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Lettera del Circolo albese della Margherita
al direttore di Gazzetta d'Alba

La controriforma Moratti della scuola


L'uso dello strumento della delega al Governo in materia di norme generali sull'istruzione e di livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione ci lascia molto perplessi in quanto non dà spazio al dibattito intorno alle proposte avanzate dal mondo della scuola.
Non c'è il coinvolgimento della scuola reale sia sui contenuti che sui provvedimenti attuativi. Manca un progetto pedagogico - didattico e questa "controriforma" si profila come un contenitore vuoto.
 Non dimentichiamo che istruzione e formazione costituiscono un diritto ed un bene d'interesse individuale e collettivo le cui finalità e la cui fruizione non possono essere definite a colpi di maggioranza e in assenza di un confronto con tutte le forze politiche e sociali.

- La forte penalizzazione della scuola dell'infanzia, e da qui di tutta la scuola, è più che evidente.
Non si tiene conto delle finalità formative che debbono contraddistinguere un percorso educativo. Anticipando l'ingresso nella scuola Materna la si costringe ad adattarsi per affrontare bambini che hanno più bisogno di cure che di un vero approccio all'esperienza scolastica - formativa. Di conseguenza la qualità dell'offerta all'infanzia, riconosciuta anche a livello internazionale, dovrà obbligatoriamente tornare a quelle forme di assistenzialismo superate da tempo.

- Per non parlare poi della scuola elementare dove l'assenza di motivazioni pedagogiche porta a fatti incredibili: prevedendo l'obbligo di iscrizione alla classe 1^ entro il 31 agosto, ma la possibilità fino al 30 aprile, una classe può essere formata da bambini con una differenza tra loro fino a 20 mesi! Non credo sia indispensabile essere insegnanti per capire cosa significa in termini di qualità dell'insegnamento trovarsi a gestire classi con alunni di livelli di maturità ed esperienze così diverse. E' noto che in queste fasi evolutive, anche 4 mesi sono molto importanti. Le spinte "precocistiche" producono effetti negativi allo sviluppo intellettuale ed affettivo dei bambini e a modelli di organizzazione didattica delle scuole in cui prevalgono i metodi trasmissivi e la compressione dei tempi in cui si riduce lo spazio per l'operatività, la didattica laboratoriale, il gioco.

- La Finanziaria del 2002 prevede nel prossimo triennio il taglio di circa 36000 posti di insegnamento che nelle scuole elementari albesi ha già avuto un primo disastroso effetto. L'insegnamento della lingua inglese a partire da settembre non sarà più garantito a tutti.

- Anche l'organico delle insegnanti di sostegno è stato ridotto ledendo il diritto dei bambini portatori di handicap ad avere il necessario supporto ad un insegnamento individualizzato. Si parla addirittura di classi fino a 25 alunni con inserimento di due bambini in difficoltà senza sostegno! Risparmiare sugli insegnanti di sostegno obbliga i nostri figli "diversi" a rimanere tali, dunque meno insegnanti con più alunni e di conseguenza una minor qualità della scuola pubblica. E' in atto una dequalificazione della scuola pubblica che vuol favorire la privatizzazione dell'istruzione.
Ma quali saranno gli effetti del taglio di 24000 posti previsti nel 2003/2004?
Il tempo pieno generalizzato nelle scuole elementari albesi potrà ancora essere garantito per tutti? I tagli indiscriminati, dettati da soli obiettivi ragionieristici, non potranno che ridurre, se non cancellare, l'esperienza che da oltre 25 anni ha incontrato ad Alba l'adesione e la fiducia della stragrande maggioranza delle famiglie.
D'altra parte è chiaro che i livelli essenziali (che io direi minimi) della prestazione in materia di istruzione vogliono riportare allo "scrivere, leggere e far di conto" di antica memoria. Un numero ridotto di insegnanti non garantirà lo svolgimento delle attività di laboratorio che hanno come obiettivo lo sviluppo integrale della personalità degli alunni. L'offerta formata alla creatività, allo sviluppo corporeo, all'arte, alla conoscenza dell'inglese e dell'informatica, allo stato dei fatti, ricadranno sulle scelte dei genitori e sulla possibilità di sostenerne i costi relativi. Si tratta di una volontà contraria alla prospettiva di creare una scuola pubblica di qualità per tutti, sia per quelli con difficoltà economiche che per coloro con un buon reddito familiare, sia per quelli con buone doti di intelligenza che per chi è dotato di talenti modesti.

Buon ultimo, ma non meno importante, il problema legato al fatto che scuola elementare e scuola media rimangono in tutto separate (ordinamenti, programmi, modelli di organizzazione didattica, culture professionali). E', dunque, scomparsa l'esigenza,da tutti condivisa, della continuità della scuola di base dimenticando il 6% di bocciati in 1^ media e il 47% di alunni che concludono la terza media con lo scarso giudizio di "sufficiente"? Cosa ne sarà del 43% di istituzioni scolastiche di base che sono istituti comprensivi che aggregano scuole dell'infanzia elementari e medie?
Ma non dimentichiamo la scuola secondaria superiore che con l'introduzione del sistema duale obbliga i ragazzi ad una scelta precoce, fortemente condizionato dalle caratteristiche socioculturali delle famiglie, tra il percorso liceale (statale) e la formazione professionale (regionale). Avranno una formazione alta solo coloro che sono destinati agli studi universitari, mentre per il resto è sufficiente una strumentazione culturale minima per l'ingresso in un mondo del lavoro che si vuole sempre più costituito da una moltitudine di lavori precari. Questo in controtendenza rispetto all'evoluzione di sistemi formativi europei che, invece, puntano ad innalzare la scolarità obbligatoria e unitaria e a differenziare i percorsi nell'ambito di una solida base culturale comune.

Il Circolo albese della Margherita




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