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Alla radice della vocazione marianista,
all'origine della nostra storia c'è una presa di coscienza della realtà
e la chiamata che attraverso di essa
Fondatori hanno ricevuto dal Signore per intraprendere una missione
evangelizzatrice.
Nella seguente lettera, scritta dal p. Chaminade al papa Gregorio XVI,
più che di "ispirazione" si parla di proposito". La nostra vocazione
personale poggia su questa chiamata fondante e da essa viene alimentata.
"Volendo opporre una possente diga al torrente del male, il Cielo mi
ispirò, agli albori del presente secolo, di sollecitare dalla Santa Sede il
titolo di Missionario apostolico, al fine di ravvivare o di riaccendere in
ogni parte della terra la divina fiaccola della fede, col presentare per
ogni dove a un mondo sbigottito folle imponenti di cristiani cattolici di
ogni età, sesso e condizione sociale, che, organizzati in speciali
associazioni, praticassero senza ostentazione, ma anche senza rispetto
umano, la nostra santa religione, in tutta la purezza dei suoi dogmi e dei
suoi precetti morali. Profondamente convinto della bontà di tale progetto e
incoraggiato da stimati Presuli, riversai tutta la mia anima in un'umile
supplica rivolta al nostro Santo Padre, il Papa Pio VII, il quale,
degnandosi di accogliere favorevolmente la mia preghiera, con Decreto del 28
marzo 1801, mi accordò i più ampi poteri. Da allora, Beatissimo Padre,
Congregazioni ferventi, di uomini e di donne, si vennero formando in varie
città della Francia; in poco tempo la religione poté felicemente annoverarne
un grande numero, ed è incalcolabile il bene che gliene derivò.
Ma per quanto tale mezzo, se sfruttato con sagacia, si dimostrasse
eccellente, tuttavia non bastava più. La filosofia e il protestantesimo,
assecondati in Francia dal potere, si sono impadroniti dell'opinione
pubblica e delle scuole, adoperandosi in ogni modo nel diffondere,
soprattutto a danno dell'infanzia e della gioventù, il libertinaggio del
pensiero, che è ancor più deleterio di quello del cuore, al quale peraltro
sempre
si accompagna. I mali scaturiti da tali situazioni sono semplicemente
incalcolabili. Davanti a Dio ho creduto allora che occorresse fondare due
nuovi Ordini, uno di donne e l'altro di uomini, i quali dimostrassero al |
mondo, con il loro esempio, che il cristianesimo non è
affatto una istituzione superata e che il Vangelo è ancora praticabile oggi
come 1.800 anni fa.
La Vocazione di Maria
Una vocazione che il p. Chaminade interpreta sempre in chiave attiva. Di qui
la sua continua allusione alla figura, opportunamente adattata, del
"canale" che San Bernardo applica a Maria. Maria è un esempio di vocazione
caratterizzata dall' "intraprendenza dell'amore", di un amore che rende
liberi: "Maria, con la sua carità, ha contribuito a dare al mondo il
Liberatore"."L'Onnipotente ha fatto in me grandi cose"(Lc 1, 49). Quanto è grande la
vocazione di Maria, che Dio ha predestinato fin dall'eternità a dare al
mondo Gesù Cristo! E badate bene che Dio non se ne serve, per realizzare
questo glorioso mistero, come di un semplice canale, ma come di uno
strumento volontario, che contribuisce all'attuazione di una così
grande opera non solo con le sue eccellenti disposizioni, bensì anche con un
coinvolgimento della volontà, ossia con la sua carità. Dio sospende
l'esecuzione dei suoi decreti fin tanto che Maria non abbia dato il suo
assenso.O "fiat" benedetto! Forse non riuscite ancora a rendervi conto di
come la parte che Maria ha avuto nel mistero dell'incarnazione sia il motivo
che ci fa ricorrere incessantemente a lei in qualsiasi nostra necessità.
Ebbene, Maria, con la sua carità, ha prestato la sua opera per dare al mondo
un Liberatore. Posto questo principio, la conseguenza è evidente: poiché Dio
una volta ha voluto darci Gesù Cristo per mezzo della santissima Vergine,
continuerà a darcelo sempre attraverso di lei, perché i suoi decreti non
cambiano, perché i suoi doni sono irrevocabili.
Siamo fatti da lui e per lui.
