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Immagine Chiesa | Immacolata | Vergine | Madre di Dio | Madre nostra | Assunta | |
Maria e le religioni |
Maria non è un mito, ma una donna vera, con una storia personale, anche se dal Nuovo Testamento possiamo ricavare solo alcuni tratti della sua personalità e non propriamente una biografia. Abita a Nazaret, città della Galilea di nessun rilievo. Appartiene a un ambiente popolare; va sposa a Giuseppe il carpentiere, inserendosi in un clan di ascendenza davidica. Partecipa attivamente ai fatti della vita: fa visita a una parente anziana, va in pellegrinaggio a Gerusalemme, interviene a una festa di nozze. Sa ascoltare e riflettere; ma anche parlare e prendere decisioni coraggiose. Contempla piena di stupore le meraviglie di Dio e attende da lui giustizia per gli oppressi, secondo la spiritualità dei poveri di JHWH . Cerca di comprendere i suoi progetti, pronta a mettersi a disposizione come umile «serva del Signore» (Lc 1,38): è questo l'unico titolo che si attribuisce. Fatica a capire suo figlio Gesù; lo segue con materna premura e con fede eroica; condivide con lui la povertà di Betlemme, l'esilio in Egitto, la quiete nascosta di Nazaret, lo strazio del Calvario. Infine, a Gerusalemme, è nel nucleo iniziale della comunità cristiana, in preghiera per invocare la venuta dello Spirito di Pentecoste: «Erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui» (At 1,14). Con questa informazione, terminano le notizie che abbiamo su di lei. Tutto ciò apparentemente, non è molto. Osserviamo però che Maria è presente nei momenti decisivi: Natale, Pasqua e Pentecoste; sono i momenti che segnano rispettivamente l'inizio, il compimento e la comunicazione della salvezza. Mentre suo Figlio è l'immagine personale di Dio salvatore, lei è il modello dell'umanità salvata: una di noi, ma redenta e associata a lui in modo del tutto singolare. In lei la Chiesa trova la sua prima e più perfetta realizzazione «nell'ordine della fede, della carità e della perfetta unitone con Cristo». Non per niente il Vangelo di Luca la presenta come la nuova Gerusalemme; il Vangelo di Giovanni la indica come la donna simbolo di Israele; l'Apocalisse la include insieme al popolo di Dio nella figura della donna vestita di sole, che genera il Messia ed è assalita dal drago nel deserto". Maria è al centro della Chiesa come in una perenne Pentecoste: «Non si può parlare di Chiesa, se non vi è presente Maria, la Madre del Signore, con i fratelli di lui». In lei si concentrano i doni di Dio: la presenza dello Spirito, la bellezza interiore della santità, la fede verginale, la carità materna, l'alleanza sponsale, la gloria celeste, la cooperazione alla missione salvifica di Cristo. In lei il mistero della Chiesa risplende di luce purissima. Maria impersona la Chiesa: non è un mito, è invece un modello concreto. È dentro la Chiesa, ma incomparabilmente più vicina a Cristo degli altri credenti. Ripercorrendo il cammino della sua esistenza, alla luce di questa posizione caratteristica, si comprendono meglio le sue singolari prerogative, che in definitiva si fondano sul mistero della divina maternità. (da La Verità vi farà liberi, catechismo CEI) |
Dio attua il suo disegno nella storia, realizzando l'opera della salvezza. Maria, eletta per essere Madre di Dio, è redenta insieme a tutti gli uomini ma in modo singolare: è preservata dal peccato. Il popolo d'Israele, invischiato con tutta l'umanità nell'amara esperienza del male, da secoli portava con sé una divina promessa: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2,21-22); «Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te» (Zc 2,14); «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!... Re d'Israele è il Signore in mezzo a te... Non temere!» (Sof 3,14-1()). La promessa si compie in Maria, come fanno intendere le allusioni ai testi profetici nelle parole dell'angelo Gabriele: Gioisci, «il Signore è con te... Non temere...» (Lc 1,28.30). In lei si realizza la vocazione d'Israele a diventare la sposa fedele, «tutta bella», non offuscata da nessuna macchia» (Ct 4,7); in lei appare il primo germoglio della Chiesa, «tutta gloriosa, senza macchia... santa e immacolata» (Ef 5,27), che risplenderà nelle nozze eterne. L'amore di Dio è creatore. Proprio perché ricolmata di grazia e amata in modo singolare, Maria è realmente tutta santa e tutta bella. Come l'apostolo Paolo, anzi a maggior ragione di lui, può dire: «Per grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana» (1 (;or 15,10). Nella tradizione della Chiesa, il comune senso della fede ha sempre conosciuto in Maria una incomparabile innocenza e santità. A poco a poco è arrivato ad acquisire anche la certezza della sua esenzione dal peccato originale. Finalmente nel 1854 il papa Pio IX ha definito solennemente: «La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale»". Ai nostri giorni il concilio Vaticano II, oltre l'esenzione dal peccato originale, ha sottolineato che Maria fin dall'inizio è stata adornata «degli splendori di una singolarissima santità» . Maria è figlia di Adamo e nostra sorella, congiunta «con tutti gli uomini bisognosi di essere salvati». Anche lei è redenta da Cristo, ma «redenta in modo ancor più sublime». Non viene tirata fuori dal fango come noi; è preservata dal cadervi. In lei rifulge maggiormente il primato della grazia di Dio: tutti «sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù» (Rm 3,24). Tuttavia, come una melodia può risuonare solo nell'orecchio e nel cuore di chi ascolta, così la grazia ha bisogno della nostra libera corrispondenza nella concretezza e nella storicità dell'esistenza; esige di essere accolta nella fede che agisce mediante la carità. Maria ha avuto il suo personalissimo cammino di fede e di carità: «Ha percorso il suo pellegrinaggio di fede e ha serbato fedelmente lei sua unione col Figlio fino ai piedi della croce». È cresciuta anche lei nella santità. Libera dal peccato originale e gratificata di doni eccezionali, ha progredito con passo spedito. Non ha conosciuto ritardi e deviazioni come noi; non ha commesso peccati personali. A ragione il popolo cristiano la venera come la "tutta santa". (dal catechismo degli adulti della CEI) |
"Nato dalla Vergine Maria": questa formula del Credo
ha un fondamento biblico. I due racconti dell'infanzia di Gesù, in Matteo ( cf.
1,18-25) e Luca ( cf. l, 26-38) giustificano questa affermazione. Secondo il
racconto dell'Annunciazione in Luca, Maria chiede all'angelo che le annuncia
l'incarnazione dell'Emanuele nel suo seno: "Come è possibile? non
conosco uomo." (Lc 1,34) Ciò indica bene come non sia sposata.
La risposta dell'angelo spiega la concezione di Gesù Cristo in Maria
come un'azione creatrice straordinaria dello Spirito di Dio: "Nulla è
impossibile a Dio"(Lc 1,37). Il racconto di Matteo è ancora più chiaro. In
sogno, un angelo spiega a Giuseppe, il fidanzato di Maria, come questa
diventerà madre: "Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo"
(Mt 1,20). Matteo vede in ciò il compimento della promessa dell' Antico
Testamento, che cita secondo una traduzione greca: " la vergine concepirà e
partorirà un figlio" (Is 7,14). Benché chiaramente fondata , la fede nella
nascita verginale di Gesù in questi due testi , solleva oggi numerose
difficoltà, dovute al fatto che si interpretano i testi biblici
applicando loro senza discernimento i metodi della critica storica moderna.
