono invece riuniti sotto la
tenda dell'ufficio operazioni dove gli ufficiali incaricati di pianificare le
missioni spiegano con l'aiuto di mappe, cartine, fotografie aeree quale rotta
dovranno seguire per raggiungere l'obiettivo, le caratteristiche del bersaglio da
attaccare, la disposizione delle batterie contraerei, le frequenze radio sulle quali
sintonizzare gli apparecchi di bordo.
L'ufficiale meteorologo illustra le condizioni climatiche previste lungo la rotta,
sulla verticale dell'obiettivo- le fabbriche di cuscinetti a sfera Fiat di Torino- e
lungo l'itinerario previsto per il rientro alla base.
La località di Oudna è l'antica Uthina romana, conosciuta per il suo anfiteatro.
Ad Oudna i genieri americani avevano allestito due piste:
Oudna One ed Oudna Two, situate a 17 chilometri di distanza l'una dall'altra, a
quota 51 metri sul livello del mare.
Oudna Two, base del 142 Squadron (ma anche del 40 Squadron e del 104
Squadron), era dotata di una pista lunga 1800 metri.
Nel tardo pomeriggio, poco dopo le 14:50, ebbero inizio i decolli.
Uno dopo l'altro, rombando, i Wellington decollarono da Oudna 1 e 2 e da
Djedejda e lentamente, presero quota.
I briefing pre-volo avevano previsto venti sui 30 nodi per una buona fetta dei
1000 chilometri da compiere per raggiungere Torino, con una discreta
copertura nuvolosa.
Molti aviatori, soprattutto navigatori, avevano espresso dubbi, sollevato
obiezioni, immediatamente stroncate dal Group Commander del 104 Squadron,
Harris con uno sprezzante:”You lads are going
to meet a lovely time, out there
tonight”.
La rotta consigliata era la seguente:
Dalle basi per St.Point (?), Comino, Cape Corse, Portofino, Asti, Torino.
Inizialmente le condizioni meteo furono buone e fino a Cape Corse il cielo si
mantenne sereno.
Poi, peggiorarono rapidamente: copertura nuvolosa di 10/10 fra i 2000 ed i
5000 piedi e fra i 6000 e gli 11000 piedi.
Al di sopra dei 7000 piedi, formazioni di ghiaccio, pioggia battente, forti venti
trasversali. Un vero inferno, per gli aviatori britannici.
Piloti e navigatori persero ben presto l'orientamento e i punti di riferimento
necessari per effettuare la stima della posizione e della rotta.
Alcuni decisero di abbassarsi fino a 2000 piedi, nel tentativo di avvistare la
costa ligure o qualche luce o punto topografico noto; altri, tentarono invece la
carta opposta e si avventurarono oltre i 7000 piedi. Tutto inutile.
Quella notte, sarebbe passata alla storia come una delle peggiori dell'intero ciclo
operativo del 205 Group:
Su 70 Wellington inviati in missione, ben 19 andarono perduti.
Torino venne raggiunta da soli 6 Wellington; gli altri persero la rotta,
incrociando la terraferma non nell'area di Portofino ma molto più a SE, fra La
Spezia e Viareggio o molto più ad Ovest, sull'area genovese, con conseguenze
disastrose per gli equipaggi britannici.
Uno dei 19 aerei perduti fu quello caduto sulla Pania. Ecco i dati:
Vickers Wellington Mk X HE929 <n> V Apparteneva al 142 Squadron del 205
Group della RAF.
Decollò
da Oudna (Tunisia) alle 16:46 del 24 novembre 1944 per attaccare
Torino (la Fiat). Dopo il decollo,
svanì nel nulla nella tormenta. Equipaggio:
F/Sgt.
S.J. Oullette Royal Canadian Air Force
F/O C.M.
Mair Royal Canadian Air Force
Sgt. G.
Bowering Royal Air Force
F/Sgt.
G. P. Armstrong Royal Canadian Air Force
Sgt.
G.U. Tupp Royal Air Force
Tutti e
cinque gli aviatori rimasero uccisi. Prima sepolti nel cimitero di
Fornovolasco, riposano ora nel
Florence Cemetery of War.
4) 4.6.1944 Un cacciabombardiere cade a Ghivizzano. Il pilota, tale Spencer, muore
assisito dal prete Don Tofani. L'aereo in questione è uno Spitfire del 243
Squadron RAF e venne abbattuto da Me Bf 109 G tedeschi dello JG77.
