Quarta lezione: Il bosco sempreverde

Lecceta - Le Mànie (SV)
Fotografia di Mario Marchisio © 2000

Lo sviluppo della macchia mediterranea porta ad una associazione vegetale denominata "bosco sempreverde". Anche questo è costituito da essenze a foglie persistenti e coriacee che si sviluppa in un clima caldo e secco. La differenza fra le due associazioni è che la seconda ha un maggiore sviluppo.

La lecceta nello stato di "climax" è un ricordo del passato; solo in alcuni lembi di fascia collinare litoranea, (Toscana, Calabria, Sardegna, Puglia) esiste una condizione che si avvicina allo stato di "climax", prima la degradazione a bosco ceduo poi i ripetuti incendi hanno ridotto queste leccete in macchia se non addirittura in gariga.

La lecceta è composta in prevalenza da leccio accompagnato da roverella e orniello; nel sottobosco sono presenti arbusti di: corbezzolo, fillirea, alaterno, rosa canina, pungitopo e rampicanti come: vitalba, caprifoglio, salsapariglia che tentano di guadagnare luce aggrappandosi ai tronchi degli alberi.

Nell’Italia insulare è presente il bosco di sughera che dà vita a consorzi quasi puri.

Le pinete conferiscono un’aspetto suggestivo al paesaggio vegetale italiano. Nella flora mediterranea esistono tre tipi di pino: il pino domestico (chioma ad ombrello, tronco robusto), il pino marittimo (chioma oblunga, tronco diritto), il pino d’Aleppo (tronco contorto, corteccia grigia). Dei tre, l’unico che si manifesta in bosco spontaneo è il pino d’Aleppo che si presenta nelle "falesie" litoranee, accompagnato da: lentisco, ginepro, olivastro , rosmarino. Non assume condizione di "climax".

Il pino domestico, importato dalla Spagna, dai romani è stato sviluppato in pinete litoranee per i suoi frutti. Il pino marittimo, apprezzato come legname per costruzioni navali, si è molto sviluppato, purtroppo è facile preda del fuoco, in Liguria le pinete di marittimo sono in cronaca tutte le estati.

Il fenomeno dell’inversione termica.

Nel Finalese, a causa del carsismo, si sono formate delle profonde forre in cui si è installato un "microclima" fresco e umido. Ciò ha prodotto una vegetazione anomala rispetto a quella circostante. Sono presenti piante che normalmente si trovano ad altitudini superiori ai trecento metri dell’altopiano Finalese. Mentre sull’altopiano si trovano le essenze della macchia mediterranea (termòfile), più in basso, nelle forre, troviamo: orniello, frassino, carpino, ontano, sambuco; specie che normalmente vivono nell’ambiente del bosco di latifoglie sui cinquecento metri.

A sottolineare l’habitat "mesòfilo" il sottobosco è coperto da un tappeto di edera ed arricchito di: pungitopo, anemoni epatiche, violette, elleboro fetido.

Spotorno, Aprile 2002

torna alla Home page La gariga - la macchia Il bosco di latifoglie
© Copyright 2000,2002 - Mario Marchisio