Continuano le critiche, preoccupate, alle ipotesi sul futuro della scuola italiana rese note dal Ministro. Al terzo Circolo...
"La riforma Moratti? Ad Alba, un disastro"
La riforma della scuola ipotizzata dal ministro Letizia
Moratti pare poco gradita ad Alba e, dopo il dibattito del 15 marzo organizzato
da un gruppo spontaneo di genitori, anche il direttore didattico del terzo
Circolo elementare, Luciano Carbone, e l’insegnante Mariangela Roggero Domini
esprimono la loro opinione al nostro giornale.
"Sono preoccupato per il futuro della scuola, specie per il
tempo pieno", afferma Carbone. "I tagli sul personale mettono in crisi
un’organizzazione che da noi funziona da un ventennio. Con il tempo pieno, i
bambini si dedicano a attività conoscitive ed educative e vengono strappati
dalla televisione che, in assenza dei genitori, subirebbero in dosi massicce.
Non si possono ridurre gli insegnanti senza ridurre le ore settimanali di
servizio agli utenti. Nella nostra scuola come in altre, verrebbe subito
penalizzato lo studio dell’inglese con un notevole aumento degli alunni nelle
classi e il conseguente abbassamento del livello qualitativo
dell’insegnamento".
Mariangela Roggero Domini, ex assessore e attuale consigliere
comunale, aggiunge che "l’uso dello strumento della delega al Governo mi lascia
perplessa, in quanto non dà spazio al dibattito intorno alle proposte avanzate
dal mondo della scuola. Non c’è il coinvolgimento della scuola reale, sia sui
contenuti, sia sui provvedimenti attuativi. Manca un progetto
pedagogico-didattico e questa "controriforma" si profila come un contenitore
vuoto. Istruzione e formazione costituiscono un diritto e un bene d’interesse
individuale e collettivo le cui finalità e la cui fruizione non possono essere
definite a colpi di maggioranza e in assenza di un confronto con tutte le forze
politiche e sociali".
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Cosa pensa delle prospettive della scuola materna?
"La forte penalizzazione della scuola dell’infanzia, e di tutta
la scuola, è evidente. Non si tiene conto delle finalità formative che debbono
contraddistinguere un percorso educativo. Anticipando l’ingresso nella materna,
la si costringe ad adattarsi per affrontare bambini i quali hanno più bisogno di
cure che di un vero approccio all’esperienza scolastica formativa. Di
conseguenza, la qualità dell’offerta all’infanzia, oggi riconosciuta a livello
internazionale, tornerebbe a forme di assistenzialismo superate da tempo".
"Con le regole che si delineano, una classe potrà essere
formata da bambini con una differenza d’età fino a venti mesi! Non credo sia
indispensabile essere insegnanti per capire cosa significherebbe per la qualità
dell’insegnamento trovarsi a gestire classi con alunni con livelli di maturità
ed esperienze così diverse. In queste fasi evolutive, anche quattro mesi sono
molto importanti. Le spinte "precocistiche" producono effetti negativi allo
sviluppo intellettuale e affettivo e a modelli di organizzazione didattica delle
scuole in cui prevalgono i metodi trasmissivi e la compressione dei tempi con la
riduzione dello spazio per l’operatività, la didattica laboratoriale e il
gioco".
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Quali effetti potranno avere nell’albese i tagli previsti
dalla finanziaria?
"Nel prossimo triennio si annuncia il taglio di circa 36 mila
posti in Italia. Ciò nelle elementari albesi ha già avuto un primo disastroso
effetto. L’insegnamento dell’inglese da settembre non sarà più garantito a
tutti. Anche l’organico delle insegnanti di sostegno è stato ridotto, ledendo il
diritto dei bambini portatori di handicap ad avere il necessario supporto
e un insegnamento individualizzato. Si parla addirittura di classi fino a
venticinque alunni, con l’inserimento di due bambini in difficoltà e con
riduzione dell’orario degli insegnanti di sostegno. Risparmiare sugli insegnanti
di sostegno obbliga i nostri figli "diversi" a rimanere tali. Meno insegnanti
con più alunni comporterà una minore qualità della scuola pubblica, il che vuol
favorire la privatizzazione dell’istruzione".
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Il tempo pieno generalizzato nelle scuole elementari albesi
potrà ancora essere garantito per tutti?
"I tagli indiscriminati, dettati solo da obiettivi
ragionieristici, non potranno che ridurre, se non cancellare, l’esperienza che
da oltre cinque lustri ad Alba incontra l’adesione e la fiducia della stragrande
maggioranza delle famiglie. D’altra parte è chiaro che i livelli essenziali (che
definirei minimi) della prestazione in materia d’istruzione vogliono riportare
allo "scrivere, leggere e far di conto" di antica memoria. Un numero ridotto di
insegnanti non garantirà lo svolgimento delle attività di laboratorio che hanno
per obiettivo lo sviluppo integrale della personalità dei ragazzi. Un’offerta
formativa legata alla creatività, allo sviluppo corporeo, all’arte,
all’apprendimento delle lingue straniere e dell’informatica ricadrà sulle scelte
dei genitori legate anche alle disponibilità economiche delle famiglie".
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Cosa accadrà nelle medie?
"Elementari e medie rimangono in tutto separate (ordinamenti,
programmi, modelli di organizzazione didattica, culture professionali). È dunque
scomparsa l’esigenza, da tutti condivisa, della continuità della scuola di base.
Cosa ne sarà del 43 per cento di istituzioni scolastiche di base che sono
istituti comprensivi e aggregano scuola dell’infanzia elementari e medie? In
più, la scuola secondaria superiore, con l’introduzione del "sistema duale",
obbligherebbe i ragazzi a una scelta precoce, condizionata dalle caratteristiche
socio-culturali delle famiglie, tra il percorso liceale (statale) e la
formazione professionale (regionale)".
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Come sarà la formazione professionale degli studenti?
"Avranno una formazione "alta" solo coloro che sono destinati
agli studi universitari, mentre per il resto è sufficiente una strumentazione
culturale minima per l’ingresso in un mondo occupazionale che si vuole sempre
più costituito da una moltitudine di lavori precari. È una scelta in
controtendenza rispetto all’evoluzione di sistemi formativi europei che, invece,
puntano a innalzare la scolarità obbligatoria e unitaria, differenziando i
percorsi nell’ambito d’una solida base culturale comune".
(di Irene Fontana Ghiglione da Gazzetta d'Alba del 3 aprile 2002)
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