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Per la prima volta in un'aula il legale rivela che l'attuale premier tentò la scalata
alla società. Scalera: disse che il suo nome non doveva comparire


Da la Repubblica del 19 gennaio 2002

"Berlusconi mi dette l'incarico
di fare un'offerta per la Sme"

MILANO — "Silvio Berlusconi mi incaricò di presentare un'offerta all'Iri per rilevare la Sme. Due le condizioni: la somma doveva essere superiore di 50 miliardi di lire (25,8 milioni di euro) a quella presentata da Carlo De Benedetti e il suo nome non doveva comparire". Dopo 17 anni ha un'identità "l'imprenditore anonimo" che tentò la scalata al gruppo alimentare pubblico, entrando in concorrenza con Cir e Buitoni. A rivelarlo, per la prima volta in un'aula di tribunale, è Italo Scalera, l'avvocato romano che proprio da Berlusconi ricevette l'incarico il 23 maggio 1985. Il professionista è stato sentito ieri come testimone al processo Sme Ariosto: un'ora e mezza di deposizione, utile a ricostruire le fasi della trattativa per la prima, grande privatizzazione del dopoguerra. Scalera ha anche aggiunto: "Fu Cesare Previti a contattarmi. Accennò ad un progetto industriale importante e mi presentò a Berlusconi".
Scalera era già stato sentito nel dicembre '97, durante le indagini sulla "cordata fantasma" (così l'ha definita l'ex presidente dell'Iri, Romano Prodi, sentito al processo il 28 dicembre scorso).
"Qualche giorno prima — ricorda l'avvocato Scalera — mi telefonò Cesare Previti. Con lui siamo amici da sempre, eravamo compagni di classe in terza media e poi di università". L'incontro con Berlusconi avvenne il 23 maggio, nello studio di via dell'Anima a Roma. Fu proprio durante la riunione che Berlusconi fece riferimento all'acquisto della Sme e chiarì i termini dell'offerta: 50 miliardi più di De Benedetti. Il 29 maggio 1985, Scalera fu convocato dall'Iri. Prodi chiese di incontrarlo per definire la trattativa, ma non si presentò. Per quale motivo? "Berlusconi mi disse — spiega il professionista — di limitarmi a confermare l'offerta perché esisteva un'altra offerta maggiore (la Iar rilanciò a 600 miliardi di lire, ndr.) e quindi il prezzo non era più interessante. Solo qualche tempo dopo — continua Scalera — lessi sui giornali che dietro la Iar c'erano lo stesso Berlusconi e gli imprenditori Pietro Barilla e Michele Ferrero".
L'udienza di ieri ha visto anche la sfilata di alcuni big di allora del gruppo Fininvest, da Giancarlo Foscale (vicepresidente) a Giorgio Vanoni (responsabile delle società estere). Tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il processo riprenderà lunedì, con la discussione sulle rogatorie e la richiesta del difensore di ufficio di Previti, l'avvocato Alessandro Bastianello, di un ulteriore termine: "Venti giorni sono pochi per studiare un processo così complesso".




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