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The Cure - Bloodflowers



A quattro anni da "Wild Mood Swings" tornano i Cure, con quello che annunciano essere l'ultimo lavoro della band. Robert Smith, che ha intenzioni future da solista, lo annuncia come uno dei dischi pił personali, e lo si capisce dall'intensitą dei brani. Smith torna a brani e musiche pił vicine a dischi che l'hanno reso famoso, quali "Disintegration" e "Faith". Dopo aver tentato di scollarsi di dosso quell'immagine oscura che si era creato, alternando a brani pił profondi pezzi pił ritmati e videoclip variopinti, i Cure tornano con un disco dai lati prevalentemente 'oscuri'.

"Out of this world" ricorda molto l'inizio di "Disintegration", con un'altrettanto intensa "Plainsong", o "Open" di "Wish". I brani che seguono per chi conosce i Cure sembrano quasi familiari, come "Where The Birds Always Sing", ma gli arrangiamenti molto ricchi valorizzano ogni brano in modo differente.

Tra i brani migliori ci sono sicuramente il gią citato "Out of this world", e "The loudest sound" per la delicatezza e l'intensitą delle musiche, tutte scritte da Robert Smith, e "There is no if...", e "Bloodflowers", che sono forse i brani pił personali.

Roma 8 maggio 2000: The Cure al Palaeur (The Dream Tour)

DS


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