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Da la Repubblica 28 gennaio
2002 Tre ore e mezzo di deposizione al processo sul Lodo. MILANO - "La sentenza del Lodo Mondadori fu comprata". Lo ha detto Carlo De Benedetti nella sua deposizione fiume - dalle 14 alle 17.30 - durante l'udienza di oggi al processo sul Lodo Mondadori (ora riunito all'Imi Sir per decisione del presidente del collegio, Paolo Carfì). Sollecitato dalle domande dei pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, De Benedetti ha ricostruito la vicenda del braccio di ferro con Silvio Berlusconi e del passaggio di mano della casa editrice. "Incontrai Giulio Andreotti, che mi disse: 'Non potremo consentire la concentrazione nelle mani di una persona sola di Repubblica, Espresso e Mondadori - ha ricordato De Benedetti - dovrà intervenire la politica, nel senso di favorire una spartizione'".Che la sentenza fosse stata comprata, De Benedetti ha raccontato di averlo saputo da Ripa di Meana, allora legale della Cir ed ex vice presidente di Mondadori che a sua volta sarebbe stato informato dall'allora presidente della Consob, Bruno Pazzi. Prima della sentenza Pazzi avrebbe detto: "La sentenza vi sarà sfavorevole" e lo stesso presidente Consob avrebbe parlato di 10 miliardi offerti ai giudici e della promessa di un posto all'allora presidente della Corte d'Appello Sammarco come membro Consob. De Benedetti ha anche rivelato un particolare finora inedito: "Già nel 1990 Indro Montanelli avrebbe voluto lasciare il Giornale della famiglia Berlusconi e fondare un periodico, che si sarebbe dovuto chiamare Il Caffè, per la Mondadori. Io e Claudio Rinaldi avemmo degli incontri con lui, poi nel dicembre del '90 Montanelli sparì. Quando Rinaldi lo rivide, Montanelli gli disse che aveva avuto sentore del fatto che la sentenza Mondadori sarebbe andata contro di noi. E dunque rinunciò. Me lo ha detto Rinaldi pochi giorni fa". Oggi è stato ascoltato anche Carlo Caracciolo. Durante l'interrogatorio c'è stato uno dei tanti scontri tra l'accusa e la difesa. Irritato, Carfì ha battuto violentemente i pugni sul banco, si è alzato assieme agli altri due giudici e ha dichiarato sospesa l'udienza. Caracciolo ha ribadito che sarebbe stato l'avvocato Vittorio Ripa di Meana a parlare con lui e con Carlo De Benedetti dell'anticipo della sentenza a favore della cordata Berlusconi. Caracciolo ha citato l'allora presidente della corte d'Appello di Roma, Sammarco, a quel tempo candidato da Giulio Andreotti alla presidenza della Consob, già nominato da De Benedetti nella sua deposizione. |