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Nicotera nel Settecento
Politica, demografia , Liber Baptizatorum , Liber Mortororum
liber Matrimoniorum .
Nel XVIII secolo , Nicotera appariva ancora malgrado gli anni di crisi del seicento , un bellissimo e fiorente centro dotato di una vantaggiosissima posizione geografica , in quanto ai suoi piedi è posizionata la sempre verde pianura di Ravello , posizione che per tutto il secolo la rese una delle mete privilegiate della dinastia Ruffo .La situazione che “ la crisi del seicento “ lasciò nel Regno di Napoli sembrò non aver messo alle strette la civitatis del Borgo , che a differenza delle perdite per carestie ed epidemie relative al ‘600, Nicotera nel ‘700, come tutta la Calabria Ulteriore recuperò .Per questa situazione ci informa Giuseppe Caridi che quella del ‘600 fu veramente l’ultima crisi , anche se con ritmi lenti a causa delle calamità naturali in quanto clima e natura avevano il sopravvento .
Agli inizi del nuovo secolo possedeva delle peculiarità produttive , seppur confermando l’immagine di una terra amena con una forte caratterizzazione secolare . 1.838 erano gli ettari complessivi di cui 228 adibiti a seminativo semplice o erborato , 18 a vigneti 197 a oliveto e fruttato mentre 41 a pascolo .Il primo novembre del 1700 Carlo II morì lasciandosi alle spalle un periodo di malgoverno anche su Nicotera .La morte del monarca lasciò tutto il Regno con le provincie senza aver designato un successore sicuro ,incombenza che spettò per disposizione testamentaria a Filippo V.L’avvento della nuova monarchia suscitò nuove speranze poiché come specificò anche il Doria aveva governato seguendo regole di comportamento politico 94 .Le cronache del tempo confermano che anche i Nicoteresi si auguravano che il cambio di Corona “ potesse portare maggiori benefici per la cittadeja” 95 .Nel 1705 l’aspettato cambiamento arrivò ma relativo alla Chiesa fu indettò il più grande sinodo del secolo che aveva lo scopo di riformare i costumi del clero .
Il periodo che seguirà il 1705 fu prevalentemente improntato alle attività ecclesiastiche che possedevano assieme ai Ruffo la maggior parte delle terre del borgo . Nell’anno 1712 il centro venne coinvolto nella mortalità causata da un morbo endemico che provocò morti tra la massa specialmente colpendo l’infanzia 96.
Mancavano a Nicotera ogni servizio igienico erano assenti le fogne l’acqua non giungeva in Città favorendo la malaria . Ma non la favorì in campagna benché la famiglia viveva in simbiosi con gli animali , il latifondo infatti era caratterizzato dal focolare centrale che manteneva la zanzara distante .Malgrado tutto , nel nicoterese oltre alla coltivazione del gelso e del fico rimaneva un’ economia provinciale invariata fino all’Unità d’Italia con metodi ciclici e ripetitivi. Il 1713 invece dopo una serie di guerre nel Regno ,portò un cambiamento di dinastia in virtù del trattato di Utretch , il Regno di Napoli e con esso Nicotera ,a seguito della guerra di successione toccarono a Carlo d’Asburgo facendo cessare il secolare dominio spagnolo.
La nuova dominazione portò con sé uno slancio polemico contro la Chiesa ed il drenaggio di risorse che portava benefici , alla curia romana , Nicotera da sempre fu uno di quei Borghi della Calabria Ultra con il maggior numero di chiese e conventi .Proprio per questo motivo la corona iberica lasciò grandi libertà ai vari vescovi Nicoteresi ,in circa un trentennio la corona austriaca d’altro canto non si curò molto dei borghi delle provincie.
La curia Nicoterese non si fece affatto intimidire dalle riforme asburgiche , e nello stesso anno il nuovo vescovo Monsignor Mattei eresse nel vicino casale di Badia una nuova parrocchia staccandola dalla vicina Caroni. Non mancavano le parrocchie povere ed i conventi basiliani portarono infatti l’ascesa di nuovi ordini e mense vescovili il Borgo , per tutto il Settecento fu il più dotato . Proprio nel’700 , tra i vari domini Ruffo , il Borgo vantava di essere la” città delle sette porte e dei mulini a vento” fuori le mura erano situati ben 18 mulini .
