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Alcuni gruppi albesi hanno redatto un documento che sarà consegnato alle autorità il 25 gennaio

Diciamo no alla guerra all'Iraq

Sabato i contrari al conflitto organizzeranno ad Alba una "catena umana"


Presentiamo il documento che alcuni gruppi albesi hanno steso in merito alla temuta, possibile guerra all’Iraq. Con questo documento si è voluto dire "no" alla guerra e si è anche cercata un’occasione per riflettere. È indirizzato alle autorità del Comune e del Parlamento (Sindaco, consiglieri comunali, sen. Tomaso Zanoletti e on. Guido Crosetto). Per sabato 25 i gruppi hanno chiesto l’autorizzazione per una testimonianza pubblica: alle ore 16 vi sarà una marcia (in forma di catena umana) da piazza Savona a piazza del Duomo. Al Sindaco (che s’invita ad essere presente) sarà consegnata copia del documento. Il giorno precedente la manifestazione è prevista una giornata di preghiera e digiuno promossa da Pax Christi.

Dopo la seconda guerra mondiale non siamo mai stati così vicini ad un conflitto che può estendersi ad una vasta area del mondo, con la minaccia esplicita dell’uso di armi nucleari, la più che probabile recrudescenza del terrorismo internazionale e la possibile esplosione del Medio Oriente, con conseguenze disastrose per la popolazione israeliana e per quella palestinese.

Di fronte a tali scenari facciamo appello alle vostre coscienze perché, indipendentemente dalle posizioni espresse dai vostri partiti di riferimento, vi attiviate in tutte le sedi istituzionali che potete raggiungere affinché l’Italia non partecipi a questa guerra e non vi collabori in alcun modo, nemmeno fornendo basi o spazio aereo, nemmeno finanziariamente, nemmeno nel caso che il Consiglio di sicurezza dell’Onu la legittimasse; affinché l’Italia dichiari preventivamente e inequivocabilmente la propria indisponibilità a partecipare e si adoperi per una posizione europea comune, nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, che prevede limitazioni di sovranità solo per assicurare "pace e giustizia fra le nazioni" e non per fare guerre, tanto meno "guerre preventive".

Siamo ben consapevoli della necessità di combattere il terrorismo, ma siamo anche convinti che la guerra non sia la soluzione di questo problema, come già dimostrato dal fallimento dell’intervento in Afghanistan, che non ha per niente debellato il terrorismo stesso.

Inoltre le guerre di oggi sono tutt’altro che "chirurgiche" o "intelligenti" e colpiscono in massima parte le popolazioni civili, provocando vittime, distruzioni, odio ed enormi ondate di profughi (per l’Iraq se ne prevedono 900 mila).

Riteniamo piuttosto che altre siano le strade da percorrere e siamo disponibili ad impegnarci con voi per mettere in atto comportamenti e strutture veramente adatti, quali ad esempio:

il blocco del traffico d’armi, cominciando dalla difesa della legge 185 sulla regolamentazione del commercio delle armi;

l’apertura di luoghi e momenti di dialogo e scambio culturale ed economico con il mondo arabo e il mondo islamico;

il sostegno dei gruppi che si adoperano per la risoluzione nonviolenta dei conflitti, in particolare in Israele e Palestina;

il potenziamento e la piena operatività della Corte penale internazionale, e, per le armi di distruzione di massa, il rafforzamento di controlli ed ispezioni dell’Onu (che nel caso dell’Iraq, ad esempio, si sono rivelate, nel tempo, più efficaci delle bombe).

Chiediamo in particolare al Sindaco di esporre all’esterno del palazzo comunale la bandiera della pace, dichiarando pubblicamente il suo significato, a difesa dell’articolo 11 della Costituzione.

(da Gazzetta d'Alba del 22 gennaio 2003)



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