Presentiamo qui tre difficoltà. 1.I racconti di Matteo e Luca non sono dei racconti storici nel senso attuale del termine. Non sono però, da scartare come leggende senza fondamento storico; vanno compresi come racconti edificanti (haggada che attualizzano la tradizione del vecchio Testamento alla luce del suo compimento nel Nuovo). L'avvenimento e la sua interpretazione teologica, il racconto e la professione di fede sono qui mischiati indissolubilmente. Questi racconti contengono un nocciolo storico. Tuttavia, non vi si deve cercare anzitutto il fatto storico, ma le affermazioni di fede. Perciò ci si è chiesto se il tema della nascita verginale era semplicemente un modo di enunciare una verità di fede, o faceva lui stesso parte dell'enunciato di fede. 2. Ci sono scritti del Nuovo Testamento, particolarmente le epistole di san Paolo che, a differenza di Matteo e Luca, non parlano della nascita verginale di Gesù. Nei vangeli, Gesù è, talvolta, chiamato "figlio di Giuseppe" ( cf. Mt 13,55; Il 4,22; Jn 1,45; 6,42); o anche si parla dei "genitori di Gesù" al plurale. ( cf. Lc 2,27.41.43.48). La nascita verginale potrebbe apparire allora come una tradizione particolare o relativamente tardiva. Se tutte le tradizioni del Nuovo Testamento non conoscono la nascita verginale di Gesù, la fede in Cristo non potrebbe, oggi, ugualmente esprimersi senza farne riferimento? 3. In Matteo e Luca, la nascita verginale si situa nel prolungamento di una tradizione più vasta. Il Vecchio Testamento riporta tutta una serie di nascite miracolose a proposito delle grandi figure della storia d'Israele: Isacco, Sansone, Samuele e finalmente Giovanni Battista. Questa tradizione è ripresa ed allo stesso tempo superata con il racconto della nascita verginale; Gesù è così presentato come il compimento del Vecchio Testamento. Certi ricercatori hanno fatto, peraltro, dei confronti ellenistici o egiziani. Il tema della nascita verginale non è un procedimento letterario più o meno corrente all'epoca, che potrebbe essere compreso come un semplice modo di esporre una verità di fede? Non possiamo qui che abbozzare la risposta a queste domande. Abbiamo indicato già che la forma letteraria dei vangeli dell'infanzia non permette di concludere alla non storicità dei fatti che rievocano. Il loro genere letterario non esclude per niente una comprensione obiettiva, e non c'è dubbio che i loro autori volessero riportare fatti obiettivi. L'argomento che, nella loro forma attuale, questi testi non appartengono ai più vecchi strati redazionali dei vangeli, non è determinante. La veracità di un racconto non è difatti, necessariamente in funzione della sua anzianità. Del resto, questi testi, così come risulta dal loro linguaggio a forte colorazione semitica, riprendono loro stessi una tradizione molto più vecchia che risale ai primi anni del cristianesimo palestinese. La loro credibilità si trova irrobustita ancora dal fatto che Matteo e Luca attestano indipendentemente l'uno dall'altro questa stessa tradizione. Peraltro, il fatto che Gesù, in parecchi passaggi del Nuovo Testamento, sia chiamato "figlio di Giuseppe", non è un'obiezione decisiva. Difatti, secondo il diritto ebraico, i figli adottati portavano anche il nome del padre. Resta l'argomento tirato della storia delle religioni. L'ipotesi dell'influenza di tradizioni ellenistiche o egiziane non resiste ad un esame approfondito. Ci sono molte leggende imparentate, ma non dei confronti reali. Queste analogie non implicano una genealogia. Cosa diversa quando si parla delle corrispondenze tra i racconti evangelici e quelli del Vecchio Testamento che sono di un'importanza capitale. Ma il Nuovo Testamento non si accontenta di ripetere il vecchio; lo supera compiendolo. Si discute la questione di sapere se, nel testo ebraico originale, Isaia (7,14) parla esplicitamente di una "vergine", come l'hanno compreso la versione greca dei Settanta ed i Padri della Chiesa, o semplicemente di una ragazza in età di sposarsi, come lo pensano la maggior parte degli esegeti attuali. Comunque sia, Isaia annuncia una nascita che segna una nuova tappa nelle relazioni tra Dio e il suo popolo, e che, per il suo carattere inatteso, costituisce un segno per la fede. Questo miracolo, il Nuovo Testamento lo vede realizzato nella nascita verginale di Gesù. L'insegnamento della chiesa non afferma solamente la nascita verginale di Gesù. Il quinto concilio ecumenico, riunito a Costantinopoli nel 553, ha proclamato il dogma della verginità perpetua di Maria. Maria è restata non solo vergine prima, ma anche durante e dopo la nascita di Gesù. (cf. DS 422; 427; 437; FC 318; 322; 330). Lutero che affermava fermamente questa dottrina (Articoli di Smalkalda) non è seguito su questo punto dalla maggior parte dagli esegeti protestanti attuali. Questi rinviano ai passaggi della scrittura che parlano di fratelli e di sorelle di Gesù, (cf. Io 6,3; Mt 27,56; l Co 9,5) e che indicano particolarmente che Giacomo di Gerusalemme era il "fratello del Signore" ( cf. Ga 1,19). Gli esegeti cattolici hanno replicato che bisogna interpretare queste espressioni conformemente al linguaggio dell'epoca e comprendere che designavano i parenti stretti di Gesù, per esempio cugini e cugine. Da tutto ciò, non consegue che si possa provare storicamente la nascita verginale di Gesù, ma solamente che gli argomenti storici che si vorrebbe opporre non sono per niente costrittivi. Possiamo dire dunque che i testi del Nuovo Testamento autorizzano, da un punto di vista puramente storico, l'interpretazione dei Padri della Chiesa che si è fissata nel Credo. In fin dei conti, questi testi ci consegnano un mistero che non è accessibile ad un approccio puramente scientifico. Questo mistero si manifesta a noi solo se leggiamo i testi biblici con la Chiesa ed alla luce della sua tradizione, così come è consegnata nel Credo. Solo la professione di fede della Chiesa può portarci qui chiarezza e certezza. Il Nuovo Testamento attesta la nascita verginale di Gesù come un miracolo operato da Dio. La vera domanda è dunque questa: crediamo che Dio è realmente il Padre onnipotente? Escludere a priori la possibilità di una nascita verginale, risolleverebbe di nuovo la domanda su Dio e sulla natura della fede. Si verrebbe a dire che il mondo viene compreso come un sistema disperatamente chiuso in se stesso. La vera obiezione di molti nostri contemporanei contro la fede nella nascita verginale non è fondata su argomenti scientifici, ma procede dal modo di concepire il mondo così come è comunemente inteso. In questa prospettiva, la nascita verginale appare se non come assolutamente impossibile, almeno come altamente inverosimile. Non ammessa oggi come anche nel passato. Ma ciò che appare inverosimile agli uomini, è impossibile a Dio, oppure è vero che niente è impossibile a Dio, (cf. Lc 1,37) ? Ciò non significa che la fede debba augurarsi il più grande numero possibile di miracoli ed accettarli senza esaminarli. Le azioni miracolose di Dio hanno per scopo l'avvento del suo Regno. Questo Regno è per eccellenza il miracolo che Dio solo può compiere, e che è cominciato con la venuta di Gesù Cristo. La nascita verginale di Gesù significa nel dominio del corpo che l'azione di Dio apre un'era nuova all'umanità. È un segno dell'impotenza umana e dell'incapacità dell'uomo a salvarsi da sé. In una situazione dove gli uomini non