Quindi, la
testimonianza dell'abbattimento da parte di caccia tedeschi
collima al 100%. L’aereo, che cappottò
urtando un noce mentre tentava un
atterraggio di fortuna, fu saccheggiato dagli abitanti dei dintorni. Un teste
oculare afferma che un tale asportò il carrello dell’aereo e ne fece un carretto.
Ago comunica:
“”Diego ha "pescato" sul web un articolo dedicato all'aereo britannico caduto
sul greto del Serchio il 4 giugno '44. Si tratta di uno Spitfire. Pilota, Joseph
Spencer. Il velivolo, definito "in panne", si sfasciò sul greto del Serchio alle 9
del mattino di quel giorno, mentre tentava un atterraggio di fortuna. Urtò "un
noce" e si ribaltò. L'aviatore rimase intrappolato nell'abitacolo. Soccorso,
venne trasportato "alla Misericordia, in via Nazionale", da dove fu trasferito in
ambulanza alla infermeria SMI di Fornaci di Barga, dove morì. Fu sepolto a
Loppia, nel locale cimitero.””
Il prete di Barga, Mons. Lombardi parla anche di atteggiamenti ostili
manifestati dalla gente nei confronti del pilota. E dice che l’aereo cadde
alle 11,30. Da un nuovo documento reperito da Mariano si apprende che
l’aereo si infilò fra due noci perdendo le ali. Ed anche che alla battaglia aerea
parteciparono pure aerei italiani.
5) 25.8.1944 Uno spitfire inglese cade nei pressi di Volcascio (località Molinetto) alle ore
16,45, colpito dalla contraerea di Pian della Pieve. Mentre cade perde un’ala.
Pilota carbonizzato. Ci sono forti dubbi sul fatto che si trattasse di uno spitfire.
Pare certo, invece, che l’aereo fosse americano e che si tratti dello stesso aereo
descritto come “caduto 300 metri sotto il cimitero di Palleroso”
Don Palmiro dice: “”Alle 13 alcuni aerei sganciano 4 bombe a Vagli Sotto.
Alle 16,45, colpito dalla contraerea, un aereo perde un'ala e precipita nei pressi
di Volcascio. Pilota carbonizzato. E` il
primo aereo che cade in Garfagnana.
6) 20.10.1944 Un P 47 D comandato dal Lt Fromm cade “ 3 miglia a ovest di Gallicano
7) 29.12.1944 Un P 47 D Thunderbolt americano cade nei pressi di Torrite, loc. Scepato di
Sotto. Il Cap. Baldwin muore e viene sepolto a Torrite. Segue la bella
ricostruzione dell’evento fatta da Ago:
IL CONTESTO
Inverno 1944. Il fronte italiano è bloccato sulle
posizioni della Linea
Gotica che correva
da Montignoso a Ravenna.
Sono mesi
durissimi per le popolazioni della Lucchesia, Garfagnana,
Lunigiana,
Versilia, Apuania, mesi scanditi dai combattomenti fra
Alleati e
tedeschi, dai bombardamenti, dalla lotta partigiana, dai
rastrellamenti,
dai bombardamenti aerei, dalla fame e dalla paura.
Il 26 dicembre,
scattò imprevisto un contrattacco tedesco in forze che
portò le truppe
dell'Asse a riconquistare alcune delle posizioni perdute
nel corso dei
combattimenti delle settimane precedenti.
Fu un fuoco di
paglia e del resto l'azione aveva lo scopo di prevenire
un'offensiva Alleata verso Bologna e
verso la stessa Garfagnana.
Pochi giorni dopo,
le truppe tedesche si ritirarono ed il fronte si
stabilizzò di
nuovo.
L'aviazione
Alleata, che deteneva l'assoluto controllo dei cieli
italiani,
intervenne in forze per appoggiare le proprie truppe di terra,
effettuando decine
di incursioni aeree sull'area Castelnuovo/Barga/
Piazza al Serchio.
IL FATTO
29 Dicembre 1944.
Alle 14:00, ai comandi del Captain Baldwin e dei
Lts. Schremm,
Mathew e Riskeney, decollarono da
Pisa San Giusto 4
cacciabombardieri P-47D Thunderbolt del 345th Fighter Squadron /
350th Fighter
Group, diretti a bombardare cinque
edifici occupati da
truppe nemiche in
L115080, sulla sponda Nord del torrente che
attraversa Torrite, a SW di Castelnuovo
Garfagnana.