Dalla stesura del trattato Utrecth ( 1713) , vi furono parecchi anni di pace lo spettro delle guerra non inquietava la vita del Borgo ed ebbe il modo di ripristinare gli antichi fasti , non curandosi affatto neanche del timore di un potenziale sbarco saraceno .
Da molti anni sembrò che la meta preferita dei musulmani non fosse più Nicotera. Nel 1734 il mare gettò una di tre galere barbaresche a Nicotera , una a Bagnara ed infine un’ altra a Torre Faro .Stavolta dice il Corso “ottanta musulmani vennero fatti schiavi “97. Anno in cui il potere passò nelle mani di Carlo di Borbone ,” principe glorioso inviato dalla Provvidenza a tergere le nostre lacrime” .
Mirella Mafrici sulla cattura dei musulmani rileva che gli episodi del genere “ sono finora alcuni esempi in tutta la Calabria Ulteriore “ , esempi ancora “ fra mille ,mille e mille” e chi per allargare il quadro può guardare archivio provincia per provincia “98. Nel Settecento le acque tirreniche di Nicotera erano pattugliate dalla marina borbonica che non riuscì a trovare compromesso con i pirati ,anzi molte delle navi cadute in mani turche battevano bandiera borbonica e tanti furono i nicoteresi deportati.
La città settecentesca prima del grande terremoto , a causa di tali motivi era essenzialmente insediata nell’area primitiva città greca , che però andava ampliandosi anche fuori le mura dove vennero costruiti due conventi.
Nel 1734 scoppiò una nuova guerra di successione , stavolta scese in campo un pretendente appoggiato da Spagna e da Francia Augusto III di Sassonia divenne il nuovo campione .
Il Regno di Napoli toccò nuovamente agli spagnoli 99 .La popolazione e le provincie accolsero calorosamente il nuovo Monarca Carlo di Borbone. Mentre tra i Baroni e la Chiesa riemersero antichi rancori legati alla dominazione austriaca.Ad appena un anno dalla nomina Don Carlos in occasione dell’investitura di Imperatore si reca a Palermo , visitando molti borghi e città della Calabria Ultra .Il 24 gennaio del 1735 Carlo stava attraversando questa terra per raggiungere Palmi ,Fausto Sorace scrive “ non è cosa certa che il Borbone avesse soggiornato a Nicotera in quel viaggio,ma probabilmente vi passò per giungere a Rosarno “7.Esisteva anche a Nicotera un Consiglio Collaterale che esercitava piene funzioni politiche ed amministrative , e riusciva a sostituirsi anche al vicerè nel controllo dei Castelli dei baroni .
Durante il Settecento Nicotera era un vero scrigno detentori di tesori inestimabili , le tracce dell’antico castello erano e sono tutt’oggi incorporate in un palazzo gentilizio .
La Cattedrale ricevette fin dalla prima metà del secolo dei
preziosi cambiamenti alcuni persi negli incendi che furono tanti e pericolosi.
Conservava comunque i tratti tipici di una città medioevale divisa in quartieri che distingueva drasticamente il patrizio dalla plebaglia.La popolazione nel nicoterese era di bassa mano comunemente nel vivere nel vestire, nell’habitare ,non può essere più miserabile. E’ nata o destinata agli stenti . vive di triste pane, o acqua pura. Tollera ogni disagio (….) si espone per vilissimo prezzo al caldo, al freddo . Ad ogni intemperie senza riparo di veste ,scalza. Parole che non necessitano un commento.Il nuovo maniero che noi oggi vediamo nel ‘700 ,non fu più adibito a castello difensivo ma divenne dimora estiva cara ai baroni Ruffo. Sempre nel 1735 Monsignor De Novellis accrebbe i diritti del seminario , rimettendo in vigore gli studi di filosofia , teologia, astronomia.
In quello stesso anno per via dei rivolgimenti accaduti sullo scacchiere internazionale e la nuova nomina di Carlo di Borbone ,la Curia Nicoterese fedele alla Corona Iberica promosse una serie di grandi modifiche .
A soli due anni nel 1737 il De Novellis per motivi di salute dovette lasciare la Curia , il papa Clemente XIII per la prima volta dovette nominare un esponente della nicoterese Eustachio Entrieri .
