La finanziaria 2004 rischia di penalizzare notevolmente l'attività amministrativa dei centri minori.
Secondo i sindaci sarà sempre più difficile realizzare lavori pubblici ed erogare servizi
Tagli dolorosi per i piccoli Comuni
Il nome è piuttosto altisonante: "Contributo nazionale per gli
investimenti per opere di interesse sociale ed economico": è uno degli
stanziamenti soggetti ai tagli previsti dalla finanziaria 2004 che stanno
allarmando gli amministratori dei centri minori. Per capire meglio la situazione
basta scegliere come esempio un paese a caso della nostra zona, e neppure il più
piccolo, come Arguello (180 abitanti). Quest’anno, il contributo è stato di
28.340 euro; nel 2004, se la finanziaria in discussione non subirà modifiche, al
Comune dell’alta Langa (secondo le stime fatte dal sindaco Silvano Borgna e dai
suoi collaboratori) arriveranno 1.336 euro. Resta da capire quali "opere di
interesse sociale ed economico" si possano realizzare con l’equivalente di poco
più di due milioni e mezzo di lire...
Contro i tagli hanno preso posizione sia
l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) con un documento diffuso a
fine ottobre, sia l’Anpci, il sodalizio che raggruppa i piccoli Comuni, guidato
dal sindaco di Marsaglia Franca Biglio. Tra i provvedimenti più contestati c’è
il taglio del 3 per cento dei trasferimenti erariali (115 milioni di euro su
scala nazionale). Inoltre, verrà meno l’incremento delle risorse derivanti
dall’applicazione del tasso di inflazione programmato, stimabile in 175 milioni
di euro. Secondo il documento dell’Anci sparirà anche un contributo di 112
milioni di euro per i Comuni sotto i 3 mila abitanti, mentre saranno penalizzate
pure le Comunità montane e le Unioni di Comuni, che nel 2003 hanno avuto un
incremento di fondi di 25 milioni di euro, somma che non è riconfermata per il
prossimo anno.
Anche i sostegni economici per le forme
associative di Comuni sono fortemente ridimensionati. Sempre secondo il
documento dell’Anci, rispetto al 2003 si riscontra una riduzione di contributi
statali di 55 milioni di euro su un totale di 66 milioni stanziati dalla
precedente finanziaria.
I sindaci dei più piccoli paesi delle Langhe
esprimono preoccupazioni per i tagli, specie per la riduzione del contributo di
circa 25 mila euro assegnati per opere pubbliche senza vincolo di destinazione.
"Per un paese come il nostro rappresenta una vera e propria boccata d’ossigeno,
visto che attraverso altre tasse, come l’Ici, le entrate sono minime e che i
trasferimenti statali vengono usati quasi interamente per i costi del personale
e degli uffici", commenta Marco Saredi, sindaco di Bergolo, il più piccolo paese
delle Langhe (80 abitanti, qualcuno in più rispetto agli anni scorsi, grazie
soprattutto agli extracomunitari che vi hanno trovato lavoro). "Quest’anno con
quella somma abbiamo eseguito lavori alla casa-vacanze e al cimitero. Sono fondi
che ci permettono di realizzare opere che altrimenti richiederebbero
l’accensione di mutui, sempre onerosi per un piccolo paese", aggiunge Saredi.
Per fronteggiare le quotidiane difficoltà tipiche dei piccoli centri Bergolo ha
fatto molto affidamento nei mesi scorsi sui tre obiettori di coscienza assegnati
al paese e sul prezioso volontariato dell’assessore ai lavori pubblici Luciano
Belio, cantoniere in pensione che ha messo la propria esperienza e disponibilità
al servizio del Municipio, così come ha fatto anche l’ex vicesindaco Lorenzo
Taretto.
Anche Eugenio Baudana, sindaco di Cissone (100
abitanti) ammette che, se venissero a mancare questi contributi, la situazione
per i piccoli paesi diventerebbe problematica.
Il sindaco di Bonvicino Alessandro Barbero
aggiunge: "I tagli ci saranno, ma non è un problema di cattiva volontà. La
coperta è corta; non ci sono più risorse, ma non credo che sia la rovina per i
piccoli paesi. Non posso dire di essere contento di questi tagli, ma ci
adegueremo risparmiando sulle spese correnti e badando ai servizi essenziali
come fognature, acquedotto, strade e illuminazione pubblica. Sono queste le
necessità principali e per ora riusciamo a farvi fronte con le nostre risorse,
senza ricorrere a mutui. L’importante, se si deve tirare la cinghia, è che tutti
i Comuni lo facciano, quelli piccoli e quelli grandi".
(di Corrado Olocco da Gazzetta d'Alba del 11 novembre 2003)
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