L'azione era la
classica "Rover Joe", ossia una missione di appoggio
ravvicinato alle
truppe di terra, lungo la linea del fronte.
I 4 aerei giunsero
sulla verticale di Castelnuovo alle 14:30, alla quota
di 12000 piedi; il
cielo era sereno ma c'era densa foschia al suolo.
Le radio non
funzionavano a dovere e la ricezione era disturbata; i
piloti amricani
incrociarono sulla zona assegnata per quasi 50 minuti;
alle 15:20,
i quattro P-47 si
lanciarono in picchiata, sganciando le bombe sugli
edifici da 5000
piedi e spazzando l'area con il fuoco delle
mitragliatrici. A
quel punto, incontrarono un preciso ed intenso fuoco
di mitragliatrici
ed armi leggere proveniente da terra che colpì in pieno
il P-47D -28RA s/n
43-28344 pilotato dal Captain Eldon G. Baldwin.
L'aereo fu visto
puntare verso terra, senza che venisse ricevuta alcuna
chiamata radio,
con le due bombe ancora agganciate sotto le ali.
Il P-47 si
schiantò sulla sponda Nord di un torrente tributario del
Serchio, che
scorre a SW di Castelnuovo, fra la riva del torrente e il
piccolo centro abitato di Torrite.
Il Lt. Baldwin
rimase ucciso nell'impatto al suolo.
Tre delle
sei bombe colpirono gli edifici, provocando esplosioni ed
una colonna di
fumo denso che impedì di valutare i danni inferti.
In tutto, in
quella che fu la missione numero 815 del 345th FS
dall'inizio dello
schieramento nell'MTO, furono sparati 2160 colpi
calibro 12,7mm e
sganciate 6 bombe da 500 libbre GP.
L'APPELLO
Mr. Keith Vizcarra, figlio del Lt. Gilbert
Vizcarra, pilota del 345th
FS / 350th FG, da
Santa Fè, New Mexico, lancia un insolito appello.
L'aereo a bordo
del quale si trovava il Lt. Baldwin, che si schiantò nei
pressi di Torrite,
era abitualmente il P-47 sul quale volava il padre.
Quel giorno il Lt.
Gilbert Vizcarra, "prestò" il proprio Thunderbolt al
Captain Baldwin
per quello che sarebbe stato il suo ultimo volo
incontro alla
morte.
L'aeroplano, in
livrea interamente metallo naturale (overall natural
metal), quindi
privo di mimetizzazione, era stato soprannominato
"LITTLE VIC
II" e portava in fusolira i codici "5 D5".
8) 8.2.1945 Cade nei pressi di Cerretoli, loc. Scepato di sopra un P 47 americano, abbattuto
dall’esplosione delle sue stesse bombe lanciate sulla galleria dei Messali nei
pressi di Villetta San Romano. Il Cap Lyth, con la sua cagnetta in braccio,
riesce a gettarsi col paracadute ed atterra poco sopra il luogo di caduta del suo
aereo. Aiutato a scendere dal pioppo su cui era rimasto impigliato da due Pioli
(padre e figlio) che abitavano nei pressi, viene fatto prigioniero da militari della
Divisione “San Marco” , poi consegnato alla
gendarmeria della Divisione Monterosa e condotto a Camporgiano. Qui,
in circostanze non chiare, viene ucciso con una fucilata alla schiena. Un teste
oculare, l’ex partigiano Bravi Franco, vide, all’epoca, il pilota mentre veniva
condotto via dai marò della “San Marco”. La cagnetta venne adottata da un
certo Gualtierotti che la allevò amorevolmente. Da essa nacquero, poi, numerosi
cagnolini. Segue il rapporto del capo-squadriglia:
“” 8 Febbraio '45. Il Lt. Alfred R. Lyth, del 66th FS /57th FG, a
bordo del P-47D
42-29307, fu costretto a lanciarsi con
il paracadute
dopo che il suo
aereo era stato investito
dall'esplosione provocata da
un treno carico di munizioni nei pressi di Castelnuovo Garfagnana.
Mentre cabrava,
dopo aver sganciato le bombe, il suo caposezione,
1st Lt.
Mosites, notò lingue di fuoco uscire dal turbocompressore
dell'aereo
di Lith. Gli ordinò di dirigersi verso Sud.