vedevano più nessuna uscita, Dio, in modo meraviglioso, ha introdotto un dato nuovo per il potere creatore del suo Spirito. Non è un caso se, nel Nuovo Testamento, si parli sempre di verginità nel contesto dell'avvento del Regno di Dio. (cf. Mt 19,12; l Co 7,7.32-34). La verginità di Maria è anche in relazione stretta con la sua maternità divina. Non è senza ragione che Dio ha scelto di non seguire per l'incarnazione di suo Figlio la via normale della generazione umana. La via particolare della nascita verginale esprime simbolicamente il fatto che in Gesù, è Dio che si incarna. La nascita verginale manifesta, con un chiarezza insuperabile che Gesù, in quanto Figlio di Dio, deve unicamente la sua esistenza al Padre dei cieli, e che è tutto ciò che è a partire da lui e per lui. La nascita verginale è un segno di ciò che Gesù è : veramente il figlio di Dio. Il dogma della verginità permanente di Maria ( non solo prima, ma anche durante e dopo la nascita di Gesù), ha anche un significato simbolico. Disgraziatamente il dogma della verginità inerente alla nascita ha dato purtroppo, talvolta luogo, in certi vangeli apocrifi, ad affabulazioni altamente fantasiose. Gonfiando il meraviglioso, si ignora il senso profondo di questa affermazione dal punto di vista della storia della salvezza. Secondo la Genesi (3,16), il parto tra i dolori è un segno del fatto che la vita umana è stata perturbata profondamente dal peccato originale. Nel momento in cui la vita nuova appare e l'uomo sfugge a questo decadimento ereditario che è il frutto del peccato, la vita non viene più al mondo sotto il segno foriero della morte che è la sofferenza. La creatura fino ad allora straziata nel più profondo di se stessa ritrova la sua unità ed il suo equilibrio. Non è la realtà fisiologica della nascita che è stata differente nel caso di Gesù, ma il modo di cui Maria ha vissuto questa nascita, come un segno della salvezza dell'uomo tutto intero, corpo ed anima. Per questo la tradizione parla della gioia senza mescolanza di Maria alla nascita di suo Figlio. L'antico canto Ave maris Stella ( IX' secolo), chiama Maria "felix caeli porta", quella che ci ha aperto il cielo nella gioia. La verginità di Maria dopo la nascita di Gesù significa che Maria è restata vergine e non ha dato la vita ad altri bambini. Questa verità di fede è un ultimo bagliore del suo sì e della sua disponibilità totale alla volontà di Dio. Maria era interamente votata alla sua missione nella storia della salvezza. Così la verginità perpetua di Maria è un segno della sua santità, cioè del fatto che è stata messa a parte per il servizio di Dio e del suo popolo. Nella storia, questa verità di fede ha aiutato i cristiani a comprendere il senso dell'ideale del celibato liberamente scelto. Questo ideale non implica per niente un deprezzamento del matrimonio, ma al contrario la sua valorizzazione come un servizio particolare reso alla chiesa ed alla società. È per questo che , secondo la concezione cattolica, la dignità della verginità e l'elevazione del matrimonio alla dignità di sacramento, vale a dire segno di salvezza, sono legati indissolubilmente. (Dal catechismo della Chiesa Cattolica tedesca) |
Che Maria sia la madre di Gesù, il Nuovo Testamento l'attesta a più riprese (cf. Mt 1,18; 2,11.13.20; 12,46; 13,55; Jn 2,1; Ac 1,14). Il racconto della Natività indica senza ambiguità che Maria, come ogni altra madre, ha portato Gesù per nove mesi in grembo e, venuto il tempo, lo ha dato alla luce (Lc 2,5-7). Tutto ciò è ben più di una maternità fisica e di una relazione puramente individuale tra Gesù e Maria; costei non è solamente la madre del Signore secondo la carne; la sua fede costituisce una dimensione essenziale della sua maternità. Prima di concepire carnalmente Gesù, l'aveva accolto e concepito nella fede. Più ancora dell'esclamazione: "Beato il ventre che ti ha portato ed il seno da cui hai preso il latte! ", è la risposta di Gesù che si applica a lei: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!"(Lc 11,27-28; cf. 8,21). Già prima Elisabetta aveva lodato Maria per la sua fede: "Beata colei che ha creduto" (Lc 1,45). A causa del suo sì, Maria, in quanto madre di Gesù, è anche un personaggio chiave della storia della salvezza. È per questo che Luca l'onora del titolo di Madre del Signore (Lc 1,43). Il racconto dell'annunciazione, nel vangelo di Luca, ci indica in modo ancora più preciso ciò che significa la maternità di Maria: costei non è solamente la madre di Gesù e la madre del Signore, ma la madre del Figlio di Dio. "Lo Spirito Santo scenderà su di te su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio". (Lc 1,35; cf. Ga 4,4). In questo passaggio, si percepisce un'eco del racconto del Vecchio Testamento là dove la gloria di Dio camminava davanti ad Israele sotto forma di una nube luminosa (cf. Ex 13,21) e rimaneva in mezzo al popolo nella tenda sacra ( cf. Ex 40,34). La nube è il simbolo della presenza onnipotente di Dio in mezzo al suo popolo. Che lo Spirito di Dio copra Maria con la sua ombra, significa che è la nuova casa di Dio, la nuova tenda dell'alleanza nella quale il Verbo di Dio ha scelto di abitare tra noi( cf. Jn 1,14). Partendo da questi testi biblici, la Chiesa ha potuto, nel terzo concilio ecumenico, ad Efeso (431), insegnare che Maria è la madre di Dio. Questo articolo di fede è comune a tutti i cristiani. Perfino i riformatori (i protestanti) del XVI" secolo lo hanno accettato. L'espressione "madre di Dio" deve essere ben compresa. Beninteso, Maria non ha partorito Dio in quanto tale. Non sarebbe il vangelo, ma la pura mitologia, dove spesso si afferma un principio femminile nella divinità e talvolta si parla di una "quaternità " (divinità quadruplice). Maria, come la presenta la Bibbia e come la vede la Chiesa, è e resta una creatura! Non ha partorito Dio in quanto tale, ma Gesù Cristo nella sua umanità ontologicamente unita alla sua divinità. La fede nella maternità divina di Maria è dunque, in definitiva, una conseguenza della fede in Gesù Cristo che è, nell'unità della sua Persona, vero Dio e vero uomo. Quando la Chiesa venera Maria come madre di Dio, vuole attraverso ciò glorificare Gesù Cristo che è l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini. (dal catechismo della Chiesa cattolica tedesca) |
