"La Langa fa dell'enogastronomia il fiore all'occhiello. Un impatto negativo per uve e tartufi".
"Non c'è modo di evitare conseguenze negative. Ma la legge prevede che i cittadini vigilino"
Massimo Guerra: "Termodistruggendo, s'inquina"
"La costruzione di un inceneritore di rifiuti nell’area urbana
braidese, alle porte delle Langhe? In una zona a vocazione enogastronomica,
turismo e specialità tipiche? Sarebbe una decisione priva di buon senso". Così
il romano Massimo Guerra, fino a sei mesi fa tecnico dell’Osservatorio dei
rifiuti per il Ministero dell’ambiente, che ora si occupa delle valutazioni di
impatto ambientale (Via), per le Ferrovie dello Stato.
Non è un nemico preconcetto degli inceneritori, tant’è che per
Roma ne approva l’utilizzo, stimando peggiori i danni causati da nuove
discariche.
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Quali le conseguenze su ambiente e persone dell’attivazione
di un inceneritore?
"Si dà origine a una forma di inquinamento che potremmo
definire indotto. Un inceneritore ha effetti sulla logistica, quali la creazione
o l’allargamento di strade e la modifica della viabilità ordinaria, dovute
all’aumento della circolazione dei mezzi pesanti che servono per portare il
combustibile all’impianto. Con tutte le conseguenze immaginabili: inquinamento
acustico, aumento delle polveri sottili volatili dovute alle emissioni dei
camion".
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La preoccupazione principale, però, è rappresentata dalle
emissioni gassose, i fumi che escono dai camini di scarico degli impianti.
"Certo. Un inceneritore va considerato a tutti gli effetti un
impianto industriale e ogni insediamento di questo tipo è pericoloso dal punto
di vista ambientale. In Italia, sul piano legislativo, il concetto d’inquinare è
inteso in maniera bizzarra: due decreti, distanziati di anni l’uno dall’altro,
determinano i limiti di emissione di particelle nell’aria per l’industria e per
l’inceneritore. Paradossalmente, per legge la soglia tollerabile di inquinamento
dell’industria è maggiore di quella di un inceneritore. L’industria, insomma,
può inquinare di più".
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Significa che l’impatto ambientale di un eventuale
inceneritore sarebbe trascurabile, se si rimanesse entro i termini previsti
dalla legge?
"No, al contrario. Il problema degli inceneritori è la matrice,
ossia la composizione dei rifiuti immessi. Tale matrice, in caso di rifiuti
urbani, è disomogenea: l’inceneritore va dunque tarato costantemente in base al
materiale introdotto, per ridurre l’emissione di diossina, dannosissima per
l’uomo e l’ambiente, e di altre sostanze. Fondamentale è la precisa e puntuale
compilazione di una scheda merceologica, una sorta di carta d’identità dei
rifiuti, indispensabile per capire come si suddividono, a seconda del materiale
di cui sono composti. In base a essa si procede alla taratura. Senza
dimenticare, poi, che la temperatura, nell’inceneritore, deve essere mantenuta
costante. E che bisogna definire a priori le regole di smaltimento dei
rifiuti che, per esempio, contengono mercurio o altre sostanze nocive prima di
finire nell’impianto. Il risultato del processo è una grande quantità di ceneri,
che bisogna rendere inerti. La procedura non è particolarmente gravosa, ma è una
questione da preventivare e saper affrontare".
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Uno sforzo gestionale notevole. Chi lo deve compiere?
"La gestione è fondamentale, e va studiata con cura. Un momento
chiave è la definizione di un sistema di controllo e di monitoraggio, affidato
al settore pubblico, le Asl in primis. Controllo pubblico, quindi, ma non
solo. In presenza di un inceneritore, anche la popolazione locale deve poter
valutare l’uso che ne viene fatto".
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In che modo la cittadinanza può diventare parte attiva nel
processo di monitoraggio, e far sentire il proprio peso?
"Attraverso l’istituzione di un comitato di cittadini che abbia
accesso ai dati e alle rilevazioni riguardanti l’impianto. È la legge a
prevedere tale possibilità. In casi del genere, dovrebbe essere la Provincia a
proporre e dare slancio per la creazione di un forum permanente, che
agevoli il confronto tra l’autorità amministrativa e la cittadinanza. Un ottimo
esempio al riguardo è Agenda 21, un programma di sostenibilità ambientale
applicata a un territorio, che qualunque amministrazione locale può avviare.
Naturalmente, non essendo una procedura obbligatoria, serve la volontà precisa
di muoversi proprio in questa direzione".
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Anche in una tale eventualità, però, non si eviterebbe del
tutto il rischio di inquinamento del territorio, giusto?
"Esatto. Con un inceneritore in funzione, non c’è modo di
evitare di inquinare l’ambiente. Nel vostro caso, poi, la scelta di installare
un inceneritore la troverei priva di buon senso. La zona delle Langhe fa
dell’enogastronomia il suo fiore all’occhiello, e un impianto del genere avrebbe
conseguenze negative sulle produzioni tipiche, come uve e
tartufi".
(di Giuliano Di Caro da Gazzetta d'Alba del 18 dicembre 2002)
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