Una data che non può essere dimenticata per la gravità che il borgo dovette subire, fu l’11 marzo del 1745 .Da circa un lustro il posto di vescovo per la diocesi fu affidato ad Enrico Entrieri patrizio Nicoterese , il quale una volta ricevuto pieni poteri provvide a dare un nuovo volto al Duomo .Il Duomo infatti con il Castello era la zona degli scambi commerciali e religiosi di Nicotera. Nel 1743 prima del rogo la Curia provvide ad abbellire i palazzi pagando uno dei pittori più in vista di Monteleone , Giulio Rubino , per dipingere la Vergine del Carmelo .Nella prima metà del ‘700 la Curia Nicoterese , introduce per la prima volta nel Borgo il culto mariano .Si racconta che nel 1755 la statua lignea dell’Immacolata Concezione, conservata oggi nella nicchia
della Chiesa a lei intitolata a Nicotera Marina , venne pescata nello specchio di mare antistante l’abitato .Sull’episodio vi è una fitta storia , durante la prima metà del secolo i marinai Nicoteresi abitavano il Rione Palmentieri che abbarbicato sulla collina granitica consentiva di osservare l’intero golfo da Palmi a Capo Vaticano . Mentre al feudo Ravello era stanziata una piccola colonia di spagnoli , che era dedita alla pesca delle spugne . Dopo giorni di mareggiate che durante quell’anno avevano martoriato le coste dal Messinese a Nicotera il mare cominciò a rabbonirsi facendo scorgere in mare una gran cassa in cui venne rinvenuto il simulacro .Sull’avvenimento si pronuncia l’Adilardi dicendo : “ quel giorno vi furono altri ripescaggi a Bagnara , Ricadi , Villa , Tropea e San Ferdinando “101.
Sempre l’Adilardi ci informa che l’avvenimento potrebbe essere ricondotto ad una bottega napoletana che avrebbe assoldato un veliero , per consegnare le statue in Sicilia , ma che la furia del mare nello stretto distrusse la nave disperdendo il carico .
Il 21 ottobre 1759 , “ per negligenza di un sacrestano si sviluppò un forte incendio che distrusse tutto l’Episcopio , ma grazie ai continui solleciti del Vescovo ottenne notevoli contributi dai pontefici Clemente XIII e XIV per la ricostruzione dandogli un volto tipicamente baroccheggiante. Gli anni’60 furono veramente turbolenti per l’intera Calabria Ultra a causa di una forte crisi che interessò anche il Borgo . Tale carestia fu accompagnata nel 1760 da uno sbarco musulmano , anche stavolta i turchi sbarcarono notte tempo alla Prejcciola per dirigersi fuori le mura del Borgo. Stavolta i saraceni espugnarono le mura e si introdussero fino in città , proprio come quella notte del 20 giugno 1638 . Ma a differenza di quella data si introdussero fino in Chiesa per saccheggiarla esplodendo però almeno sette colpi di moschetto contro un crocifisso ligneo del ‘500 . Colpi oggi visibili , in quell’occasione sottrassero numerosi arredi sacri e conclusero dando alle fiamme gli archivi 102.Superato questo periodo iniziale, il borgo si affacciava verso un periodo di gravi problemi legati ad un biennio difficile.Nel 1763 a creare i problemi più o meno gravi fu il clima ,l’estate non fu molto calda e non favorì la semina del grano
Si unì poi un’inverno molto rigido , con forti precipitazioni che inondarono le terre coltivabili perciò il poco grano prodotto raggiunse un prezzo molto elevato .L’anno che seguì fu invece di carestia vera e propria per tutto il Regno . La carestia portò con sé problemi di varia natura , la penuria di cibo però non bloccò l’arrivo degli infedeli che puntarono sulle poche risorse alimentari del paesello . La carestia in tutto il Regno fu molto difficile nel Nicoterese anche le colture meno redditizie come l’orzo ,il segale ridotti drasticamente sulla misera tavola de contadino nicoterese vi era solo pane nero 103 .
Per tutti questi motivi anche la Nazione tutta andava alla deriva,il sovrano non si cimentò neanche a fronteggiarla con la legalizzazione del cereale . Situazione che “ avea ridotto il popolo a perir di fame “ dice il Colletta 104.
