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Sogno claustrale
Un sogno grande, taciturno, aperto, in cui sorrida, verso il mezzogiorno, ai capitelli intorno un po' di sole e getti d'acqua tersi con voce stanca una fontana versi: e presso al chiostro una celletta spoglia d'ogni gaiezza, solitaria e casta con qualche vecchio libro di preghiere da recitar le sere, dopo il tramonto, in comunion coi morti. Cosė chiedere a Dio de la colpevol gioventų l'oblio, sentir l'ore fluire lente, serene e in pace al fin morire.
L'Angelo Su la porta di casa, scuro il volto, si affaccia un uomo: un ghigno strano ha su la bocca, bieco da l'occhio gli scocca lo sguardo: mentre si avvia, lo guardo. Ecco, si ferma: un fanciullo occhiceruelo, biondo ( sembra disceso dal mondo degli angeli ) a quell'uomo ora parla. Lo bacia egli e lo abbraccia, si scioglie poi da l'amplesso: or non č pių quello stesso, or non ha pių quella faccia.
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Atrietto ericino
Tacito l'atrietto ne l'ora mattinale ha un'aria verginale, una fermezza d'incanto: d'una foglia che cade dal susino od il trillo di un uccello che svola... poi pių nulla, silenzio; poi ritorna l'incanto e nel dolce stupore l'anima resta sola. Arrivo ad Erice
Erice bella, oāsi di frescura e di pace, o circonfusa da tanto azzurro, aerea navicella incantata in vetta al monte, da quali lontananze, da quale mondo arcano approdasti a quest'erema rupe, poi che varcasti l'oceāno? Verso di te la macchina ascende anela;: intero ecco percorso l'ultimo su per l'ocraceo clivo arduo sentiero; ecco mi risalutano dopo due anni ancor gli stessi pini, odoranti di resina all'alito dei venti trasmarini.
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