Il titolo onorifico di "Madre di Dio" appare per la prima volta in una preghiera già attestata verso l'anno 300. La diciamo ancora oggi: "Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, santa Madre di Dio. Non disprezzare le nostre preghiere quando siamo nella prova, ma da tutti i pericoli liberaci sempre, Vergine gloriosa. Vergine benedetta." Questa bella e antica preghiera ci ricorda che, come madre di Dio, Maria è anche nostra madre. Ma in quanto tale, non ha altra missione che condurci a Gesù Cristo, suo Figlio. Perché, come madre di Gesù Cristo, è la porta della salvezza per tutti quelli che appartengono a Gesù Cristo. È la madre dei membri del Corpo di Cristo la cui testa è Gesù, suo figlio, cf. LG 53. Il Suo amore materno include la preoccupazione per i fratelli e le sorelle di suo Figlio il cui pellegrinaggio sulla terra non è finito, e che si trovano ad affrontare pericoli e prove di ogni tipo. E' per questo che viene invocata "nella chiesa sotto i titoli di avvocata, di ausiliatrice, di soccorritrice, di mediatrice" (LG 62). Questa fede nell'intercessione, nell'aiuto e assistenza di Maria è attestata abbondantemente nelle preghiere che ci ha tramandato la tradizione della Chiesa. Traspare specialmente nella seconda parte dell'Ave Maria, la più conosciuta fra tutte le preghiere mariane: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte." Ciò che sembra scontato nelle preghiere tradizionali cattoliche, suscita delle obiezioni da parte dei protestanti. Questi venerano Maria (ed i santi in generale), come modelli di fede; ma rifiutano di invocarli per chiedere la loro intercessione ed il loro aiuto. Secondo la concezione cattolica, c'è una distinzione essenziale tra le invocazioni rivolte ai santi e l'adorazione riservata a Dio solo; questa non può rivolgersi mai ad una creatura, compresa quindi anche Maria (cf. LG 66). L'invocazione rivolta a Maria, ed ai santi, non implica, non nega o trascura la verità che Gesù Cristo è l'unico Mediatore della salvezza (cf. l Tm 2,5-6). Già Sant' Ambrogio affermava che l'intercessione di Maria nulla toglie e nulla aggiunge alla dignità ed all'efficacia dell'unico Mediatore. L'intercessione di Maria dipende difatti totalmente dall'azione redentrice di Gesù Cristo, da dove trae tutto il suo potere. (cf. LG 60-62). Risulta finalmente dal fatto che tutti i membri del Corpo di Cristo sono solidali gli uni verso gli altri. "Se un membro soffre, tutti le membra soffronoinsieme; se un membro è onorato tutti le membra gioiscono con lui" (l Co 12,26). Secondo la concezione cattolica, la fiducia nella mediazione e nell'intercessione di Maria illustra bene il modo misterioso di servirsi, da parte di Dio, di certi esseri umani per portare ad altri la salvezza. In Maria, è tutto il genere umano che si trova onorato. Per esprimere la sua venerazione al riguardo di Maria e la fiducia che ha nella sua intercessione, la pietà cattolica le dà numerosi titoli. Accanto a quelli già indicati: "Madre che intercede, ausiliatrice, mediatrice", ci sono certe espressioni che sono un po' eccessive e possono urtare i cristiani non cattolici e indurli in errore sulla vera dottrina cattolica; tuttavia, quando li si colloca nel contesto di un sana teologia mariana, possono giustificarsi. Questa osservazione si applica innanzitutto al titolo di "Mediatrice di tutte le grazie". Questa denominazione non tende per niente a negare o a sminuire il fatto che Gesù Cristo è l'unico Mediatore; vuole dire che Maria, con il suo sì, ha accettato in nome di noi tutti la venuta di questo Mediatore di tutte le grazie e che si associa continuamente a questa mediazione salvifica di Gesù con la sua intercessione. Per significare che Maria supera in grazia tutti gli altri santi, la si invoca e la si onora come Regina del cielo. Troviamo ciò in una preghiera molto conosciuta come la Salve Regina: "Salve Regina, madre di misericordia" (XI" secolo), o nel Regina caeli: "Regina del cielo, rallegrati" (XII" secolo). Infine, per esprimere il posto unico di Maria nella storia della salvezza come prototipo della chiesa, la si chiama non solo la madre dei cristiani, ma anche la Madre della chiesa. Di fronte a queste forme di pietà e ad altre, bisogna tenere conto dell'avvertimento del papa Paolo VI nella sua "Lettera apostolica Marialis cultus" (1974). Il papa chiedeva un rinnovamento della devozione a Maria, radicata nella Bibbia, coerente con la fede al Cristo e alla Trinità, e che, senza sacrificare nulla di essenziale, tenesse conto della sensibilità dei cristiani non cattolici e dei modi di espressione proprie alla nostra epoca e ad ogni cultura. Metteva espressamente in guardia, col concilio Vaticano II ( cf. LG 67), contro le forme aberranti della pietà mariana che supera i limiti della sana dottrina, sollecitano la credulità o la curiosità popolare con racconti di miracoli fantasiosi, moltiplicano le pratiche formalistiche o degenerano in una sentimentalità tutta superficiale. Il culto reso a Maria deve avere per obiettivo ultimo la glorificazione di Dio e la cristianizzazione della vita. Da questo punto di vista, bisogna riconoscere che la pietà mariana cattolica ha portato, nonostante certi eccessi da condannare, frutti abbondanti. (dal catechismo della Chiesa cattolica tedesca) |
Maria accompagna la Chiesa nel suo cammino e la precede alla
meta. Assunta in cielo in anima e corpo, vive nella completa e definitiva
perfezione della comunione con Dio e costituisce la primizia della
Chiesa, gloriosa, che si compirà alla risurrezione universale dei morti,
ponendosi davanti a noi come modello concreto della speranza cristiana. La verità dell'assunzione di Maria è emersa lentamente lungo i secoli, con crescente chiarezza, nel comune senso della fede del popolo cristiano, in oriente e in occidente. Infine è stata solennemente definita da Pio XII nel 1950: «L'immacolata Madre di Dio e sempre vergine Maria, finito il corso della sua vita terrena, è stata assunta, in corpo e anima, alla gloria celeste». È la Pasqua di Maria, frutto della Pasqua di Gesù. È il compimento di un'unione senza pari con il Signore della vita, il coronamento dei doni di grazia e di santità a partire dall'immacolata concezione, il premio alla sua obbedienza di fede e al suo servizio di carità. Per noi, che avanziamo a fatica in mezzo alle prove del tempo presente, la gloriosa Vergine risplende come stella del mattino che annuncia il giorno, come stella del mare che indica il porto ai naviganti: «Brilla quaggiù come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio che è in cammino, fino a quando arriverà il giorno del Signore». (dal catechismo per adulti della CEI) |
Maria e le relazioni interreligiose La Beata Vergine Maria un segno per i credenti del terzo millennio. |
Sempre più, nel mondo di oggi, persone di religioni e di culture differenti si incontrano ed entrano in relazione. Attraverso questi contatti, coloro che credono in Gesù Cristo hanno numerose occasioni per testimoniare la loro fede, per annunciarla o per stabilire una forma di relazione interreligiosa con i membri delle diverse confessioni religiose. Il piano della salvezza di Dio per tutta l'umanità ha il suo centro in Gesù Cristo, solo ed unico Salvatore di tutti, secondo la fede cristiana. Nella messa in opera di questo piano, un ruolo speciale è stato assegnato alla Beata Vergine Maria, come testimoniano i Vangeli ed anche la promessa di un Salvatore nel libro della Genesi. I cristiani ed i cattolici in particolare si interrogano spesso sul ruolo della Vergine di Nazareth nelle relazioni interreligiose. Di conseguenza sono felice di essere stato invitato a proporre alla vostra assemblea, in questo santuario rinomato dell'Immacolata Concezione, alcune riflessioni sulla "Beata Vergine Maria, segno per i credenti del terzo millennio". Cominciamo da una breve esposizione del ruolo della Vergine Maria nelle principali religioni: il Cristianesimo, l'Ebraismo, l'Islam, l'Induismo, il Buddismo ed altre religioni. Innanzi tutto considereremo il ruolo provvidenziale di Maria nell'approccio cristiano delle persone di altre religioni. Successivamente esamineremo come membri di diverse religioni possono guardare Maria come una donna modello, come una sorgente d'ispirazione per la difesa della famiglia e della vita umana e come modello di apertura a Dio. Concluderemo queste riflessioni meditando sulla Santa Vergine come legame di armonia tra i credenti.