Tutti questi motivi indussero il conte Della Riccia a cedere la contea per l’ennesima volta al casato Ruffo .A tal proposito il conte di Sinopoli Falcone Antonio Ruffo
pensando di ripristinare la contea, con nuove colture e per sessanta mila ducati, la comprò .
L’anno della carestia nel nicoterese come in tutta la Calabria Ulteriore ,fu anche menzionato a causa di un grave ma non terribile sisma ,che non modificò affatto la vita dei nicoteresi né contribuì a peggiorare le resistenza delle colture . Con il sisma e la carestia i Ruffo che stavano per assistere alla crisi di un fiorente Borgo decisero , come scrisse anche il Caridi , che per sanare i danni di quasi tutti i loro centri di rivolsero al Banco di S. Maria del Popolo a Napoli per ricevere un prestito 105 . Per la prima volta avendo visto la magnificenza della Reggia di Caserta creata dal genio dell’architettura Luigi Vanvitelli per il Re, i Ruffo chiamarono per la prima volta Ermenegildo Sintes pupillo del Vanvitelli , che ebbe la commissione di ricostruire il castello Ruffo lesionato nella scossa a Nicotera .Le pioggie del 1763 , scrive il Sorace inondarono la piana di Ravello adibita alla coltivazione , “ il Ruffo perciò prima di concederla ai contadini la prosciugò rendendola più salubre “106.
Una volta stanziatisi a Nicotera il Ruffo , si interessò alla conclusione del maniero ossia quello che oggi vediamo campeggiare sul paese.
Tale opera architettonica iniziata alla fine del XV secolo fu conclusa proprio nel 1763 , fatta edificare dal conte di Sinopoli Principe di Scilla e Signore di Nicotera , più specificamente come dimora estiva .
Nel XVIII secolo la situazione per Nicotera non fu delle più rosee , per le varie carestie e terremoti che seguiranno ma lo fu invece per la Chiesa che malgrado tutto andava avanti nella costruzione di Chiese e conventi . Sempre sotto i Ruffo nel 1777 si mise la prima pietra per la costruzione della chiesa dedicata alla Vergine del Rosario,dotandola di un convento oggi esistente .Nello stesso anno promossero due feste care ai Signori per la Madonna della Scala e per S.Francesco di Paola che portava nel centro la merce dei casali vicini per venderla nelle fiere per i festeggiamenti.Nel decennio che seguirà il borgo cominciò gradualmente a riprendersi da un continuo stillicidio di colpi , a causa dei due eventi del ’64 Nicotera conobbe la penuria di cibo , le malattie come la peste ed i terremoti che ne modificarono l’architettura .
Il borgo infatti risultava essere sui generis per i palazzi gentilizi riportando la caratteristica dei balconi panciuti in ferro battuto ,tipici di casa Baratta e di palazzo Cipriani –Coppola. Prodotti nelle fucine dei ferraioli Nicoteresi una delle attività più diffuse del ‘700 .I ricchi che nel nicoterese erano tanti poiché da poco fecero rientro dalla vicina Tropea , vivevano nelle case impalazzate, in genere di quattro piani ma solo i primi due abitabili . Tutto minuziosamente nel rispetto delle norme , illuminazione , aerazione , tutte ben rifinite ed abbellite . Era ancora importante per l’architettura nicoterese le scalinate delle case dei ricchi e gli stemmi posti sugli stipiti delle porte. Nel 1782 c’è da dire che sul finire degli anni ’70 di tale secolo si ha una notizia di quarantena nella vicina Gioia Tauro allorché , un certo Vivant De Non , viaggiatore e studioso francese , giunto in città non potè entrarvi . Evidentemente era scoppiata una epidemia che qualche anno dopo , forse , interessò Nicotera.
