Annysea - la Sirenetta di Taranto                          


 

L'ultimo cielo

Saziatevi occhi miei

di questo mare bianco,

che la frusta del maestrale

fa ruggire,

e sugli scogli in mille perle

s’infrange,

e non patisce

della rena che supina lo tradisce.

 

Saziatevi occhi

di questo mare quieto

che in confini terrestri si contiene

come un bimbo che sogna nel lettino.

E mentre sogna succhia il suo ditino

 

Riempitevi occhi miei

di questo ineguagliato plenilunio,

non fermate la conta delle stelle,

dalla Prima che nasce

sul ventre della sera

fino all’ultima che s’addormenta

nei mattini del mondo.

 

Riempitevi occhi miei

di questo girotondo

di astri, di comete,

di costellazioni,

del piccolo carro

che fermo si trascina

sulla dorsale d’argento

della luna.

 

Colmatevi occhi miei

di verdi prati,

dove spontanea spunta la cedrella

e il rosso papavero decora

il fedele ed umile tratturo,

che stradina di campagna fa più bella.

 

Catturate

fra le pieghe del cristallino

l’ultimo rosa dei peschi e dei ciliegi,

il  niveo candore del mandorlo e del pruno

e il giallo delle ginestre sazie di sole

quando indorano le valli e poi le alture,

 

Nello scrigno delle pupille conservate

come tra  pagine di una pergamena

il verde della giada

quando tenta d’eguagliare il filo d’erba,

 

il carato dell’oro delle messi,

le altezze dei cedri

dal Libano importati,

la rosa che profuma

e che ghermisce

la mano che la strappa

e la gualcisce.

 

Chi ha mani lievi venga

a svuotare le conchiglie

dei miei occhi

delle lacrime che ancora vi dimorano,

 

voglio colmare i miei occhi d’azzurro,

voglio colmare i miei occhi di mare,

voglio colmare i miei occhi di sole,  

perché quando il Buio

la Luce  dallo sguardo mi rapirà ,

li condurrò con me nell’altra vita,

dove non ci sarà tempo per l’amore,

dove non ci sarà tempo per godere

delle stelle raccolte con le mani,

della luna bevuta in un bicchiere.

 

 

Poema del mare

(Concerto a 4 mani di Alvaro Mutis & Anna Marinelli)

Venni a richiamarti
 alle scogliere
Lanciai il tuo nome
 e solo il mare mi rispose
nell'istantaneo latteo
e vorace delle sue schiume
.
 

Venni scalza

sulla rena notturna,

fredda carezza la sua,

mi ghermì

le caviglie..
 

Mi fu testimone la Luna

di novembre
 

Luna piena e gravida di stelle

(Era così leggero il mio passo

era così lontana

la voce del mio amato).
 

La spuma dell’onda

solitaria e triste

rifrangeva lacrime

di amanti infelici,

aveva creste argentine

aveva biancore d’ovatta,

aveva silenzi di addii.
 

E il disordine ricorrente
delle acque attraversa il tuo nome
come un pesce che si dibatte e fugge
 verso la vasta lontananza.
Verso un orizzonte di menta ed ombra,
viaggia il tuo nome
 rotolando per il mare.
 

Nel mutismo labiale

grido forte il tuo nome

dal sapore ambrato,

dalle verdi cromie

delle mentucce selvatiche,

il tuo nome rimembrante antichi Dei

il tuo nome di acque torrentizie.
 

Viaggia nell’universo

come Stella Nova,

come scia di cometa

che carpisce gli sguardi,

viaggia il tuo nome

 sulle corolle delle Ninfee

riluce il tuo volto

come nuovo Sole.

 

 

dal sito di Annysea 01-01-11