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Da la Repubblica del 26 novembre 1999

La vicenda Sme


MILANO - Lo stop deciso dal Tribunale di Roma sulla vendita della Sme a Carlo De Benedetti è uno dei tre episodi, con la sentenza Imi-Sir e il lodo Mondadori, in cui secondo il pool di Mani Pulite vi sarebbe stata la corruzione di giudici romani.

La vicenda risale al 1985, quando la cordata Iar, formata tra gli altri da Silvio Berlusconi, Michele Ferrero e Pietro Barilla, scese in campo su sollecitazione dell'allora premier Bettino Craxi per contrastare la vendita del colosso pubblico, già firmata dal presidente dell'Iri Romano Prodi, a De Benedetti.

La stessa Iri rifiutò di dare corso alla cessione della Sme, e venne citata davanti ai giudici dallo stesso De Benedetti. Il ricorso fu respinto con una sentenza del 23 giugno 1986, firmata dal giudice Filippo Verde. Quest'ultimo, subito dopo che la Cassazione rese definitiva la decisione di primo grado, avrebbe ricevuto, secondo i pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, 200 milioni. Altri 100 milioni sarebbero toccati al collega Renato Squillante, mentre tramiti del passaggio di denaro sarebbero stati gli avvocati Cesare Previti e Attilio Pacifico.

L'inchiesta Sme era stata unita in udienza preliminare al procedimento principale sui presunti casi di corruzione dei giudici romani nato dalle dichiarazioni di Stefania Ariosto.




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