1. La Beata Vergine Maria nella fede cattolica. Essendo queste le riflessioni di un cattolico, è bene che siano precedute da una presentazione della Beata Vergine Maria secondo la fede cattolica. Dopo la caduta dei nostri primi genitori, Dio ci ha promesso un Salvatore. Dio ha maledetto il serpente: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" (Gn 3, 15). Questo legame tra "La donna" ed il Salvatore promesso è stato reso ancor più manifesto dal profeta Isaia: "la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (Is 7, 14). Alla "pienezza del tempo" (cf Gal 4, 4; Eb 1, 2) Dio ha inviato l'Arcangelo Gabriele ad annunciare alla Vergine di Nazareth, con poche parole concise, il suo piano divino di salvezza ed il ruolo che sarebbe stato suo in qualità di Madre verginale del Salvatore. Maria ha accettato. Maria ha obbedito. Lei è divenuta la Madre del Figlio che ha assunto la nostra natura umana. Dio ha dotato Maria di doni eccezionali. Concepita senza il marchio del peccato originale, è stata salutata dall'arcangelo come la "Piena di grazia". Lei è la figlia diletta del Padre, la Madre del Figlio di Dio ed il tempio dello Spirito Santo (cf. Lumen Gentium, 53). Maria ha avuto sia la gloria della maternità che quella della verginità. Lei è "il solo orgoglio della nostra natura corrotta". Lei può essere chiamata il capolavoro di Dio. S. Agostino fa l'elogio di questa meraviglia: "Lui (Dio) ha scelto la Madre che aveva creato; ha creato la Madre che aveva scelto" (Sermone 69, 3.4). Associata al Salvatore, è stata con il Cristo in tutti i momenti chiave della storia della Redenzione: al suo Concepimento, nella sua Natività a Betlemme, nella sua vita privata a Nazareth, alle nozze di Cana, in occasione dei suoi miracoli e dei suoi insegnamenti e, soprattutto, al Calvario, all'Ascensione ed alla Pentecoste. Come dice il Concilio Vaticano II-, "durante la vita pubblica di Gesù, sua madre appariva espressamente' (Lumen Gentium, 58). La Vergine Maria è legata alla Chiesa in modo particolare. °Il suo amore materno la rende attenta ai fratelli di suo Figlio il cui pellegrinaggio non è compiuto, o che si trovano impegnati in pericoli e prove" (Lumen Gentium, 62). Lei è un modello per seguire il Cristo, non solo per ogni cristiano, ma anche per la Chiesa nel suo insieme. La Chiesa la onora con affetto e pietà filiali, come una madre amatissima. Tutte le generazioni la chiamano Beata (cf. Lc 1, 48). Vediamo dunque perché papa Giovanni Paolo II parla di "carattere unico del suo ruolo nel mistero del Cristo" (Redemptoris Mater, 9). "La religione non deve mai diventare un motivo di conflitto, di odio e di violenza... L'umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza. È urgente che un'invocazione corale si innalzi con insistenza dalla Terra verso il Cielo per implorare dall' Onnipotente, che ha nelle sue mani il destino del mondo, il grande dono della pace." (Invito alle religioni del mondo a pregare per la pace rivolto da papa Giovanni Paolo Il il 24 gennaio 2002). (Nella nostra foto: Assisi, r/ ottobre 1986: prima Giornata Interreligiosa di Preghiera perla Pace). Esaminiamo adesso se, nelle altre religioni, possiamo trovare una traccia, non fosse che un'allusione, una evocazione di questa straordinaria Vergine Madre.
2. Maria nella Bibbia Ebraica: una visione cristiana Eva, la prima donna, è presto diventata colei che, con Adamo, ha trascinato tutta l'umanità nel naufragio del peccato originale. Dio ha promesso un Salvatore e la madre del Redentore è stata annunciata nello stesso momento, nel testo della Genesi già citata: "lo porrò inimicizia tra te e la donna" (Gn 3, 15). Abramo, nostro "padre nella fede", ha obbedito in modo totale ed incondizionato alle promesse di Dio, anche quando, a causa di avvenimenti esterni, gli è stato difficile vedere come queste promesse si sarebbero compiute. Papa Giovanni Paolo II, nella sua omelia a Nazareth, il 25 marzo 2000, ha chiamato la Vergine Maria "la più autentica delle figlie di Abramo" perché, con una grande fede, è divenuta la Madre del Messia e la Madre di tutti coloro che credono (cfr. 1'omelia pubblicata da "L'Osservatore Romano" nella edizione settimanale in lingua francese, 4/4/2000, p. 11). Ecco i simboli della Vergine Maria che si possono trovare nella Bibbia ebraica, L'Antico Testamento per i cristiani: La Vergine Madre promessa nella Genesi e da Isaia, la Figlia di Sion, il Giardino dell'Eden, la diletta del Cantico dei Cantici, e l'Arca dell'Alleanza. Ruth è un simbolo di Maria e della Chiesa perché si colloca in modo provvidenziale nell'albero genealogico del Cristo. Ester e Giuditta sono anch'esse simboli di Maria, in quanto associate al Salvatore nella realizzazione del piano divino di salvezza. La Vergine Maria potrebbe essere vista, a fianco del Cristo, come la più grande gloria del popolo ebreo. È nel seno di questo popolo dell'Alleanza che Dio ha scelto questa figura eccezionale che dà i natali al Salvatore dell'umanità. Noi possiamo solo pregare la Santa Vergine di farci ottenere la grazia di promuovere sempre meglio le relazioni ebreo cristiane.