Il 5 febbraio del 1783 un terribile sisma fece muovere la terra in tutta la Calabria Ultra , scosse che furono avvertite specie a Nicotera per circa due anni .Il terremoto provocò una serie di gravi danni al Castello già in precedenza ripristinato dal Sintes ma non ultimato fino al 1783 . Oggi appare così come il sisma lo lasciò mancante di una torre , il Duomo che era il cuore della città rimase duramente lesionato ma non crollò malgrado i tanti secoli di storia ,riportando alla luce le antiche mura normanne .Le mura medievali sorte a difesa della città crollarono del tutto perdendo Porta Prisca e Porta Joppolo ma risparmiando quella porta che oggi è uno dei simboli del borgo Porta Palmentieri ,la porta dei pescatori infatti affaccia sul mare .Anche a Nicotera la Cassa Sacra fu molto presente ma il vampirismo che i funzionari praticavano fu spesso denunciato al Pignatelli per abuso di potere. Secondo le fonti storiche fu costruita una cappella dedicata alla Vergine delle Grazie dove venne posta la statua a tutto tondo del Gagini pregevole opera rinascimentale.
I conventi dei Celestini e dei Francescani rimasero completamente in ospitabili anche dopo la scossa. La situazione degenerò quando il governo borbonico varò la normativa che vietava di usare le intelaiature in legno nelle murature. Ennesima stoltezza del governo Ispanico che si rese nemico verso la Curia Nicoterese .
Nel 1785 , la corona borbonica a sue spese inviò nuovamente il Sintes a Nicotera ed in tutti i centri più belli della Calabria. L’architetto seguendo le indicazioni che il Ruffo gli concesse ridimensionò il maniero che rimase fino a noi mutilo di una torre quadrilatera.
A Nicotera il Sintes si recò con particolare frequenza nei primi mesi . Ma scrive il Rubino :” nel 1789 giunse per sovrintendere i lavori per la Cattedrale” 107 .
Questa situazione fu in primis perché il conte aveva numerose difficoltà finanziarie e a tal proposito lo adibì a tenuta estiva. Proprio perché allievo del Vanvitelli , ideò la Cattedrale come l’Annunziata di Napoli e del Gesù di Ancona.
Nello stesso anno la Chiesa gli commissionò la conclusione della Cattedrale che ancora oggi non fu mai modificata , conservando molti paramenti settecenteschi .Secondo le fonti ecclesiastiche e storiche sia la Cattedrale che il Castello non sono le uniche opere del maestro in Calabria sopravvissute ai vari cataclismi .
Nel biennio 1785 -1786 la città facente parte come detto del distretto di Monteleone fu colpita dal vaiuolo dove maggiore fu il disastro del terremoto , a tal proposito il Re provvide a sue spese a portare in queste zone l’inoculazione del primo vaccino.Ad appena un decennio dalla conclusione della ricostruzione del Borgo , Nicotera appariva però una zona molto isolata la mancanza di rete viaria era l’imputato principale, solo con i francesi Nicotera ebbe la prima strada che la collegava a Monteleone 108. In concomitanza con gli eventi luttuosi ed i lavori del Sintes , da Napoli venne fatta giungere a Palmi la statua lignea della Vergina Assunta ,opera di Muallo e collocata nella nicchia del Duomo , giunta su una feluca dei pescatori nicoteresi .
Soprattutto dopo il cataclisma Nicotera appariva molto lontana dalla vicina Rosarno ,l’unica strada rimaneva quella definita Regia delle Calabrie che in 55 Km collegava Rosarno dovevano attraversare l’area paludosa del Mesina fino a Villa.
La mancanza di collegamenti fu una costante tipica per l’area .Anche a Nicotera la “Giunta di Cassa Sacra “ confiscò il maggior numero dei terreni e delle chiese , situazione che a dir il vero non migliorò la situazione ,ma provocò l’arricchimento della curia nicoterese che acquistò le terre all’incanto . Un’ anno veramente atipico fu il 1790 a causa di terribili pioggie torrenziali che caddero per circa tre giorni su tutta la Calabria Ulteriore e ancora di più precipitarono su Nicotera ,il Corso dice :“ in virtù di tale pioggia la pianura di Ravello venne inondata dal Mesima ,devastando i raccolti per quell’anno “110 . Ma ancora prima nel 1788 per tutto l’autunno fino al mese di gennaio nevicò copiosamente .Situazione che contribuì a rendere difficile ogni tentativo di cambiamento , come la Calabria anche il piccolo centro ebbe a soffrire questi cataclismi naturali .