Ama il piano di Dio, ama il fatto di farne parte, ama la tua vocazione e ama
le conseguenze e gli impegni che ne derivano. Il Fondatore ti invita a
riconoscerti come "nato da Dio", frutto del suo amore. Da tale amore viene
pure la chiamata con i suoi imperativi: credi, spera, ama. Ma anche la
risposta è opera della grazia, una prova ulteriore del suo amore.
"Credi che Dio è il tuo Tutto, che è tuo Creatore? Credi che è lui a
mantenerti nell'essere, che è lui il tuo ultimo fine? Se gusti queste
verità, devi gustare anche quelle che logicamente ne conseguono. Infatti, se
credi che Dio è Tutto e gusti tale verità, non puoi non gustare la verità
che da essa scaturisce con altrettanta evidenza: che tu non sei nulla. Non
puoi non amare di annientarti davanti alla suprema Maestà.
Se credi che Dio è il tuo Creatore, non puoi non amare Colui che ti ha
creato. Egli ti ha creato per l'amore che ti porta da tutta l'eternità; non
puoi non vedere, contenuta in questa verità di fede, la tua assoluta
dipendenza da Dio e, quindi, il bisogno assoluto che hai della Provvidenza
nell'ordine della natura e della gra
zia. Ama, dunque, e gusta tale tua dipendenza.
Se credi che Dio ti mantiene nell'essere, che hai in Dio l'esistenza, il
movimento e la vita, come devi sentirti al sicuro in lui! Ma anche quale
timore filiale devi provare nei suoi confronti: egli può schiacciarti da un
momento all'altro, se gli rechi dispiacere!
Se credi che Dio è il tuo fine ultimo, che ti ha creato esclusivamente per
sé e che soltanto in lui puoi trovare in sommo grado la felicità cui aspira
il tuo cuore, devi amare il progetto che Dio ha attuato nel crearti e nel
mantenerti nell'esistenza, ma devi amare anche gli obblighi che ti derivano
da questo invidiabile destino: tutti i tuoi pensieri, desideri, progetti,
discorsi e scelte operative devono essere orientati al fine ultimo in vista
del quale sei stato creato.
Riconosci, cristiano, la tua dignità
La spiritualità umana è rivestita della stessa dignità divina. Il p.
Chaminade, in questa pagina, fa un escursus che va da San Giovanni a Sant'Ambrogio,
passando attraverso Sant'Agostino, per dimostrare la dignità umana: siamo
amati dal Padre, siamo figli nel Figlio, siamo eredi in virtù della
liberazione operata da Gesù e della santificazione operata dallo Spirito.
Non c'è itinerario spirituale possibile se non cominciamo col credere in
questa dignità e col difenderla.
"Vedete di quale amore ci ha
amati il Padre celeste, quale carità ci ha dimostrato nel chiamarci suoi
figli e nel renderci effettivamente tali, poiché nel battesimo ci ha
adottati (1Gv 3, 1). Quando uscimmo dal sacro fonte, il Signore ci rivolse
uno sguardo di amore, e disse di noi, come già del suo divin Figlio: "Questi
è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 17, 5).
Sant'Agostino ci fornisce un elenco particolareggiato dei doni che riceviamo
nel battesimo: "Considerate, fratelli miei, quali sono i beni che vi vengono
offerti in abbondanza col battesimo; non solo ci sottrae alla schiavitù del
demonio, ma ci rende santi; non solo ci rende santi, ma figli di Dio e
fratelli di Gesù Cristo; non solo figli di Dio, ma suoi eredi, coeredi di
Gesù Cristo; non solo coeredi di Gesù Cristo, ma sue membra, suo tempio,
strumenti vivi dello Spirito Santo. Renditi conto, o cristiano, della tua
dignità!".
E' verità di fede che Gesù, Uomo-Dio, è figlio unigenito di Maria, secondo
la carne. Maria è pertanto la Madre dei cristiani e, in un certo senso,
anche di tutti gli uomini. San Luca, nel racconto della nascita del
Salvatore, dice che Maria diede alla luce il suo figlio primogenito:
primogenito, ovviamente, dei figli spirituali.
Allo stesso modo va interpretato questo versetto del Cantico dei Cantici:
"Il tuo grembo è come un mucchio di grano in un campo di gigli (Ct 7, 3).
Nel grembo purissimo di Maria vi era un solo chicco di grano; tuttavia si
parla di un mucchio di grano, perché in quell'unico straordinario chicco,
che verrà definito primogenito tra molti fratelli, erano virtualmente
contenuti tutti gli eletti.