3. Maria e l'Islam. La fede musulmana è fondata sul testo del Corano, argomentato da tradizioni orali provenienti da Maometto. Il Corano fa riferimento a Maria 34 volte, la sola donna che il libro chiama col suo nome; una delle sure (capitoli) del Corano porta il suo nome.Il Corano fa menzione della Natività di Maria (3, 33-37), della sua presentazione al Tempio (19, 16-17; 3, 37. 42-44), dell'Annunciazione (19, 17-21; 3, 45-51), della sua verginità (19, 20; 21, 91: 66, 12), della nascita di Gesù (19, 23-26) e, forse (il riferimento è ambiguo), della sua Assunzione in Cielo (23, 50). La preminenza di Maria nel Corano può essere riassunta dal versetto che ricorda il saluto di Gabriele a Maria nel Vangelo di Luca: "Maria, Dio ti ha scelta. Ti ha resa pura e ti ha innalzata al di sopra di tutte le donne dell'universo". Maria è considerata come un segno (aya) (23, 50-51) e un modello (mathal) (66, 10-12) per l'umanità. Il Corano menziona che Maria è stata scelta proprio da Dio (3, 42), resa pura (3, 42), che lei è una santa donna (siddiga) (S, 7S), un modello di fede in Dio (66, 12), di fiducia nella provvidenza (3, 37), di ricorso istintivo a Dio (19, 18), di abbandono alla sua volontà (3, 37; 19, 21), di devozione (66,12), di modestia verginale (21, 91), di pietà e raccoglimento (19, 17), di silenzio rispettoso (19, 26), di preghiera (3, 43), e di digiuno (19, 26). Certe tradizioni "hadith" (N.d.t. tradizione canonica intorno ai detti ed ai fatti di Maometto) provenienti da Maometto sembrano fare riferimento all'Immacolata Concezione di Maria. Ci sono molte varianti di "hadith": una di queste dice: "ogni neonato, ad eccezione di Gesù e di Maria, emette un grido nel momento della nascita perché Satana lo tocca". Maria e Gesù, a differenza degli altri figli di Adamo, non hanno commesso nessun peccato (dhunub)". Muslin, Sahih II; 224; Bukari, Sahih II; Ibn Hanbal, Musnad, 233, 274, 288; Tha'labi, Oisas, 372; Tabari, Jami al Bayan, VI: 7887-7998). Un altro "hadith" afferma che Maria è "la regina di tutte le donne nel paradiso" (Ibn Hanbal, Musnad, 111: 64. 80). Molte varianti "hadith" considerano Maria "superiore alle tre donne più eccellenti che siano mai esistite: A'isha, Khadija, e Fatima" (labari, VI: 7026-7097). Il Corano si preoccupa di affermare l'umanità di Maria, in contrasto con alcune concezioni dell'epoca che facevano di lei una semi dea. Questo è approvato dall'ortodossia cristiana, perché la Chiesa insegna che Maria, benché molto esaltata, resta sempre una creatura. Ci sono differenze significative tra le credenze musulmane e cristiane a proposito della Vergine Maria. Così come l'Islam non accetta il dogma della Santissima Trinità, rifiuta anche l'insegnamento secondo il quale Gesù Cristo è figlio di Dio e dunque Dio e di conseguenza Maria come madre di Dio (Theotokos). Per il Cristianesimo questi dogmi hanno un'importanza fondamentale. Il nome di Maria, Mariam, è adottato da molti musulmani. Quando i musulmani la nominano, dicono sempre "Nostra Signora Maria" (Sittna Mariam). Inoltre, l'ortodossia musulmana approva solamente le preghiere rivolte a Dio, la preghiera d'intercessione non è direttamente diretta verso Maria (né verso Gesù o Maometto). Tuttavia, a livello popolare i musulmani, specialmente le donne, visitano i Santuari mariani in Egitto, a Damasco, in Libano, alla "casa di Maria" a Izmir (Efeso) in Turchia, ad Algeri ed in Indonesia e la pregano. La Madonna del Libano veglia sui cristiani e sui musulmani. Ma se si parla loro , in modo convincente, della reale grandezza della Madonna come la Madre Immacolata del Redentore, potrebbero allora raggiungere il rispetto e la venerazione che le sono realmente dovute.
4 Maria nell'induismo Fin dai tempi antichi, in India sono conosciute e molto venerate delle dee. Le migliaia di immagini femminili ritrovate nel Nord Ovest dell'India nelle rovine della civiltà della Valle dell'Indo (verso il 2500-1500 a.C.)indicano che le dee hanno avuto un ruolo importante nella religione di questa cultura, benché le divinità maschili abbiano dominato la tradizione testuale. Il culto quotidiano delle dee, nell'Induismo, si nota innanzitutto nei villaggi, dove il culto della dea occupa un posto molto grande. Tra queste dee, numerose sono quelle che hanno una reputazione regionale o locale, benché queste possano essere associate nello spirito di certi campagnoli alle dee della tradizione letteraria. Queste dee del villaggio si preoccupano delle esistenze, degli interessi, del benessere di piccole comunità. Sono associate in modo particolare alla fertilità, sia dei raccolti che degli esseri umani, così come alle malattie. Queste dee vengono abitualmente onorate da tutti i membri del villaggio e la loro prima identità è legata ad un villaggio specifico. Tra i teologi induisti, alcuni credono nell'esistenza di una Grande Dea che si manifesterebbe sotto svariate forme. Le numerose dee della tradizione Indù sono tutte manifestazioni di un principio cosmico unificante, di carattere attivo, potentemente fecondo e femminile. Benché questo grande personaggio sia noto sotto numerosi nomi, lo si chiama in generale semplicemente Devi (Dea) o Mahadevi (grande Dea). Viene spesso chiamata Sakti, che significa "potenza" e suggerisce i suoi grandi ed inesauribili poteri creatori. Questa Grande Dea è fondamentalmente una divinità attiva, attenta alla stabilità del mondo ed ai bisogni dei suoi fedeli. Nonostante questa presenti un lato oscuro, distruttore, assetato di sangue, questo aspetto della Grande Dea è visto come facente naturalmente parte di un senso dell'ordine che si rivolge a tutto ed affermante l'interazione positiva e necessaria tra la vita e la morte, tra la creazione e la distruzione, tra la forza ed il riposo nella natura del cosmo. La devozione dei fedeli dell'Induismo e delle altre religioni indiane verso la Santissima Vergine Maria deve essere capita in questo contesto di dee Indù che sta per essere menzionato. Il concetto popolare della dea Indù non si può applicare alla Madonna, anche se in lei si trovano molti degli attributi delle dee Indù. Lei è rispettata e venerata a livello popolare come una santa donna che risponde alle loro preghiere per bisogni materiali o spirituali.