Sul finire del secolo XVIII a causa di questi cataclismi , il Borgo non riuscì a valorizzare l’allevamento per il continuo deprezzamento delle carni , del latte della lana. L’immagine di tale arretratezza secolare venne ripresa nel periodo murattiano che seguì questo secolo di grandi sciagure . Nel 1812 infatti Giuseppe Giò dice :” i Nicoteresi come tutti i calabresi lavorano i latticini in ogni modo , ma non sanno in una specie emulare i contadini stranieri”111 . In concreto l’’allevamento nel Borgo per tutto il ‘700 rimase bloccato “ per iscusa di ritardo “ molto lenti furono i progressi , per l’ennesima volta Nicotera si trovò a dover fronteggiare problemi legati alla carestia , lo spettro della fame fu nuovamente seduto alla mensa dei nicoteresi . La nuova carestia non bloccò assolutamente la costruzione di nuovi palazzi ecclesiastici come il palazzo vescovile .Palazzo che sorse sui ruderi della Chiesa di S. Caterina ceduta in principio alla Cassa Sacra dal vescovo Marra .
. Anche a Nicotera i tempi erano fortemente mutati si avviava lentamente verso una nuova era , il contagio rivoluzionario si era oramai sparso per tutto il Regno , il Re legandosi alla lega antifrancese fece un gesto scellerato che gli costò il trono.Anche Nicotera fu coinvolta dallo spirito rivoluzionario e dalla famigerata Repubblica Partenopea .
Nel centro ad essere influenzabile fu in primis la plebaglia che avrebbe voluto unirsi alle truppe del Cardinale Ruffo ma quando l’occasione si presentò il 14 febbraio del 1799 non riuscirono a riconoscerla .
Il Ruffò sbarcò a Nicotera Marina ma la plebaglia li scambiò per Sanfedisti ed all’ombra del castello vi fu una guerriglia con i Cittadini. Da questo momento la cittadella iniziò a mutare ma in peggio il commercio paralizzato , ferma l’industria morta l’agricoltura .
Ma mentre a livello storico furono veramente pochi gli eventi storico –politico la situazione non mutò nell’organizzazione Municipale.
Per tutto il ‘700 Nicotera rimase libera Università con un
potere enorme . Non esisteva ancora il palazzo del municipio
e continuavano a riunirsi sotto il portico si S.Caterina.
In cui proprio nel ‘700 venne creata una bella piazza alla
Santa intitolata che ancora oggi rimane il salotto buono
della Città .Due erano i sindaci quello dei Baroni e quello del popolo ,nominati per acclamazione che avevano lo scopo di far rispettare i diritti feudali. I tanti privilegi che Nicotera ebbe nel 1700 furono motivo di vanto per la popolazione , anche se le varie epidemie ed i sismi intaccavano la stabilità economica ed incise negativamente sull’andamento demografico .
Questa situazione rivendicò sul finire del secolo la diffusione delle colture specializzate del” giardino Mediterraneo “ che andava a produrre agrumi , vino , gelso , lino e ortaggi che venivano venduti sino in Oriente . Tanto è vero che Giovanni Claudio Richard abate di Sant-Non in viaggio a Nicotera la definì “ Giardino delle Esperidi “ .Nicotera nel ‘700 , tuttavia , rappresentò un eccezione nel degradante panorama provinciale , il centro infatti nei primi anni del secolo visse un momento di ripresa demografico toccò 769
fuochi pari a circa 7.800 abitanti .Il fenomeno accrebbe nel tempo e a metà ‘700 il vescovo della Cattedrale annotava “ gli stati delle anime” . Senza dubbio il Registro Parrocchiale risulta per il nicoterese l’unica fonte di rilevazione per la popolazione del secolo XVIII . Le fonti , utilizzate per questa indagine demografica ,sono costituiti dai suddetti registri parrocchiali dei Battesimi , dei Matrimoni e dei Defunti rinvenuti da me , nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Nicotera , presso il quale sono stati traslati nel 1979 .La mancanza di parecchi registri nella serie di battesimi , matrimoni e dei defunti va imputata all’attacco turco con incendio e la distruzione quasi totale della città nell’ incendio de 21 ottobre 1759 . I libri Baptizatorum , sono molto importanti perché da essi è possibile risalire al numero dei nati , nel secolo in considerazione , poiché era prassi del tempo battezzare i bambini alla nascita . Lo stato di conservazione è abbastanza buono per i registri del XVIII secolo , tuttavia , presentano una scrittura poco leggibile dipendente dall’usura del tempo . In alcuni registri si nota una mancanza di fogli come nel caso del registro 1710 e 1711fino a tutto il 1714 così per l’anno 1748 .
