Sogno claustrale

 

Un sogno grande, taciturno, aperto,

in cui sorrida, verso il mezzogiorno,

ai capitelli intorno

un po' di sole e getti d'acqua tersi

con voce stanca una fontana versi:

e presso al chiostro una celletta spoglia

d'ogni gaiezza, solitaria e casta

con qualche vecchio libro di preghiere

da recitar le sere,

dopo il tramonto, in comunion coi morti.

Cosė chiedere a Dio

de la colpevol gioventų l'oblio,

sentir l'ore fluire

lente, serene e in pace al fin morire.

 

L'Angelo

Su la porta di casa,

scuro il volto, si affaccia

un uomo: un ghigno strano ha su la bocca,

bieco da l'occhio gli scocca

lo sguardo:

mentre si avvia, lo guardo.

Ecco, si ferma: un fanciullo

occhiceruelo, biondo

( sembra disceso dal mondo

degli angeli ) a quell'uomo ora parla.

Lo bacia egli e lo abbraccia,

si scioglie poi da l'amplesso:

or non č pių quello stesso,

or non ha pių quella faccia.

 

 

Atrietto ericino

 

Tacito  l'atrietto

ne l'ora mattinale

ha un'aria verginale,

una fermezza d'incanto:

d'una foglia che cade

dal susino od il trillo

di un uccello che svola...

poi pių nulla, silenzio;

poi ritorna l'incanto

e nel dolce stupore

l'anima resta sola.

Arrivo ad Erice

 

Erice bella, oāsi

di frescura e di pace, o circonfusa

da tanto azzurro, aerea

navicella incantata in vetta al monte,

da quali lontananze,

da quale mondo arcano

approdasti a quest'erema

rupe, poi che varcasti l'oceāno?

Verso di te la macchina

ascende  anela;: intero

ecco percorso l'ultimo

su per l'ocraceo clivo arduo sentiero;

ecco mi risalutano

dopo due anni ancor gli stessi pini,

odoranti di resina

all'alito dei venti trasmarini.

 

Testimonianze sul prof. Giuseppe Galati Mosella