5. Maria nel Buddismo Il Buddismo, nel senso stretto ed originale, non parla di Dio, e quindi non potrebbe fare posto ad una figura che corrisponderebbe alla Beata Vergine Maria nell'economia della salvezza. Nondimeno, il Buddismo ha inculcato, fin dalle origini, la virtù fondamentale della benevola compassione (maitrè-karena) il cui esempio era una madre che si sacrificava per suo figlio: "Come una madre" canta un antico Sutra (scritto sacro buddista) "ama e difende suo figlio diletto a prezzo della propria vita, così voi, oh monaci, dovete coltivare senza limite la virtù della benevola compassione verso tutte le cose viventi". Nel corso dei tempi, all'interno del Buddismo Mahayana (forma che prevale in Giappone, in Corea ed in Cina), è apparso e si è diffuso il concetto di Kannon-Bosatsu (in sanscrito, bodhisattva Avalokitésvara), il Budda-madre dalla compassione infinita. La devozione a Kannon-bosatsu si è rapidamente propagata in Cina, in Corea ed in Giappone. 1 numerosi templi dedicati a questo Kannon sono diventati i luoghi preferiti di pellegrinaggio buddista. Un dettaglio interessante della storia del cristianesimo in Giappone: una terribile persecuzione fu condotta contro i cristiani, durante i tre secoli, del tempo in cui Tokugawa era "shogun" (governatore). I cattolici perseguitati hanno mantenuto la loro fede grazie alle piccole statue di Maria-Kannon. (Kannon era una dea di misericordia venerata dai buddisti). C'erano statue rappresentanti in apparenza Kannon, ma che in realtà venivano venerate come la Beata Vergine Maria (spesso con Gesù tra le sue braccia). I cattolici sono sfuggiti in questo modo all'attenzione delle autorità. Oggi numerosi buddisti, specialmente quelli del Giappone, quando vengono a visitare l'Europa scelgono Lourdes come loro luogo preferito di pellegrinaggio. L'immagine di Maria, Madre e sostegno dell'umanità ferita e sofferente, attira molto i cuori dei buddisti. che evidentemente non dimenticano Kannon. Nel mese di ottobre del 2000, Phra Sommai, sacerdote buddista del tempio di Kaew Praew nel Nord della Tailandia, amico del movimento dei Focolari nella Chiesa cattolica, ha partecipato all'udienza generale del mercoledì del Santo Padre, poi ha visitato i centri dei Focolari a Rocca di Papa e a Loppiano. Conoscendo la parola buddista che dice "essere una madre significa essere una presenza d'amore che accoglie e che crea un focolare", ha scritto questo poema davanti alla sacra immagine della Madonna della Luce di Tonadico (la traduzione è mia):
Madre dell'Amore Volto sereno, tu abbracci l'universo, lo sguardo rivolto verso il basso sembri triste, ma sei piena di dolcezza, di benevolenza di misericordia infinita, con le mani giunte che danno la benedizione del cuore. Nei momenti di solitudine, voltandomi verso lei, ho sentito il calore della sua presenza vicinissima. Per chi è nell'errore, tu sei una sicura consolazione. Nelle preoccupazioni, tu sei una guida ed una luce. Tu ci dai la felicità, il riposo, e da te otteniamo tutto, ma non ti aspetti nulla in cambio, perché tu sei distacco assoluto. (citato in Mariapoli 11/2000, pag. 19).
6. Immagini di Maria in altre religioni Sarebbe interessante che persone competenti potessero studiare se si trovano immagini o tracce più o meno palesi di Maria in altre religioni come lo Scintoismo, la religione Sikh, Baha'i e il Taoismo. Penso a qualità come la maternità, la verginità, la misericordia, la compassione, la costruzione della famiglia, la riconciliazione e l'armonia tra fratelli e sorelle e l'amore gratuito.
7. Il ruolo provvidenziale di Maria nell'approccio cristiano di persone di altre religioni In virtù della natura stessa della vocazione e della missione conferite dal battesimo e rinforzate dagli altri sacramenti, i cristiani sono chiamati ad incontrare le persone di altre religioni e naturalmente ogni essere umano. Questa missione o questa vocazione si manifestano in tre modi: la testimonianza, l'annuncio ed il dialogo. In ognuna di queste attività la Beata Vergine Maria è per i cristiani un grande modello ed un grande sostegno. La testimonianza che i cristiani rendono al Cristo si può esprimere attraverso l'amore gratuito per gli altri. Il Cristo stesso ha dato l'esempio supremo soffrendo e morendo per la salvezza dell'umanità: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Gesù ha perdonato i suoi nemici, compreso quelli che lo hanno crocifisso: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Le 23, 34). La Beata Vergine Maria ha servito Dio ed è andata subito dalla cugina Elisabetta per renderle visita e per aiutarla. È rimasta in piedi alla base della Croce e non è riportata alcuna parola detta contro chi stava crocifiggendo suo Figlio innocente. Lei è un modello di testimonianza cristiana. Il cristiano dovrebbe, quando le circostanze lo raccomandano, annunciare la Buona Novella di Gesù Cristo agli altri, con il proposito di offrire loro una possibilità di accettarla liberamente, diventando membri della Chiesa dove si ricevono nella pienezza e abbondanza i mezzi della salvezza. Maria, che porta Gesù nel suo grembo per santificare Giovanni Battista, è un modello di cristiano che porta il Cristo per il mondo. Nelle diverse religioni, le persone cercano risposte alle grandi domande che concernono l'esistenza umana sulla terra, ad esempio l'origine dell'uomo, la natura del bene e del male morale, la ragione della sofferenza, l'essenza della felicità e ciò che sopravviene dopo la morte. Visto che non è sempre facile raggiungere la verità religiosa, si possono commettere errori cercando delle risposte. Così si spiega lo svilupparsi di sette esoteriche o pseudo religiose, la ricerca di felicità attraverso l'auto illuminazione, la credenza nella reincarnazione e le idee confuse sulla vita dopo la morte. Una piena partecipazione alla rivelazione di Dio in Gesù Cristo con un gioioso annuncio del Vangelo dovrà percorrere un lungo cammino per rispondere a queste domande brucianti del cuore umano. La dottrina cattolica insiste anche sulla volontà salvifica universale di Dio, "il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1 Tim 2, 4). È perché il piano divino della salvezza include ogni uomo e Dio non rifiuterà la grazia necessaria alla salvezza ad una persona che è aperta alla sua azione divina e che segue la propria coscienza in materia di rettitudine morale (cfr. Lumen Gentium, 16). Nondimeno, la piena adesione al Vangelo di Gesù Cristo offre alle persone una maggiore opportunità di ricevere i mezzi per la salvezza. Maria, in quanto Madre del Redentore e di conseguenza Madre di tutta l'umanità, non può non essere coinvolta alla partecipazione ai benefici della salvezza conquistati da suo Figlio e ad un tale prezzo. La religione si propone, non la si impone. Non si può immaginare la Vergine Maria usare la coercizione per portare qualcuno a credere in Cristo. Lei si è rivelata una sorella ed una madre per tutti. Anche il cristiano deve imparare ad incontrare le persone di altre religioni con un atteggiamento di ascolto, di sforzo per capire e collaborare nella promozione della giustizia, della pace, dei valori familiari per comprendere l'eredità culturale dei diversi popoli.
