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Famiglia denuncia un caso di malasanità e chiede interventi che rendano più umano il rapporto con i pazienti. L'odissea di un'anziana di Monforte d'Alba tra il 118 senza medico ritardi e difficoltà nel trovare ascolto e accoglienza al "San Lazzaro"

Dimessa dall'ospedale
muore dopo poche ore


VORREMMO segnalare un caso di malasanità accaduto da pochi giorni. Una nostra congiusta si sente male e noi chiamiamo il medico di famiglia, ma visto che è sabato non è reperibile, chiamiamo allora un medico di nostra conoscenza, ma non è in casa. Chiamiamo il 118, chiedono tutte le informazioni necessarie e noi, agitati, non riusciamo a misurarle la temperatura visto che loro ce la chiedono per sapersi regolare. Alla fine ci mandano l'ambulanza con due volontari, ma senza medico. Trasportiamo l'ammalata all'ospedale di Alba, dove arriva al Pronto soccorso. Qui veniamo tenuti all'oscuro di tutto, finché non faccio domande perché avevo promesso notizie ai famigliari rimasti a casa. Mi dicono infine che la paziente soffre di stipsi e che è molto disidratata e le fanno una flebo di glucosio e una termoclisi. Intanto, riesco a vederla. Lei continua a lamentarsi per i forti dolori addominali, la vedo molto agitata e dico ai dottori che a casa prende una specifica medicina perché soffre di aritmia. Viene trattenuta in ospedale fino alle 18, ora in cui viene dimessa. Un infermiere ironizzando dice che un clistere si poteva farlo benissimo a casa e che lì potremo anche darle la medicina per il cuore. Tornata a casa, la paziente continua a lamentarsi, i dolori diventano sempre più forti e noi chiamiamo la guardia medica. Il medico non voleva venire e mio marito ha dovuto urlare per farlo arrivare. Quando è arrivato l'ha visitata e ha detto di ricoverarla nuovamente all'ospedale, ma nonostante abbia sentito che chiamavamo il 118, non si è fermato ad aspettare che arrivasse. Quando arriva l'ambulanza, la paziente parlava ancora, ma nel caricarla non dava più segni di vita. Gli addetti, visto che non c'era il medico che poteva diagnosticarne la morte, hanno insistito per portarla in ospedale. Intanto, prendevano accordi per organizzare un rendez-vous a Barolo con un dottore del 118. Noi abbiamo cercato di convincerli a lasciarla a casa, ma non c'è stato niente da fare. Siamo partiti da casa alle 20 circa e a Barolo abbiamo fatto una pausa di più di un'ora ad aspettare l'ambulanza con il medico che arrivava da Farigliano. Poi è iniziata l'attesa delle forze dell'ordine. Infatti il dottore, appena arrivato, ha chiamato i carabinieri i quali hanno risposto che poiché la paziente era deceduta per cause naturali, loro non dovevano e non potevano intervenire. Il tutto mentre noi, molto angosciati, eravamo lì e non sapevamo cosa fare. Siamo arrivati all'ospedale intorno alle 23. Qui sono insorte altre difficoltà: pare non fosse l'ora adatta per portare una defunta anche se non era stata un'iniziativa dei famigliari bensì del personale del 118. Dietro pressioni della famiglia è poi stata sistemata nella camera mortuaria e finalmente lasciata in pace. Erano ormai le 23,30. Desideriamo porre alcune domande a chi vanta l'umanizzazione in corso da qualche tempo nella Sanità. Di sabato e di domenica un paziente diventa meno umano? E' giusto mandare a casa una paziente anziana (85 anni) che soffre di aritmia, ma soprattutto è giusto mandare per la seconda volta in una giornata un'ambulanza senza medico? Quale diritto ha il personale ospedaliero di ironizzare su un servizio che secondo loro noi avremmo potuto eseguire senza disturbarli? E, se il malore era così lieve, perché la prima volta l'hanno tenuta in ospedale per circa sei ore? Inoltre, venuti a conoscenza della cura seguita dalla paziente a causa dell'aritmia, perché all'ospedale non gliel'hanno somministrata? Quando l'ammalata è stata dimessa ci hanno consegnato un foglio giallo dove compare l'ora del ricovero, ma non quella del congedo, compilato con una grafia incomprensibile tanto da non riuscire a leggere né la terapia eseguita né le cure che le venivano consigliate e che noi famigliari avremmo dovuto continuare fino al lunedì. E' regolare che un medico dopo aver visitato la paziente e aver detto ai famigliari di chiamare il 118 se ne vada prima dell'arrivo dell'ambulanza? E' questa la collaborazione tra medici e famigliari degli ammalati? Esiste un'ora adatta per un ricovero nella sala mortuaria dell'ospedale quando la persona defunta arriva con un mezzo del 118 e per scelta del personale di servizio? Tutto questo sarebbe "Sanità"? In attesa che qualcuno ci fornisca almeno delle risposte e augurandoci vivamente che situazioni profondamente drammatiche come la nostra non debbano ripetersi, ringraziamo per l'ospitalità e porgiamo distinti saluti.
Maria Teresa Magliano

(da LA STAMPA del 10 dicembre 2003)



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