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Alba, Bra e Carmagnola: raccolta di firme, sito Internet e nuovi contatti tra le città. Ma la politica...

Nuova provincia,
riparte il treno?


Il Catasto, una promessa di decentramento sbandierata in pompa magna, ma al momento mancata per Alba e Bra. Non basta. Gli uffici dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) in forse per la Capitale delle Langhe, in attesa del centro Inail... ancora da progettare. La tangibile realtà delle carenze del trasporto ferroviario (la linea Cuneo-Bra-Alba-Asti è da elettrificare e, al momento, il servizio è sospeso per interventi... urgenti). E ancora: viabilità stradale alle corde, il servizio scolastico superiore coordinato da una "capitale dell’impero", Cuneo, che (nonostante l’impegno dell’assessore, l’albese Antonio Degiacomi) pare sempre più distante. I quotidiani esempi di malfunzionamento dei servizi diventano stimolo per far ripartire l’idea della nuova provincia di Alba-Bra, per la quale l’ospedale unico di Verduno non è che un esempio (si spera virtuoso). Non il primo, peraltro. Il Tribunale che aggrega Alba, Bra e Carmagnola è, nei fatti questa volta, l’anticipazione di quell’autonomia territoriale di cui da anni si parla. Però... Se gli Uffici giudiziari non avessero guardato al torinese sarebbe stata in forse la loro sopravvivenza. Per questo Carmagnola preme. E bussa alle porte del nuovo, ipotetico ente. Parte da questi presupposti, oggi come ieri, chi vuol guardare avanti e crede alla capacità dell’area di camminare da sola, fuori dalla Granda e dal torinese. E non manca chi (Olinto Magara, consigliere albese di Alleanza nazionale, ad esempio) disegna il costante raffreddamento del feeling con Cuneo con una colorita quanto efficace immagine. "Alba e Cuneo, tartufo e marrone, due strade che non possono che allontanarsi, due realtà destinate a divergere".

Meglio puntare a Torino, dunque, alla filiera agroalimentare che cresce a Bra con Slow Food e che si sposta lungo la direttrice della capitale piemontese, aggregando Carmagnola e guardando ai prodotti di nicchia e al mercato internazionale. Si cambia rotta? Difficile dirlo. I tempi delle decisioni politiche – e basta guardare alla vicenda del nuovo ospedale di Verduno – sembrano quanto mai inadeguati ai ritmi di un territorio, l’albese, che si caratterizza per il dinamismo e la capacità progettuale e ama definirsi, a ragione, il motore del Nord-Ovest.

Se così è, se la nuova provincia è nei fatti e nelle aspettative e potrebbe giovare, quali sono gli ostacoli? "La pratica giace alla competente Commissione del Senato", spiega Magara, uno dei fautori del risveglio targato Alba, Bra e Carmagnola. "Manca un appoggio politico forte. A Roma qualcuno avrebbe dovuto sollecitare... Vero è che la devolution potrebbe risolvere l’impasse, delegando l’argomento alla Regione (e allora occorre attendere, ndr), e che l’inserimento di Carmagnola significa l’inizio di un iter nuovo, però...".

Meglio muoversi. Anche se i politici nicchiano. Temono per l’unità territoriale della Granda? No, se tutti si sono pronunciati, a suo tempo, a favore del nuovo ente locale. Problemi di equilibri? La politica verrebbe ridisegnata, insieme ai confini geografici? La provincia Abc guarda a destra o a sinistra? Vediamo. La situazione attuale vede Alba come feudo del centro-destra e Carmagnola e Bra, governate da Giunte di centro-sinistra. Parla, dunque, all’Ulivo il nuovo ente? Non è detto, sorridono i maligni, visti i recenti equilibrismi del sindaco della città della Zizzola, Franco Guida. Del resto, anche Giovanni Quaglia ha mai scherzato...

(di Maria Grazia Olivero da Gazzetta d'Alba del 6 novembre 2002)



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