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L'Ulivo e la Legge Finanziaria 2002Le promesse si sono sgonfiateda www.margheritaonline.it Le promesse si sono sgonfiate, lo scarico di responsabilità sulle gestioni passate si rivela impossibile, l'inadeguatezza rispetto alle grandi e nuove urgenze dell'economia nazionale è evidente. La Legge Finanziaria per il 2002 presentata dal Governo Berlusconi non corrisponde affatto agli impegni assunti dal centrodestra in campagna elettorale e corona una fase - i cosiddetti "cento giorni" - nella quale molto si è fatto per tutelare interessi privati e assai poco per le effettive esigenze del Paese. Allo stesso modo, questa Finanziaria conferma una politica segnata da:
L'Ulivo in Parlamento cercherà di contrastare un'impostazione così povera di contenuti e così ricca di tagli, senza alcun atteggiamento ostruzionistico ma chiedendo modifiche sostanziali attraverso la presentazione di 75 emendamenti comuni, da aggiungere agli emendamenti presentati dai singoli Gruppi Parlamentari della coalizione. Innanzi tutto però deve essere definitivamente smentito il primo grave inganno perpetrato ai danni dei cittadini: quella bugia del "buco" nei conti pubblici lasciato in eredità dai Governi dell'Ulivo. Dalla stessa Finanziaria di Berlusconi si evince infatti che il "buco" era stato in effetti artificiosamente creato per fini di propaganda dal Ministro dell'Economia, con manipolazioni contabili che "cancellavano" risorse pari a 23.200 miliardi di lire. Lo stesso Governo lo ha dovuto esplicitamente ammettere davanti al Senato. In apertura del dibattito sulla Finanziaria, deve essere chiaro che da il Governo ha l'obbligo, anche di fronte all'Europa, di garantire trasparenza e onestà sulle cifre, come non è stato fatto in questi primi mesi. L'Ulivo in Parlamento concentra la propria attenzione e punterà la battaglia parlamentare su quattro grandi aree di intervento.
Misure di sostegno all'economia La Finanziaria non prevede azioni per sostenere in una fase di recessione settori cruciali come turismo, commercio, trasporto aereo e, più in generale, per restituire fiducia agli operatori. L'effetto della legge Tremonti - che comunque non dava incentivi maggiori a quelli già previsti dalle misure dei Governi dell'Ulivo, e ora soppresse - è già stato "divorato" dalla recessione. In più, il modesto sostegno dato da questa legge andrà tutto verso il Centro-Nord a scapito del Sud, come già fu per la legge Tremonti del '94 (88% contro 12%). Spariscono, vengono ridimensionati o non vengono rifinanziati (senza proporre alternative) strumenti importanti come i patti territoriali, i contratti d'area i prestiti d'onore ai giovani, i crediti di imposta per chi investe al Sud o il progetto di sostegno al settore nautico e portuale chiamato "Autostrade del mare". Al contrario, con i suoi emendamenti, l'Ulivo propone:
Scuola, università e ricerca Come ha detto il Premio Nobel Rita Levi Montalcini, "il Governo Berlusconi ha tradito la ricerca italiana", venendo meno anche a questo solenne impegno elettorale. Più in generale, tutto il settore strategico della formazione e della ricerca subisce un attacco senza precedenti, spiegabile soltanto nella logica - peraltro dichiarata - di ridimensionare l'intervento pubblico a tutto vantaggio dei grandi interessi privati che si muovono intorno alla scuola, alle università, alla ricerca. Ne esce a pezzi la competitività dell'Italia in un settore decisivo del confronto internazionale. Agli insegnanti vengono negati gli aumenti di stipendio previsti, interrompendo il trend verso retribuzioni al livello Ocse avviato dall'Ulivo in cambio di prestazioni di più alta qualità. Si riducono le somme già esistenti, non si stanziano le somme necessarie neanche per gli aumenti di stipendio già decisi per personale docente e non docente dell'Università, si bloccano le assunzioni negli enti di ricerca e nelle Università, si tagliano i fondi per la ricerca di base e applicata. In difesa del settore dell'istruzione, della formazione e della ricerca l'Ulivo propone:
Una vera giustizia sociale Gli inganni della propaganda sono particolarmente odiosi quando colpiscono le fasce più esposte della società. Alla prima verifica, sia la riduzione del carico fiscale che lo sbandierato aumento a un milione delle pensioni si ridimensionano, se non si rovesciano addirittura in un danno per la collettività. Nel suo insieme, la manovra finirà per peggiorare, e non migliorare, il bilancio famigliare degli italiani. D'altronde, basta confrontare la percentuale delle entrate sul complesso della manovra, che è pari al 74% per la Finanziaria di Berlusconi e non aveva mai superato il 43% per i Governi dell'Ulivo: la manovra del centrodestra sottrae risorse al Paese, non gliele restituisce. La manovra sull'Irpef, per esempio, causerà un aggravio netto di circa 2.500 miliardi a carico dei contribuenti. Questo perché la più propagandata misura fiscale del Governo - l'aumento a un milione della detrazione per i figli a carico per chi ha un reddito inferiore ai 70 milioni - è finanziata in realtà col blocco delle aliquote ai livelli del 2001, mentre invece la Finanziaria del Governo Amato ne prevedeva per il 2002 il ritocco al ribasso. Il vantaggio, quindi, è nullo, e si trasforma in un appesantimento delle tasse per tutti coloro che non hanno figli. Inoltre, il Governo non prevede la restituzione del drenaggio fiscale - obbligatoria per legge quando l'inflazione supera il 2% - è questo determina in conclusione l'aggravio netto per tutti i cittadini, con figli e senza. Per non parlare dei milioni di cittadini che non hanno reddito sufficiente per poter usufruire di queste detrazioni (i cosiddetti "incapienti") e che quindi non ricevono da questa manovra alcun beneficio. Altro inganno, quello sulle pensioni. Saranno pochi, infatti, i pensionati che potranno usufruire di un vantaggio effettivo, e questo è il motivo per cui finora il Governo non ha voluto specificare le categorie che saranno interessate. Comunque le risorse destinate a questa misura - circa 4.000 miliardi di lire - sono meno della metà di quanto servirebbe per elevare a un milione le pensioni di tutti coloro che sono al di sotto di questa soglia. L'Ulivo propone un insieme di misure più eque e articolate:
Un'amministrazione forte, nello Stato e nei Comuni La Finanziaria 2002 segna la amara rivincita del centralismo, confermando la vacuità delle proclamazioni federaliste del centrodestra e la sua più genuina vocazione a limitare i poteri decentrati. L'autonomia finanziaria dei Comuni, a lungo perseguita e avviata dai Governi dell'Ulivo, si arresta di fronte a una serie di misure finanziarie (tetti di spesa più rigidi, taglio di oltre la metà del Fondo ordinario per gli investimenti), fiscali (riduzione dei trasferimenti erariali, fine della compartecipazione all'Irpef, taglio della tassa comunale sulle insegne) e organizzative (blocco delle assunzioni, assegnazione al Ministero dell'Economia del potere di coordinamento nell'accesso al mercato dei capitali). Anche la funzionalità della macchina statale è però messa in discussione da misure non meglio specificate di esternalizzazione dei servizi, dalla trasformazione di enti pubblici e agenzie in società per azioni o in fondazioni, dai tagli ai fondi per l'e-government, dal blocco a tempo indeterminato delle assunzioni. Infine, un enorme passo indietro si fa sul terreno dell'apertura alla concorrenza nel mercato dei servizi pubblici locali, in clamorosa contraddizione con le declamazioni liberali: torna l'affidamento diretto delle commesse e si lascia mano libera alla creazione di monopoli privati in sostituzione di quelli pubblici. L'Ulivo in Parlamento si batterà con proposte concrete:
In difesa del territorio Un capitolo a parte meritano gli interventi previsti dalla Finanziaria 2002 per quanto riguarda la difesa e il recupero del territorio. Qui i tagli del Governo Berlusconi sono particolarmente pesanti e pericolosi, perché mettono in discussione la possibilità stessa di difendere il già fragile equilibrio idrogeologico del Paese. L'Ulivo si impegnerà in Parlamento per:
Le politiche da noi proposte hanno dei costi e noi ne siamo consapevoli. L'equilibrio della finanza pubblica è sempre stato una nostra priorità, ma usando diversamente e meglio le stesse risorse di entrata della Finanziaria si possono coprire le iniziative dell'Ulivo. I nostri emendamenti si fanno carico anche di questo. |