Secondo la visione di tali registri , si può riscontrare che l’andamento demografico nella prima metà del ‘700 è abbastanza elevato per alcuni anni mentre per altri nella norma del periodo . L’analisi degli atti , mette in risalto per la prima metà del’700 un andamento crescente e decrescente del flusso dei battesimi con punte massime caratterizzanti gli anni 1718 (111) ,1722 ( 111), 1724( 124) , 1725( 109 ), 1727 ( 123) ,1731( 111) , 1741( 121) , 1746 (120 ) , e punte minime caratterizzanti gli anni 1704 (43), 1712(40 ), e soprattutto il 1743 (35), probabilmente per effetto della peste che interessò soprattutto la città di Reggio e Messina , ma che evidentemente interessò altre zone.
C’è da rivelare , comunque che ne complesso il numero dei battezzati e quindi delle nascite è superiore rispetto alla fine del secolo precedente , evidentemente è dovuto ad un miglioramento generale della condizione di vita allorché il Regno risorse a vita novella con Carlo II di Spagna. Senza dubbio dallo studio dei registri superstiti si è potuto riscontrare un aumento delle nascite nei periodi lavorativi ossia nella buona stagione , mentre una stagnazione in inverno .
Con un picco elevato di figli illegittimi in questi periodi molto frequenti . Nella stessa situazione erano i Registri Defuntorum della Cattedrale S.Maria Assunta oggetto della mia indagine .
Lo stato dei registri inerente al XVIII secolo è buono ma con una scrittura poco chiara che consente una lettura dipendente ,anche dalla trascrizione poco ordinata degli atti . Pur mancando di fogli cruciali per la consultazione in particolare ,l’anno 1753 fino al 1759 per poi estendersi fino all’anno 1764 .La causa del decesso spesso è specificata specie se è avvenuta di morte violenta. Dallo studio degli atti appare evidente la completezza che i curati mettevano nella compilazione dell’atto , tuttavia , è leggibile la data di morte , nome e cognome del defunto , l’età di morte , lo stato civile ed infine la maternità e paternità .
Dai pochi atti superstiti si è potuto riscontrare che nei primi anni del settecento , con eccezione proprio il 1700 , si nota un andamento più o meno stazionario dei flussi dei decessi con delle oscillazioni evidenti tra il 1708 ed il 1714 e con valori minimi raggiunti nel 1712( 27) .
Mentre a decorrere il dal 1718 , seguito dall’elevato numero di decessi dell’anno seguente , ( 134) , si nota un aumento più o meno costante della sepoltura per tutta la prima metà del secolo con grande altalena a partire dal 1725 . Durante questo lasso di tempo si hanno veri e propri anni di crisi come il 1719 (134) , 1729 ( 128) , 1743 (126), e 1747 (129). Il dato dei 1719 si deve , probabilmente , alla guerra di successione spagnola che potrebbe aver coinvolto il Borgo con l’ausilio di una crisi di sussistenza , quello del 1743 e del 1747 sono dovute alle sole carestie ed alla peste. Le aspettative di vita della gente dagli atti in esame è di 40 anni per gli uomini di 50 per le donne.
Di particolare importanza per creare un trend demografico di Nicotera sono i Registri Coniugatorum che per la Chiesa di S.Maria Assunta sono tre relativi al ‘700 . Anche questi documenti per il settecento sono in buono stato di osservazione ma difficile da leggere .
Nel libro I si registra una mancanza si fogli relativi all’anno 1726 . Tuttavia , dal consulto risulta nome e cognome degli sposi , paternità e maternità dei due sposi nonché la data di celebrazione del rito .Per quanto riguarda i matrimoni, nella prima metà del ‘700, si può rilevare un movimento altalenante dei flussi con un incremento progressivo, fatta qualche eccezione dal 1737. In genere è buona norma fare riferimento che le punte massime per il rito a Nicotera avveniva nei periodi lavorativi con con un numero alto di matrimoni con la gente dei casali vicini.
