Annysea - la Sirenetta di Taranto                          


 

La stanza di Annysea

E poi, forse,
ti dirò ancora qualcosa
di me,
si ché tu possa affacciarti
sulla soglia
della mia stanza segreta,
e percepirne
i suoni ed i profumi
e, sottratto al silenzio,
qualche volta un grido.

Forse, tra il vaneggiare
dei gerani sul balcone,
potrai udire qualche volta
sospirare il tuo nome.

L’immaginato
sembiante riconoscere,
tra un verso pensato,
ed un altro rubato
ad una tua dolcissima
poesia.

 

 

Il pensiero era una vela

Seduta sullo scoglio
leggevo ad alta voce
Baricco - oceano mare -
Il faro di San Vito
mi stava ad ascoltare.

Bastava poco, a me,
per viaggiare di diporto,
non avendo zainetto,
non avendo passaporto.

Il pensiero era una vela
che sfidava la bonaccia,
la mia mente, come piuma
volteggiava vento in faccia.

Il vento del mare
il solo che parlasse
un linguaggio non banale,
con effetto sedativo
su di me che lo sentivo.

Il faro ciclope
col suo occhio di luce
dileguava ogni ombra
anche quando ella seduce.

Come velo sopra gli occhi
non nasconde pienamente
ciò che trema in fondo al cuore,
quel che passa per la mente.

Lucentezza di ametista
di opale, di turchese,
ciò che arde in cuor d’artista
altri, ignaro, mai comprese.

 

 

Annysea - la Sirenetta di Taranto