Immediatamente
dopo, il Lt. Lith rovesciò il proprio aereo e si lanciò,
da circa 4000 piedi. Il vento portò il paracadute di Lith ad
atterrare mezzo
miglio ad Ovest di Castelnuovo. Un aereo leggero
da osservazione L5, fu notato dirigersi
verso il punto in cui Lith era
atterrato. L'aereo si schiantò a Cerretoli. “”
9) 8.2.1945 Un altro P 47 D cade nei pressi di Caprignana. Il pilota, Cap. Matula, si getta
col paracadute e si salva. Aiutato da un Pedri sale all’Orecchiella, poi scende a
Sillano e sale fino a Pradarena dove lo prende in consegna il locale comando
partigiano (erano emiliani) che lo fa rientrare nelle linee americane. Verrà
rimpatriato e dopo la guerra pare sia tornato per ringraziare i suoi soccorritori.
Si conosce il luogo esatto dell’impatto.
10) 13.2.1945 Un aereo americano (forse un P 40) cade 300
metri sotto il cimitero di Palleroso . Ago: “” Analizzando le bobine AFHRA, è
emerso che quel giorno le MATAF Alleate
persero 3 Spitfire e 1 P-40
Kittyhawk. L'aviatore, F/O
Cornelius, dell'11 SQdn SAAF, rimase ucciso.
Credo si
tratti, quindi, di questo P-40 del quale abbiamo anche i codici.””
Vedi quanto annotato a proposito dell’aereo caduto il 25.8.44 presso Volcascio.
(? Forse è quello di Volcascio del 25.8.44 con data sbagliata ?)
10b 13/2/1945 Cadde verso Monteperpoli a Cascio. Questo pilota si salvò
lanciandosi “col paracadute e probabilmente è caduto in territorio occupato dagli
americani”. (Vedi Pinagli alla data. Pinagli credeva che il pilota fosse atterrato
in territorio occupato dagli americani, che distava, in linea d’aria, pochissimi
chilometri. In realtà atterrò nei pressi di Monteperpoli (vedi testimonianza
dell’uomo che ci ha accompagnato) e fu catturato. Non si hanno notizie sulla sua
sorte ma, conoscendo il nome, forse Ago potrà scoprire qualcosa). Questo è con
assoluta evidenza l’aereo di Cascio. Quindi i dati su Cornelius si riferiscono a
questo aereo e non a quello di
Palleroso.
11) 20.2.1945 Altro cacciabombardiere americano cade forse presso Gragnana. O, forse, sopra
alla “Casetta in Canada” in località “Bonina” (?) Il pilota Augustin M.F.W.
muore e viene sepolto nel cimitero di San Donnino.
Da Ago: “20 Febbraio 1945
Il Lt. Austin Michael Francis Wentworth, 542715V, venne abbattuto da fuoco
antiaerei ed ucciso in azione il 20 febbraio del 1945 a Piazza al Serchio.
Il suo Spitfire Mk IX c, serial MH 444, fu colpito da fuoco antiaerei leggero
mentre effettuava un attacco su un ponte, “17 miglia a Nord di Carrara, nella
valle del Serchio”.
Il pilota riposa ora nel Cimitero
Militare Alleato di Parco Trenno, a Milano.
12) 15.4.1945 Uno spitfire inglese cade nei pressi di Ceserana. Il pilota si salva e viene
nascosto dalla popolazione. Andarono perduti due Spitfire, quel giorno,
entrambi nel corso di "ricognizioni
armate a Nord Est di La Spezia".
Si trattava
degli esemplari MkIXc MA 481 e LF IX MH 423.
Al momento,
non conosciamo i reparti ed i nominativi degli aviatori a bordo.
13) 15.4.1945 Secondo Don Palmiro nello stesso giorno caddera altri due aerei nei pressi di
Piazza al Serchio. Abbiamo notizie di un aereo caduto nei pressi di Nicciano e
di uno caduto nei pressi di Gragnana.
Potrebbe trattarsi dei due aerei.
14) ? All’alpe di Camporanda c’è un grosso pezzo di ala di aereo con sebatoio, forse
facente parte di un aereo caduto ( forse il B 17 di Pratobello ?) o, forse, solo un
serbatoio supplementare sganciato quando era ormai vuoto. A proposito di
serbatoi Don Palmiro dice che il 30.4.44 ne caddero tre o quattro nei campi
vicino a Filicaia. Dice che erano di dimensioni imponenti (m. 3x2,5)
Un Wellington in volo
Ringhiera di un terrazzino ricavata con un pezzo della
struttura reticolare del Wellington caduto sulla Pania