Già nel 1706 furono messi all’atto 31 matrimoni, nel 1734 (28) e nel 1739(31) mentre si registrano dei dati bassissimi nel quadriennio 1710/13.
Tanto è vero che in virtù dei lati in possesso nel 1753 vi furono ben 37 riti matrimoniali con altre nascite.Dopo aver parlato dei tre liber per ricalcare il trend demografico della città di Nicotera, nel secolo in questione, seppur, soffermandoci nella prima metà del secolo ho potuto riscontrare aspetti di vita molto particolari. Secondo i dati del registro dei battesimi, il tasto di illegittimità raggiunge i massimi valori pari al 7,4% per tutta la prima metà del secolo.
Così rimane abbastanza evidente il tasto di mascolinità degli atti supersiti nel quinquennio maggiormente studiabile 1730-1735 si possono contare ben 110 maschi contro 100 donne.
Per le nascite e per i battesimi i mesi poco propizi erano agosto e settembre, la gente lavorava nei campi e non rimaneva in casa. Ma un aumento dei battesimi li riscontriamo da gennaio a febbraio soprattutto osservando il decennio 1720-1729 in cui si contarono 147 battesimi.
Un altro dato essenziale ricavato dal registro dei defunti riguarda il dato sulla mortalità infantile, ossia le morti per i bambini che non superano i 5 anni. Il punto più elevato riguardo questo dato può essere riscontrato nel periodo che copre il 1740-1746 così fino al 1759 la causa ovviamente fu imputata alla peste che provocò 7.050 decessi di età compresa tra gli uno del 29,5% dai 31 ai 50 del 14,8% dai 51 ai 70 del 14,4 %. Lo stato dei decessi infatti è più evidente nel quinquennio 1725-29 dove le morti dei minori supera il 29% mentre per gli anziani sono del 1743 salì al 15% imputabile per peste.
Nell’anno 1700 secondo gli atti superstiti i decessi femminili furono del 31% mentre gli uomini del 27% .
Il tasso di mortalità decresce da marzo a maggio , risale da agosto a gennaio imputato principale le condizione climatiche caldo o freddo che influiscono sul fisico degli abitanti provocando la morte .Dalla visione dei Registri dei matrimoni , comunque , emerge che le celebrazioni venivano svolte in determinati periodi dell’anno come maggio poi settembre e ottobre .
Di contro risultava , che vi era un basso numero di matrimoni nei mesi di marzo in occasione della Pasqua .Sulla stessa scia si colloca la diminuzione del rito nel periodo di agosto in occasione della festa patronale , ed in fine nel periodo di Natale e dicembre tutto . Con la visione del decennio che va dal 1750 al 1759 si sono potute contare 203 nozze nei mesi di maggio contro i 201 dei mesi di dicembre. Nei mesi di dicembre del decennio 1710-1719 a settembre vi furono 194 celebrazioni . E’ degno di essere ricordato l’artista Santo Solano autore di numerosi stucchi artistici oggi visibili nella parrocchia di San Demetrio Tropea per un compenso di 220 mila ducati.
Bisogna ancora ricordare che furono numerosi gli artisti di origine nicoterese che divennero celebri a Napoli .Anche perché la Capitale nel ‘700 rappresenta un vero e proprio polo attrattivo per molti calabresi . Famoso fu il frate nicoterese Marcello Fossataro che a Napoli fondò il “ Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo “ .
E’ ormai un dato di fatto , che il movimento Illuminista , movimento di portata mondiale avrebbe cambiato il vecchio modo di concepire la cultura. I letterati calabresi amanti di novità e desiderosi di rinnovamento dovevano essere attratti da questa situazione . Ma sebbene fosse prerogativa di illuminare la massa a Nicotera ,questo non avvenne infatti sapere e scienza restarono prerogativa di pochi mentre il popolo non era affatto disposto a cambiare preferendo vivere nella superstizione e nell’ignoranza . Proprio in occasione dello sviluppo delle idee illuminate , si colloca ancora la figura dell’erudito e storico Monteleonese Vito Capialbi che a pochi decenni dalla conclusione del secolo dei lumi introduca a Nicotera come visitatore l’amico fidato Theodor Mammesin come estimatore delle bellezze del posto .