8. Maria, la donna Modello Nel mondo di oggi la donna è, in molti sensi, aggredita. La sua immagine, la sua identità sono spesso oscurate quando non direttamente rovinate. La donna è sotto stimata, banalizzata ed anche commercializzata, quando si fa di lei una immagine comoda di pubblicità per auto, immagini e bottiglie d'acqua. Numerose correnti di pensiero oggi suggeriscono alle donne, in modo sottile, che dovrebbero fare esattamente ciò che fanno gli uomini, come se questi fossero il loro modello. Si suggerisce che le donne sarebbero affrancate maneggiando un'arma da fuoco, uccidendo al fronte, o pilotando aerei da caccia. Le si condiziona per presentare la maternità come un'oppressione e la gravidanza come un'aggressione alla loro bellezza, quasi una malattia. La donna del focolare è presentata come un modello di regressione culturale. La verginità è guardata come un tabù primitivo dal quale le donne devono essere liberate. È qui che la Vergine di Nazareth ha un messaggio da dare ai membri di tutte le religioni per ciò che concerne la vera identità della donna. In lei Dio allea la bellezza della verginità e le glorie della maternità e tuttavia lei non ha una personalità debole. Vergine piena di prudenza e di forza, sa che l'Onnipotente ha fatto per lei grandi cose, che ha disperso i superbi, che ha rovesciato i potenti dai loro troni ed elevato gli umili, come canta con vigore nel suo Magnificat (cf. Le 1, 48-53). Veramente tutte le generazioni la chiameranno Beata. I buddisti, che hanno stima per la maternità, la compassione, la generosità, la rinuncia a se stessi e l'amore, trovano nella Vergine Maria qualcuno che li innalza, li ispira, li guida e li incoraggia. Gli indù troveranno in Maria la realizzazione della più alta forma di femminilità, della fecondità, della potenza, della forza, il riflesso materno di Dio. È Dio stesso che parla in termini materni del suo amore per il popolo che si è scelto: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai" Os 49, 15). Gesù stesso ha pianto sulla città di Gerusalemme: "quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!" (Mt 23, 37). I musulmani troveranno nella Vergine Maria una donna di fede, una Vergine purissima, una madre amorevolissima ed una costruttrice di famiglia nel senso migliore del termine. Le donne e gli uomini di ogni religione dovrebbero volgere i loro sguardi verso Maria come verso una donna modello donata da Dio e per la quale tutta l'umanità dovrebbe essergli riconoscente. “L'uomo e la donna", dice papa Giovanni Paolo II, "creati come "unità dei due" nella loro comune umanità, sono invitati a vivere una comunione d'amore ed a riflettere così nel mondo la comunione d'amore che è in Dio" (Mulieris Dignitatem, 7). Maria aiuterà di volta in volta uomini e donne a stabilire delle relazioni reciproche secondo il piano divino e permetterà loro così di trovare, di accettare e di vivere la loro vera identità, la loro complementarità e la loro nobile umanità, ognuno ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gn l, 27).
9. Maria, un'ispiratrice per i credenti nella difesa della famiglia e della vita umana Nella nostra epoca, un problema che interpella i credenti delle diverse religioni e li invita a unire i loro sforzi, è la difesa della famiglia e della vita umana. In ogni paese, uno dopo l'altro, vediamo i valori familiari autentici disgregarsi o perdere la loro identità a causa dell'infedeltà, della separazione, del divorzio. Alcuni non esitano a conferire alla coabitazione tra persone dello stesso sesso lo statuto di matrimonio. La poligamia ottenebra l'ideale divino originale di una comunità d'amore tra l'uomo e la donna. Le minacce contro la vita non sono meno inquietanti. Una mentalità opposta alla vita giustifica la contraccezione, l'aborto e l'infanticidio. Guarda al bambino non come ad un dono di Dio ed un coronamento del matrimonio, ma come ad un fardello non desiderato, o meglio come ad un prodotto della scienza e del genio biogenetico, del quale si potrebbero specificare i caratteri secondo le indicazioni degli "ordinanti". E quando una persona è anziana o ammalata, gli avvocati dell'eutanasia propongono con arroganza ciò che essi chiamano "la messa a morte per pietà". Una riflessione sulla Vergine Maria può aiutare i membri delle diverse religioni a raggiungere un concetto più alto della famiglia e della vita umana. La Santa Vergine ha accolto il Verbo di Dio che si è incarnato in lei, lo ha portato nel suo grembo per nove mesi, lo ha messo al mondo, lo ha nutrito e lo ha offerto in sacrificio per il bene di tutti. Come sposa di san Giuseppe fu amorevole ed obbediente ed è stata una sorgente di gioia per la Sacra Famiglia di Nazareth. Quando papa Giovanni Paolo II si è recato a Nazareth, nel marzo del 2000, ha pregato affinché tutti i credenti possano "difendere la famiglia contro le innumerevoli minacce che pesano attualmente sulla sua natura, la sua stabilità e la sua missione". Ha aggiunto: "Affido alla Sacra Famiglia gli sforzi dei Cristiani e di tutte le persone di buona volontà per difendere la vita e promuovere il rispetto per la dignità di ogni essere umano" (Omelia del 25/3/2000, n. 6, da "l'Osservatore Romano", ed. Settimanale in francese., 4/4/2000, pp. 11 e 14).
10. Maria modello di santità e di apertura a Dio Le relazioni e la collaborazione interreligiose possono cominciare a livello sociologico o orizzontale: con un'azione comune in favore della giustizia e della pace, attraverso l'armonia in seno alla società, attraverso l'eliminazione di un'ingiusta discriminazione, ecc... Ma bisogna sforzarsi di arrivare al livello teologico, spirituale o verticale. Il dialogo interreligioso dovrebbe aiutare coloro che vi partecipano ad essere maggiormente aperti a Dio, più pronti a fare la Sua volontà e più coinvolti nella ricerca della verità religiosa. In breve, i contatti interreligiosi dovrebbero aiutare la santità della vita. Così la Beata Vergine Maria si presenta a noi come un modello. Lei ha ascoltato il messaggio che Dio le aveva mandato, ha cercato di conoscere la Sua volontà leggendo la Santa Scrittura. Lei ha creduto in Dio che le aveva parlato per mezzo dell'Arcangelo Gabriele. Lei ha obbedito. Lei si è totalmente aperta all'azione nascosta ma potente dello Spirito Santo. Lei ha conservato nel suo cuore le parole e le azioni di Gesù e ci ha meditato sopra. Lei ha, più di chiunque altro, contemplato il volto del Cristo. Maria è il prototipo dell'umanità collocato davanti al mistero ineffabile di Dio. Nel Messaggio che ho mandato ai musulmani nel 1988, in occasione della fine della loro festa del Ramadan, ho attirato l'attenzione sulla santità di Maria, sulla sua vita tutta incentrata su Dio: "Maria ha beneficiato dello speciale favore del suo Signore. Scelta attraverso la grazia tra le donne di questo mondo è stata purificata da Dio e preservata da ogni intervento di Satana. Maria ha ascoltato la voce dell'Onnipotente, ha creduto nella sua parola e si è consacrata al suo servizio, serva umile e sottomessa. Così Lei può essere per noi un modello di fede, di preghiera e di fiducia in Dio. un esempio di purezza, di servizio e di santità. E' un simbolo di dignità spirituale e di libertà responsabile per ogni essere umano, in particolare per la donna che la storia ha troppo spesso mal compreso" (Cons. Pont. per il Dial. Interreligioso - Un legame di amicizia - 2000, Pag. 47).
11. Maria, Madre del Buon Consiglio per i credenti I credenti delle diverse religioni si sforzano, alla soglia del terzo millennio, di intensificare la collaborazione interreligiosa e riceveranno l'ispirazione necessaria volgendo il loro sguardo verso la Vergine Maria. Maria ha brillato per le grandi qualità che vorremmo tutti vedere nei grandi interlocutori del dialogo: attenzione a Dio, obbedienza alla sua Parola, attitudine al silenzio, all'ascolto ed alla riflessione, preghiera di lode e di azione di grazia rivolta a Dio, preoccupazione piena d'amore per il prossimo, pratica della condivisione del dono di Dio con gli altri. In quanto madre dell'umanità nuova, noi le affidiamo le diverse iniziative dei credenti per lavorare e camminare insieme. Che questa buona Madre ottenga per i figli di Dio una maggiore predisposizione ad accettarsi reciprocamente ed un'attitudine maggiore a compiere la volontà di Dio per costruire un mondo più giusto, più sereno e più accogliente. (da Lourdes magazine n.2 Marzo-Aprile 2002, relazione del card. Francis ARINZE Presidente del Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso) |