Il tono di queste parole del p. Chaminade è molto positivo. La bontà di Dio
lo riempie di entusiasmo e lo induce a concludere che se Dio è così buono,
non deve venir meno in noi la piena fiducia in lui, che è "il più tenero dei
padri". Per parlare della bontà di Dio, oltre all'immagine del padre, usa
anche quella dell'amico: da Dio padre,che è amico, ci si può attendere con
assoluta certezza consolazione, protezione e vita imperitura.
"La bontà del nostro Dio, la sua onnipotenza, 1'esperienza che abbiamo fatto
della sua protezione, anche nei momenti in cui non ce lo saremmo aspettato,
tutto deve alimentare in noi una filiale fiducia. Se egli vuole essere
chiamato Padre e il più affettuose padri, nulla può dispiacergli e, direi
anche, offenderlo, tanto quanto la mancanza di fiducia nella sua bontà. E,
viceversa, le sue misericordie e le sue grazie piovono in abbondanza su
un'anima che getta in lui tutti i suoi affanni e le sue pene. Quanto è
rassicurante avere per amico e consolatore questo Dio d' amore! Chi ripone
il lui la sua fiducia non perirà.
Lasciamolo fare
All'età di diciassette anni, Adele parla della vocazione con una maturità
impressionante. Ha capito che la chiamata viene da Qualcuno che sa meglio di
noi ciò che conviene. La lettera qui riportata testimonia una grande fiducia
e abbandono ("lasciamolo fare") e un grande spirito di fede e di preghiera
per operare il necessario di discernimento alla luce dello Spirito e per
mezzo di Gesù si rivela un modello di ascolto della chiamata e, insieme, una
guida vocazionale che preannuncia. la Piccola via di Teresa di Lisieux:
"Lasciamoci condurre".
"Il divino Spirito che discese sugli Apostoli e che è disceso anche su di
noi, se i nostri cuori vi erano preparati, è, mia cara amica, uno spirito di
luce. Supplichiamo dunque questa luce di illuminare i nostri passi, i nostri
comportamenti, le nostre azioni. Giovanissime come siamo, ne abbiamo ancor
più bisogno: abbiamo bisogno di essere illuminate sullo stato di vita al
quale ci destina e per il quale ci ha elargito le grazie che ci avrebbe
negato se fossimo state destinate a uno stato diverso da quello che egli
stesso ha scelto per noi.
Lasciamolo fare: sa meglio di noi il posto che ci conviene. Lasciamoci
condurre da una guida tanto abile; sottomettiamogli sempre i nostri desideri
e i nostri progetti. Se abbiamo in mente di abbracciare un certo stato di
vita, non pensiamoci, non parliamone affatto, perché nessuna motivazione
umana e naturale determini una falsa propensione per tale stato. Quando
saremo più adulte, allora potremo studiare i nostri gusti, le nostre
inclinazioni e le motivazioni che potranno farci decidere per un determinato
stato di vita piuttosto che per un altro. Ma bisognerà sempre consultare lo
Spirito Santo, e colui che è incaricato di guidare la nostra anima,
attraverso il quale Dio ci farà conoscere la sua volontà.
Nell'attesa, accontentiamoci di implorare i lumi dello Spirito Santo.
Fintanto che Dio non ci abbia definitivamente poste in uno stato di vita o
che noi non abbiamo abbracciato definitivamente quello in cui viviamo, ti
propongo di recitare tutti i giorni questa breve preghiera: "Vieni, o
Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del
tuo amore". Considerando la nostra età, tutto lascia supporre che dovremo
ripetere questa invocazione per parecchi anni. Ma che importa? Siamole
fedeli e recitiamola con fervore, e il Dio di bontà ci concederà ciò che gli
chiediamo nel nome del Signore Nostro Gesù Cristo, dal momento che Gesù
stesso ha detto: " Tutto ciò che chiederete al Padre mio, nel mio
nome, vi sarà accordato". Per questo dovremo terminare tale preghiera con le
parole: "Per Cristo nostro Signore. Amen".
Consiglio alle altre associate di fare altrettanto ad eccezione della
signora Belloc, che ha già abbracciato lo stato di vita al quale dobbiamo
supporre che la destinasse per la sua salvezza e per quella del suo sposo...
Adele de Batz .
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